Dammi un cuore di carne e togli il cuore di pietra, o Signore! – Lc 6, 43-45

da un ritiro tenuto da P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca, 20.09.1992

LA BOCCA PARLA DALLA PIENEZZA DEL CUORE

(Lc 6, 43-45)

 

“In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: Non c’è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore” (Lc 6, 43-45).

  1. Le parole dell’uomo rivelano di che cosa è pieno il suo cuore, rivelano cioè la sua sicura bontà o cattiveria

 Questo Vangelo mi ha sconvolto. Io avevo sempre riflettuto sul fatto che dalle azioni dell’uomo si conosce l’uomo, in quanto dai frutti si conosce l’albero, invece questa volta ho capito che dalle parole dell’uomo si conosce l’uomo. Vi consegno perciò questo pensiero: le parole dell’uomo rivelano di che cosa è pieno il suo cuore, cioè rivelano la sua sicura bontà o cattiveria.

Ho sempre cercato nella mia vita di sapere se sono buono o cattivo, ma non riuscivo a sapere qual era il segno col quale potevo sapere con certezza se lo ero o meno.

Gesù ci tiene a dire che le parole che tu dici rivelano di che cosa è pieno il tuo cuore; rivelano la tua sicura bontà o cattiveria, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore. In altri termini la parola che esce dalla mia bocca esce soltanto quando il mio cuore, simile ad un bicchiere o a un recipiente, è strapieno di ciò che poi fuoriesce; così come il vulcano, quando è strapieno di lava la fa uscire fuori.

La lava uscita fuori ci ha fatto capire ciò che sta dentro l’Etna. Così la parola che esce dalla nostra bocca ci fa capire che cosa sta dentro il nostro cuore.

Tante volte noi inganniamo noi stessi, dicendo che nel nostro cuore tutto va bene, mentre dalle parole che diciamo ci accorgiamo che non è così.

La parola che è uscita dalla mia bocca è una parola che sta dentro il mio cuore e lo ha riempito, anzi strariempito, tanto che non è potuta più stare dentro ed è uscita fuori.

Gesù parla del cuore come di un tesoro nascosto, infatti dice: “L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore” (Lc 6, 45).

Gesù ha anche detto: “Ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adulteri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze” (Mt 15, 18-19).

Sappiate che non si ammazza per caso, così come non si fa un adulterio per caso. È pensato e ripensato. Anche la prostituzione è pensata, ripensata, acconsentita, e quando ha riempito il cuore esplode. I furti, le false testimonianze, le bestemmie non escono così, ma provengono dalla pienezza del cuore.

Sottolineo in maniera particolare, per me e per voi: i propositi malvagi, come: Gliela farò pagare!; le false testimonianze, la maldicenza, la calunnia, cioè dire una cosa per un’altra, la critica, la mormorazione, il giudizio, il parlare male. Quando hanno riempito il nostro cuore e lo hanno strariempito, allora escono fuori, ed escono dalla bocca.

Io tante volte dico a voi: Sei una scema! Sei una cretina! Non capisci niente! E poi dico a me stesso: L’ho detto tanto per dire, mi è uscito, ma non l’ho detto con sincerità.

Gesù adesso mi dice: Sai perché hai chiamato quella figlia scema? Perché nel tuo cuore per mesi e per anni hai pensato che lo era, hai acconsentito, hai constatato che era una scema, e quando l’hai detto, l’hai detto con tutto il cuore.

Io prima non mi confessavo di questo peccato, perché pensavo: Ho scherzato; un padre può dire alla figlia: Sei una scema, anche se non lo è. Gesù ha detto: Non dire al tuo fratello pazzo, non dire scemo, perché se dici questo, sei degno della Geenna (cfr. Mt 5, 22).

Se avevate pensato che il Signore ha sbagliato, ricredetevi, e vedete per quanto tempo avete pensato nel cuore quella parola che poi avete pronunziato con sincerità e semplicità, come se vi fosse uscita senza volerlo. Allora vi accorgerete che Gesù aveva ragione nel dire che dalla pienezza del cuore la bocca parla.

Vi dovete chiedere: Io, durante la giornata, di che cosa parlo? Di Dio quante volte al giorno parlo? Se non parli mai di Dio, significa che non sei piena, né strapiena di Dio.

  1. L’uomo buono trae dal suo cuore, come da un tesoro, il bene e lo esprime con le parole

 Poiché la parola esprime quello che ho nel cuore, se sono buono nel cuore ho un tesoro di bene, per cui estraggo il bene e lo porto fuori. Quindi se parlo bene degli altri, sono buono.

Dice san Giacomo: “Se uno non manca nel parlare, è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo” (Gc 3, 2).

Chi con le parole dice soltanto il bene, significa che dentro ha un tesoro che è solo di bene, per cui se dalla sua bocca non esce nessuna parola cattiva, è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo.

Facciamo il nostro esame di coscienza e chiediamoci: Dalla mia bocca che cosa esce? Il bene o il male? Se esce il bene, significa che dentro ho un tesoro di bene.

