A che serve la libertà? Per disprezzare l’amore? – Lc 19, 41-44

Lc 19, 41-44 – Il mistero del pianto di Gesù

da un ritiro predicato da P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca 21 novembre 2010

 

seconda meditazione

GESÙ PIANGE ALLA VISTA DI GERUSALEMME

GESÙ PIANGE SUL PECCATORE

CHE NON VUOLE CONVERTIRSI

(Lc 19, 41-44)

Vi ho consegnato due idee questa mattina: il peccato non è un ostacolo alla santità purchè sia ritrattato e riparato; Gesù cerca il peccatore e lo salva. Questa volta è Gesù che piange sul peccatore che non vuole convertirsi. Il peccatore che si converte invece reca tanta gioia in cielo e sulla terra.

Gesù veniva dalla Galilea, arriva sul monte degli Ulivi, a prima mattina; dinanzi a sé vede lo spettacolo di Gerusalemme. Anche noi abbiamo avuto la gioia di vedere Gerusalemme a prima mattina fino alle dodici, quando abbiamo pianto con lui e abbiamo celebrato la messa: era Pasqua. Vi do due pensieri:

  1. I benefici della conversione
  2. Le conseguenze negative per colui che non vuole convertirsi.
  1. I benefici della conversione

“Gesù quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città, pianse su di essa dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace»” (Lc 19, 41-42).

Gesù sta guardando Gerusalemme e dinanzi a sé tiene gli abitanti che rifiutano la grazia di Dio. Parla anche di coloro che se avessero avuto la grazia di Dio avrebbero ricevuto questi benefici.

I. La conversione è comprendere la via della pace: pace con Dio e pace con gli uomini

  1. La conversione è pace con Dio

 “Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace” (Lc 19, 42). Quindi chi si converte comprende la via della pace e vive la pace. Avrei voluto dedicare tutta la meditazione solo sulla parola pace, perché è importantissima per me, per voi e per coloro che vi avvicinano per avere della pace un concetto semplice ma preciso.

La conversione è pace con Dio e pace col prossimo. Questa è la pace. Non è la mancanza della guerra. No! È andare d’accordo con Dio, e questo avviene con la conversione. La conversione procura la pace con Dio. Se non stiamo in pace con Dio non stiamo in pace con il prossimo. La prima cosa da farsi è mettersi d’accordo con Dio: “mentre sei per via mettiti d’accordo con l’avversario”. È l’avversario, per chi sta in peccato, è Dio. Per ottenere questa pace è necessario osservare i dieci comandamenti. Sta in pace con Dio e con il prossimo chi osserva i dieci comandamenti. Pace con Dio significa eliminare il peccato e fare penitenza, confessarsi. Questa è la pace e questa è la prima condizione per ottenere la pace, anche con il prossimo e fra le Nazioni. Prima di fare le manifestazioni pacifiste ti chiedo: Ti sei confessato? No! E va’ prima a confessarti altrimenti quello che stai facendo è un buco nell’acqua.

E io sono contento di aver sentito dire da P. Amort, che è un esorcista, che la prima cosa che chiede a chi è invasato dal demonio o tiene i guai con il demonio: Ti sei confessato? No! E allora vai prima a confessarti, poi ascolta la Messa e poi vieni da me, perché il demonio non va d’accordo con Dio.  La prima cosa da farsi perciò è non mettere l’anima d’accordo con il demonio. E come si fa? Facendo entrare Dio, perché quando entra caccia il demonio. Poi gli esorcismi e tutto quello che volete, ma la prima cosa è la conversione, la confessione, ascoltare la Messa, fare la comunione. Questo dovete dire voi che siete i proclamatori della pace di coscienza. Questo faceva San Francesco di Paola. A lui non interessava nient’altro. A Luigi XI diceva: Mettiti d’accordo con Dio. A Ferdinando di Napoli: Mettiti d’accordo con Dio. Tu rubi e poi a me dici: ecco i soldi per costruire un convento. Che me ne faccio?. È vero che vi ho parlato di Zaccheo, ma di Zaccheo convertito che si è subito interessato di ristabilire la pace con Dio: se ho rubato restituisco, darò il quadruplo! È ritornato in pace con Dio.

2. La conversione è pace col prossimo

Voi non state in pace con il prossimo; non tutte, ma alcune di voi. Figlie mie avete sbagliato tutto.

Se non si è in pace con Dio non si è in pace con il prossimo.

