Voglio Te, Signore, tutto il resto non mi basta – At 2, 36-41 – Gv 20, 11-18

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Gv 20, 11-18 – Il contenuto dell’annunzio di Maria Maddalena

 

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca, 02.04.1991

IL SIGNIFICATO DELLA CROCIFISSIONE

E DELLA RISURREZIONE DI Gesù

 E LE CONSEGUENZE PER NOI

(At 2, 14. 23-24. 36-38)

 

Vd. omelia del Lunedì dell’ottava di Pasqua

 

2. “Dio ha costituito Gesù Signore e Cristo” (At 2, 36)

 

Il Cristo è il re dell’universo, è il Signore, è il Dio sulla terra.

San Paolo nell’Inno Cristologico ai Filippesi dice: Egli, pur essendo di natura divina, non disdegnò di incarnarsi, assumendo la condizione di servo e facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo motivo, Dio lo ha esaltato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome, perché nei cieli, sulla terra e sottoterra ogni ginocchio si pieghi dinanzi a lui e chi si vuole salvare deve dire che il Cristo è il Signore (cfr. Fil 2, 6-11), il Messia del quale hanno parlato tutti i profeti e nel quale si sono avverati tutti i segni annunciati dai profeti. Dio ha dimostrato questo attraverso i miracoli e i segni fatti dal Cristo e adesso lo ha costituito Padrone e Signore di tutte le cose.

San Paolo dice che quando gli uomini rivedranno il Cristo come giudice, infatti Dio lo ha costituito giudice di tutti gli uomini, anche di coloro che lo hanno crocifisso, essi si batteranno il petto, chiedendogli perdono.

Avranno timore del Cristo giudice, sia coloro che lo hanno crocifisso e che non hanno voluto riconoscere il proprio errore, sia coloro che lo hanno crocifisso e hanno riconosciuto il proprio errore. Coloro che riconoscono i propri torti andranno in paradiso; coloro che non riconoscono i propri torti andranno all’inferno.

Cristo è il Signore dinanzi al quale tutti si inchineranno, sia quelli che stanno in cielo, sia quelli che stanno sulla terra, sia quelli che stanno sottoterra, cioè i demoni e tutti coloro che seguono la sorte dei demoni. La rivincita di Dio è questa! Dovete aspettare la morte, perché le vostre lacrime si trasformino in gloria. Anche in noi si avvererà ciò che si è avverato nel Cristo. Il Crocifisso è stato glorificato!

III. le conseguenze della corcifissione e risurrezione di Gesù per noi

 

“All’udire tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?»” (At 2, 37).

Gli uomini sinceri dinanzi alla verità credono, si sentono trafiggere il cuore e dicono:- Che cosa dobbiamo fare? Vogliamo cambiare vita! E Pietro dice:

  1. “Pentitevi” (At 2, 38)

 

Pentitevi, cioè lasciate il peccato e vivete in grazia. Questa era la parola d’ordine degli apostoli per tutti i cristiani; questa è la mia parola d’ordine per voi, perché la prima e unica penitenza che vi chiedo io è lasciare il peccato. San Francesco vi chiede anche la mortificazione e Gesù vi chiede anche la riparazione, ma io vi chiedo la prima forma di penitenza che è lasciare il peccato, convertirsi.

Questa è la consegna che dovete fare a tutti i ragazzi del catechismo e a tutti i giovani e le giovani che si preparano sia alla Cresima sia al Matrimonio. Dovete dire: Pentitevi! Lasciate il peccato, perché col peccato si mette in croce il Cristo. Fate il bene, perché esiste l’altra vita e anche noi risorgeremo col Cristo.

Queste sono le due verità che dovete annunziare: il peccato è la crocifissione e morte del Cristo; la grazia è la risurrezione, è la rivincita di Dio sugli uomini. Pentitevi, cambiate vita!

Alle aspiranti io chiedo solo di lasciare il male e di fare il bene. Il lavoro che nei tre anni di formazione devono fare è quello di smetterla col male, anche col peccato veniale.

            Fate l’esame di coscienza e chiedete a Dio la conoscenza di tutto il male che fate, per eliminarlo.

Il male si riduce ai tre vizi capitali: superbia, avarizia e lussuria, però di questi tre, il male dei mali per il novanta per cento di tutti i cristiani è la superbia; qualcuno è anche lussurioso e qualche altro è anche avaro. Sono avari coloro che lavorano e, pur avendo tanti soldi, non usano delle ricchezze per vivere dignitosamente. Però la famosa bestia dalle sette teste è la superbia.

  1. “Ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati” (At 2, 38)

 

Poiché gli uomini sono peccatori, san Pietro dice: Sarete perdonati non per le opere buone che farete, ma in virtù del sangue che il Cristo ha sparso per voi, morendo in croce e che ora è conservato nei sacramenti.

Il primo sacramento è quello del Battesimo, che noi abbiamo ricevuto quando non capivamo niente, però ora per essere perdonati dei nostri peccati dobbiamo usare il sacramento della Penitenza.

  1. “Dopo riceverete il dono dello Spirito Santo” (At 2, 38)

 

Se eviterete il male e farete il bene, se userete i sacramenti con i quali il Cristo vi lava e vi santifica, riceverete il dono dello Spirito Santo.

            conclusione

San Francesco di Paola ha sempre creduto e ha testimoniato con la sua vita che il peccato mette in croce il Cristo.

Le parole dette da san Francesco di Paola, e ripetute dai testimoni, e quelle da lui scritte sono sempre queste: Figli miei, fuggite il peccato come si fugge la lebbra. Fuggite il peccato perché è il male dei mali! Col peccato l’uomo mette di nuovo in croce Gesù e lo fa morire in mezzo a immensi dolori, lo fa morire sulla croce. Con queste parole san Francesco invitava a fare penitenza. Per lui non è mai esistita la Pasqua; per lui è stato sempre Venerdì Santo, perché sapeva che ogni giorno si pecca e ogni giorno si mette in croce il Cristo. Ha valorizzato sempre il Venerdì Santo. E poiché il Venerdì Santo si prega sempre, si chiede perdono a Dio dei propri peccati e si fa astinenza dalle carni, egli ha fatto digiuno, preghiera e astinenza per tutta la vita. Ha vissuto la vita pregando, digiunando e astenendosi. E così ha raggiunto il secondo grado della penitenza che è la mortificazione, e il terzo grado che è la riparazione. Si è messo al posto degli altri e ha salvato le anime. E quando gli dicevano: Facciamo Pasqua!, rispondeva: La Pasqua per noi non esiste, la faremo in cielo. E adesso sta facendo Pasqua nella gloria, una Pasqua piena di meriti, perché attraverso queste azioni ha dato un significato alla sua vita, ha acquistato gloria e meriti.

            San Francesco è mio Padre, ed oggi 2 aprile, giorno dedicato a lui, io gli chiedo la grazia di essere penitente come lo è stato lui. Voi, che siete figlie di questo Padre, chiedete con me questa stessa grazia.

Chiediamo al Signore la grazia della penitenza: di lasciare definitivamente il male e di incominciare, di continuare e di perseverare a fare il bene; di mortificarci, affinché il male non entri più nell’anima nostra, e di riparare i nostri peccati, perché li abbiamo fatti, e di riparare anche i peccati degli altri, perché più peccatori ritorneranno all’ovile di Cristo, più gloria egli riceverà, perché il suo sangue non sarà versato invano.

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