Madonna del Miracolo protettrice dei Minimi

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

20 gennaio 1980

la Madonna del miracolo

 

La Madonna apparve visibilmente il 20 gennaio 1842 in S. Andrea delle fratte, a Roma, e convertì l’ebreo Alfonso Ratisbonne. Da allora i Padri Minimi l’hanno presa come protettrice dell’Ordine col titolo “Avvocata dei Minimi”, dei piccoli.

  1. Chi è Alfonso Ratisbonne

 Alfonso Ratisbonne è un giovane nato a Strasburgo, in quella regione contesa continuamente tra la Francia e la Germania, ragione per cui hanno fatto sempre guerra. Era ebreo, l’ottavo di dieci figli. Un fratello, chiamato Teodoro, si era convertito al cattolicesimo ed era diventato anche sacerdote; ma gli altri erano tutti ebrei. Prima aveva perduto la mamma, poi il papà. Era rimasto orfano a sedici anni, aveva studiato e a ventisei anni si era innamorato di una ragazza: Flora, una cugina, perché gli Ebrei non escono mai fuori delle proprie famiglie, si sposano sempre tra di loro per l’integrità della razza. Poiché la sua famiglia era numerosa, uno zio, senza figli, lo aveva adottato. Avevano stabilito anche la data elle nozze, quando lui cadde ammalato: un esaurimento faceva preoccupare per la sua salute. Poiché lo zio era ricco, gli fece intraprendere un viaggio, per farlo distrarre; al ritorno si sarebbe sposato. Salutò Flora e partì per un viaggio nel Medio Oriente, in Palestina. Doveva passare per l’Italia, ma promise di non andare a Roma, perché gli ebrei avevano dichiarato guerra a Roma, poiché c’era il Papa.

  1. La strana storia della sua conversione

 Alfonso intraprende il viaggio e arriva a Napoli; da Napoli sarebbe andato a Palermo, da Palermo a Malta, da Malta a Cipro da Cipro in Palestina. Si fermarono due giorni a Napoli. Il primo gennaio del 1842 Alfonso va al porto per riprendere la nave e continuare il viaggio, ma la nave è in avaria. Cosa fare? O aspettare che sia riparata o provvedere diversamente. Alfonso va all’agenzia dei viaggi per Palermo per continuare il viaggio, ma fa un errore, invece di entrare nell’agenzia per Palermo, va nell’agenzia che faceva i viaggi per Roma. Così dicono gli uomini: sbagliò, ma c’è Dio al di sopra degli uomini. Allora lui pensò: giacché mi trovo faccio il biglietto per Roma, mi fermo lì due o tre giorni, poi riprendo la stessa nave per andare in Medio Oriente. Arrivato a Roma incominciò a girare per i luoghi storici. Il secondo giorno si sentì chiamare per nome, lungo una strada. Si voltò, era un amico, non solo d’infanzia, ma di scuola; avevano studiato insieme in collegio. Era gustavo Debussie, che lo invitò a casa sua. Gustavo era un protestante convertito, e poiché aveva ricevuto tanta grazia da Dio per la sua conversione, non appena vedeva qualcuno che non filava dritto si dava da fare per convertirlo. Sapendo che Alfonso era ebreo, si diede da fare per convertirlo. L’amico gli chiese di ripassare prima di tornare a Napoli. Per stare un’altra giornata insieme. Lui, per toglierselo di torno disse di sì, ma se ne andò deciso a non tornare più. Prima della partenza, però, per non fare la figura del maleducato e partire senza salutarlo, pensò di passare dalla casa dell’amico, avrebbe consegnato al domestico il suo biglietto da visita, scusandosi perché non si poteva fermare e non sarebbe entrato.

Questo era il suo progetto. Ecco perché dico che non si può mai programmare la vita. La nostra vita è nelle mani di Dio. Sapete cosa successe? Un altro fatto strano. Va a casa dell’amico, bussa, il domestico apre e poiché non capiva il francese, invece di prendersi il biglietto andò a chiamare il padrone. Il povero Alfonso rimase incastrato, dovette entrare in casa e stare. Di nuovo il discorso andò sulla religione. Gustavo gli chiese due favori: indossare la medaglia miracolosa della Immacolata apparsa a S. Caterina Labouré tre anni prima, 1839 e recitare ogni sera la preghiera di S. Bernardo ala Madonna: “Ricordati, o pietosissima Vergine…..”. Ma poiché aveva una sola copia, lo pregò di trascriverla e di riportargliela. Andò a casa. Lesse la preghiera quella sera, per prendere in giro Gustavo e andò a letto per dormire; ma non poté dormire. Erano le dieci di sera, uscì e andò a teatro. Si ritirò verso le due di notte. Andò a dormire, ma non poteva prendere sonno. Si era stordito a Teatro perché all’orecchio ritornavano sempre quelle parole: Ricordati o pietosissima Vergine Maria, che non si è inteso mai al mondo che alcuno ricorrendo alla tua protezione, implorando il tuo aiuto, chiedendo il tuo patrocinio sia stato da te abbandonato” . Gli ritornavano quelle parole e non prendeva sonno.

