Eliminare la sofferenza è utopia, sublimarla è divino – Lc 24, 35-48

Lc 24,35-48 – Il Cristo risorto non è un fantasma 28-4-11

Lc 24, 35-48 – Gesù apre la mente all’intelligenza delle Scritture

Lc 24,35-48 – Il Risorto di oggi è il Crocifisso di ieri

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Taranto, 10.04.1980

LA SOFFERENZA è NECESSARIA

(Lc 24, 35-48)

 “Il Cristo patirà e risorgerà”

  1. L’insegnamento di Gesù risorto

 La preoccupazione di Gesù, dopo la Pasqua, è quella di far notare agli apostoli che non è un fantasma, ma è il vero Gesù che è stato con loro, che ha sofferto, che ha patito, che è morto in croce, che è stato sepolto e che adesso è risorto. Gesù è preoccupato di dimostrare la realtà fisica del suo corpo. Si era fatto vedere la mattina dalle pie donne e dalla Maddalena; verso il tramonto del sole si è fatto riconoscere dai discepoli di Emmaus, che erano poi tornati a Gerusalemme di corsa, poi appare a tutti gli apostoli. Poiché non credevano, perché era una cosa troppo forte che un morto fosse risuscitato, non ci avremmo creduto nemmeno noi, Gesù dice: non sono un fantasma, sono lo stesso Gesù. Guardatemi, toccatemi, sono le stesse ossa e lo stesso corpo! Vuole che sia constatato che il corpo risorto è glorioso ma vero, reale, identico al corpo non glorioso. E poiché non credevano nemmeno a ciò che vedevano e a ciò che toccavano, dice: Avete qualche cosa da mangiare? Avevano un po’ di pesce arrostito; glielo portano e Gesù mangia. Chi è che mangia, il fantasma? No, è veramente Gesù risorto. È una realtà storica che riempie il nostro cuore di gioia.

Uno che è morto ed è risorto, come vede le cose di quaggiù? Ecco l’interrogativo. Domandiamolo a Gesù: Tu hai vissuto come noi, sei morto come noi, però sei risuscitato. Come vedi le cose di noi uomini che stiamo vivendo e stiamo per morire, ma purtroppo non risorgeremo subito ma solo alla fine del mondo? Dice Gesù: Così sta scritto, il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti. È un grande insegnamento che dobbiamo capire, altrimenti cristiani non lo saremo mai, saremo sempre infelici.

  1. La sofferenza è necessaria

 Gesù dice: “dovrà patire”. È necessario, è un dovere! Un uomo che sulla terra non soffra, non c’è, non c’è stato e non ci sarà. Qualcuno dice: se abito in via Principe Amedeo soffro, se vado in via Regina Elena non soffro. No, no, potete andare dove volete, potete essere generale di corpo d’armata, potete essere spazzino, potete essere professore, avvocato, mamma di famiglia, professoressa, potete essere quello che volete, ma la sofferenza sta dentro di voi, la sofferenza è inerente alla natura umana. Puoi andare anche nel deserto, come andò san Francesco e vi stette per cinque anni, ma la sofferenza non lo lasciò. Puoi essere santo, santissimo, come lo era Gesù, Figlio di Dio, ma la sofferenza non ti lascerà giammai. Gesù ce l’ha detto dopo la risurrezione. Ce l’aveva detto prima, e noi potevamo mettere in dubbio il suo insegnamento, ma dopo la risurrezione non possiamo più mettere in dubbio le sue parole. È necessario che ogni uomo soffra!

Dovete soffrire, perché questo è il disegno di Dio; così sta scritto nella S. Scrittura. È il disegno di Dio e nessuno può mettersi contro, nessuno può fare a meno di eseguirlo. Potete sbattere la testa contro il muro, ve la sfascerete, ma non cambierete quello che Dio ha detto e quello che Dio ha stabilito. La sofferenza è inerente allo stato di natura dell’uomo.

  1. La sofferenza è una beatitudine

 Chi soffre è beato. Ha detto Gesù: Beati coloro che soffrono, perché la sofferenza vi fa diventare santi, vi fa distaccare dalle creature, vi fa lasciare il peccato, vi fa guadagnare meriti, vi porta in paradiso.

Non esiste un mezzo più grande col quale la creatura può raggiungere il cielo in breve tempo. Gli altri mezzi ci fanno camminare a piedi o in bicicletta, ma la sofferenza ci fa volare con l’aereo. Subito si arriva alla meta prefissata. La sofferenza è il mezzo dei mezzi col quale possiamo raggiungere la meta, il paradiso, in qualsiasi tempo, in qualsiasi momento e per il più breve spazio di tempo possibile. Così sta scritto nella S. Scrittura e tutto ciò che sta scritto è vero. Dio non ha detto il falso; fate come lui ha detto e vi troverete bene. La sofferenza non la potete lasciare, perché è il retaggio che Dio ha lasciato ad ogni uomo. Anche se lasciate un luogo e andate in un altro, se lasciate determinate persone che vi fanno soffrire e andate da altre persone che secondo voi non vi faranno soffrire, sofferenza lasciate e sofferenza troverete; una sofferenza lasciate e un’altra ne trovate. Immaginare un posto, un luogo in cui non si soffre o delle persone con le quali non si soffre, non è possibile.

Gesù, dopo la risurrezione, è venuto a ribadire le stesse cose: il Figlio dell’uomo, il Cristo, doveva soffrire e morire. Le signorine vogliono sposarsi, perché pensano di essere felici. La fantasia vi fa pensare che quando vi sposerete sarete felici; ma chiediamolo a queste mamme di famiglia: è vero o non è vero che prima di sposarvi pensavate: sarò felice? Dopo che vi siete sposate che avete trovato? La croce. Pensavate: avrò dei figli, li educherò così e sarò felice. Avete avuto i figli, sofferenza prima, sofferenza adesso e dopo. Non perché io voglio così, ma perché Dio ha voluto così. Vi faccio vedere le cose così come sono. Quante volte chi va a scuola per prendersi la laurea, dice: quando sarò professore, diventerò questo e questo, farò questo e questo, quando sarò avvocato farò così e così. Quando si diventa professore, avvocato e dottore è peggio di prima. Prima si soffriva nello studiare, poi si soffre nell’esercitare la propria mansione. Io prima di diventare sacerdote dicevo: finirò di studiare quando sarò sacerdote e sarò contento e felice. Quando sono diventato sacerdote è stato peggio di quando andavo a scuola, tanto è vero che io dico: era meglio fare lo studente, perché mangiavo, bevevo e dormivo gratis, e non ero preoccupato di niente. Invece adesso sono preoccupato di questo, di questo e di questo.

conclusione

Il Figlio dell’uomo dovrà patire, però dopo gioirà. Quando dopo? Dopo la morte. La felicità la raggiungeremo nell’eternità.

Quindi camminate, come diceva san Paolo, con gli occhi fissi in Dio, ma camminate per raggiungere questa meta che è l’eternità.