Accogliere la propria croce … e ci sarà la vera gioia – Mc 8, 34- 9, 1

Francesco si è modellato al Cristo crocifisso

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Francesco di Paola ha scelto come programma della sua vita la penitenza per aiutare Gesù crocifisso a salvare le anime. Quando era adolescente aveva scelto la grotta di Paola per vivere tutta la vita nella grotta; ma non sapeva che dopo cinque anni ne sarebbe uscito. In quella grotta si era fatta una croce con due rami di albero, e dinanzi a quella croce contemplava e pregava. Solo quella croce sa tutti i misteri di ordine soprannaturale e tutti i doni che il crocifisso ha donato a lui. La grotta è stata sempre il sogno di Francesco. Nella grotta non si è portato mai niente, ma ha avuto sempre una croce.

Come sigillo dell’Ordine ha voluto una croce circondata da una corona di spine. Il Cristo crocifisso è il segno della sua penitenza, perché il Crocifisso ha salvato il mondo versando tutto il suo sangue. Francesco ha accettato la croce e la sofferenza per dimostrare il suo amore a Cristo, per ricordare nella sua vita l’immagine del Cristo crocifisso, e soprattutto aiutarlo a salvare le anime, perché Gesù ha salvato tutte le anime, però la salvezza arriva oggi ad ogni anima attraverso l’opera di altri fratelli. L’uomo si salverà per mezzo dell’uomo. L’operatore principale, noi diciamo, la causa principale è sempre il Signore, tutto ha fatto Lui, però i meriti, infiniti che Gesù ha acquistato sulla croce non potranno mai essere applicati a ciascun’anima per essere salvata, se non c’è quel sacerdote che assolve dai peccati, se non c’è quel sacerdote che versa l’acqua e battezza, se non c’è quel sacerdote che consacra il pane e dona il Corpo di Gesù alle nostre anime affamate e assetate. L’uomo si salva per mezzo dell’uomo. Sarò io a parlare a voi, oggi nel nome di Gesù. Voi ascolterete Gesù ascoltando me, e la salvezza operata da Gesù arriverà all’anima vostra attraverso me. Se io non parlo, voi non vi salverete; se io parlo voi vi salverete. Se io soffro e soffro per amore di Dio, voi vi salverete; ma se io non accetto la sofferenza, né l’accetto per amore di Dio, voi non vi salverete. Ecco il carisma e la missione specifica di S. Francesco di Paola. è vissuto nella penitenza più assoluta, non soltanto accettando la sofferenza, ma soprattutto procurandosi volontariamente la sofferenza. Gli altri Santi hanno ricevuto nel proprio corpo le stimmate di Gesù crocifisso, per poter rivivere le sue stesse sofferenze; S. Francesco di Paola che ha vissuto la sua santità nell’umiltà e nel nascondimento più assoluto, ha avuto certamente, secondo me, le stimmate, ma nessuno le ha mai viste, sono state stimmate spirituali e interiori, però la sofferenza di Francesco di Paola è stata immensa, perché anche lui doveva dimostrare il suo amore a Cristo attraverso la sofferenza.

  1. Il carisma di S. Francesco continua nei suoi figli

Non c’è amore più grande, ha detto Gesù, di colui che è disposto a morire per la persona amata. Se nella vita di un Santo togliete la sofferenza è come se dall’uomo togliete l’anima, diventa un cadavere. Non c’è santità senza la sofferenza. Non ci può essere vita di perfezione senza il dolore, senza la croce. La croce è uno stato inerente alla vita cristiana: “Chi vuol venire dietro di me, prenda la sua croce e mi segua”. Se non prenderete la croce non sarete miei discepoli, ha detto Gesù. Così hanno fatto gli Apostoli e tutti i Santi. S. Francesco è vissuto per il Crocifisso. Ha accettato le sofferenze, ha cercato le sofferenze e le ha offerte al Crocifisso. Anche lui ha potuto dire come S. Paolo: “Io compio in me quello che manca alla passione di Cristo”, che è la salvezza di tute le anime.