Ecco i tre rimedi  per avere la pace, ma li dovete mettere in pratica, e non soltanto scrivere, registrare e ora, fare pure il filmato. Questi tre rimedi li conoscete già. Io vado al nocciolo: 

  • Pace significa osservare i dieci comandamenti

Osservi i comandamenti? No! Non stai in pace con nessuno. A casa tua non c’è pace, c’è il diavolo, perché il diavolo ha un regno ed è il regno del peccato. Gesù ha un regno ed è il regno dell’amore. Ecco il primo rimedio che io vi consegno: dove non c’è l’amore, tu devi mettere l’amore. Tu però, e non devi aspettare che sia l’altro a venire da te a dire: perdonami! Non c’è l’amore: l’avete constatato? Ebbene, dove non c’è l’amore metti tu l’amore e avrai l’amore. Ma se non metti l’amore, puoi pure lamentarti, batterti il petto, recitare rosari: non c’è niente da fare. Altrimenti Gesù non avrebbe detto: ama i tuoi nemici! Perché è nemico a te ed è te che non ama. E allora che devi fare? Gesù ha detto: Amalo! Dove non c’è l’amore, metti l’amore e avrai l’amore!

Volete l’amore? Dovete amare! Nei riguardi dell’amore si parla di diritto e di dovere. Avete il diritto di essere amate dalle sorelle, ma avete il dovere di amarle. Non avete solo il diritto e non il dovere. È contemporaneo. Anzi secondo Gesù prima ci vuole il tuo amore per coloro che non ti amano. Per coloro che ti amano non ci sono problemi. Perché le due aspiranti oggi sono felicissime? Perché nell’ambiente in cui vivono, sul lavoro, nella parrocchia, non hanno l’amore che hanno ricevuto nell’Istituto. Non chiudono bocca: ah, finalmente siamo amate! Ma non amano. Ma quando io dirò: Ora dovete amare. Chi?  Quella sorella che non vi saluta, che non lo merita. Dove non c’è l’amore, se tu non lo metti, l’amore non lo avrai mai. Ditelo ad alta voce: Dove non c’è l’amore metti l’amore e troverai l’amore. È una frase che sembra una dolce musica, ma metterla in pratica è difficilissimo.

Questo pensiero lo consegno a tutti i miei fedeli e lo consegno a voi; ma non lo mettete in pratica e non c’è l’amore, e non ci sarà mai. Ma io lo voglio, Gesù lo vuole.

Gli altri due rimedi che vi consegno li derivo da due verbi di San Paolo: sopportare e perdonare.

  • Per stare in pace con il prossimo dovete sopportare

San Paolo dice: sopportatevi a vicenda. Quindi tu sei un sopportato. E per questo motivo devi sopportare perché tu sei un sopportato. Non fatevi idee sbagliate. Io da voi sono un sopportato e mi vanto. Sopportandomi, mi amate. Io a voi vi sopporto, e sopportandovi vi amo. Guai se venisse a mancare la sopportazione in famiglia, con papà, la mamma, le sorelle, i fratelli, a scuola, in parrocchia, cominciando dal parroco. Io non mi sono fatto mai illusioni. Mi amate perché mi sopportate, e non perché sono talmente perfetto da essere degno di amore e non di sopportazione. Non è vero niente. Se il Signore potesse far vedere i cattivi pensieri che avete nei miei riguardi, stareste tutti fuori Martina.

Le parole di San Paolo sono queste: “sopportatevi a vicenda”. Io oggi a te, e tu oggi a me! E l’altro non si accorge che ha dei difetti con i quali si rende insopportabile. Io chiudo gli occhi su quei difetti e lo sopporto, perché anch’io ho dei difetti e mi sopporta e chiude gli occhi. Si guarda solo la mezza bottiglia piena, perché se guardiamo la mezza bottiglia vuota non basta il tempo per parlare male di una nostra sorella, di papà, mamma. Io dico sempre: se non parlate voi bene di mamma e papà, ma di chi volete parlare bene? Ma se non parlate bene voi del Padre e delle sorelle d’Istituto di chi volete parlare bene? Me lo volete dire voi?

 

  • Per stare in pace con il prossimo dovete perdonare

“Perdonatevi a vicenda” dice San Paolo e Gesù aggiunge: “perdonatevi di cuore”.

San Paolo dice perdonatevi a vicenda perché è impossibile che una persona non abbia mai ad arrabbiarsi e a dire parole fuori posto. A me quante volte è capitato! Io vado d’accordo con voi perché voi mi perdonate, non perché mi sopportate. Continuamente vi offendo. Il mio confessore quante volte me l’ha detto: ma tu, quando cambierai vita? Io non so rispondere.

