Vieni, Signore, prendi dimora in me! – Gv 20, 19-23

Gv 20, 19-23 – Pentecoste

Pentecoste 2012

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca, 15.05.2005

IL CRISTO RISORTO CONSEGNA AGLI APOSTOLI

 IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA

(Gv 20, 19-23)

“Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi»” (Gv 20, 21-23).

Il Cristo risorto, nel giorno della sua risurrezione, ci dà lo Spirito Santo, e con lo Spirito Santo ci dà anche il dono del sacramento della penitenza, che ci toglie il peccato e ci dà la grazia di Dio.

            Vi darò due pensieri fondamentali su peccato e grazia; su dolore e proposito.

I. peccato e grazia

 Il sacramento della riconciliazione o della penitenza è un dono di Dio, è un dono del Cristo, è un dono dello Spirito Santo. è un dono per mezzo del quale Gesù ci toglie il peccato e ci dà la grazia, che è il concetto fondamentale della penitenza: una virtù per mezzo della quale eliminiamo il peccato e viviamo in grazia.

  1. Il peccato

Nei riguardi del peccato questo sacramento:

a. Toglie il peccato attuale, non quello originale. Il peccato originale ci è tolto per mezzo di un altro sacramento, il sacramento del Battesimo; però sfortunatamente noi continuiamo a peccare dopo il battesimo, e saremmo stati degli sventurati se il Signore non ci avesse dato un altro sacramento, per mezzo del quale togliere il peccato attuale.

Il sacramento della Penitenza il Signore ce lo ha dato dopo la sua passione e morte; ce lo ha dato con la risurrezione quando ha dato lo Spirito Santo, che è lo Spirito santificatore. Siamo stati santificati nel Battesimo, ma siamo risantificati, se ci allontaniamo da Dio, per mezzo del sacramento della Penitenza.

     In ogni peccato dobbiamo sempre distinguere la colpa e la pena. La colpa ci è tolta dal sacramento; la pena non ci è tolta. Questo è il fondamento teologico della riparazione.

Io ho peccato; mi sono confessato e mi è stata tolta la colpa; ma la pena è rimasta. C’è però da specificare che se il peccato è mortale, la pena dell’inferno è cambiata nella pena del purgatorio. E se abbiamo il dolore perfetto, ci è tolta anche la pena, tutta la pena. Se invece il dolore è imperfetto, ci viene tolta soltanto una parte di pena, che sa soltanto Dio. Rimane vera la prima parte, che l’inferno è cambiato in purgatorio, e questa è una grazia immensa.

La pena la possiamo scontare anche sulla terra, se accettiamo e offriamo la nostra sofferenza di ogni giorno. La Madonna a Fatima chiese ai tre pastorelli: «Volete accettare tutte le croci che il Signore vorrà mandarvi giorno per giorno per la conversione dei peccatori?». Loro erano dei bambini innocenti; noi invece che abbiamo i nostri peccati accetteremo giorno per giorno tutte le croci e le sofferenze, e forse ne inventeremo anche delle altre, faremo dei fioretti e delle mortificazioni, prima di tutto per togliere i nostri peccati, poi per aiutare i peccatori a convertirsi.

Riparare i peccati dei nostri fratelli è il più grande atto di carità che possiamo compiere nei loro riguardi.

La confessione ci toglie il peccato; ma del peccato toglie la colpa, mentre la pena dipende da noi.

b. Dà la forza di vincere il peccato

Il sacramento della Penitenza oltre a togliere il peccato, dà la forza di vincere sia il peccato mortale che veniale; dà la forza di vincere le passioni che portano al peccato: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia, accidia. Inoltre dà la forza di vincere le abitudini cattive.

Abbiamo le passioni, ma abbiamo anche le abitudini cattive, perché quando si ripete un peccato tante volte, quel peccato affonda le sue radici e diventa abitudine, una seconda natura.

Ho sentito dire da voi, e anche io lo dicevo quando ero ragazzo: Non ce la faccio! Il Signore non mi aiuta! Me la prendevo col Signore. Un giorno però il mio confessore mi sgridò e disse: «Ma la vuoi finire con questa storia? Dipende tutto da te. Non venirmi più a dire che il Signore non ti ha dato la forza, perché ti caccio!». Ebbi tanta paura che non commisi più quel peccato. Allora mi accorsi che dipendeva da me, perché il sacramento della Penitenza non solo toglie il peccato, ma dà la forza di vincere il peccato; in modo particolare il peccato mortale, ma anche quello veniale. La minaccia aveva mosso la mia volontà a decidermi definitivamente a lasciare il peccato e a vivere in grazia. Quindi anche le passioni, le abitudini possono essere vinte. Ecco perché la Chiesa consiglia la confessione frequente, perché dà la grazia.

 c. Dà la forza di fuggire le occasioni pericolose del peccato

La confessione non soltanto dà la forza di vincere il peccato, ma anche di fuggire le occasioni di peccato. Infatti il peccato noi lo commettiamo perché ci mettiamo nelle occasioni.

“L’occasione fa l’uomo ladro!”. Fuggi l’occasione e fuggirai il peccato; mettiti nell’occasione e tu non sarai più forte né di Davide, né di Sansone.

            Il sacramento dà la forza di non mettersi nell’occasione del peccato, ma di fuggirla. Dobbiamo dire grazie a Dio che ci ha dato questo sacramento.

