Ho la possibilità di amarti, mio Dio! – Gn 3, 1-9 – Lc 11, 29-32

Martina Franca 24.08.1995

(Meditazione tenuta da P. Francesco Chimienti O.M.

per il giorno delle confessioni agli Esercizi Spirituali)

 

IL PECCATO

(Gn 3, 1-7)

 

  1. che cos’è il peccato

 

Vi do tre definizioni:

  • Il peccato è una trasgressione volontaria della legge di Dio
  • Il peccato è una ribellione a Dio
  • Il peccato è un’offesa a Dio

 

  1. Il peccato è una trasgressione volontaria della legge di Dio

Il peccato, essendo una trasgressione volontaria alla legge di Dio, è una disubbidienza a Dio, è una mancanza di amore.

All’ubbidienza è unito l’amore: chi ubbidisce ama, chi non ubbidisce non ama.

  1. Il peccato è una ribellione a Dio

Per capire questo concetto dovete ricordare l’episodio dell’angelo ribelle, Lucifero, e di tutti gli altri angeli ribelli.

San Tommaso, circa la prova che ebbero gli angeli, dice che Dio manifestò loro l’incarnazione del Verbo, che cioè la seconda Persona della SS. Trinità sarebbe diventata uomo, e quindi la dovevano adorare come uomo e come Dio.

Lucifero, dinanzi a questo, dice:- Io sono superiore all’uomo, dunque sono superiore a questo Dio che si fa uomo, per cui non lo servirò! Salirò fino al trono di Dio e lo caccerò fuori!

In cielo si ebbe la famosa battaglia tra Lucifero e i suoi seguaci, san Michele Arcangelo e i suoi seguaci. San Michele dice: “Chi è come Dio?”.

Dio dinanzi a questa ribellione, creò l’inferno e vi precipitò Lucifero e tutti gli angeli ribelli. Noi, in cielo andremo a prendere il posto di questi angeli ribelli, che per invidia ci tentano al male, ci fanno peccare perché non vogliono che prendiamo il loro posto!

Il peccato è un atto di ribellione, quindi è il più grande atto di superbia! Quando c’è la disubbidienza non c’è l’amore.

  1. Il peccato è un’offesa a Dio

Abbiamo visto che il peccato è una disubbidienza a Dio, è ribellione a ciò che Dio dispone, però è sempre una gravissima offesa a Dio, per quattro ragioni:

 

  • Si preferisce la creatura al Creatore tanto da cacciare Dio dall’anima propria.

Si preferisce se stessi e le creature a Dio

Col peccato si costruiscono dei piccoli altari a se stessi per adorarsi e per incensarsi, e alle creature per adorarle.

 

        L’offesa non si misura dalla persona che offende, ma dalla persona che è offesa

L’offesa che l’uomo arreca a Dio, che è infinito, riveste una gravità infinita.

 

L’uomo che offende Dio è una creatura, è un nulla, tuttavia è il più grande amato e beneficato da Dio

Non esiste creatura più amata e beneficata dell’uomo, per cui non ci sono parole per esprimere l’ingratitudine dell’uomo col peccato.

II. quali sono le conseguenze del peccato

 

Per gli angeli ribelli la conseguenza del peccato è stata l’inferno. Per tutti coloro che muoiono nello stato di peccato la conseguenza è l’inferno.

III. come si vince il peccato

 

  1. Riconoscendosi peccatori

Il grande sforzo che noi dobbiamo fare, e che nemmeno siamo capaci di fare, è riconoscerci peccatori.

Oggi è la giornata della confessione e dovete dire: Mi vado a confessare perché sono peccatore!

Leggiamo nella parabola del fariseo e del pubblicano: “Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore!” (Lc 18, 13).

Il pubblicano si riconobbe peccatore e tornò a casa sua giustificato, mentre il fariseo, che si giustificava, tornò a casa sua senza aver ricevuto il perdono, perché “Chi si esalta sarà umiliato, chi si umilia sarà esaltato” (Lc 18, 14).

Il grande peccato di noi consacrati è questo: commettiamo il peccato e ci giustifichiamo sempre!

Questo peccato non è dei peccatori. Quando i peccatori si confessano dicono tutto con sincerità e senza scuse; invece le anime consacrate portano le scuse!

Io vi ripeto il consiglio di san Francesco: Quando vi confessate siate brevi, chiari e non portate scuse!

Se confessate di esservi adirate non aggiungete altro, non c’è bisogno di dire:- Mio fratello mi ha fatto adirare!, perché se dite questo non vi dichiarate peccatrici!

Il vostro giudice sapete chi è? È Dio! La sapienza infinita non ha bisogno delle vostre scuse per vedere la malizia del vostro peccato!

Quando venite a confessarvi da me, che sono un sacerdote, io non sto a vedere quale malizia riveste il vostro peccato! Se voi lo confessate, io ve lo tolgo nel nome di Gesù, che è morto per salvarci! Io non esprimo mai giudizi su di voi; dico:- Signore, sei tu che devi assolvere!

