Mi ami, così come sono – 2 Sam 11-12-15-16 e 24) – Mc 4, 26-34

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

07.02.1988

OGNI PECCATO DEVE ESSERE RIPARATO

(2 Sam 11-12-15-16 e 24)

In questi giorni stiamo leggendo il secondo libro di Samuele, e abbiamo visto i tre peccati di Davide: l’adulterio, l’uccisione di Uria, il censimento del popolo. Ad ognuno di questi peccati Dio fa seguire una punizione: la morte del figlio della colpa, la congiura del figlio Assalonne contro di lui, i tre giorni di peste. Da questi episodi ricaviamo la grande verità che ogni peccato deve essere riparato per giustizia da chi lo commette, o per carità da un altro fratello.

I. ogni peccato deve essere riparato per giustizia

 

1. Ogni peccato deve essere riparato, perché il peccato è una rottura

Se l’acquedotto che arriva a casa vostra si rompe deve essere riparato, altrimenti c’è l’allagamento della casa.

Ogni peccato è una rottura con Dio. Perché questa rottura venga ad essere eliminata, deve essere riparata. Se io ho peccato, per giustizia devo riparare. Voi dite questo proverbio: “Chi rompe paga”.

Se sono stato io a non andare a Messa la domenica, io per giustizia devo riparare.

Se sono stato io a bestemmiare, io per giustizia devo riparare.

Se sono stato io a rubare, per giustizia devo riparare.

Se sono stato io a commettere l’atto impuro, per giustizia devo riparare.

Aveva ragione Davide di dire: Io ho peccato, io devo riparare. Signore, prenditela con me e non contro questi, che sono innocenti.

2. Ogni peccato è punito

Ad ogni peccato deve seguire la riparazione. Non esiste un solo peccato al mondo che non debba essere riparato, che non debba essere scontato, che non sia punito o su questa terra o nell’altra vita. Voi dite: Padre, e allora perché ci confessiamo?

Col peccato dobbiamo guardare due cose: la colpa e la pena.

La colpa la commettiamo noi e la pena la scontiamo noi. Quando ci confessiamo Dio ci toglie la colpa, non la pena, perché chi rompe paga e i cocci sono suoi. Veramente ci toglie anche la pena dell’inferno, tramutandola in pena del purgatorio. Quando io andandomi a confessare dico che non sono andato a Messa di domenica, il Signore mi toglie la colpa, cioè mi dice: Per me è come se tu non avessi trasgredito il terzo comandamento: Ricordati di santificare le feste.

Però io di domenica invece di andare a Messa sono andato in campagna a lavorare col trattore e mentre aravo, il trattore si è ribaltato e mi ha fracassato una coscia. Sono andato in ospedale dove ho scontato la pena dovuta al mio peccato.

Con la confessione il Signore non mi guarisce dall’ingessatura che avrò per quaranta giorni, durante i quali starò senza lavorare. Ho voluto lavorare di domenica e adesso non lavorerò né il lunedì, né il martedì, né il mercoledì, né il giovedì, né il venerdì, né il sabato, né la domenica e, per quaranta giorni, raccoglierò i cocci.

Vi faccio un altro esempio: Se il semaforo è rosso e io passo col rosso e faccio uno scontro, e nello scontro uccido un mio paesano, i cocci sono miei.

Dio mi toglie la colpa, ma non la pena, dovuta alla trasgressione del suo comando di non passare col rosso. È avvenuto un omicidio, che pagherò e piangerò o sulla terra o in cielo.

3. Non esiste nessun peccato del quale non dobbiamo rendere conto!

Insisto su questa verità, perché sui peccati ci scherziamo troppo. Un peccato in più o un peccato in meno non è la stessa cosa!

Dice Gesù: Andrai in prigione, cioè nel purgatorio se ti confesserai, perché il Signore ti toglie l’inferno; ma non uscirai dal purgatorio fino a quando non avrai scontato fino all’ultimo peccato (cfr. Mt 5, 26).

