Dio ci ama…. così come siamo! Amiamoci anche noi – Lc 15, 1-3.11-24

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Mic 7, 14-20 – Dio si compiace di usare misericordia

Mic 7, 18-20 – Dio usa la sua misericordia con hi riconosce il peccato e chiede perdono

Lc 15, 11-32 – Il figliol prodigo

Lc 15,1-3.11-32 – Il figliol prodigo 26-3-11

Lc 15,1-3.11-32 – Riconoscersi peccatore e chiedere perdono a Dio

Lc 15, 1-3,11-32 – Il figliol prodigo

da un ritiro in preparazione al Giubileo, 16.06.1974

di P. Francesco Chimienti O.M.

DIO USA LA SUA MISERICORDIA

CON CHI RICONOSCE IL PECCATO

E CHIEDE PERDONO

(Lc 15, 4-7. 11-24)

  • Dio è un padre misericordioso

 Questa meditazione è sulla misericordia di Dio, perché non basta riconoscersi peccatori; questa convinzione non salva. Anche Giuda si è riconosciuto peccatore, ma non si è salvato.

Riconoscersi peccatori significa anche chiedere perdono a Dio. Ma Dio ci perdona? Ecco l’interrogativo che ci poniamo; perché se ci perdona, andiamo da lui; se non ci perdona, abbiamo tanta paura di andare da lui.

  1. Dio attende che il peccatore ritorni a Lui

 Gesù quando ci ha parlato della misericordia divina ci ha raccontato due parabole: quella del figliuol prodigo e quella della pecorella smarrita.

Con la parabola del figliuol prodigo ci ha detto che Dio ci dà la corda lunga, ci fa fare tutto quello che vogliamo. L’uomo vuol fare le sue esperienze, e Dio gliele lascia fare, anche a costo di vederlo contro di sé. Però dopo aver fatto tutte le esperienze riconosce che lontano da Dio si sta male, e che per poter risolvere i propri problemi è necessario ritornare a Dio.

Nella parabola del figliuol prodigo l’azione è dell’uomo, sia nell’allontanamento sia nell’avvicinamento. Si allontana perché ha voluto allontanarsi; si avvicina perché constata che lontano da Dio si sta male, e decide di ritornare. L’azione è dell’uomo, la decisione è dell’uomo, perché l’uomo è un essere volitivo, un essere libero: liberamente è andato via, liberamente deve tornare.

Qui c’è il grande mistero della sopportazione di Dio nei riguardi del peccatore. L’uomo può commettere qualunque delitto, Dio non gli farà niente. Può ridursi allo stato di pezzente, fino ad andare a pascere i porci – e gli Ebrei non potevano nemmeno mangiare le carni dei porci, per cui pascolare i porci era la condizione più umiliante che loro potessero pensare – fino alla condizione più umiliante, Dio lo attende, non si muove.

Quando dico: non si muove, intendo dire che Dio ci lascia liberi di decidere, ma è chiaro che ci aiuta con la sua grazia. Il rimorso di coscienza di questo figlio è una realtà divina, però il passo lo deve fare lui.

La salvezza del figliuol prodigo è incominciata non quando ha riconosciuto la colpa, perché la colpa l’aveva riconosciuta dal giorno del digiuno, ma è stato per tanto tempo nella privazione, nella miseria e nella condizione più miserevole; è incominciata quando ha detto: andrò da mio padre.

  1. Dio va in cerca del peccatore che non riesce a tornare da solo

 Gesù poi ha raccontato un’altra parabola, quella della pecorella smarrita.

Questa pecora si smarrisce e non è capace di ritornare a lui; è talmente invischiata nei suoi errori, nei rovi, nelle spine,che è necessaria l’azione del pastore.

Ecco un altro aspetto dell’azione di Dio che si integra col primo. Nel primo c’è l’azione dell’uomo che deve ritornare, nella seconda c’è l’azione di Dio, perché esiste anche l’azione di Dio per fare ritornare un uomo a Lui.

