Apri tu la mie labbra, Signore e riempile del tuo Spirito – Gc 3, 1-10

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca, 18.02.1996

 

 

Perché La Minima parla poco

(Gc 3, 1-10)

 

“Se uno non manca nel parlare, dice S. Giacomo, è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo. Quando mettiamo il morso in bocca  ai cavalli perché ci obbediscano, possiamo dirigere anche tutto il loro corpo. Ecco anche le navi, benché siano così grandi e vengano spinte da venti gagliardi, sono guidate da un piccolissimo timone dovunque vuole chi le manovra. Così anche la lingua: è un piccolo membro e può vantarsi di grandi cose. Vedete un piccolo fuoco quale grande foresta può incendiare! Anche la lingua è un fuoco, è il mondo dell’iniquità, vive inserita nelle nostre membra e contamina tutto il corpo e incendia il corso della vita, traendo la sua fiamma dalla Geenna. Infatti ogni sorta di bestie e di uccelli, di rettili e di essere marini sono domati e sono stati domati dalla razza umana, ma la lingua nessun uomo la può domare: è un male ribelle, è piena di veleno mortale. Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio. è dalla stessa bocca che esce benedizione e maledizione. Non  dev’essere così, fratelli miei!  (Gc 3, 2-10).

Sono parole tremende per noi che usiamo la lingua molto spesso a sproposito. In questa meditazione svilupperò due motivi perché noi dobbiamo essere parchi nel parlare:

  • perché la lingua è un fuoco che può incendiare una grande foresta
  • perché chi non manca nel parlare è un uomo perfetto.

 

 

I. perché  la lingua  è  un  fuoco  che  può  incendiare  una  grande foresta

 

  1. La diverse definizioni che dà S. Giacomo della lingua

 

  • La lingua è un fuoco che brucia tutti

Come basta un fiammifero per incendiare una foresta, così basta una parola per causare danni irreparabili: aggressioni, omicidi, suicidi. Pensate al male che produce una calunnia! Le conseguenze sono imprevedibili. Ogni giorno abbiamo di questi esempi nei giornali. Notizie inventate di sana pianta, che distruggono la vita di un uomo.

 

  • La lingua è il mondo dell’iniquità

Tutto ciò che abbiamo dentro e tutto ciò che abbiamo fuori lo traduciamo attraverso la parola. Dalle parole noi possiamo conoscere ciò che c’é nel nostro cuore.

 

  • La lingua è un male ribelle

Non la frena nessuno, tanto è vero che lo stesso salmista nella preghiera diceva: “Signore, poni un freno alla mia bocca”. Ricordate anche le parole di Giobbe: Fino a questo momento ho parlato, ma sono stato insensato. Da questo momento in poi, per essere sensato, sapiente, saggio, mi metto la mano sulla bocca  e non parlo più (cfr Gb 40, 3-5). Quindi la sapienza sta nel silenzio, mentre l’insipienza sta nel parlare…

 

  • La lingua è piena di veleno mortale

Perché quando parliamo male inculchiamo nel prossimo il veleno dell’iniquità, della morte. I peccati con la lingua sono contro il quinto comandamento: “Non uccidere”, perché si può uccidere con l’arma e si può uccidere con la lingua.

 

  • La lingua è segno di contraddizione:

Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di  Dio. Dalla stessa fonte esce acqua buona e quella cattiva.

 

  1. Con la lingua si commettono mille peccati

 

          Con la lingua offendiamo Dio e offendiamo il prossimo

 

  • Offendiamo Dio:

con la bistemmia,

– con le imprecazioni, perché quando le cose vanno male cela prendiamo con Dio

– con le ribellioni perché non facciamo quello che Dio dice;

– con le lamentele e con i giudizi malevoli, quando riteniamo  che  Dio non si sia comportato bene nei nostri riguardi.

 

  • Offendiamo i fratelli:

con le calunnie, quando attribuiamo all’altro ciò che non ha detto e ciò che non ha fatto; sono soggetti in modo particolare i preti, i religiosi, i vescovi. Anche Gesù è stato sottoposto alle calunnie;

– con le maldicenze. Parlare male dell’altro è all’ordine del giorno, non ce ne accorgiamo nemmeno! Ci vuole una sensibilità spirituale per capire che uno sta parlando male dell’altro;

– con le mormorazioni. Sono delle riflessioni malevoli. Chi spesso è scontento degli altri,  mormora facilmente. Per mormorare basta essere scontenti. La mormorazione è “la virtù” più eminente negli Ordini religiosi, nelle Comunità sia maschili che femminili. Recitiamo continuamente il rosario della mormorazione contro il superiore, il parroco, il sacrestano. E la mormorazione avviene sempre alle spalle dell’interessato!