A chi volete far conoscere la malizia del vostro peccato? Forse a Gesù Cristo, che non la conosce?! Evitate invece il difetto, che qualcuno ha, di fare il nome degli altri! Non lo dovete fare mai questo, perché vi andate a confessare per dire i vostri peccati e non per accusare qualche altro! Che diritto avete di mettere in cattiva luce in confessione una terza persona? In confessione dovete dire i peccati vostri, non quelli dell’altro, né vi dovete scusare!

San Francesco dice che la confessione deve essere chiara! Quindi basta dire: Mi sono adirata! Con chi e perché non interessa al sacerdote!

La confessione inoltre deve essere fatta senza scuse.

San Giovanni afferma: “Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se riconosciamo i nostri peccati, Egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa. Se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di Lui un bugiardo” (1 Gv 1, 8-10).

Chi porta le scuse non si riconosce peccatore, perché scusandovi è come se diceste: Se non ci fosse stato mio fratello o mia sorella, io non avrei fatto questo peccato!

E allora riconoscetevi peccatori e basta! Mettetevi in ginocchio e dite:- Ho fatto questo, questo e questo!, prendendovi tutta la vostra colpa.

Leggete prima di confessarvi il salmo 50, con cui Davide dice: Ho peccato Signore, abbi misericordia di me! Cancella il mio peccato. Liberami dal sangue!

Davide non poteva dire che il sangue l’aveva versato Ioab e non lui? Sapeva, però, di aver mandato la lettera a Ioab per mettere Uria in prima fila, e si attribuisce il peccato della sua uccisione, senza scuse.

Quando la confessione è senza scuse, il perdono da parte di Dio è totale e quindi c’è il dono dello spirito di contrizione.

Da come vi confessate, io mi accorgo se avete il dono della contrizione; se invece portate delle scuse, la contrizione non c’è.

La confessione sia fatta brevemente con chiarezza e senza scuse!

Dichiaratevi peccatrici nel cuore! Sappiate dire: Sono peccato e ho generato il peccato! Abbiate dinanzi a voi l’esempio luminoso di san Francesco, che dopo 91 anni di vita, mentre moriva ha detto quelle parole che ripeteva sempre nella vita: “Signor mio Gesù Cristo, abbi pietà di me miserabilissimo peccatore!”.

Con verità san Francesco ha detto queste parole, perché si confessava ogni giorno! Allora c’era la possibilità di fare la comunione e la confessione una volta al mese. Egli ha potuto fare la comunione ogni giorno, dopo aver avuto un permesso particolare; altrimenti prima l’ha fatta una volta al mese e si preparava per quindici giorni all’incontro con Gesù Eucaristia e lo ringraziava per quindici giorni!

Per distruggere il peccato dovete riconoscervi peccatori. Alcune di voi non hanno il pentimento, perché non si riconoscono peccatrici. Dicono il peccato, ma si vede con chiarezza che non riconoscono di essere peccatrici, per cui la loro confessione è nulla, non sacrilega; è come se non si fossero confessate.

 

  1. Per vincere il peccato occorre una forte volontà

Non si vince il peccato con i mezzi termini. Dice Gesù: “Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo! Se la tua mano ti scandalizza, tagliala! Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo!” (Mc 9, 43-47).

Occorre una forte volontà per vincere il peccato. L’ha detto Gesù:  “Il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono”  (Mt 11, 12).

  1. Per vincere il peccato occorre chiedere perdono

Se volete vincere il peccato, dovete riconoscervi peccatori, avere una forte volontà e chiedere perdono. Quando vi confessate non avete mai una forte volontà di vincere il peccato, per cui i peccati che avete fatto quando avevate dieci anni li dite anche adesso; così come faccio io, che determinati peccati li confesso da quando avevo dieci anni. Non li ho eliminati, perché non li ho mai voluti eliminare!

Bisogna chiedere perdono dei propri peccati, così come fece il figliuol prodigo, che disse:

         “Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio” (Lc 15, 18).

CONCLUSIONE

Domani celebreremo la messa per la remissione dei nostri peccati. Il peccato è il più grande male che possiamo commettere contro Dio, contro noi stessi e contro l’Istituto.

Il peccato dinanzi a Dio è zavorra, che non fa galleggiare la barchetta dell’Istituto.

A Lourdes, in Palestina e a Fatima vi ho invitato a dire:- Basta con il peccato mortale! Il Padre non vi ha chiesto niente; vi chiede solo di lasciare il peccato mortale.

Ricordatevi che dove c’è il peccato non c’è la santità.

Sappiate che l’unica preoccupazione di Dio nei riguardi della creatura è che sia senza peccato. Se la creatura ha il peccato la invita a toglierlo con la confessione; se non ce l’ha, la invita a non commetterlo ed a vigilare.

Dice la S. Scrittura: “Chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere” (1 Cor 10, 12).

La preghiera di ogni giorno della creatura deve essere questa: “Non ci indurre in tentazione”.