All’indomani Gustavo incontrò un suo amico, il conte della Feronet, che faceva ogni sera l’adorazione a Gesù Sacramentato a Roma, e si raccomandò alle sue preghiere. Questo accettò di pregare per Alfonso affinché si convertisse.

Alfonso all’indomani riportò il biglietto e pensava di riprendere il viaggio se non che l’amico insistette perché non partisse il 17, ma dopo il 22, perché c’era il carnevale a Roma, e valeva la pena vederlo. Accettò anche questo invito.

  1. La potenza della preghiera unita al sacrificio

Il 20 mattina – giacché quella notte l’aveva passata agitatamente e per impiegarla aveva scritto delle lettere ai suoi amici, compresa Flora, a cui aveva chiesto scusa per essere andato a Roma, ma le aveva assicurato che il Papa non l’avrebbe visto, e che al suo ritorno si sarebbero sposati – uscì, andò a Piazza di Spagna e sedette avanti a un caffè. In una carrozza passò Gustavo, lo chiamò e gli disse:- Ho a disposizione due ore, ti posso accompagnare per Roma, per farti vedere altri monumenti. Mi devi permettere solo, che mi fermi qui a cento metri, nella Parrocchia di S. Andrea delle Fratte, per fissare un funerale. Era morte quel Conte della Feronet , suo amico. Si era offerto vittima per la conversione di Alfonso. Nessuno lo sapeva, dopo lo abbiamo saputo. Alfonso accettò l’invito. Arrivati dinanzi alla chiesa di S. Andrea delle Fratte, la carrozza si ferma, l’amico scende, lui rimane ad aspettare. Poiché l’amico tardava, pensò di scendere per visitare la chiesa. Tutto per caso! Scende ed entra in chiesa. Un cane nero gli sbarra la strada. Entra in chiesa e – così dice lui – è come se gli fosse stata messa una benda agli occhi; si oscura la chiesa, non vede più niente. Vede solo la seconda cappella a sinistra tutta illuminata, non c’era luce, eppure erano le 13, ed era una bellissima giornata! Lui dice:- Mi sentii come trascinato verso quella luce; quando ad un certo momento vede, bellissima, una donna, con le mani aperte, così come stava sulla medaglietta miracolosa, che mi indicava col dito: inginocchiati!

Dinanzi a questa donna così bella, lui dice, mi gettai in ginocchio; e da ebreo ero diventato cattolico. Chiusi gli occhi. Tutte le volte che li aprivo per vedere la Madonna ero costretto a richiuderli, perché la visione era bellissima, splendente, luminosissima. Dalle sue mani io capivo che era piena di bontà, di amore e di misericordia verso di me. Io non capivo che cosa fosse il peccato, non capivo che cosa fosse la mia vita, in quell’istante capii tutto.

Quando l’amico finì di risolvere i suoi problemi, andò alla carrozza, ma non lo trovò. Entrò in chiesa e vide Alfonso in ginocchio con la testa tra le mani che piangeva dirottamente.

  • Che hai? domandò.
  • L’ho vista! L’ho vista! Ecco le parole che diceva.
  • Ma che cosa hai visto?
  • L’ho vista, era bella, era bella. Portami da un sacerdote.

Dopo due mesi di catechesi si battezzò; in seguito fu anche ordinato sacerdote e fondò una

Congregazione religiosa. Consacrò tutta la sua vita per la conversione degli ebrei.

La Congregazione fondata da lui ha come fine la conversione degli Ebrei.

          conclusione

 Tutto è per caso, secondo la considerazione degli uomini; ma tutto è secondo la volontà di Dio.

La potenza della preghiera ha piegato un ebreo, e da ebreo l’ha fatto diventare cattolico.

La potenza del sacrificio! L’offerta della propria vita per la conversione del proprio fratello.

Questa Mamma, che presiede alla distribuzione di tutte le grazie, ha presieduto anche alla distribuzione della grazia della conversione di Alfonso Ratisbonne. Niente avviene a caso, tutto è nelle mani di Dio.

Chi vuole che la misericordia arrivi a casa sua, è necessario che preghi, che preghi in modo particolare la Madonna, perché è la mamma di tutti ed è lei che si intenerisce e intercede continuamente presso il trono di Dio per ciascuno di noi. Quelle Ave Maria che noi diciamo nel Rosario: “Prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte” hanno una grandissima efficacia. Noi non sempre vediamo e constatiamo l’efficacia del Rosario, ma quando meno ce lo aspettiamo la Madonna è al nostro fianco per soccorrerci, per aiutarci, per farci diventare migliori, ma soprattutto per salvarci.

Non dimenticatevi di Lei; è il grande insegnamento di S. Francesco di Paola. Io sono contento che in questa chiesa, come reliquia di S. Francesco di Paola abbiamo il suo Rosario. La reliquia che voi baciate è la sua corona. S. Francesco è stato devotissimo figlio della Madonna, e non è stato mai abbandonato. S. Francesco ha consacrato sempre tutti i conventi e tutte le chiese che fondava alla Madonna. Mai si è distaccato dalla devozione alla Madonna, e ha voluto che noi, suoi figli, avessimo una devozione particolare verso la Madonna.

La maggior parte di voi sono terziari, quindi figli di S. Francesco di Paola, invocate la Madonna sotto il titolo “del Miracolo”, è l’Immacolata.