Quante volte ci si offende senza farlo di proposito, specialmente quando ci si arrabbia. San Giacomo dice: l’ira non compie ciò che è gradito a Dio. Ora è vero che non ci offendiamo ogni giorno, ma raramente non significa una volta all’anno, né una volta al mese. Ci offendiamo più spesso.

Perdonatevi a vicenda e di cuore perché ci sono anche dei perdoni apparenti, e non sono validi. L’ha detto Gesù! Quel perdono è apparente perché l’offesa rimane nel cuore e quando la radice rimane nel cuore, quando meno ve lo aspettate, il risentimento esce fuori e la pace non c’è. La pace con il prossimo si traduce con una sola parola: amarlo.

Questo amore come si manifesta? Con i due verbi che san Paolo ha dato a papà e mamma e agli sposi, e diteglielo: vi dovete sopportare a vicenda. Il maschio dice che non ha difetti; la femmina dice che non ha difetti; e si separano perché non hanno difetti! Sopportatevi e perdonatevi. Signore, illumina le mie figlie perché si amino! Qualcuna mi dice: Padre, quando io perdono, sono nella pace. È vero, mi costa, però quando io perdono non ci penso più e sono nella pace. Quando non perdono, invece non dormo nemmeno la notte. Quei pensieri si fissano nella testa e non mi danno pace.

3. La conversione è riconoscere il tempo della visita di salvezza del Cristo

“Non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata” (Lc 19, 44).

Convertirsi, accettare l’ora di Dio, significa riconoscere che questo è il tempo della visita di salvezza del Cristo. Non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata! Oggi, se ascolterai la sua voce non indurire il tuo cuore, perché c’è un tempo per convertirsi ed è il tempo di Dio.

La Chiesa dice che ogni Ritiro è tempo di conversione, quindi tempo di pace. Se non avete la pace nel vostro cuore dovete fare una giornata di ritiro. Così gli Esercizi, sono un tempo di pace, perché è tempo di conversione, della presenza di Dio in modo particolare: entra nell’anima e tutte le magagne ce le fa vedere non con una lampadina di cinque candele, ma con un riflettore, con un abbagliante, col sole. Ci fa vedere tutte le linee negative, le piccole, le grosse e le piccolissime. Tempo della visita di salvezza del Cristo per convertirci sono le confessioni. Il Signore non ti dice: sopportala, perdonala? E tu perché rimani con l’odio e con il rancore? Così un miracolo, una grazia particolare è tempo di Dio. Quanta gente si converte quando riceve un miracolo o una grazia particolare che ha chiesto. Ieri sera ascoltavo un fedele che mi diceva: io ho cambiato vita quando ho chiesto una grazia per me impossibile e il Signore mi ha esaudito. Allora esiste questo Dio che ti ascolta e ti vuole bene! Un miracolo, la meditazione, un concorso vinto, un concorso perso, la morte di una persona cara, un matrimonio particolare; sono tutti tempi della visita di salvezza del Cristo.

II. le conseguenze negative per colui che non vuole convertirsi

 

  1. Chi non si converte va incontro all’intervento di giustizia di Dio

“Se avessi compreso anche tu, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi”  (Lc 19, 42)

Qual è la giustizia? “Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee”  (Lc 19, 43)

Chi non vuole convertirsi va incontro all’intervento di giustizia di Dio. Hai peccato? Pagherai. Ma pagherò dopo che sarò morto. Sì, ma pagherai!

“Mettiti d’accordo mentre sei in cammino” (Mt 5, 25) ha detto Gesù. Mettiti d’accordo col tuo avversario ora che stai camminando con Lui e Lui è nella condizione di perdonarti, perché dopo non avrai tempo.

Gesù prende lo spunto per Gerusalemme dalla loro disubbidienza alle autorità romane: e la prima, la seconda, la terza, la quarta e la quinta volta. È arrivato un giorno Tito, che ha detto: Ho capito, con voi non c’è da discutere: distruzione di Gerusalemme e deportazione in tutte le parti del mondo dei giudei. Non c’è altra soluzione con questi. Avevano avuto il tempo di convertirsi? Sì,ma hanno rimandato, come stanno rimandando adesso. È dal 1960 che devono mettersi d’accordo. Ora io dico a voi: è vero che Peppino con la sua macchina passava con il verde e con il rosso e non gli capitava niente. Un giorno il semaforo è rosso, passa e Peppino finisce in ospedale. Mi capite adesso? Il Signore sopporta e pazienta, ma una volta interviene per correggere e salvare. Una sola volta interviene per punire: quando? Con la morte! Ma adesso interviene per correggere. Un padre che ama, corregge. All’inizio si piange, ma poi si gode. Si piange perché la correzione fa male a tutti, ma poi correggendosi si gode del bene fatto.

