Insieme, siamo una forza – At 4, 23-31

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M. 

DIO ASCOLTA LA PREGHIERA DELLA CHIESA

(At  4, 23-31)

 

 

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“Signore, concedi ai tuoi servi di annunziare con tutta franchezza la tua parola” (At  4, 29)

 

  1. I primi cristiani chiedevano a Dio il dono della fortezza

 San Giovanni e san Pietro erano stati presi dai sommi sacerdoti e processati perché avevano fatto un miracolo: avevano dato la salute a uno storpio che stava davanti alla porta del tempio. “Nel nome di Gesù Nazareno, alzati e cammina!”, aveva detto Pietro; e quell’uomo si era alzato e aveva camminato.

La reazione a questo miracolo era stata grandissima, tanto che Pietro e Giovanni avevano dovuto spiegare che il miracolo avvenuto era opera di Gesù Cristo. Tenetelo presente, non sono i Santi che fanno i miracoli, ma è Dio  tramite loro. Cristo aveva ridato la salute allo storpio, quel Cristo che avevano processato ingiustamente e avevano ucciso ingiustamente.

I sommi sacerdoti capivano che non li potevano mettere in carcere solo perché avevano fatto un miracolo, per cui decidono di minacciarli e poi lasciarli liberi. Ma san Pietro, alle loro minacce, risponde che si deve ubbidire a Dio  e non agli uomini, quando si mettono contro Dio .

Quando i cristiani videro tornare liberi Pietro e Giovanni si rallegrarono e trasformarono i bisogni della Chiesa in preghiera, perché tutta la Chiesa era perseguitata nei capi.

La loro preghiera scaturisce dal confronto della loro situazione attuale con un pensiero della S. Scrittura, espresso dal salmista: “Si sollevarono i re della terra e i principi si radunarono insieme, contro il Signore e contro il suo Cristo” (Sal 2, 2), per cui dicono: Signore, noi vogliamo continuare ad essere fedeli a te, dacci la forza di continuare a predicare con franchezza ciò che abbiamo visto e udito.

Chiedono la grazia di predicare con franchezza perché erano stati minacciati. Dio  rispose visibilmente alla loro preghiera: “tremò la terra e furono pieni di Spirito Santo” (At  4, 31). Dio  non risponde invece visibilmente alla nostra preghiera, anche quando otteniamo le grazie.

Abituatevi ad esprimere nella preghiera comune e nella preghiera privata i sentimenti personali e i bisogni di oggi dell’anima vostra.

Fatelo in privato, quando pregate sia in chiesa che a casa vostra; fatelo in pubblico nella preghiera dei fedeli, durante la S. Messa. Si può pregare per i bisogni privati e per i bisogni della Chiesa.

  1. I cristiani dei primi secoli della Chiesa pregavano applicando la parola di Dio al momento che vivevano

 Sapete perché lo facevano? Perché conoscevano la parola di Dio . Noi invece, a nostra vergogna, non riusciamo ancora ad applicare al momento di oggi, alla situazione di oggi un passo della S. Scrittura, perchè non la conosciamo, mentre Dio  ha dato tanta sua parola all’uomo che in ogni momento della vita può essere luce per il suo cammino.

Non conosco questa Parola, devo dirlo a mia vergogna, perché per tantissimi anni del mio sacerdozio non ho letto la parola di Dio , non l’ho meditata, non l’ho studiata. Solo da un po’ di tempo ho incominciato a leggere, a studiare, a meditare questa Parola. Ma le stesse cose devo dire a voi. Vi trovate nella condizione di applicare, giorno per giorno, qualche parola, qualche massima, qualche rigo della parola di Dio  alla vita che vivete? Non lo fate perché non la conoscete, non perché Dio  non ha rivelato il suo pensiero.

Una volta sul pulman ho incontrato una donna protestante che teneva testa a tutti. Era una donna comune come mia madre, una casalinga, ma citava in continuazione Isaia, Geremia, Osea. Voi dite: Li ha imparati a memoria! E perché noi non possiamo imparare a memoria la S. Scrittura?

Questo non è un rimprovero per voi, è un rimprovero per me. Io sono sacerdote, ho studiato, mi sono messo a leggere il giornale ogni giorno, non potevo leggere la parola di Dio  e impararla in modo da poter controbattere con lei? Ha tenuto testa ad un pulman intero! E voi perché non vi dovete preparare? Perché non dovete avere tanta forza dallo Spirito Santo per annunciare con franchezza? Tante volte avete vergogna di parlare a vostro figlio; avete vergogna di dire al marito:- Benediciamo la mensa! Dovete vergognarvi delle parole cattive, delle azioni cattive, non di fare il segno di croce. Pensiamo: Chissà che dicono! Non stiamo commettendo una cattiva azione. Noi cristiani abbiamo vergogna dell’altro cristiano che ci è vicino, come se farsi il segno di croce, benedire la mensa, dire un Padre Nostro prima di mangiare, alzarsi la mattina e recitare le preghiere, andare a letto e recitare le preghiere, mettersi sul pulman o sul treno e dire le preghiere, fosse commettere una cattiva azione. Non abbiamo il coraggio di dire: Tu devi vergognarti di non fare il segno di croce, perché sei cristiano. E non che un cristiano deve rimproverare l’altro cristiano!

Io ricordo l’intervento di una donna di famiglia, a chi trovava da ridire che a tavola aveva detto la preghiera. Rispose: I cani non fanno la preghiera prima di mangiare, ma se siamo cristiani la dobbiamo fare!

 

 

conclusione

 

Io sono rimasto ammirato della fede genuina di quella donna. Abbiate il coraggio di difendere la vostra fede! E se questo coraggio, voi ed io non lo abbiamo, chiediamolo come l’hanno chiesto questi cristiani: “Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce e concedi ai tuoi servi di annunziare con tutta franchezza la tua parola”.