Ho parlato… ma non replicherò! Ora ti offro tutto! – Mc 8, 34

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.m.

Grottaglie, 29.03.2002 (Venerdì Santo)

 

OGNUNO PRENDA LA PROPRIA CROCE

(Mc 8, 34)

 

Oggi, Venerdì Santo, abbiamo visto la consumazione di un grande delitto: l’Innocente, il Figlio di Dio, è calunniato e condannato a morte, ad una morte ignominiosa, alla morte di croce, in modo ingiusto!

Fino a ieri è stato detto che colui che soffre, soffre perché ha peccato. Gesù prende su di sé il peccato di tutti gli uomini che furono, che sono e che saranno, e li sconta. Quindi l’Innocente diventa un malfattore.

Il problema del dolore, della sofferenza, è sempre stato il problema di tutti gli uomini; certamente è il mio problema e certamente è anche il vostro problema, che dobbiamo risolvere. Chi non risolve questo problema non può essere cristiano, perché lo deve risolvere così come l’ha risolto il Cristo. Allora anche nel dolore ci sarà la gioia.

 

Oggi questa domanda: Perché bisogna soffrire?, l’ho fatta al Crocifisso. Gesù mi ha risposto: “Se qualcuno vuole venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mc 8, 34). Queste parole vi consegno!

Io non mi fermo sulle parole: “Se vuoi diventare mio discepolo”, perché lo siamo diventati col battesimo. Non mi fermo neppure sulla frase: “Prenda la sua croce”, ma voglio solo sottolinearvi l’aggettivo possessivo “ sua”, perché in questo noi sbagliamo!

Dio, quando siamo stati creati, ci ha affidato una missione. Dobbiamo compiere quella missione e non un’altra! A quella missione è legata la nostra croce, non quella degli altri! E quella croce, ha detto Gesù, è soave.

Dicendovi che la croce, la sofferenza, porta soavità, voi vi metterete a ridere, perché forse non avete accettato la vostra croce e avete preso la croce degli altri.

Io vi dico questo perché nelle nostre famiglie c’è tanta sofferenza, ma è sofferenza inutile! La mamma deve fare la mamma; la moglie deve fare la moglie; il marito deve fare il marito; i genitori devono fare i genitori e non i figli; i figli devono fare i figli e non i genitori; il direttore didattico deve fare il direttore didattico e non la maestra; la maestra deve fare la maestra e non il direttore didattico! Io sono sacerdote e devo fare il sacerdote, non il lavoratore, non il datore di lavoro; io sono religioso e devo fare il religioso e non l’avvocato. Ecco perché Gesù ha sottolineato che ognuno deve prendere la “sua” croce. In questo dobbiamo fare il nostro esame di coscienza.

Voi dite: Padre, la mia croce è pesante! È pesante perché te ne sei presa due, tre … Immaginate una donna che ha avuto i suoi figli, li ha portati al matrimonio e si prende poi la croce sua, quella della figlia sposata, quella del genero, quella dei nipoti! Essendosi presa quattro croci, non ce la fa. Dice Gesù: Prendi la tua croce e seguimi!

Dobbiamo seguire Gesù. Quando soffro, quando porto la croce, devo fare ciò che ha fatto Gesù: ha pregato, ha accettato la sofferenza, ha offerto la sofferenza al Padre.

 

  1. Gesù ha pregato

Gesù ha pregato, ha pregato molto, ha pregato sempre.

Se con la croce voi non pregate, la croce risulta pesante. Non c’è nessuno che ve la alleggerisce. Il nostro Cireneo, nella nostra sofferenza, è Gesù. Gesù è stato aiutato dal Cireneo; noi siamo aiutati da Gesù in persona!

Gesù ha affrontato la sua Passione e Morte pregando e chiedendo preghiere. È uscito dal Cenacolo e, entrato nell’orto del Getsemani, ha chiesto preghiere agli apostoli. Si è allontanato di una cinquantina di metri e ha pregato per circa tre ore. Di tanto in tanto si avvicinava agli apostoli e chiedeva di nuovo preghiera, poi, prostrato per terra, pregava. La terza volta ha pregato più intensamente e agli apostoli ha detto: “Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole” (Mt 26, 41).

La sofferenza è la più grande tentazione che sta a casa nostra; infatti ci fa perdere la fede, se non l’accettiamo così com’è.

 

  1. Gesù ha accettato la sofferenza

Il Padre gli ha dato la sofferenza e Gesù l’ha accettata. È vero che nella preghiera Gesù ha detto: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però, ha aggiunto, non come voglio io, ma come vuoi tu!” (Mt 26, 39).