  1. Chi non si converte fa piangere il Cristo

“Gesù quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa”  (Lc 19, 41).  Gesù adesso guardando l’anima vostra si mette a piangere oppure gioisce di contentezza per il conforto che gli date? Piange sempre, non pensate che il pianto della Madonna a Siracusa sia diverso da quello del Cristo a Gerusalemme. Come il pianto della Madonna a Medjugorie o a Civitavecchia: credete sia una favola? È una immagine vera perché le lacrime di un figlio arrivano alla madre; come le lacrime di una mamma arrivano al cuore del figlio.

a. Chi non si converte fa piangere il Cristo perché il peccato offende e rinnova la sua passione e morte in croce.

 Sentirete dire da qualcuno che non è vero, non seguiteli. Il peccato offende il Cristo e rinnova la sua passione e morte in croce.

b. Gesù piange perché i suoi figli redenti che non si convertono vanno all’inferno e rendono inutile la sua redenzione.

Gesù non può essere contento di mandare all’inferno i suoi fratelli, i suoi figli. Continua a soffrire in silenzio e nell’amore aspettando la loro conversione. Rinnova la sua passione e morte e attende la conversione dei suoi figli.

conclusione

 

Tu puoi far gioire il Cristo e tutto il cielo con la riparazione. “Sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1, 24) .

Il più grande atto di carità è quello di pagare al posto del peccatore, di aiutarlo a convertirsi e a salvarsi. Questo è il mio più profondo desiderio sacerdotale: riparare il peccato del fratello con la preghiera, con la sofferenza, e oggi debbo aggiungere per mezzo di voi, aiutarlo a convertirsi con la proclamazione della parola di Dio. È un pensiero che mi accompagna da quando ero fanciullo. È vero che io peccavo e lo facevo piangere, ma avevo nel profondo del cuore questo desiderio di non peccare più, di farlo gioire, ma soprattutto di riparare perché gli altri miei fratelli potessero far gioire il Cuore di Gesù. Il Signore mi ha affidato voi e a voi con tutta la commozione del mio cuore dico: aiutiamo il Cuore di Gesù, ha bisogno di noi. E con una sola azione faremo felici due persone: il Cristo e il fratello. E io che ho avuto la gioia di vivere insieme a certi convertiti vi posso dire che sono un amore dopo la conversione; sono di gran lunga superiori a noi nell’amore. Tutto si riduce all’amore. Questo è quel Cuore che ha tanto amato gli uomini. Egli dice: Amatemi, voglio essere amato. Non perderete tempo. Ogni azione fatta nell’amore è un’azione piena di merito sulla terra e piena di ricompensa nel cielo. Non c’è amore più grande di mettere la propria vita a disposizione dell’amico. Gesù ha superato tutti, perché ha messo a disposizione la sua vita non solo per gli amici ma anche per i nemici. Questo vorrebbe. Non mi fate piangere, datemi la gioia della conversione dei vostri fratelli. Se mi volete seguire, mi dovete seguire in questo. Il mio ideale è: avere le Missionarie della parola di Dio come riparatrici, come anche gli associati che ci aiutino e ci sostengano in questo cammino. Se io tengo un desiderio è questo: morire sì, ma lasciare dietro di me una radice, la radice del bene. E non c’è bene più grande di questo. Io lo vedo: danno il mangiare, il vestito ai poveri, ma appena arrivano in chiesa, se ne vanno. Quando io incontrai l’Abbé Pierre mi disse: Padre, noi non facciamo questo per convertire, facciamo questo per dire che quando facciamo il bene non guardiamo in faccia nessuno, se è amico o nemico. E danno le case, il mangiare! Devono dire: i cristiani fanno il bene senza guardare in faccia nessuno. Io pensai: è vero che siamo pochissimi, ma a me piacciono le Missionarie perché aiutiamo gli uomini a convertirsi. Però ricordatevi, prima dobbiamo convertirci. Non possiamo volere la conversione del fratello senza la nostra conversione. La santità per noi è facilissima, ma dovremmo essere coerenti. Ecco perché vi ho detto: aiutatemi, e aiutando me aiuterete il Cuore di Gesù. Gli facciamo passare qualche giornata nella gioia, dopo tutto quel bene che ha fatto a ciascuno di noi. E voi siete proprio volute da Lui per la conversione dei peccatori sia con la preghiera, sia con la sofferenza, sia con la predicazione. Con questo fine noi annunziamo la parola di Dio, per ottenere la salvezza dei fratelli, quindi la conversione. La gioia dei fratelli diventa la gioia di Gesù.