  1. L’uomo cattivo trae dal suo cuore, come da un tesoro, il male e lo esprime con le parole

 Poiché l’uomo cattivo ha come tesoro il male, egli estrae dal suo cuore il male e lo manda fuori.

Il cuore dell’uomo è un mistero, chi lo conosce? Gesù ci dice: per conoscerlo, esaminatevi sulle parole. Se le tue parole sono buone, significa che tu hai un tesoro buono; dunque sei buono. Se le
tue parole sono cattive, significa che hai un tesoro cattivo e sei cattivo.

Dice san Giacomo: “Se qualcuno pensa di essere religioso, ma non frena la lingua e inganna così il suo cuore, la sua religione è vana” (Gc 1, 26).

Chi pensa di essere religioso, ma non frena la lingua, sappia che la sua religione è vana, perché non è buono, è cattivo. Pensa di essere buono, ma in effetti è cattivo. Da che cosa lo viene a sapere? Dalle parole che dice, perché la parola esce dal suo cuore, anzi dalla pienezza del suo cuore.

Fatta la teoria, andiamo alla pratica, facendo l’esame di coscienza con le parole della S. Scrittura, così come Dio l’ha fatto fare all’uomo col salmo 49, che precede il salmo 50, col quale Davide si accusa dinanzi a Dio e riconosce il suo peccato.

“All’empio dice Dio: «Perché vai ripetendo i miei decreti e hai sempre in bocca la mia alleanza, tu che detesti la disciplina e le mie parole te le getti alle spalle?»” (Sal 49, 16-17).

Spesso ripetiamo il pensiero di Dio, ma non rinunciamo a certe mancanze e non accettiamo di fare come Dio ha detto.

“Abbandoni la tua bocca al male e la tua lingua ordisce inganni” (Sal 49, 19).

Fatevi l’esame di coscienza e vedete quante parole cattive escono dalla vostra bocca in una giornata. “La tua lingua ordisce inganni”, cioè sai la verità e dici il contrario, perché devi ingannare il tuo fratello, devi far vedere che tu sei santa e l’altro non è santo, che tu non hai fatto il male e che l’altro l’ha fatto. Vuoi far vedere agli altri quello che tu non sei.

“Ti siedi, parli contro il tuo fratello, getti fango contro il figlio di tua madre” (Sal 49, 20).

Ti siedi comodamente e uccidi con la lingua tuo fratello. Sappiate che la lingua uccide più della spada.

Gettare fango contro il figlio di tua madre sta a significare parlar male dei parenti: sorelle, figli, genitori, superiori e inferiori, senza alcuno scrupolo di coscienza. Se parli male significa che sei cattiva; se getti fango significa che sei malvagia. E questo non lo fai contro chiunque, ma contro le persone più care, alle quali sei legata con un duplice legame di affetto e di fede.

“Hai fatto questo e dovrei tacere? Forse credevi che io fossi come te!” (Sal 49, 21).

Mi tocchi i miei figli, getti fango contro di loro, parli male e secondo te dovrei tacere? Forse credevi che io fossi come te! Ma non è così, perché io nel mio cuore ho amore e ciò che esce dalla mia bocca è amore, per cui detesto la malignità, l’inganno, la frode, la malvagità, il male.

“Ti rimprovero: ti pongo innanzi i tuoi peccati” (Sal 49, 21).

Se non sarai tu a fare l’esame di coscienza oggi, e a decidere di cambiare vita, dice il Signore, ricordati che io ti porrò innanzi i tuoi peccati. San Paolo diceva: Anche se io credo di non aver peccato, devo aspettare il giudizio di Dio, perché solo lui conosce la recondità del cuore umano e solo lui potrà dirmi se ho fatto il bene o se ho fatto il male (cfr. 1 Cor 4, 3-5).

conclusione

 Esaminatevi non sui peccati della lingua, ma esaminatevi su che cosa avete detto da stamattina fino a questo momento, e saprete chi siete e quali sono i rimedi che dovete porre.

Vi ricordo che il Signore non ha permesso che nel deserto il popolo di Israele mormorasse contro Mosè; non l’ha permesso neppure a Maria, sorella di Mosè , né ad Aronne, fratello di Mosè.

Quando hanno mormorato contro Mosè, il Signore è intervenuto anche con miracoli; ha mandato i serpenti, ha fatto aprire una voragine nella terra, ha mandato la lebbra, per far capire che chi parlava contro Mosè, parlava contro Dio. Quando parlate male dei vostri superiori sappiate che non arrecate male a loro, ma a voi stesse.

Ricordatevi le parole di Dio: Non avete parlato contro Mosè, ma avete parlato contro di me!

Quando tessete inganni, cioè quando dite una cosa per un’altra e parlate male di una sorella, sappiate che è come se sputaste in cielo, per cui in faccia vi viene, perché quella parola cattiva il Signore non l’accetta e al momento opportuno vi pone innanzi i vostri peccati, vi rimprovera e vi condanna.

Il Signore non è contento di questo e non vi benedice. Quello che mi dispiace è che in voi non benedice l’Istituto, e voi non avete il compito di danneggiare l’Istituto.

Fatevi un buon esame di coscienza e vedrete che usciranno fuori cose insospettate, così come è accaduto a me.