Fammi contagiosa del tuo amore, mio Signore – At 2, 36-41 – Gv 10, 1-11

Gv 10, 1-10 – Parlare con entusiasmo della propria vocazione e carisma

Gv 10, 1-10- Ho altri figli e anche questi devo condurre 16-5-11

Gv 10, 1-10 – Io Sono la porta del Paradiso

Gv 10, 1-10 – Io sono la Porta delle pecore

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca, 01.04.1997

 

 

SALVARE E SALVARSI

(At 2, 36-41)

 

Introduzione

Se volete sapere come fare il catechismo, dovete leggere gli Atti degli Apostoli, perché parlano dell’apostolato di Pietro nella prima parte e dell’apostolato di Paolo nella seconda parte, con i relativi discorsi. Infatti, dovendo dare una definizione degli Atti degli Apostoli, gli esegeti dicono che sono la trascrizione dei discorsi di Pietro e la trascrizione dei discorsi di Paolo, perché dovevano indicare ai cristiani di tutti i tempi e di tutti i luoghi come avviene la conversione delle genti. Fatelo e vedrete che il metodo è infallibile. Non c’è da cambiare proprio niente, c’è solo da ripetere.

            Le parole che mi hanno colpito sono quelle di Pietro che, dopo aver fatto un discorso, a chi gli chiede: Che cosa dobbiamo fare per salvarci?, risponde: “Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo” (At 2, 38).

Dicono gli Atti degli Apostoli che alla fine quelli che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone.

            Come catechisti, come apostoli, come minimi, voi come Missionarie della Parola di Dio , ed io come sacerdote, abbiamo il compito di salvare i nostri fratelli. Come cristiani abbiamo il compito di salvare noi stessi.

 

 

1. che cosa dobbimo fare, come catechisti, per salvare i nostri fratelli

 

La risposta la dà Gesù, non Pietro. Pietro è il ripetitore.

Gesù dice: “Convertitevi e credete al vangelo” (Mc 1, 15).

Non abbiate paura di annunciare la Parola di Dio ai cristiani, ai pagani, agli uomini che vi ascoltano. Non abbiate paura! Parlate anche agli atei senza fare distinzione. Oggi si usa dire che dobbiamo parlare come i laici. No, io parlo come cristiano e come ambasciatore di Cristo! Io ti racconto gli Atti degli Apostoli come Parola di Dio ; ti racconto il Vangelo come Parola di Dio . Se poi l’accetti o non l’accetti è un altro discorso. Il catechista, il sacerdote, l’apostolo deve annunziare la Parola di Dio .

Ha detto Gesù: “Convertitevi e credete al vangelo”. Questo lo dovete andare a dire a tutti, anche agli atei. E non vi preoccupate se accettano o non accettano il pensiero di Gesù.

Gesù dice anche queste parole: “Andate per il mondo intero e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato si salverà, ma chi non crederà sarà condannato” (Mc 16, 15-16).

Parlate agli atei, ai pagani, ai cristiani, ai laici, a tutti gli uomini, dice Gesù, senza distinzione, se è colto, se è ignorante, se è zappatore. Andate e dite il mio vangelo e vedrete che tutti lo capiranno. Non parlate un linguaggio difficile. Il Vangelo, la Parola di Dio dovete annunziare.

            Pietro, che ha ricevuto lo Spirito Santo, incomincia il suo apostolato consegnando quattro parole: convertirsi, credere, lasciare il peccato, vivere in grazia di Dio .

Le prime due: convertirsi e credere, sono il frutto della Parola di Dio . Le altre due: lasciare il peccato e vivere in grazia, sono frutto dei sacramenti. Gesù dice infatti: coloro che crederanno si battezzeranno, quindi convertitevi e credete.

Come fare per convertirsi e credere? Annunziando la Parola di Dio . Se leggete tutto questo primo discorso di Pietro e tutti gli altri suoi discorsi e leggete tutti i discorsi di Paolo, alla fine vedrete che c’è sempre questo schema: parlano con la parola di Dio . La loro parola è diventata anche Parola di Dio perché avevano il dono dell’infallibilità. Ciò che hanno scritto è stato accettato dalla Chiesa come opera dello Spirito Santo.

