Ascolta il Signore, non indurire il tuo cuore – 2Re 5, 1-15 – Lc 4, 24-30

2008

2012

Lc 4, 24 – Nessun profeta è ben accetto in patria

Lc 4, 24-30 – La conversione del peccatore – 2011

Lc 4, 24-30 – La salvezza è per tutti gli uomini – 2012

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

LA FEDE è IL FONDAMENTO DELLA PENITENZA

(2 Re 5, 1-15)

Durante la quaresima il Signore conduce per mano i suoi figli, che siamo noi, per spiegarci, giorno per giorno, in che consiste la penitenza. Ogni giorno ci spiega un concetto. Oggi ci dice che il fondamento della penitenza è la fede.

La prima lettura di oggi tratta della guarigione di Naaman il Siro. Naaman era lebbroso; credette alla parola del profeta Eliseo, andò a lavarsi nel fiume Giordano e guarì.

L’episodio del Vangelo parla invece, dell’incredulità degli abitanti di Nazaret. I compaesani di Gesù, lo avevano visto crescere; fino a qualche anno prima era stato con loro, era il falegname del paese, per cui non lo credono profeta e figlio di Dio, e quindi lo cacciano fuori della sinagoga, fuori del paese, anzi lo vogliono proprio uccidere. Poi Gesù se ne va; fa un miracolo.

Che cosa ci vuole dire oggi la Chiesa? Ci vuole dire che la penitenza si basa sulla fede.

  1. Chi crede in Dio fa penitenza

Chi crede fa penitenza, chi non crede, non soltanto mangia la carne il venerdì, ma insulta tutti quelli che non la mangiano.

Chi crede accetta Dio e la sua rivelazione. Chi non crede non accetta niente.

         Chi non crede si può salvare? No, è impossibile. Ha detto Gesù che Dio salverà tutti gli uomini, ma non può salvare coloro che non credono, perché non si mettono nelle condizioni di poter essere salvati. Tutti i peccati saranno perdonati, ha detto Gesù, solo un peccato non sarà perdonato, ed è il peccato contro lo Spirito Santo. Sarebbe il peccato dell’incredulità dinanzi all’evidenza dei fatti, dinanzi a questo Dio che si è rivelato, si è incarnato, è morto per noi, è risuscitato, è salito al cielo.

Per chi non crede non c’è salvezza. L’incredulità è un peccato imperdonabile, non perché Dio non può perdonare, è infinito nella misericordia, ma perché l’uomo rifiuta, non il suo perdono, ma lo stesso Dio; non crede.

  1. Chi crede che il peccato è un debito da pagare fa penitenza

Fa penitenza, prima di tutto chi crede che Dio esiste e poi chi crede che l’uomo pecca, e peccando contrae un debito con Dio; un debito che deve pagare. Il debito si paga facendo penitenza.

Quindi chi crede nell’esistenza di Dio, nell’immortalità dell’anima, chi crede che il peccato è un debito, chi crede che i debiti per giustizia si devono pagare, fa penitenza. Gli altri non fanno nessuna penitenza, mangiano carne il venerdì, non fanno nessun digiuno, non vanno a Messa la domenica, non pregano, non fanno le opere di carità, non accettano la sofferenza. Non credono!

         Perché adesso, la maggior parte di coloro che si dicono cristiani, cioè che sono battezzati, non fa penitenza? Perché non credono in Dio.

Perché non vengono a Messa la domenica? Perché non credono in Dio.

Perché non accettano la sofferenza? Perché non credono in Dio.

Ci sono, è vero, due specie di incredulità: c’è l’incredulità violenta e c’è l’incredulità pratica, ma sono la stessa cosa, perché in tutti e due i casi si vive come se Dio non esistesse.

  1. Chi crede che esiste l’altra vita fa penitenza

Il concetto di penitenza è legato al concetto che dobbiamo pagare a Dio i debiti che abbiamo contratto col peccato, e che dobbiamo pagare fino all’ultimo centesimo o sulla terra o nell’altra vita, perché l’anima è immortale. L’anima non muore, per cui o va a finire all’inferno, dove si soffre per tutta l’eternità, e io non l’auguro a nessuno, o va in purgatorio, dove si soffre moltissimo. Anziché pagare nel purgatorio, io preferisco pagare sulla terra, tanto di soffrire devo soffrire.

La sofferenza è cosa buona. È meglio quindi accettarla e offrirla al Signore, così diminuisce il nostro debito.

