Sabato dopo le Ceneri – Quanto bene da farsi… approfittiamo del tempo donato – Is 58, 9-14 – Lc 5, 27-32

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da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M. 

CHI è IL PROFETA

(Is 58, 9-14)

  1. Il profeta è un uomo che parla al posto di Dio

Dio vuole parlare agli uomini, ma da solo con tutti non può parlare, allora sceglie un uomo e gli parla. I modi sono diversi, dice san Paolo nella lettera agli Ebrei: per visione o per ascolto. Attraverso uno di questi modi Dio parla al profeta e gli dice: Tu adesso va’ e di’ al mio popolo …, ai parrocchiani di san Francesco di Paola …, a P. Chimienti …, all’Arciprete, al Vescovo, al Papa!

E allora, questo poveraccio, tremante tremante, deve andare dal re e deve dirgli: Tu sei un impostore! Un profeta dovette andare dal re Davide a dirgli: Tu sei un adultero e un omicida! Quello avrebbe potuto tagliargli la testa, cosa che alcune volte è successa.

Il profeta è quindi un uomo che parla al posto di Dio.

Alcuni di questi profeti, per volere di Dio, non soltanto hanno sentito la voce del Signore che ha parlato, ma hanno anche dovuto scrivere le parole ascoltate e annunciate. Sono quelle contenute nella Bibbia.

Certo non tutto ciò che ha detto Dio è stato scritto. Dio ha detto mille cose, ma solo alcune sono state scritte: precisamente quelle che Dio voleva che fossero tramandate a tutti gli uomini e a tutti i popoli.

  1. Profeti siamo noi

Ciò che Dio ha detto duemila anni fa, io oggi lo dico a voi, perché sono parole che dice a me e a voi. Io adesso sono un profeta, perché dico a voi le parole di Dio; così come colui che è venuto a leggere la Parola di Dio.

Se voi, andando a casa, ripetete la Parola di Dio che io ho spiegato a voi, siete profeti.

Dio non fa sentire la sua voce a tutti, ma la fa sentire tramite un uomo che gli presta la voce. Così si diventa profeti, e Dio parla a un uomo per mezzo di un altro uomo. Una volta Dio parlò a tutto il popolo d’Israele che stava ai piedi del monte Sinai. Apparve sul monte in mezzo a una nube tra lampi e tuoni. Si oscurò il cielo e Dio cominciò a parlare. Per farsi sentire da tutti la sua era una voce cavernosa, una voce di tuono. Il popolo ebbe tanta paura che andarono da Mosè e gli dissero: Di’ al Signore che parli soltanto a te e non a tutti, perché moriamo di paura! Parli con te, poi tu riferirai a noi.

Allora il Signore disse: Ciò che dirò a Mosè è per voi. Egli vi riferirà ciò che io voglio da voi.

  1. Cosa ci dice oggi il Signore

Oggi, tramite il profeta Isaia, Dio dice a noi: Devi togliere dalla tua vita il puntare il dito, il parlare empio, cioè non devi accusare gli altri o bestemmiare.

L’empietà nel vero senso della parola è infatti la bestemmia, quindi parlare empio significa bestemmiare. È anche parlare empio dire parolacce, parole volgari. Dio non vuole le bestemmie, non vuole le parolacce, né vuole che l’uno accusi l’altro, che mormori contro l’altro, perché la carità copre tutto, scusa ma non accusa.

          CONCLUSIONE

 

Durante la quaresima Dio ci chiede tre cose:

 1)   Non accusare mai nessuno

 2)   Non mormorare mai contro nessuno. Infatti Gesù non accettò che i farisei e gli scribi mormorassero contro di lui, perché parlava con le prostitute e mangiava con i peccatori.

Già il profeta Isaia, ottocento anni prima, aveva detto di non puntare il dito contro il prossimo, di non accusare, di non mormorare, perché è contro la carità.

Il proverbio dice: “Non sputare in cielo che in faccia ti viene”. Tutto ciò che dici degli altri, dice san Paolo, è contro di te, perché anche tu fai le stesse cose.

 3)   Santificare la domenica. La domenica bisogna far festa, non si deve lavorare e si deve servire il Signore: si deve pregare di più, si devono compiere gli atti di carità, si deve fare il bene.

Dice il Signore: Se farete questo, vi benedirò.