Il Padre non gli ha tolto la sofferenza. Gesù, pregando aveva visto tutta la sofferenza e il dolore esteriore ed interiore che doveva accettare e al Padre ha detto: Se è possibile, passi da me questo calice, però non la mia, ma la tua volontà sia fatta!

Con queste parole Gesù ha accettato la volontà del Padre e, lasciata la preghiera, ha detto agli apostoli: “Dormite ormai e riposate! Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina” (Mt 26, 45-46). Infatti di fronte al monte degli Ulivi c’è il monte Sion, e Gesù vedeva Giuda che arrivava con i soldati.

Gesù poteva scappare, ma affronta i nemici dicendo:- Chi cercate? Risposero:- Gesù di Nazaret!

Non c’era bisogno del bacio di Giuda per individuare Gesù, lui stesso si consegna nelle mani dei nemici, perché sapeva che il Padre aveva stabilito che per salvare il mondo doveva morire in croce.

Gesù va incontro alla croce. Si assume tutte le responsabilità, accetta la sofferenza, anzi la provoca! È finito il timore di prima. Gesù non dice più: Padre, passi da me questo calice! Ha accettato la volontà del Padre e va incontro alla croce. E quando Pietro tira fuori la spada e taglia l’orecchio al servitore del sommo sacerdote, Malco, Gesù dice:- Pietro, metti la spada nel fodero e ricordati che chi di spada ferisce di spada perisce. Se io pregassi il Padre, non mi darebbe dodici legioni, cioè centoventimila angeli, a combattere con me, per non cadere nelle mani di questi soldati? Ma questa è la volontà di Dio.

Io vorrei dirvi:

– Signora, questo è tuo marito e te lo devi prendere così com’è!

– Signore, questa è tua moglie e te la devi prendere così com’è! Non si cambia niente.

– Cari genitori, questi sono i vostri figli e ve li dovete prendere così come sono!

– Questa è la tua missione, che hai accettato da Dio, di essere padre, madre, figlio, genitore, avvocato, direttore, alunno, maestro, operaio, datore di lavoro …; a questa missione sono legate infinite sofferenze, sopportatele!

Gesù ha detto: “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore. Il mio giogo, cioè la croce, infatti è dolce e il mio carico leggero” (Mt 11, 29-30).

San Giovanni ha aggiunto: Osservate i dieci comandamenti e sarete felici, perché l’osservanza dei dieci comandamenti non è gravosa (cfr. 1 Gv 5, 3).

Diventa gravosa quando vi prendete la croce degli altri, quando non accettate la croce inerente alla missione che Dio ha voluto e vuole che voi esplichiate.

Alla mia missione sacerdotale è legata la soddisfazione di vedere tante anime in grazia di Dio, ma è legata pure la pena di vedere tante anime lontane da Dio.

Alla mia missione religiosa è legata tanta soddisfazione per l’intima unione con Dio, ma tanta incomprensione da parte di qualcuno.

Accettate la sofferenza perché la stragrande maggioranza dei cristiani non prega e non accetta la sofferenza inerente alla missione che deve compiere, vuole un’altra cosa.

A questo proposito vi racconto l’episodio di mio fratello sposato. Io sono religioso e vivo in una comunità e trascorro quasi tutta la giornata nel silenzio e nella contemplazione. Ebbene, un giorno mio fratello, che ha cinque figli e che era disturbato dal chiasso di casa sua, mi chiese di stare con me qualche giorno nella pace del convento. Io lo accolsi alle dieci, lo portai in convento e dopo il pranzo lo portai nella stanza in cui doveva godere la serenità e la pace.

Mio fratello è un agricoltore. Nel pomeriggio andai nella sua stanza e lo trovai a tavolino con un libro, e mi disse: Questo è un cimitero! Fammi sapere a che ora parte il primo pullman per Taranto, perché voglio prendere il treno e tornare a casa mia!

Io da sessant’anni sto in un convento nel silenzio e nella solitudine e ci sto bene; mio fratello non è riuscito a starci più di qualche ora, perché ognuno di noi ha la sua vocazione e la deve vivere là dove si trova.

 

  1. Gesù ha offerto la sofferenza al Padre

Quanto vale questa offerta! Di sofferenze ce ne abbiamo da vendere, ma le sciupiamo.

Stasera vi faccio questa consegna: Pregate per la conversione dei peccatori! Voi che versate lacrime per la sofferenza, offritele per la conversione dei peccatori.

Diceva san Paolo: “Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1, 24).