Un giovanotto una volta mi disse:- è impossibile che io non faccia questo peccato. Vedrete che la settimana prossima verrò a confessare lo stesso peccato! Gli risposi:- Non soltanto la settimana prossima, ma per tutta la vita, perché se tu non hai voglia di collaborare con Dio e di fuggire le occasioni, tu peccherai non ogni settimana, ma ogni giorno! Chi dà la forza di fuggire le occasioni è lo Spirito Santo per mezzo del sacramento. Tu devi fuggire le occasioni e vedrai che non morrai. Ti chiudi nella stanza e non esci. La fantasia ti tormenterà per un’ora, due ore, ma poi sfocerà nell’ordinaria amministrazione. La tentazione è violenta, ma se si fugge l’occasione perde la sua violenza e diventa controllabile.

            Non mi venite a dire che è impossibile vincere un qualsiasi peccato, perché è andare contro Dio. Rendete Dio bugiardo, perché il Signore, oltre a dirci che ce la faremo, ci ha dato anche la grazia per mezzo di un sacramento che rende facile, sia vincere il peccato, sia fuggire le occasioni che ci portano al peccato.

2. La grazia

Il sacramento della Penitenza oltre a togliere il peccato dà la grazia, che è la vita di Dio in noi.

a. Ci ridà la grazia del Battesimo e ci ridà la vita eterna, perché col peccato avevamo perduto e la grazia e la vita eterna.

     La grazia è il più grande dono che un cristiano possa avere da Dio, e ce lo dà lo Spirito Santo, che si chiama: grazia di Dio.

Il più grande dono che Dio ha dato agli uomini con la redenzione non è l’eliminazione del peccato, è la grazia, e ce la ridà mille volte: tutte le volte che ne abbiamo bisogno.

     Questo è il dono dei doni, quindi il sacramento della Penitenza non ha soltanto l’aspetto negativo di togliere, ma anche l’aspetto positivo di dare la grazia. Ci dà una montagna di grazie!

b. Aumenta la grazia

Potreste dire: Ma io non ho il peccato mortale, per cui continuo ad essere in grazia. Sì, però nella grazia si progredisce, si cresce. La grazia aumenta, e più grazia di Dio hai, meglio è. Avvicinandoci al sacramento della Penitenza, non solo a quello dell’Eucaristia, la grazia aumenta.

c. Dà la forza di rimanere in grazia

Il sacramento della Penitenza non solo aumenta la grazia, ma soprattutto dà il dono di rimanere in grazia di Dio.

Rimanete nel mio amore – questo è stato il desiderio di Gesù nell’Ultima Cena – come io sono nell’amore del Padre!

Non basta incominciare, bisogna continuare e finire, cioè rimanere nella grazia. Questo deve essere l’impegno mio e vostro di ogni giorno: rimanere nella grazia, non soltanto confessarsi e ricevere la grazia, ma vivere in grazia di Dio.

     Per rimanere nella grazia bisogna distaccarsi dalle creature. Il sacramento ci dà la forza di distaccarci da quelle creature delle quali noi diciamo di non poter fare a meno, e intanto ci portano al peccato. Il distacco dalle creature avviene con la forza particolare che riceviamo nel sacramento della Penitenza.

II.  dolore e proposito

Per ricevere con frutto il sacramento della Penitenza, dobbiamo avere due condizioni fondamentali: il dolore e il proposito. È la nostra collaborazione all’efficacia del sacramento. Togliere il peccato e dare la grazia è opera di Dio, e questa è fede; il dolore e il proposito è opera nostra.

1. Il dolore dei peccati

Nella confessione dobbiamo portare il dolore. Se il dolore è imperfetto ci toglie una parte della pena; ma se il dolore è perfetto ci toglie tutta la pena. Io vi ho consigliato di chiedere al Signore il dono del dolore perfetto almeno agli Esercizi Spirituali, quando fate la confessione generale, e vedo che l’avete avuto quasi tutte. Non l’ha avuto chi si giustifica, mentre responsabili del peccato siamo soltanto noi, non coloro che sono vicino a noi.

Non date la colpa a nessuno, o il sacramento non sarà efficace. Dovete dire le stesse parole che disse Davide: “Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi io l’ho fatto”. Questo è il vero atteggiamento; come anche quello del pubblicano che non osava alzare gli occhi verso l’altare, perché era un grande peccatore. E Dio perdona! Ma se non vi mettete in queste condizioni assolute non trarrete tutto il beneficio che il Signore vorrebbe che ne traeste.

2.  Il proposito

Il proposito manifesta che avete fatto un vero atto di dolore. Chi fa il proposito e lo mantiene significa che ce l’ha messa tutta, che ha veramente il dolore dei peccati perché ha offeso Dio.

            Non avvicinatevi al sacramento della Penitenza se non fate prima una giornata di preghiera, per conoscere i vostri peccati, per chiedere il dolore di aver offeso Dio e i fratelli e per fare il proposito di non commetterli più. Fate dei propositi particolari nella preghiera, e chiedete al Signore la forza di attuarli.

            conclusione

Avvicinatevi sempre con frutto e con tutte le condizioni a questo sacramento.

Non rendetelo mai né sacrilego, né nullo.

Possiamo cadere nel primo peccato quando la vergogna non ci fa confessare un peccato mortale, per cui non è assolto e facciamo una confessione sacrilega. Mai fare confessioni sacrileghe! Aiutate i vostri ragazzi a sapersi confessare, a confessare soprattutto il sesto comandamento, perché non sanno come dirlo.

La vera tentazione vostra non è la confessione sacrilega, ma quella nulla. Vi confessate, ma è come se non vi foste confessate!

Usate questo sacramento come dono di Dio, un grande dono di Dio; ma soprattutto usatelo come mezzo efficace di santificazione. Usatelo per santificarvi e consigliatelo per santificarsi.