Questo dovete testimoniare voi. Non voglio l’antropologia, perché non la vuole Gesù. Annunciate il Vangelo, quello genuino, non quello manipolato, per cui alla fine dicono il contrario di quello che ha detto Gesù. E il risultato è che alla fine nessun cristiano va più a Messa, né nei giorni feriali, né nei giorni festivi; nessuno più si riposa la domenica. Abbiamo insegnato a non osservare il terzo comandamento.

Ricordatelo, un annunzio che non porta alla salvezza, non è annunzio. Un annunzio che non porta alla conversione, non è annunzio. Un annunzio che non dà la fede, che non fa crescere nella fede, non è annunzio. Voi la fede già l’avete, ma se parlando non vi faccio crescere nella fede, il mio dire è scienza, è cultura, non è un annuncio di salvezza.

La conferma che le prime due parole sono effetto della predicazione fatta con la parola di Dio ci viene da san Paolo. Egli scrive ai Romani: “Come potranno credere se non c’è chi annunzia? E come faranno ad annunziare se non c’è chi li manda? La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per mezzo della parola di Cristo” (Rm 10, 14-15. 17).

Quindi la catechista deve fare il catechismo con la Parola di Dio ; il sacerdote deve fare l’omelia e la predica con la parola di Dio . Quando l’apostolo non parla con la parola di Dio è fuori seminato. Non porterà mai né salvezza, né conversione, né fede.

            Le altre due parole riguardano il peccato e la grazia. Il peccato proibisce la salvezza all’uomo. È l’ostacolo numero uno alla santità e alla salvezza.

Come si toglie il peccato? Per mezzo del battesimo e della penitenza; però, tolto il peccato, bisogna ricevere il dono dello Spirito Santo, che è la grazia, il dono dei doni. La grazia si ha sia col Battesimo che con la Penitenza, e si accresce per mezzo di tutti gli altri sacramenti.

Queste sono le quattro parole delle quali vi dovete servire nella vostra catechesi. Quando le avrete annunziate e avrete convinto i vostri fedeli a viverle, avrete fatto tutto. È questo anche il pensiero di san Francesco. Ai suoi figli diceva: Parlate dell’eliminazione dei vizi, perché chi è vizioso commette il peccato; parlate delle virtù, perché chi si esercita nella virtù è in grazia di Dio . Dite a tutti che il peccato muove Dio all’ira. San Francesco dopo 1400 anni, si trova in linea con Gesù, con Pietro e con Paolo. Noi siamo indietro di 2000 anni, ma io me ne glorio perché sono in linea con Gesù, con Pietro, con Paolo, Giacomo, Giovanni e tutti gli altri apostoli.

 

 

2. che cosa dobbiamo fare come cristiani

 

Dicono gli Atti degli Apostoli che quelli che accolsero la parola di Pietro furono battezzati.

Noi cristiani dobbiamo accogliere la parola di Dio , perché si può accogliere e si può non accogliere. Tra tanta gente che ascoltava Pietro e gli altri apostoli, un buon numero ha accolto la Parola, circa tremila persone, gli altri non l’hanno accolta e quindi non hanno lavato la propria anima dal peccato e non hanno ricevuto la grazia, perché non hanno ricevuto il sacramento. La predicazione però c’è stata, con l’invito alla fede e alla conversione; non hanno voluto convertirsi e non si sono fatti battezzare, non hanno eliminato il peccato, non hanno ricevuto la grazia di Dio .

Noi stiamo con la categoria che ha accolto il Vangelo. Noi accogliamo la parola di Dio ; quindi eliminiamo il peccato e viviamo nella grazia di Dio , cresciamo nella fede e continuamente ci convertiamo. Sappiate però, come ha detto Gesù, che alcuni hanno reso il dieci, altri il venti, il trenta, il quaranta, il cinquanta, il sessanta, il settanta, l’ottanta, il novanta e il cento per uno. C’è diversità di rendimento, però questa diversità di rendimento non è un peccato. Lo dovete accettare come voluto da Dio , che però a tutti dà la stessa ricompensa dicendo: “Bene, servo buono e fedele …prendi parte alla gioia del tuo padrone” (Mt 25, 21 ss).