– con le critiche e le lamentele, perché non siamo mai contenti di quello che fanno gli altri e di come lo fanno;

– con le contestazioni, cioè non facendo come l’altro ha detto;

– con le ribellioni, facendo il contrario di quello che l’altro ha detto;

– con le imprecazioni, augurando il male;

– con gli apprezzamenti e i giudizi malevoli, che fanno perdere la stima degli altri;

– con le diverse condanne, mentre Gesù dice: Non condannate, non giudicate, non mormorate, perdonate.

Con la lingua si fanno mille peccati e ve ne ho enumerato parecchi. Eccetto le bestemmie contro Dio, tutti gli altri peccati con la lingua li facciamo e li possiamo fare.

 

  1. Le conseguenze dei peccati di lingua

 

          Le conseguenze dei peccati di lingua riguardano sia il nostro rapporto con Dio sia il nostro rapporto col prossimo:

 

  • Conseguenze con Dio:

– possiamo perdere la grazia di Dio e quindi meritare l’inferno;

– ci mettiamo contro Dio e chiudiamo tutte le comunicazioni con lui. In altri termini , è rottura del tubo che comunica a noi la sua grazia  e le sue benedizioni. Se tu bestemmi, non lo so in che modo Dio tratterà te!

– non ci esercitiamo in tante virtù. Quando non accettiamo determinate situazioni e imprechiamo o bestemmiamo non ci esercitiamo in modo particolare nella virtù della fede, della carità e della pazienza; perché  chi crede accetta, chi è paziente aspetta, chi ama continua ad amare; accetta, sopporta, benedice.

Chi pecca con la lingua contro Dio o non è paziente o non crede o non ha l’amore.

 

  • Conseguenze con gli uomini

– Possiamo perdere la grazia di Dio, quando una calunnia è una materia grave. Tutto l’elenco che vi ho fatto di questa mancanze con la lingua, se c’è materia grave diventa peccato grave. Non ci scherzate, perché non sempre è peccato veniale!

– si  perde l’amicizia del fratello

– si perde l’amore fraterno, quando l’interessato viene a sapere la maldicenza, la mormorazione, la critica, il giudizio negativo. Le mancanze di lingua sono simili all’acqua gettata sul fuoco dell’amore. Anche se il fuoco dell’amore non si spegne, certamente si raffredda. Ma se oltre a raffreddarsi si spegne, abbiamo il disastro completo. In altri termini l’amore di prima non è identico all’amore di dopo. Se invece con la lingua benediciamo il fratello, lo esaltiamo, l’amore di dopo è superiore all’amore di prima.

– si procurano anche danni morali incalcolabili. è quello che                  S. Filippo Neri volle far capire a quella penitente che aveva messo fuori una calunnia contro un sacerdote. S. Filippo era un santo allegro e non le fece nessun rimprovero. Le disse semplicemente: Per penitenza mangerai la carne di una gallina, però le penne le devi conservare. Poi ritorna da me! La donna andò a casa, mangiò la carne della gallina e conservò le penne, poi  andò da S. Filippo, che le disse: – Ora devi andare sul Gianicolo e dalla balconata  prendi le penne e gettale, poi vieni da me. Quella andò, gettò le penne e ritornò da S. Filippo, che le disse: – Adesso ti do la vera penitenza, che è questa: vai a raccogliere le penne. La donna replicò: – Padre, ma è impossibile! Rispose S. Filippo: – Figlia mia,  tu ti sei confessata, ma le conseguenze di questa calunnia, che ora va di bocca in bocca, chi potrà ripararle? Come è impossibile raccogliere le penne, così è impossibile adesso riparare il peccato che tu hai fatto. Mettiti in ginocchio e chiedi perdono a Dio per tutta la vita.

Davvero si producono danni morali incalcolabili. Li ho visti io dei sacerdoti distrutti per tutta la vita a causa di una calunnia. Ricordate S. Gerardo Maiella? Una donna scrisse a Sant’Alfonso, che era il suo superiore, dicendo che S. Gerardo l’aveva messa incinta. I frati non credevano alla calunnia, ma lui dovette subire l’affronto di quella calunnia. Prima di morire quella donna si confessò e disse che aveva calunniato fra’ Gerardo, ritrattò il male, ma la calunnia era rimasta.

– si instaura nel fratello il ricordo del male ricevuto. Anche solo a sentire il nome di chi l’ha offeso, solo a vederlo, si ricorda sempre di quello che gli ha fatto e diventa difficile perdonare.

– i rapporti interpersonali sono raffreddati o lacerati. Tanti che avevano buoni rapporti tra di loro, adesso non li hanno più, perché non hanno perdonato un’offesa, una critica, un giudizio malevolo. Però la carità si misura sull’amore ai nemici. Non seguono il Nuovo Testamento, ma il Vecchio e dicono: Io sono indifferente, non gli faccio del male! Ma questa non è carità!

