At 15, 22-29 – Gv 14, 23-29

COME SI ACCOLGONO LE DECISIONI DELLA CHIESA

(At 15, 22-31)

Ieri, seguendo gli Atti degli Apostoli, abbiamo visto come si fanno le discussioni nella Chiesa; oggi, sempre seguendo gli Atti degli Apostoli, vedremo come si accolgono le decisioni della Chiesa. Queste cose non sono dei tempi di Gesù Cristo e degli Apostoli, sono della Chiesa di ogni tempo. Così si fa sempre.

  1. Le decisioni della Chiesa si accolgono con gioia

 “Quando l’ebbero letta (la decisione degli Apostoli), si rallegrarono per l’incoraggiamento che infondeva” (At 15, 31).

Come si accettano le decisioni della Chiesa? Con gioia, perché ogni decisione dell’autorità dà la certezza di operare nel bene.

Nel Concilio di Gerusalemme dicono: “Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi” (At 15, 24). Si tratta di cristiani tra cristiani, di sacerdoti tra sacerdoti.

 

  1. Le opinioni peregrine portano turbamento

 “Alcuni da parte nostra”, quindi sono nostri, stanno nel gregge, “ai quali non avevamo dato nessun incarico”, quindi non sono in linea con la verità rivelata da Dio , della quale la Chiesa, il Papa e i Vescovi uniti con lui, sono i gelosi custodi. Vedete quali effetti portano? “Sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi”. Portano turbamento e sconvolgimento.

Questa è la storia dei nostri tempi; ma è la storia di tutti i tempi della Chiesa. Un abate Franzoni che viene nella nostra diocesi e dice che si può fare il divorzio, voi capite, sconvolge il cuore di tantissimi fedeli. Io ricordo quando su Piazza della Vittoria, a Taranto, ero parroco, venne una suora e si mise a dire che alcune volte il divorzio si può fare; creò turbamento.

Come pure voi dite, io però l’ho sempre escluso, che qualche sacerdote ha detto che potete anche non confessarvi più. Io non l’ho mai sentito questo, ma in tutti i modi se fosse vero, la Chiesa non ha dato nessun incarico a questo sacerdote di dirvi che potete fare la comunione senza confessarvi e tutte le volte che volete, anche con il peccato mortale.

  1. Le decisioni della Chiesa rasserenano gli animi

 “Sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi”, però è altrettanto vero che quando le cose le vengono a sapere il Papa e i Vescovi e arriva la loro decisione, io e voi ci rallegriamo: Sa che cosa ha detto il Papa? Che vi dovete confessare e che non potete fare la comunione se state in peccato mortale. Dovete prima andare a confessarvi, poi potete fare la comunione.

“Si rallegrarono per l’incoraggiamento ricevuto”. Lo stesso è per noi che ci troviamo nel tempo del dopo Concilio Vaticano II. La Messa si dice in italiano, rivolta verso il popolo, ci sono tante innovazioni; c’è da spaventarsi? No. L’ha detto il Papa e i Vescovi uniti con lui, si accetta. Non solo si accetta e si ubbidisce, ma ci si rallegra, perché sappiamo che stiamo nella verità, sappiamo che gli altri nostri fratelli stanno nella verità, perché con la Chiesa c’è lo Spirito Santo; questo è il principio di fede.

“Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi” (At 15, 28). Con la Chiesa di Cristo c’è lo Spirito Santo, e lo Spirito Santo è lo spirito di verità. Chi non ha fede non crede, e dice: Dove sta lo Spirito Santo? Lo Spirito Santo è invisibile, perché non tiene corpo, ma è presente, sta nel cuore dell’uomo che deve decidere e sta nel cuore della Chiesa che deve dirigere.

            conclusione

Lo Spirito Santo lascia che l’uomo agisca da uomo, non lo prende per i capelli per costringerlo, ma ciò che il Papa e i Vescovi dicono è suo. Questo vi volevo dire, perché anche noi possiamo avere dei dubbi; ma per il credente questi dubbi non esistono: quello che dice la Chiesa è dello Spirito Santo, perché la Chiesa è diretta dallo Spirito Santo, che è spirito di verità. Questo mi dà la certezza.

L’ultima parola è sempre della Chiesa, l’ultima parola è sempre di Dio . Quando Dio parla dice la verità e a noi cristiani non resta che rallegrarci e continuare a vivere nella fede e nella verità.