La sublimità della Tua conoscenza – Fil 3, 8-14

da un ritiro tenuto da P. Francesco Chimienti O.M.

Grottaglie, 02.04.1995 

 

METTERE DIO AL PRIMO POSTO

(Fil 3, 8. 13-14)

 

La lettera ai Filippesi è piena di tenerezza. San Paolo ha avuto un debole per i fedeli di Filippi, che lo hanno amato in modo particolare, tanto è vero che egli solo dai Filippesi ha accettato di essere sostenuto. Verso di loro san Paolo usa delle espressioni tenerissime: “Ringrazio il mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi, pregando sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera” (Fil 1, 3-4).

In questa lettera si coglie l’umanità di san Paolo che si commuove della fede, dell’amore e della devozione dei Filippesi.

 

  1. Amate Dio e Dio solo

 

Oggi è san Francesco che dice a noi le parole di san Paolo: “Fratelli, tutto io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui” (Fil 3, 8-9).

San Francesco ha messo su un piatto della bilancia tutte le realtà terrene: i beni, la ricchezza, i parenti, l’amicizia, la stima, la cultura, e sull’altro piatto della bilancia le realtà spirituali, e ha detto: io reputo le realtà terrene una perdita e le considero come spazzatura, mentre reputo sublime la conoscenza di Cristo.

Conoscere, in latino, significa conoscere in profondità qualcuno per assimilarsi e identificarsi a lui. Quindi conoscere il Cristo significa identificarsi con lui. Chi conosce così il Cristo, cioè facendo tutto ciò che egli dice, è santo.

         Chiediamoci: In quale condizione mi trovo adesso dinanzi a Dio? Qual è la mia considerazione dinanzi alle mie realtà temporali? Tra le ricchezze e la sequela di Cristo chi ha la precedenza? Chi ha la priorità tra la bellezza e la conoscenza di Cristo? Tra il posto di lavoro e la conoscenza di Cristo? Tra l’affetto dei genitori e la conoscenza di Cristo? Tra la stima degli uomini e la conoscenza di Cristo? Tra l’apostolato e la conoscenza di Cristo? Tra tutte le realtà terrene e la conoscenza di Cristo?

 

         San Paolo dice: “Tutto io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore”. San Francesco di Paola è vissuto mettendo in pratica queste parole. Egli a dodici anni ha voluto fare un pellegrinaggio con i suoi genitori per conoscere la sua vocazione. È andato a Roma, a Montecassino, a Loreto e ad Assisi, poi ha lasciato tutto per vivere nel deserto. Dalla storia sappiamo che i suoi genitori nei primi mesi gli mandavano un cugino col cibo, però san Francesco, per non essere disturbato nella sua solitudine, si spostò in un’altra grotta, dove stette per cinque anni, dai 14 ai 19 anni, rinunziando così anche al cibo che i suoi genitori gli mandavano. Nel deserto san Francesco ha avuto l’insidia della donna, ma l’ha vinta. Egli è stato l’uomo assorto in Dio, ha scelto Dio e soltanto Dio. Egli ha messo in pratica le parole della S. Scrittura: “Io sono il Signore, tuo Dio. Non avere altri dei di fronte a me” (Dt 5, 6). “Io sono il Signore, fuori di me non v’è salvatore” (Is 43, 11).

Mentre per gli uomini 4-4=0, per Iddio è uguale a 8.

         San Francesco ha trovato tutto in Dio, e ai suoi figli ha detto: “Abbiate il cuore fisso in Dio”. Egli non parla mai dell’amore del prossimo, parla sempre dell’amore di Dio, perché era convinto che chi ama Dio, in Dio ama certamente il prossimo. Chi mette Dio al primo posto mette ogni cosa al suo posto. Se vogliamo seguire il Signore, lo dobbiamo mettere al primo posto! Le creature non sono il nostro Dio, sono strumenti; le possiamo usare, ma non ne dobbiamo abusare. Le creature non devono mai diventare il nostro Dio.