Dio va incontro a quest’anima perduta, la prende, la pulisce, lenisce le sue ferite e poiché il cammino non lo può fare da sola, la prende, se la mette sulle spalle e la porta nell’ovile, non la rimprovera, non le fa la lezione; è bastata la sua azione come lezione. Quindi chiama i vicini e fa festa, perché anche questa pecorella era smarrita ed è stata ritrovata. Così vi dico che gli angeli del Padre mio fanno festa in cielo per un peccatore che ritorna! È la festa del ritorno, è la festa dell’incontro, è la festa della gioia.

Se c’è uno che si lamenta, nella parabola del figliuol prodigo, e Gesù lo tiene presente, è il prossimo, è colui che senza pensare che lontano lo è stato anche lui, si dispiace perché questo figlio ritorna, perché questo fratello ritorna.

  • Gesù incarna la misericordia del Padre

 Gesù si gloria di mangiare con i peccatori, di vivere con i peccatori; e quando lo rimproverano dice: Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma gli ammalati; non sono i giusti che hanno bisogno della misericordia, ma i peccatori.

Quando incontra il paralitico, prima di guarirlo gli dice: Ti sono rimessi i tuoi peccati. Tutti lo criticano: come fa a rimettere i peccati? Gesù dice: Che cosa è più facile dire: ti rimetto i peccati o dire alzati e cammina? Non rispondono. Bene, io vi faccio tutte e due le cose, affinché sappiate che io posso rimettere i peccati. Dice al paralitico: Alzati e cammina, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua, va’ in pace e non peccare più.

Con l’adultera Gesù interviene dicendo:- Non avete diritto a condannarla perché tutti state sullo stesso livello, tutti potete stare e state, dinanzi al Padre mio, sul banco degli imputati; nessuno di voi può fare da testimone e nessuno di voi, peggio ancora, può fare da giudice. Se veramente voi siete contro il peccato, dobbiamo punire qualunque peccato, non soltanto il peccato contro il sesto o il nono comandamento. Fatevi l’esame di coscienza; se siete senza qualunque peccato, scagliate la pietra per primi.

La difende. Ti ha condannata nessuno? Nemmeno io ti condanno, non peccare più, va’!

           per ottenere misericordia occorre riconoscersi peccatori

 Se volete sapere con un criterio infallibile se state con Dio o non state con Dio, vedete se vi riconoscete peccatori.

La prima grazia che fa il Signore, quando si mette in contatto con un’anima, è quella di farle vedere quello che in realtà è, perché ci vuole una luce speciale.

La santità infatti si costruisce gettando le fondamenta in una profondità infinita, che si chiama umiltà; ma l’umiltà non ci potrà mai essere fino a quando non conosceremo la verità. Poiché tutti quanti noi siamo bugiardi, perché nascondiamo la verità, allora Dio, che è la verità, e che ha detto: la mia verità vi farà liberi, ci manifesta questa verità per liberarci dai vincoli del peccato: ci fa vedere le condizioni in cui ci troviamo.

Non c’è stata santità nella vita della Chiesa, nella vita dei santi, senza il riconoscimento della propria miseria.

Sapete perché noi non vediamo il nostro peccato? Perché siamo ciechi e guide di ciechi; ma non appena il Signore ci apre gli occhi, immediatamente incominciamo a vedere la grande realtà, anzi la immensa realtà della nostra miseria.

Osserviamo la peccatrice. Questa donna entra nella casa di Simone il fariseo e va da Gesù. Attraverso i gesti, non attraverso le parole, manifesta di aver peccato, ma di aver lasciato il peccato; manifesta di essersi avvicinata a Gesù, di amare Gesù. Attraverso l’amore manifesta che il peccato non c’è più nel suo cuore.

Invece per l’uomo conta sempre il passato; non vede mai il presente e non vede mai il futuro. L’uomo si mette in cattedra e giudica: se fosse un profeta saprebbe chi è questa donna. E Gesù, per far capire a Simone che anche lui è peccatore e sta sullo stesso banco d’imputato, racconta la parabola dei due debitori: Un uomo doveva dare cinquecento milioni e un altro cinquanta milioni, chi dei due amerà di più? Risponde: Secondo me amerà di più colui al quale è stato condonato di più.

