Contempliamo Dio ….in silenzio – Gv 1, 1-18 – Lc 2, 15-20

Lc 2, 15-20 – Natale 2010

Gv 1, 1-18 – Il nostro Dio è qui

Gv 1, 1-18 – Inno all’infinita maestà di Dio in mezzo a noi

da un ritiro tenuto da P. Francesco Chimienti O.M.

del 26.12.1973

IL MISTERO DEL NATALE

(Gv 1, 1-18)

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  1. Il Figlio di Dio si è fatto uomo

“In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste” (Gv 1, 1-3).

Perché la S. Scrittura dice che tutto è stato fatto per mezzo di Gesù?

Dio ha creato per mezzo della sua Parola, e la sua Parola è Gesù, è il Figlio di Dio fatto uomo. Quindi la creazione è opera del Figlio di Dio, di Gesù.

“In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini”.

La verità, cioè il Verbo, la Parola, è vista come luce.

“La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta”. Noi che eravamo errore, tenebre, non l’abbiamo accolta come luce.

Questo è il mio disappunto tutte le volte che sento i miei confratelli nel sacerdozio fare le omelie, i ritiri, gli esercizi spirituali. Citano tutti gli scrittori e i filosofi di questo mondo, ma si guardano bene dal citare la Parola, che è luce. Non siamo convinti nemmeno noi sacerdoti!

“Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui” (Gv 1, 6-7).

L’opera di Giovanni è rendere testimonianza alla luce; anche l’opera nostra è rendere testimonianza alla luce, luce che significa verità.

Dobbiamo ripetere la verità di Gesù agli altri.

“Egli non era la luce (quindi noi non siamo la luce), ma doveva rendere testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera (Gesù), quella che illumina ogni uomo”.

La verità illumina ogni uomo, perciò quando vogliamo essere illuminati su una determinata verità dobbiamo andare da lui.

“Egli era nel mondo e il mondo fu fatto per mezzo di lui” (Gv 1, 10).

San Giovanni questa volta, parlando del mondo, non intende parlare solo delle cose create e inanimate, ma anche e soprattutto delle cose animate e dell’uomo.

“Eppure il mondo non lo riconobbe”. Gli uomini non lo riconobbero. Purtroppo questo è vero anche oggi; dopo duemila anni di cristianesimo Gesù non lo riconosciamo.

“Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto” (Gv 1, 11).

Non vi scoraggiate quando vedete che avete una certa risonanza, che siete ascoltate quando fate le vostre conferenze, quando fate la spiegazione del catechismo e che invece quando dite le stesse cose ai vostri conoscenti, a quelli che stanno a casa vostra o fuori di casa vostra, non vi stimano e né vi ascoltano. È la storia di tutti i profeti, anzi quello è il segno che veramente siete profeti.

Il più grande dei profeti, Gesù, venne fra la sua gente e i suoi non l’hanno accolto. Non vi spaventate, è la storia di Gesù che si ripete in ciascuno di noi.

  1. Non si diventa figli di Dio senza la fede

“A quanti però lo hanno accolto – e io mi auguro che tra questi ci siamo anche noi – ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome”.

Che credono! Sottolineo la parola, perché non si diventa figli di Dio senza la fede. L’ho detto in una maniera molto forte ai miei parrocchiani: i sacramenti non vi danno la fede. La fede vi è data dalla parola di Dio, perché è la parola di Dio che dà la fede, e la fede dà la salvezza. Poi vengono i sacramenti.

I sacramenti sono i mezzi di cui il Signore si serve per darci la forza di mettere in esecuzione ciò che abbiamo creduto.

Per diventare figli di Dio bisogna credere. Credi tu che Gesù è figlio di Dio? Sì.

“Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l’uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia” (Gv 1, 15-16).

Tutto è grazia di Dio, e la grazia la riceviamo da Gesù, dalla pienezza di Gesù. Dobbiamo soltanto credere.

“Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo”.