 

 II. l’innocente ripara il peccato del fratello per carità

 

1. Il valore della sofferenza degli innocenti

Il bambino muore; gli uomini hanno la peste e muoiono per il peccato di Davide. Perché accade questo? Perché colui che pecca contrae con Dio un debito di una immensità incommensurabile e, poiché non ha i soldi per saldarlo chi deve pagare? Pagherà chi non ha contratto il debito, l’innocente.

Io quando penso a mia madre, a mio padre, ai miei fratelli, ai miei nipoti, agli zii, ai nonni, dico: Signore, io in paradiso, ma anche loro in paradiso, e se hanno contratto dei debiti fa pagare a me quello che dovrebbero pagare loro.

Ecco l’innocente che paga al posto di chi ha sbagliato.

A casa vostra quando un figlio ha contratto un debito di dieci milioni e non sa come restituire questi milioni perché non ha i soldi, voi genitori non dite: Figlio mio, pago io al posto tuo? Non siete stati voi a contrarre il debito, l’ha contratto vostro figlio, voi siete innocenti, ma pagate per salvare l’onore e la reputazione di vostro figlio.

Ecco il valore della sofferenza degli innocenti! Essi soffrono perché stanno pagando il peccato dell’altro e dobbiamo dire loro grazie.

2. Il valore della sofferenza di Gesù

Gesù non ha mai commesso un peccato. Chi ha peccato sono io e siete voi, non è stato lui, che è morto in croce per saldare quel debito che io e voi avevamo contratto con Dio e non eravamo capaci di saldare. Ha detto Gesù: Padre, scaraventa tutta la tua giustizia contro di me, annientami, distruggimi, ma salva il buon ladrone, salva il centurione,  salva  P. Chimienti,  salva  Alfredo!  E Dio  l’ha distrutto

sulla croce.

Il Signore ha accettato la morte del suo Figlio, ha accettato le lacrime della sua mamma, l’Addolorata, che non ha commesso nessun peccato, per salvare voi, me e gli altri uomini.

 

3. Il sacramento della penitenza

Quando ci andiamo a confessare e diciamo al Signore di aver commesso una colpa, di aver contratto un debito con lui, il Signore ci dice: Pagami il debito.

Interviene nella confessione il Cuore di Gesù e dice: Padre, non ha i soldi per pagare, pago io al posto suo!

Nella confessione, quando io sono assolto dai miei peccati è Gesù in persona che paga per me.

Dice san Pietro: Non con l’oro, non con l’argento, ma col suo sangue preziosissimo il Cristo paga alla giustizia divina (cfr. 1 Pt 1, 18-19).

Pagando, io divento innocente ed esco dalla chiesa giustificato, mentre il Cristo si presenta al Padre da peccatore. Difatti il Padre scaraventa contro il Figlio Gesù tutti i fulmini della sua giustizia.

Questa è la vita di san Francesco di Paola, questa è la vita di P. Pio! Perché quest’uomo ha avuto le stimmate, forse perché peccava? Eravamo noi a peccare, però lui aveva detto: Signore, pago io al posto di questi fedeli! Noi andavamo a confessarci e P. Pio ci assolveva nel nome di Cristo, però Gesù gli diceva: Tu devi pagare al posto loro. Questa è la riparazione!

 lII. Il  peccato si ripara con la penitenza

Davide dopo aver peccato dormiva per terra e digiunava. I peccati infatti si riparano col digiuno e con la penitenza mortificazione, con la preghiera, con la sofferenza accettata, con l’apostolato.

Davide ha fatto penitenza in due modi: con la catechesi e con la preghiera. Nei Salmi egli dice: “Annunzierò agli erranti le tue vie e i peccatori a te ritorneranno” (Sal 50, 15), cioè ha fatto la catechesi, così come la facciamo noi. Fare catechismo ai bambini, ai giovani, agli anziani, ai prossimi sposi è penitenza, fate quindi la catechesi con spirito di riparazione.

         “Canterò senza fine le grazie del Signore” (Sal 89, 2). Davide pregava.