Francesco di Paola se ne è andato, ma la sua missione la continua nei suoi figli. Molti di voi siete figli suoi, come me. Voi dite che appartenete al Terz’Ordine. La forma giuridica: Primo, Secondo e Terz’Ordine non dice niente, sono tre aspetti identici della stessa realtà, perché S. Francesco di Paola ha dei figli nei conventi, è il Primo Ordine; ha delle figlie nel monastero è il Secondo Ordine, sono le Suore di clausura e ha dei figli sia di sesso maschile che femminile, è il Terz’Ordine. Figlio io e figli voi. Molti di voi sono Terziari, altri sono devoti; non può passare questa festa, non può passare la figura luminosa di questo Santo dinanzi ai nostri occhi, senza guardarlo come il modello più perfetto del Cristo crocifisso. La sofferenza è un segno d’amore da parte di Dio Padre, di Dio Figlio e di Dio Spirito Santo, per la creatura: per cui quando vedete un uomo che soffre, sappiate che lì c’è l’immagine del Cristo crocifisso; quell’anima è prediletta da Dio. Ma è altrettanto vero che chi ama il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo è destinato a soffrire. Non è la sofferenza per la sofferenza, ma la sofferenza come segno di amore. Lo dico a voi che siete mamme: togliete la sofferenza della nascita dei vostri figli, togliete la sofferenza della crescita dei vostri figli e venitemi a dire se siete mamme. Mai è stata lontana la sofferenza e la gioia dalla vita familiare. Lo dico anche a voi padri di famiglia. è vero che avete avuto grandi gioie nel formare la famiglia, nel dare al mondo dei figli e nell’allevarli, però questa missione materna e paterna non è stata mai disgiunta dalla sofferenza, che è stata sempre il segno dell’amore. Quando una mamma non ha voluto soffrire, ha rinnegato i figli, e abbiamo visto le mamme dell’aborto, le mamme che hanno portato i figli nei brefotrofi. Sono le mamme che non hanno saputo accettare la sofferenza, perché non hanno saputo amare i propri figli; ma per grazia di Dio la stragrande maggioranza delle mamme e dei papà sanno accettare la missione di amare, ma di amare nella sofferenza e con la sofferenza, perché soltanto soffrendo si dimostra il grande amore per le persone care. Così è dei Santi: coloro che vogliono amare Dio, coloro che vogliono amare Gesù, non possono disgiungere il loro amore dalla sofferenza e dalla croce. Noi abbiamo due creature, sono le più grandi creature che l’umanità abbia potuto conoscere: Una si chiama Il Cristo e l’abbiamo chiamato il Crocifisso. è vero che Dio Padre lo ha proclamato “Figlio mio prediletto”, ma ha voluto che morisse in croce crocifisso. L’altra creatura prediletta quanto il Figlio, è stata la mamma, Maria Santissima. Nessuna donna ha mai sofferto quanto ha sofferto Maria Santissima, e noi l’abbiamo chiamata l’Addolorata. Guardatela, in quell’altare c’è la mamma e c’è il Figlio: la mamma ha il cuore trapassato da una spada e il Figlio è deposto dalla croce, tutto insanguinato e coronato di spine.

Non c’è un Santo senza la croce. Diceva S. Paolo: Io compio in me il Cristo e il Cristo crocifisso, e nessuno entrerà in cielo se non avrà a perfezione imitato il Cristo e il Cristo crocifisso.

 

conclusione

            Questa è l’esortazione di S. Francesco di Paola: Siate miei imitatori come io lo sono stato di Cristo. Ho sofferto per il Cristo e ho accettato la sofferenza, perché sono stato un prediletto di Dio. Se soffri sei un prediletto di Dio. Beato te che soffri! Beati quelli che soffrono, perché di essi è il regno dei cieli.

Se vuoi amare Dio, ti dice Francesco di Paola, ricordati che dal tuo amore non sarà mai disgiunta la croce, perché la croce è il segno della predilezione.

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