Spesso la domenica, tra la partita di pallone e la partecipazione alla S. Messa, si sceglie la partita. Se si fanno tutte e due le cose non si sbaglia, ma se si omette la Messa si compie un peccato mortale! Tra un programma televisivo e la recita del rosario spesso si sceglie il programma televisivo!

Le creature sono tutte buone perché ci sono state date da Dio, ma non devono prendere il posto di Dio, devono stare al loro posto!

San Francesco non ha fatto mai un dramma se non aveva questo o quel cibo, né faceva un dramma se non aveva questa o quella cosa. Anche Gesù usava delle creature, ma non erano per lui una divinità. Se c’erano le usava, altrimenti non le usava e non ne faceva un dramma. Dormiva in una grotta e poi usciva; in seguito entrava in un’altra grotta.

         San Francesco non ha trascurato mai queste realtà: la conoscenza del Cristo, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, il premio finale. Tra il credere alla risurrezione, il partecipare alle sofferenze del Cristo, la fede nell’aldilà e nella risurrezione della carne e le realtà terrene ha preferito le prime e ha considerato le seconde come spazzatura.

         Anche voi date il giusto valore alle cose di lassù e a Colui che ha creato tutto ed è l’unico nostro bene! Non ci sono altri beni al di là dell’unico Bene che è Dio, gli altri beni sono passeggeri.

 

  1. Correte con perseveranza verso la meta

 

“Dimentico del passato, dice san Paolo, e proteso verso il futuro, corro verso la meta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù” (Fil 3, 13-14).

Egli dice: Ritengo di non essere giunto alla perfezione, però dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la meta.

Se disprezzo le cose di quaggiù, per apprezzare le altre, se considero le cose di quaggiù come spazzatura, perché amo solo Dio, vivo la vita di quaggiù per raggiungere la meta.

Chiediamoci: Corro nella via della perfezione? Come corro? Penso al peccato passato e non faccio quello che dovrei fare? Oppure non penso più al passato e mi impegno nel presente a fare il bene? Corro verso la meta? Mi sforzo di correre per conquistare la perfezione e il premio?

L’adultera, una volta ricevuto il perdono da Gesù, non ha più pensato al suo passato di peccato, ma al presente per correre, e al futuro come meta da raggiungere. Chi vuole diventare santo non deve pensare più al passato di peccato, che è stato lavato dal sangue del Cristo e non c’è più. Lo scrupoloso si confessa dei peccati già confessati; però chi crede che Gesù l’ha perdonato, è convinto che il peccato non c’è più!

Il passato di peccato è stato cancellato dal sangue preziosissimo di Gesù, che si è addossato il mio peccato e mi ha giustificato, ecco perché non posso più confessare i peccati già confessati. Se l’adultera fosse stata a pensare ai peccati passati, non avrebbe fatto neppure un passo nella via della santità; invece bisogna dimenticare il passato, gettandolo nella fornace ardente del Cuore di Gesù, e correre nella via della perfezione.

 

San Paolo non parla di camminare nella via della perfezione, ma di correre. Nella lettera agli Ebrei leggiamo: “Deposto tutto ciò che ci è di peso e il peccato, che ci intralcia, corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede” (Eb 12, 1-2).

Gesù ci chiede la perfezione, infatti dice: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5, 48).

Poiché la strada da percorrere è lunga, se corriamo faremo tanta strada.

 

 

         conclusione

 

Nel nome di san Francesco vi lascio questi due pensieri:

 

  1. Amate Dio e Dio solo, lasciando tutte le altre cose da parte.

 

  1. Avete tanta strada davanti a voi, la meta è lontana, se l’effettuate di corsa farete tanta strada, altrimenti ne farete poca.

San Francesco ha messo in pratica queste due cose e vuole che le facciamo anche noi.