Signore, vieni ancora! Mt 17, 10-13

 

QUALI SONO I SEGNI

PER RICONOSCERE IL CRISTO CHE VIENE

(Mt 17, 10-13)

Gli apostoli sul monte Tabor hanno visto la gloria di Cristo, che loro non avevano mai conosciuto. Dunque veramente questo è il Figlio di Dio! Hanno anche sentito la voce che diceva: “Questi è il Figlio mio prediletto”. Pietro è arrivato fino a dire: Signore, stiamo sempre sul Tabor, non scendiamo giù.

A questo punto viene naturale la domanda: noi ti abbiamo conosciuto come Figlio di Dio, come il Cristo, ma perché gli altri non ti riconoscono?

Dicono: Nella S. Scrittura si dice che prima del Cristo deve venire Elia. Elia non è venuto, dunque non sei il Cristo.

Gesù risponde: Sì è vero che verrà Elia e stabilirà ogni cosa, “ma io vi dico che Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi l’hanno trattato come hanno voluto” (Mt 17, 12).

Chi è questo Elia? È Giovanni Battista, perché un uomo nasce una volta sola e muore una volta sola, non può nascere una seconda e terza volta. Sono altri uomini simili nelle azioni e nelle virtù ad Elia, ma Elia è nato, è vissuto ed è morto.

Sì è venuto, ma non l’hanno riconosciuto e l’hanno trattato come hanno voluto. San Giovanni Battista infatti è stato preso e messo in carcere, poi alla fine è stato anche ucciso. Gli hanno tagliato la testa.

Ora Gesù parla di se stesso, perché lui è il Messia, gli altri sono segni che fanno riconoscere il Messia: anche per il Figlio dell’uomo sarà così, dovrà soffrire per opera loro.

 

  1. Il segno dei segni per riconoscere il Cristo che viene è la sofferenza

Il Cristo soffrirà molto. Come si fa a capire se un uomo è Figlio di Dio, è mandato da Dio? Se soffre. La sofferenza è il timbro della presenza di Dio in un’anima.

Se vedete un’anima che soffre ed è serena, che accetta questa sofferenza e l’offre a Dio, soffre nel silenzio e nel nascondimento, sappiate che in quell’anima c’è Dio.

È inutile che vi faccio la storia di Gesù, né la storia della Madonna, né la storia di san Francesco di Paola, le conoscete bene.

Nessuno è nato come è nato Gesù, in una grotta e nella sofferenza più grande. Ha cominciato da bambino. Né, io penso, nessuna mamma ha mai pensato, tre giorni prima di partorire, di mettersi in cammino per fare centoventi chilometri a piedi, lasciare la propria casa e andarsene alla ventura. Dove? A Betlemme. A fare che cosa? Mah, vedremo che cosa succederà. È andata a finire in una grotta, per dare alla luce non un figlio, non il figlio, ma il Figlio di Dio; e lei lo sapeva. Mi capite?

La sofferenza è stato il segno dei segni per mezzo del quale si doveva riconoscere che quello era il Figlio di Dio.

Il profeta Isaia, ottocento anni prima, aveva detto le stesse cose, l’aveva chiamato il Servo sofferente di Jahvè, di Dio. Questo è il segno, sappiatelo.

 

  1. Un altro segno è la persecuzione

Gli uomini non lo riconoscono, perché vogliono trovare Dio nella ricchezza, nel piacere, nelle comodità, nella salute. Lo vogliono trovare dove non c’è; e quando trovano il Figlio di Dio, un uomo santo che tiene altri segni, diversi da quelli che vogliono vedere, non lo riconoscono e lo perseguitano.

Questa è la sorte dei figli di Dio, la persecuzione. Questo è un altro segno dei figli di Dio. Dice Gesù che san Giovanni Battista l’hanno trattato come hanno voluto, cioè l’hanno perseguitato e l’hanno ucciso; e così sarà per il Figlio dell’uomo. Questo è Dio.

Io e voi dobbiamo cambiare mentalità. Togliamoci dalla testa l’idea che Dio è presente in coloro che stanno bene, sono felici, hanno le ricchezze, in coloro a cui va tutto bene. No, non sarete capiti nemmeno a casa vostra; sarete perseguitati a casa vostra. Il primo sarà il marito, la prima sarà la moglie a parlare male di voi; i primi saranno i figli, i primi saranno i genitori. La persecuzione incomincia lì, non vi riconosceranno proprio a casa vostra, poi nel vicinato.

  1. Cristo continua ad incarnarsi nei suoi profeti e nei suoi santi, attraverso i secoli

Gesù passa accanto a noi, ma noi continuiamo a cercarlo dove non è. Non dovete credere che Dio non sta sulla terra.

Mi sembra di leggere la prima pagina del vangelo di san Giovanni, quando, facendo la sua meditazione sulla venuta del Cristo, Dio sulla terra, dice: è venuto ad abitare in mezzo a noi, ma i suoi non l’hanno riconosciuto.

Quando vanno da Giovanni Battista per sapere se lui era il Messia, Giovanni dice le stesse parole: io non sono il Cristo, né Elia, né qualcuno dei profeti, ma soltanto voce di colui che grida nel deserto (cfr. Lc 3, 4). Il Messia sta in mezzo a voi, ma voi non lo conoscete. Purtroppo! Così i santi.

Noi abbiamo avuto un santo: P. Pio. Era un santo ed è un santo, tra poco lo vedremo sugli altari. Io ricordo di avere incontrato il suo Padre superiore a Fiuggi, e preso dalla curiosità mi avvicinai e gli domandai di P. Pio, perché volevo sapere qualche cosa di questo santo: come viveva la sua vita da santo e da frate. Lui mi disse queste parole: Padre, per favore non mi parlate di P. Pio. Vi auguro – parole testuali del superiore di S. Giovanni Rotondo – di non avere mai un santo nel vostro convento!

La persecuzione che ha avuto quel povero uomo, è stata una persecuzione inaudita. Lui che era il superiore, e che doveva dare conto al Papa, al Vescovo e alla Congregazione, agli uomini e ai carabinieri, mi disse: Vi auguro di non aver mai un santo nella vostra comunità. Questi sono i santi!

CONCLUSIONE

Cristo continua ad incarnarsi nei suoi profeti, nei suoi santi. Passa accanto a noi, ma noi non lo riconosciamo; continuiamo a cercarlo dove non è.

Beato chi riconosce il Cristo e lo accoglie, dice san Giovanni, perché diventa figlio di Dio, è generato da Dio. Lo riconosce perché ha fede, non perché lo vede, ma perché lo crede.

Poiché i segni che il Cristo ha dato sono questi: il silenzio, il nascondimento e la sofferenza, quando volete riconoscere il Cristo nei vostri fratelli, li dovete cercare nel silenzio, nel nascondimento e nella sofferenza.

Dobbiamo cambiare le nostre idee! Dobbiamo cambiare mentalità!