 

II. perché chi non manca nel parlare è un uomo perfetto

 

          La Minima per non mancare nel parlare ed essere una donna perfetta, si attiene a queste norme che io vi do. Mettetele in pratica e sarete vere minime e vere figlie di S. Francesco di Paola

 

  1. La Minima non contende con gli altri

 

      La Minima non litiga, e, non litigando, non dice parole insensate. Se volete disciplinarvi nella lingua osservate queste norme. C’è da litigare? State zitte.

 

  1. La Minima non pretende sempre la vittoria nelle discussioni, ma cede senza replicare

 

          Non fa discussioni interminabili. Ha parlato la prima volta; basta! A buon intenditore poche parole. Io la penso così e tu la pensi in quell’altro modo. Le ragioni che porto io sono queste; le ragioni che porti tu sono altre.

 

  1. La Minima non esprime mai il suo parere se non è richiesto

 

          In una discussione tutti parlano e lei risponde solo se è interrogata. Allora esprime il suo parere. Nelle discussioni non si cava mai un ragno dal buco, si fanno sempre i buchi nell’acqua. A lavare la testa all’asino si perde l’acqua e il sapone! Le discussioni ci lasciano come eravamo, anzi peggio, con una certa animosità perché volete o non volete, qualche parola in più ve la fanno dire, mentre se uno non manca nel parlare è un uomo perfetto. Quindi se state zitte, siete perfette; se parlate, siete imperfette.

 

  1. La Minima non sostiene mai la sua opinione: la espone, ma non la impone

 

          Se vi attenete a questa norma, sarete, sante, perfette. Non dovete insistere perché la vostra opinione deve vincere e quella dell’altro deve perdere. Tu agirai secondo le tue convinzioni e l’altro secondo le sue convinzioni.

 

  1. La Minima risponde sempre a chi le fa un domanda

 

          Gesù ha sempre risposto anche a coloro che gli facevano domande capziose o a trabocchetto per farlo cadere in contraddizione.  Ha sempre risposto con dolcezza e chiarezza, come se gli avessero fatto una domanda innocente. Quindi, a chi vi fa una domanda, rispondete sempre con carità, con amore, con umiltà, con chiarezza, senza ritenervi superiori agli altri.

 

  1. La Minima non demolisce mai quello che gli altri hanno costruito

 

          Se ci fate caso, nei dibattiti, invece di dire la propria opinione, si demolisce l’opinione degli altri. La Minima non demolisce mai col proprio parlare quello che gli altri hanno costruito, ma costruisce un altro muro, dice il suo parere.

Quanto vorrei che voi metteste in pratica questa norma! Per noi è facilissimo controbattere: quello dice in un modo e io dico il contrario. Di questi peccati, che sono all’ordine del giorno, nessuno si confessa perché si considerano virtù.

 

  1. La Minima non parla né di sé, né delle sue cose

 

          Chi parla di sé e delle sue cose si insuperbisce, cerca la vanagloria, perché chi di noi parla male di se stesso? Ma la vanagloria è un ladro che dolcemente rapisce all’uomo il merito delle sue buone azioni.

Gesù dice di non cercare la stima degli uomini. La stima di se stessi è dolce, ma rapisce all’uomo  il merito delle sue buone opere; è un piacevole nemico che, accarezzandolo, lo spoglia dei suoi veri beni.

 

  1. La Minima non parla né a suo vantaggio, né a suo svantaggio, né prende un’aria da sapiente

 

          La Minima non parla a suo vantaggio per farsi stimare, né a suo svantaggio per far credere che almeno è umile, perché umile non è nessuno. Con gli altri non prende un’aria da sapiente che la modestia disapprova. Sapientoni sulla terra non ne esistono. Chi è modesto conosce i propri limiti e si attiene ai propri limiti.

  Un’altra norma, che è di buona educazione, ma che vi do come norma di altissima spiritualità minima, è questa: 

La Minima non interrompe mai coloro che parlano.

 

 

           conclusione

 

Fate l’esame di coscienza:

 

  1. Sulle vostre offese fatte a Dio con la lingua. Dovete vedere quali sono e come eliminarle. Ognuna di voi deve vedere il suo peccato particolare e come eliminarlo.

 

  1. Sulle conseguenze che le vostre offese con la lingua hanno prodotto nei riguardi di Dio e dei fratelli. E vedete come rimediare.

 

  1. Sulle norme che la Minima deve seguire per non peccare con la lingua. Vedete quali di queste norme osservate e quali non osservate e impegnatevi in quelle che non osservate. Quello che non avete fatto finora, lo potete fare da oggi in poi.