Apri le mie labbra, riempì la mia bocca – Sir 47, 2-13 – Mc 6, 14-29

LODARE DIO CON I SALMI

 

“In ogni sua opera glorificò il Santo Altissimo con parole di lode”
(Sir 47, 8)

 

Nel libro del Siracide, al capitolo 47, c’è l’elogio del profeta Davide, del re Davide. Noi diciamo l’elogio funebre.
Ieri abbiamo parlato della morte di Davide e dell’ultimo suo testamento, delle ultime parole dette al figlio Salomone: osserva i comandamenti di Dio e sarai benedetto da Dio.
Oggi invece c’è l’elogio di Davide, che prima era un pastore che scherzava con i leoni e con gli orsi. Da giovanetto uccise il gigante Golia, poi domò tutti i nemici in Palestina; fece capitale Gerusalemme e cantò le lodi di Dio. Anche lui peccò, però chiese perdono a Dio, fece penitenza e Dio lo perdonò e gli concesse un trono che non avrebbe avuto mai fine.
Io mi fermo solo su queste parole: “In ogni sua opera glorificò il Santo altissimo con parole di lode”, “facendo lodare il nome santo di Dio ed echeggiare fin dal mattino il santuario”.
Davide è stato un profeta, cioè un uomo che ha parlato al posto di Dio, ed al quale Dio ha rivelato direttamente i suoi misteri. È stato profeta, non solo re!
Davide è stato un cantore, noi oggi diremmo: è stato un cantautore, cioè ha composto degli inni di lode a Dio e li ha suonati dinanzi all’Arca Santa. In ogni sua opera Davide ha agito come agiamo noi, però nelle azioni, negli avvenimenti, nelle persone lui vedeva sempre la mano di Dio e diceva grazie. Questo grazie era talmente potente nel suo cuore, lo sentiva con tanta veemenza che lo cantava. Sono i Salmi contenuti nella S. Scrittura, e sono parola di Dio. Sono 150 salmi, composti quasi tutti da Davide che era un poeta. Il poeta non è uno storico o un cronista che racconta, ma è un uomo che si esalta dinanzi agli avvenimenti, e li canta. Davide si esaltava dinanzi agli avvenimenti e li cantava. I salmi sono dei canti, li cantava e li suonava per rendere lode a Dio.
Sarebbe stata già grande l’azione di Davide se avesse fatto solo questo, ma lui volle che i sacerdoti che servivano l’Arca Santa nel santuario, il tabernacolo di allora, dinanzi all’Arca Santa cantassero gli stessi canti che lui aveva composti per esaltare e lodare il Signore. Davide ha lodato Dio e ha fatto lodare Dio.
Gli ordini dei sacerdoti erano ventiquattro e tra questi ordini c’erano coloro che suonavano la cetra. Immaginate quanti sacerdoti suonavano dinanzi all’Arca Santa! Come pure tra i sacerdoti c’erano i cantori che cantavano i salmi che Davide stesso aveva composto.
Nei sette giorni della Pasqua, si cenava con l’agnello arrostito e si cantavano i sette canti che aveva composto Davide, per magnificare il Signore che aveva liberato gli Israeliti dalla schiavitù dell’Egitto.
Gesù ha fatto le stesse cose. Lui nella sinagoga leggeva la S. Scrittura, ma con i suoi compaesani, come pure con la Madonna e san Giuseppe, cantava gli inni che Davide aveva composto, cioè i Salmi.
Tutto ciò che aveva ordinato Davide è stato accettato da Gesù Cristo, e quando Gesù è morto, gli apostoli hanno fatto le stesse cose. Ogni giorno loro cantavano.
Gli Atti degli Apostoli dicono che Pietro e Giovanni andavano all’ora sesta, all’ora nona nel tempio a pregare. Quali preghiere facevano? Cantavano gli inni. Non c’era una preghiera per gli Israeliti che non fosse cantata.
Anche il “Padre nostro”, che Gesù ci ha insegnato, è stato cantato sul colle degli ulivi.
Quando Gesù ha mangiato l’ultima cena, e noi diciamo: ha celebrato la prima Messa, ha preso il pane, lo ha spezzato e lo ha dato dicendo: Ecco il mio corpo; ha preso il vino: Ecco il mio sangue! La vera Messa, quella istituita da Gesù e quella celebrata dagli apostoli e quella celebrata da tutti, attraverso i secoli, è stata sempre cantata. Dio ha sempre gradito il canto, perché il canto è l’espressione di un cuore allegro, di un cuore contento, felice.