La verità, che è luce che illumina il nostro intelletto e che ci porta alla fede, è la grazia, che ci fa vivere secondo quello che abbiamo creduto, secondo la fede.

“Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (Gv 1, 18).

Questa è una meditazione di san Giovanni apostolo, una meditazione altamente teologica.

  1. Perché Gesù si è incarnato?

Il mistero del Natale ha tanti significati. Oggi mediteremo perché Gesù si è fatto carne, perché è diventato uomo.

              Nel primo «Oremus» della terza Messa di Natale si legge: il Figlio di Dio si è fatto uomo perché gli uomini diventassero figli di Dio.

Questo è il significato del Natale. Il Figlio diventa uomo; gli uomini diventano figli.

Dobbiamo entrare nel mistero della SS. Trinità. Con parole molto semplici, come ve le può dire un ignorante quale sono io, che non conosce il mistero della SS. Trinità, vi dico: Dio pensa e ama. Il pensiero di Dio è il Figlio. L’amore di Dio, perché lui le cose le pensa e pensandole le ama, è lo Spirito Santo, che procede dal Padre e dal Figlio. L’amore del Padre verso il Figlio, che sarebbe il suo pensiero, ci dà lo Spirito Santo, che è l’amore del Padre e del Figlio.

La teologia dice che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio, cioè Dio pensa, pensando genera il Figlio; pensando, ama il suo pensiero. L’amore del suo pensiero è lo Spirito Santo.

Cosa questa che noi abbiamo visto nella generazione umana del Verbo.

L’incarnazione è stata opera del Padre che l’ha voluto, del Figlio che è venuto e dello Spirito Santo che lo ha generato nel seno della Vergine, adombrandola.

L’incarnazione è opera delle tre persone della SS. Trinità. Lo stesso procedimento che sta dall’eternità nel seno del Padre, è avvenuto qui nel tempo per ciò che ha riguardato l’incarnazione del Verbo.

Riprendiamo il discorso dell’eternità. Iddio ha un figlio, un vero figlio. Generato, naturale, ma è unico, unigenito, uguale al Padre. Dio non poteva avere più di un figlio. Uno solo, altrimenti non sarebbe stato uguale al Padre, perché avremmo avuto gli dei. Ecco perché l’unità e la trinità di Dio!

Dio poteva avere solo il suo pensiero, perciò si dice che il Figlio è della stessa natura del Padre. Persona diversa, ma stessa natura, perché è il pensiero del Padre.

Il pensiero rimane sempre pensiero, e mai realizzazione se non lo si manifesta. E lo si manifesta attraverso la parola.

Io penso, ma nessuno sa che cosa sto pensando. Quando questo pensiero diventa parola, allora manifesto il pensiero.

La parola che cos’è? La manifestazione del pensiero di Dio. La parola manifesta il Padre. Il Figlio è l’immagine del Padre. Chi vede me, vede il Padre, ha detto Gesù.

Tra Gesù e il Padre c’è rapporto di generazione; tra noi e Dio c’è rapporto di creazione.

Il Figlio di Dio, per volere del Padre, si incarna e assume la natura umana, comincia ad essere Figlio dell’uomo. Sposa indissolubilmente la natura umana, si ha l’unione ipostatica. La Madonna poteva dire: Tu mi sei figlio come Dio e come uomo.

Gesù, prendendo la natura umana, è diventato mio fratello. Siamo diventati figli di Dio in Gesù con l’incarnazione, perciò siamo tutti figli di Dio, anche fuori della nostra religione.

              Conclusione

Eravamo creature, non figli, ora siamo figli. Veri figli, non naturali, ma adottivi.

“A quanti l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio”.

Cosa fanno i figli? Ascoltano il Padre, mettono in pratica ciò che il Padre dice, abitano con lui, o lo vanno a trovare ogni giorno, mangiano con lui, parlano delle proprie cose con lui, ricevono da lui tutto il necessario per vivere, ricevono da lui l’eredità. Noi siamo veri figli di Dio, comportiamoci da figli.