La ricompensa di Dio è il paradiso, non la gradazione del paradiso. Non dovete avere concetti sbagliati. Io, che sono il Padre, vedo che alcune di voi rendono dieci, e non le rimprovero; mi accontento di dieci. Gesù dinanzi a colui che aveva avuto un talento ebbe parole di rimprovero perché non aveva fatto proprio niente, non gli aveva portato neanche una lira, perciò gli disse:- Servo infingardo e malvagio, se il mio denaro lo portavi in banca mi avresti portato tre lire su ogni cento lire. Invece lui non gli portò proprio niente, perciò lo rimproverò, ma se gli avesse portato una lira su cento lire, gli avrebbe detto:- Bravo, servo buono e fedele, vieni a possedere il Regno che io ti ho preparato dalla fondazione del mondo.

Dovete accettare la diversità nell’accogliere la parola di Dio e la diversità del rendimento. Il mio Padre Generale in un giorno scrive un libro. Io per scrivere un libro ci impiego due anni; ma secondo voi io non andrò in paradiso perché ci impiego due anni? O il Generale mi deve rimproverare:- Chimienti, tanto ci vuole per scrivere un libro? Invece andremo in paradiso entrambi. Dobbiamo dire grazie a Dio , per qualunque rendimento. Magari tutte le mie figlie dicessero un rosario al giorno, ascoltassero una messa al giorno! E perché vi devo rimproverare? Non vi posso rimproverare perché qualcosa me la date; veramente non a me, ma a Gesù.

            C’è diversità di rendimento anche nei bambini. Quando ero direttore del catechismo, per dare un premio non ho mai chiesto il rendimento. Bastava che venissero al catechismo, perché se vengono ascoltano, e se ascoltano qualcosa la metteranno in pratica. Il premio l’ho dato sempre a chi veniva al catechismo e non faceva assenze, a chi veniva a Messa e non si assentava mai; invece non ho mai dato un premio a coloro che venivano al catechismo e prendevano “dieci”. Gesù non dà il premio a coloro che sanno a memoria le preghiere, ma a coloro che dicono le preghiere. Quindi tra chi sa a memoria i dieci comandamenti e non viene a Messa e chi viene a Messa ma a memoria i dieci comandamenti non li sa, questo è ricompensato, perché ha accolto la parola di Dio .

Dovete accettare la diversità, quindi dovete accettare anche il peccatore e la peccatrice. Se il peccatore riconosce il suo errore e chiede perdono è santo. Il peccato non esiste più!

Dice san Paolo: “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore perché potessimo noi diventare per mezzo di lui giustizia di Dio ” (2 Cor 5, 21).

Il mio peccato, quando lo riconosco e chiedo perdono a Dio , se lo prende Gesù. Lui diventa il peccatore, io invece sono il santo. Così è anche per voi. Il peccato, ve lo ripeto, non è ostacolo alla santità, se lo si è riconosciuto come tale e si è chiesto perdono a Dio . Chi di noi non è peccatore? Dio ha dato il dono di vedere il Risorto per prima, noi diciamo alla Madonna, ma non sta scritto. Sappiamo con certezza che l’ha dato alla Maddalena, perché è scritto.

Ricordate l’episodio di Gesù in casa di Simone il fariseo, il quale pensava tra sé:- Se sapesse chi è questa donna che gli sta bagnando i piedi con le lacrime e glieli sta asciugando con i capelli! Dice di essere un profeta, ma se lo fosse davvero, si guarderebbe bene dal farsi toccare. Gesù allora gli dice:- Simone, ho una cosa da dirti: Un creditore aveva due debitori: l’uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più? Simone rispose: Suppongo quello a cui ha condonato di più. Gli disse Gesù: Hai giudicato bene (cfr. Lc 7, 37 ss).

Se i vostri ragazzi vengono al catechismo, se vi dicono qualche cosa, vi fanno qualche cosa, lodateli! Lodateli, perché si salveranno. La salvezza è legata a pochissimo. È chiaro voi volete ottenere di più ed anch’io voglio ottenere di più. Vi voglio veder volare perché Dio vi ha fatto aquile e dovete fare le aquile.

 

 

            conclusione

 

Come catechiste annunziate la parola di Dio ; come cristiane accettate la parola di Dio . Come catechiste salverete con la parola di Dio ; come cristiane vi salverete con la parola di Dio .