La più grande preghiera è proprio la S. Messa che è preghiera liturgica, così come lo è la liturgia delle Ore. Bisogna pregare con la S. Messa, con la liturgia delle Ore e col S. Rosario col quale si prega ogni giorno con la Madonna, affinché il Signore abbia compassione di noi e rimetta i nostri peccati.

         I ricordi che vi voglio lasciare sono questi:

1. Trasformate il vostro apostolato e la vostra preghiera in penitenza.

 

2. Accettate la vostra sofferenza e trasformatela in penitenza per scontare i vostri peccati.

 

3. Aggiungete a questo qualche altra mortificazione volontaria.

 

Aggiungete almeno l’astinenza dalle carni il venerdì, che è una penitenza che vuole la Chiesa e che voi dovreste fare volentieri; infatti non credo che mangiate la carne ogni giorno!

Accettate l’astensione dalle carni in riparazione dei vostri peccati, perché ogni peccato deve essere pagato. O si ripara per giustizia o per carità.

Sappiate che non esiste un solo peccato, del quale non renderemo conto al Signore; non c’è!

         CONCLUSIONE

Qual è la più grande delle penitenze e la più grande delle riparazioni?

Davide fu perdonato forse perché pregò o digiunò o dormì per terra? No, fu perdonato perché riconobbe il suo peccato.

Questa è la differenza tra Saul e Davide. Saul pecca e si scusa; Davide pecca e riconosce il suo peccato.

Beato chi riconosce il proprio peccato!

         La penitenza delle penitenze è riconoscere il peccato e chiedere perdono del proprio peccato attraverso il sacramento della penitenza. Quando ci inginocchiamo dinanzi al sacerdote diciamo: Signore, ho peccato contro il cielo e contro di te, riconosco la mia colpa, l’ho fatta, te ne chiedo perdono, non lo farò mai più.

Questa è la penitenza! Ecco perché non bisogna confessarsi solo una volta all’anno, o una volta ogni sei mesi, ogni due mesi. Non seguite questi consigli, perché più spesso vi confessate, meglio è.

Se esiste grandezza in Davide, questa non è consistita nel commettere grandi peccati, ma nel riconoscere la sua colpa; che è una cosa difficilissima, infatti nessuno di noi riconosce la sua colpa. Chi lavora la domenica dice: Padre, oggi ho lavorato anche se è domenica, perché se non si lavora, non si mangia.

E quando cadi ammalato e stai all’ospedale che cosa fai, lavori? No, però mangi lo stesso!

Le vostre scuse dinanzi a Dio sono tutti atti di accusa.

Bisogna riconoscere la propria colpa e dire: Ho peccato, non lo farò più, mi vado a confessare!

Sappiate riconoscere il vostro peccato, ma sappiate fare la vera penitenza, che è accostarsi al sacramento della penitenza.

         Sapete quante volte al mese si confessava san Francesco di Paola? Trenta volte al mese, infatti si confessava ogni giorno, e per poterlo fare portava con sé un suo figlio sacerdote: P. Giovanni Cadurio, un giovane convertito da san Francesco.

Francesco di Paola, quando morì, all’età di 91 anni, disse: Signor mio Gesù Cristo, buon pastore delle anime nostre, conserva i giusti, converti i peccatori, salva le anime del purgatorio e abbi misericordia di me, miserabilissimo peccatore. 

Aveva 91 anni, era vissuto santamente, e da santo diceva: Signore, abbi misericordia di me, miserabilissimo peccatore!

Si riconobbe peccatore e Dio lo salvò, perché, se andremo in paradiso, andremo per la infinita misericordia di Dio.

Quando andate a Messa, sappiate dire con fede, con coscienza: Signore, pietà! Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di me. Sappiate dire: Confesso a Dio onnipotente, perché ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni!, perché se riconoscerete la vostra colpa, Dio ve la distruggerà così come ha fatto a Davide, al buon ladrone e a san Francesco di Paola.