Lc 23, 35-43 – Non ci sono ostacoli per la gioia, non metterli tu!

Lc 23, 35-43 – IL PECCATO NON È UN OSTACOLO ALLA SANTITÀ

Lc 23, 35-43 Il Cristo Re di pace e di perdono

Lc 23, 35-43 Cristo Re -2013

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca 21 novembre 2010

 

 

IL PECCATO NON È UN OSTACOLO

ALLA SANTITÀ

XXXIV domenica TO Anno C  (Lc 23,35-43)

Il peccato non è un ostacolo alla santità. Questa affermazione mi ha sempre riempito di gioia ed ho sempre detto al Signore: Grazie, perché mi hai voluto in un Ordine che del peccato ne ha fatto uno strumento di santità.

Le parole del Vangelo sono queste:

“Gesù ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”  (Lc 23, 42). Sono le parole di uno dei due ladroni crocifissi con Gesù sul Calvario. La risposta di Gesù: “Oggi con me sarai nel Paradiso” (Lc 23, 42).

Vi consegno due pensieri, dovendo spiegare queste parole del Vangelo:

  1. Perché il buon ladrone si salva e diventa santo?

Perché riconosce il suo peccato, chiede perdono, riconoscendolo Re, e ottiene il perdono. Quest’uomo parla di Regno e di Re perché c’era la scritta: Gesù Nazareno Re dei Giudei.

Il buon ladrone quindi si salva e diventa santo perché riconosce il suo peccato e chiede perdono riconoscendo Gesù come Re. Così diventa santo.

  1. Noi come ci faremo santi?

Riconoscendo il nostro peccato. Non vi dico non peccando, ma riconoscendo il peccato e chiedendo perdono a Colui che abbiamo offeso con il peccato. Il perdono ce lo dà il Signore? Sì, sempre. Ed io in una norma sul peccato vi ho consegnato queste parole:

“I peccati passati non sono uno ostacolo quando sono ritrattati, deplorati e riparati, anzi diventano allora occasione di atti di virtù più generosi”           (P 338).

I più grandi peccatori, incominciando dal buon ladrone, passando per San Paolo, per Agostino e arrivando agli ultimi che voi conoscete, sono diventati santi riconoscendosi peccatori, chiedendo perdono e riparando il male fatto. È questo l’insegnamento che dobbiamo ricavare per noi e che io vi consegno.

 

    conclusione

Tre sono gli atti da compiersi dalla Missionaria della Parola di Dio perché il peccato diventi mezzo di santità e non sia di ostacolo al suo cammino di perfezione:

  1. Riconoscersi peccatori

Abbiamo veramente peccato; lo dobbiamo riconoscere. Questo era il pensiero di San Francesco di Paola. Si dichiarava peccatore ogni giorno. Ed io vi ho consegnato la preghiera che lui recitò prima di morire: “Abbi misericordia di me, miserabilissimo peccatore”. Se non c’è questo, non c’è il perdono e non c’è la santità. Il peccato quando è proclamato ad alta voce, avendo origine da noi e dalla nostra malizia, diventa strumento di santità. La maggior parte degli uomini non si riconosce peccatore, questa è la ragione perché non c’è la santità.

  1. Chiedere perdono con il sacramento della penitenza

Il sacramento della Penitenza suggella la dichiarazione e l’affermazione di essere peccatore. Tant’è vero che San Francesco diceva di essere un miserabilissimo peccatore, ma si confessava ogni giorno: portava con se un frate. Ma voi state ancora al primo punto perché non vi riconoscete peccatori. Chiedete perdono con il sacramento della penitenza di cose vaghe, ma non di peccati specifici. Invece siamo responsabili di peccati specifici: ho parlato male della mia sorella! Non ho ubbidito al Padre. Peccato specifico: ho peccato contro di te!

  1. Riparare il proprio peccato e possibilmente aiutare il Cristo a riparare il peccato del fratello

Io ho sbagliato e io mi devo correggere; io ho rotto e io devo pagare. Vi ho detto che quando il peccato è deplorato ─ quindi si chiede perdono ─ il peccato è riparato. Allora i peccati riconosciuti diventano occasione di atti di virtù, e di atti di virtù i più generosi possibili. Pensate che San Francesco per riparare i suoi peccati vestiva in quel modo, camminava in quel modo, mangiava in quel modo, si mortificava in una maniera che noi oggi diciamo esagerata; ma era il pensiero del peccato commesso che lo portava a scontare sulla terra quello che aveva fatto.

Poi ho aggiunto: riparare il proprio peccato e possibilmente aiutare il Cristo a riparare il peccato del fratello. Allora il peccato diventa veramente strumento di carità. Il più alto atto di carità verso il prossimo è di pregare per il peccatore e salvarlo, mettendoci al suo posto. Questo metterci al posto del peccatore è accettato dal Cristo ed è sempre esaudito. Fate la prova e vedrete che quello che il Signore ha detto è vero.