– Hai giudicato bene. Vedi questa donna? Quando io sono venuto tu mi dovevi lavare i piedi e non me li hai lavati; questa donna da quando è venuta con le sue lacrime mi sta lavando i piedi. Tu mi dovevi asciugare i piedi e non l’hai fatto; questa donna me li asciuga con i suoi capelli. Mi dovevi profumare e invece non l’hai fatto ed è questa donna che sta facendo quello che tu non hai fatto. Solo perché mi devi poco, credi di non dovermi niente, invece no: tutti e due siete in debito con me, tutti e due vi trovate nelle stesse condizioni, soltanto che a questa è stato perdonato molto, perché ha molto amato. Hai giudicato, e il giudicare è la negazione dell’amore.

Ecco che cosa ci dice Gesù: tutti siamo peccatori, ma il peccato può essere cancellato a condizione che ritorniamo a Dio nell’amore, che gli chiediamo perdono e ci mettiamo dietro di lui.

Dio è infinito nella sua misericordia, dice san Paolo, e per salvarci non ha disdegnato di mandare il suo Figlio unigenito.

Anche se la tua anima, dice Isaia, fosse rossa come la cocciniglia, io la farò bianca come la neve; e se mi chiederai perdono io ti perdonerò e non ricorderò più niente.

La lezione più bella, Gesù ce l’ha data sulla croce.

– Signore, ricordati di me quando sarai in paradiso! Un grande peccatore chiede la misericordia di Dio, e Gesù gli risponde:- Oggi stesso sarai con me in paradiso!

Non è il peccato che lo spaventa, è l’attaccamento al peccato, il non riconoscimento del peccato che lo spaventa; ecco perché non può operare il grande mistero della redenzione, della salvezza.

I più grandi santi sono stati i più grandi peccatori! Pochi sono i santi che sono nati e vissuti nella loro innocenza; la maggior parte dei santi sono vissuti nel peccato.

conclusione

Riconosciamo il nostro peccato, andiamo da Gesù perché egli è infinito nella sua misericordia; anzi la sua gioia è stare con i peccatori, la sua gioia è salvare, la sua gioia è perdonare.

Il giorno in cui lo renderete felice non sarà il giorno in cui compirete la più grande e più bella azione – perché quelle grandi e belle azioni sono azioni divine, e se non siamo capaci di fare un pensiero buono senza l’aiuto dello Spirito Santo, immaginate se possiamo fare una grande azione – ma sarà il giorno in cui gli direte: Signore lavami, lavami!

Invece noi, anime consacrate, siamo non superbe, superbissime; commettiamo il peccato e non riconosciamo il nostro peccato. Abbiamo la convinzione che consacrandoci al Signore diventiamo impeccabili, per cui se commettiamo un peccato è la tragedia: non c’è salvezza per me! C’è salvezza per tutti e in particolare per te.

Io penso che la gioia più bella che noi possiamo dare a Gesù sia proprio questa alla fine della nostra vita – e oggi consideriamolo come l’ultimo giorno della nostra vita – dirgli: Signore, ricordati di me quando sarai in paradiso.

Se abbiamo un po’ di paura ad andare da Gesù, ad andare da Dio, abbiamo la Madonna.

Tramite la Madonna oggi ci avvicineremo a Gesù, e Gesù sarà capace di cambiare l’acqua in vino, il nostro peccato in grazia, in merito, in premio.

Che il Signore ci perdoni, che il Signore abbia misericordia di tutti quanti noi, perché di peccati ce ne abbiamo da vendere, proprio da vendere, possiamo mettere un negozio, il negozio più assortito.

Ecco, questo è il significato del nostro giubileo: riconoscere la nostra colpa, chiedere perdono a Dio e avere il suo perdono.