Dinanzi a Te Signore, così come sono… – Mt 23, 27-32

Mt 23, 27-32 – Il settimo guai – Fate come dicono

Mt 23, 27-32 – Cosa devo fare per salvarmi

Mt 23,27-32 – Guai a voi ipocriti

da un’omelia di P, Francesco Chimienti O.M.

Oria, 24.08.1982

L’IPOCRISIA

(Mt 23, 27-32)

            1.   Siamo sepolcri imbiancati

Questa mattina mi fermo sul vangelo di Matteo, sul primo “guai a voi, scribi e farisei ipocriti”, non per farvi un rimprovero, ma per aprire i miei e i vostri occhi, e non cadere in questo grave difetto della ipocrisia, della falsità spirituale.

“Assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno sono belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti davanti agli uomini all’esterno, ma all’interno siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità” (Mt 23, 27-28).

La preoccupazione di Gesù, quando ha annunciato il suo messaggio, è stata sempre questa: Io sono via, verità e vita. In modo particolare sono la verità, e da voi voglio che diciate la verità, e oggi che facciate la verità; dovete agire secondo verità.

Ogni uomo può compiere azioni all’esterno buone, ma con intenzioni malvagie dentro; come può avere intenzioni buone, che all’esterno possono apparire non buone.

La preoccupazione di Gesù è che ciò che abbiamo dentro lo dobbiamo far vedere fuori, e ciò che facciamo vedere fuori deve avere una corrispondenza dentro.

            2.   Chi vive nel peccato è un morto

Il difetto dell’uomo consiste nel far vedere all’esterno di essere buono, di agire secondo rettitudine e secondo Dio, mentre in realtà dentro ha sporcizia e morte. Tutti gli uomini che non stanno in grazia di Dio, dentro hanno la morte e la sporcizia, perché la S. Scrittura, quando parla del peccato mortale, lo paragona sempre alla morte. Lo chiamiamo mortale perché porta alla morte, arreca la morte e indica la morte. Altre volte la S. Scrittura, quando parla del peccato mortale, parla di sporcizia.

Chi commette il peccato mortale si sporca in una maniera tale che diventa deforme, diventa mostro. Questo è il peccato mortale.

Tutti coloro che vivono nel peccato mortale, e quindi non vivono in grazia di Dio, anche se fanno il bene, è fatto nella morte, quindi si è ipocriti, si è falsi. All’esterno mostri di avere una bella faccia, ma di dentro invece sei tutto malato, anzi sei proprio morto. All’esterno mostri di essere pulito, mentre all’interno sei sporco.

            Se dentro hai la grazia, mostra la grazia; ma se mostri la grazia e dentro hai il peccato, perché non ti vai a pulire e togli la sporcizia? Perché non vai ad acquistarti la vita, quella vita che solo Dio può darti per mezzo della confessione? Questo è il vero problema. Se facciamo diversamente si è ipocriti.

            3.   L’ipocrisia rende sterile l’apostolato

Perché Ordini religiosi, Congregazioni religiose, la Chiesa vive così rachitica e così gracile, mentre in realtà noi abbiamo Ordini religiosi con migliaia di religiosi, abbiamo Congregazioni con migliaia di aggregati, abbiamo una Chiesa con milioni di cristiani, abbiamo Parrocchie molto frequentate, Associazioni cattoliche numerosissime e rigogliose? Qual è la ragione? Se guardaste queste Associazioni, queste Congregazioni, queste Diocesi, questa Chiesa con gli occhi di Dio, voi vedreste una realtà impensata e impensabile. Vedreste dei morti camminare. E i morti non danno vita.

Appartieni all’Associazione, sei sacerdote, sei religioso, sei catechista, ma dentro hai il peccato; e chi ha il peccato è morto, e chi è morto non può produrre la vita, non dà la vita.

Abbiamo un’organizzazione perfetta, ma non si producono frutti. L’albero per produrre frutti deve essere vivo; l’uomo se vuole produrre figli deve essere vivo, oltre che giovane, ma vivo; se invece è morto non produrrà figli; se l’albero è secco non può produrre frutti. Questa è la realtà.

Perché questo Ordine, questa Congregazione, questa Associazione cattolica, questa Associazione catechistica non produce frutti, non converte, non trasforma, non dà i santi? Perché questa parrocchia non dà vocazioni, non dà sacerdoti, non dà religiosi? Perché è morta, vive nel peccato, è ipocrita: fanno vedere di essere discepoli di Gesù, apostoli di Cristo, ma non lo sono. L’apostolato deve scaturire da una vita intensamente vissuta.

Ha detto Paolo: se tu hai tanta fede da trasportare le montagne, ma senza la carità, cioè senza la grazia di Dio, la tua fede non vale niente. Se tu dai tutte le tue sostanze ai poveri, ma non hai la carità, questa tua donazione non vale niente. Anche se tu offri il tuo corpo come vittima vivente sull’altare di Dio per mezzo della consacrazione, ma non vivi la carità, dice san Paolo, non serve a niente.

A Dio bastavano dieci giusti per salvare cinque città, la Pentapoli, che erano immerse nel peccato, al tempo di Lot e di Abramo; noi oggi, secondo l’organizzazione della Chiesa, abbiamo milioni di giusti; dovremmo produrre la salvezza di tutto il mondo, ma dove sta? Se non la produciamo, che significa? Che siamo morti, cominciando da me per primo. Lascia e piglia! Peccato mortale e grazia! Povero crocifisso, povero Cristo in mano a sacerdoti che continuamente lo tradiscono. Si rinnova il tradimento di Giuda. Mentre voi vedete me tranquillo, genuflessione, buono, che ne sapete voi come sto io dinanzi a Dio? Perché non produco frutti in voi? Io questa mattina quando mi sono alzato, pensavo proprio a questo: sono passati otto giorni, oggi saranno nove giorni di esercizi spirituali e ancora non ho visto una lacrima, nessuna è pentita, tutto è tranquillo. Come erano prima così sono adesso. Teste dure e cuore indurito, dicevo io. Ma poi ho guardato il Crocifisso e ho detto: Signore, la testa dura sono io. Sono io la causa perché voi non chiedete a Dio perdono dei vostri peccati, e soprattutto non decidete di cambiare vita. È lo strumento del quale Dio si serve che non conclude, più che il campo nel quale io sto seminando. Se voi aveste l’occhio di Dio, in questo istante avreste un altro giudizio di me e di tutte le vostre amiche che vi circondano e delle suore che vi servono. Sì, non mi escludo, siamo tutti dei sepolcri imbiancati: di fuori siamo belli, ma di dentro ci sono soltanto ossa di morti e putridume.

            CONCLUSIONE

Nel nome di Dio, togliamo la morte dalla nostra anima. Nel nome di Dio togliamo la sporcizia dalla nostra anima. E voi lo sapete, questo si fa solo con la confessione; non, come dice qualcuno, con un semplice atto di dolore. Sono tutte stupidaggini che avete inventato voi, ma non l’ha detto Dio. La salvezza viene attraverso il sacramento della penitenza. Dovete riconoscere pubblicamente il vostro peccato, e pubblicamente vi deve essere perdonato. Non sono affari privati vostri! Ecco perché io dico: Signore, e tu continui ad amarmi? Passerò una vita e non capirò mai che cos’è l’amore di Dio verso di me.