         Questa sera vedo molti di voi che sono  venuti  certamente  per

partecipare alla S. Messa per questo defunto.

Perché lo fate? Perché credete in Dio, perché credete che quest’anima, forse, sta a penare in purgatorio. Lo fate per alleggerire le pene di questa povera anima e di altre anime che sono nostri parenti, nostri amici, e che aspettano questo suffragio. Se voi non credevate, non sareste venuti in chiesa, non avreste avuto questo pensiero.

Quindi, il fondamento della penitenza è la fede; come l’incredulità è il grande peccato che ha allontanato le anime da Dio.

  1. Chi crede che Gesù continua a soffrire fa penitenza

Gesù ha sofferto molto, ha sofferto soprattutto nell’orto del Getsemani, quando sudò sangue. La sua sofferenza è stata immensa! Gesù ha sofferto in modo particolare al pensiero dell’inutilità della redenzione. Il suo sangue per molti uomini sarebbe stato versato invano.

Gesù è venuto sulla terra, ha sofferto, ma gli uomini lo rifiutano, lo bestemmiano, non gli credono, si allontanano da Lui, come se fosse il più grande nemico. Ebbene, aver visto questi uomini che nonostante la sua morte in croce, nonostante il versamento di tutto il suo sangue, segno di un amore infinito, segno di compassione e di misericordia, sarebbero andati all’inferno, lo ha schiacciato. Il contrasto tra il suo amore e l’incredulità degli uomini è stato talmente stridente, che Gesù, invece di sudare acqua, ha sudato sangue. Lo capiremo mai?

Voglio dirvi un’altra cosa: Gesù non soltanto ha sofferto, ma adesso soffre; proprio adesso! Nell’Eucaristia lo vediamo nascosto sotto le apparenze del pane, ma se Gesù togliesse il velo del pane e si facesse vedere da voi e da me, così come sta nell’Eucaristia, tutti quanti ci metteremmo in ginocchio a piangere i peccati nostri e i peccati degli altri, perché sta nello stato di vittima, sta nello stato di sofferenza: è piagato, crocifisso, incoronato di spine e flagellato!

Se lo poteste vedere, non vi mettereste a parlare in chiesa, né a scherzare, né a ridere, né a chiacchierare. Ecco perché vi ho detto che se la penitenza non volete farla per altri motivi, fatela per compassione.

Fate penitenza, soffrite, pagate, fate opere di carità! Se non volete farlo per voi, fatelo per compassione di questo povero Crocifisso, che continua a essere crocifisso dai peccati dell’uomo, continua e continuerà a soffrire fino alla fine del mondo.

         Voi siete venuti per partecipare alla S. Messa. Purtroppo non vedete niente, né io lo vedo, sono tutte verità che dobbiamo credere, ma che non vediamo né tocchiamo con mano; sapete dove vi trovate? Sul monte Calvario! State partecipando alla rinnovazione del sacrificio della croce. Ma ci vuole fede!

Se noi potessimo vedere Gesù, così come lo hanno visto Maria Santissima e le pie donne, Giovanni l’evangelista, Nicodemo e Giuseppe di Arimatea, forse il nostro cuore si intenerirebbe a vederlo soffrire; avremmo compassione e diremmo: Sarò io a darti un po’ d’acqua! Gli apostoli non hanno voluto pregare per alleviare le tue sofferenze; mi metterò con la Madonna ai piedi della croce, starò ai tuoi piedi e pregherò per sollevarti. Tu hai pregato: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, ma non sei solo, guarda noi, siamo delle anime che ti vogliono bene, che stanno al tuo fianco.

CONCLUSIONE

Sappiate che queste cose si rinnovano veramente qui, nel sacrificio della S. Messa. Lo sappiamo per fede.

Dio, rivelandoci questi misteri, non ci ha ingannato, né si è ingannato. Credetegli, è un galantuomo, direbbe Monsignor Garofalo; ma dire un galantuomo è troppo poco. Gesù è la verità infallibile, è la santità per essenza, è un padre che ama, è un padre che ci vuol bene, è un padre che si dona!

         Gesù proprio questa sera a me e a voi dice le stesse parole che disse ai tre discepoli nell’orto del Getsemani: Vegliate e pregate perché la mia anima è triste fino alla morte! Quelli però si sono messi a dormire!

Questa sera Gesù lo dice a te, lo dice a tutti quanti noi: l’anima mia è triste fino alla morte, vegliate e pregate perché non ce la faccio più. Aiutatemi!

Avete il coraggio di negare questo aiuto a Gesù?