Corrispondiamo al bene…. e siamo benigni! – Mt 25, 14-30

da un’omelia di P. Francesco Chimienti o.m.
Martina Franca, 17.11.1996

CHI S’IMPEGNA

NELL’OPERA DELLA PROPRIA SALVEZZA

è BUONO E FEDELE;
CHI NON S’IMPEGNA è MALVAGIO E INFINGARDO

(Mt 25, 14-30)

Mi fermo sul vangelo di Matteo che riporta la parabola dei talenti, che ci parla del rendiconto finale. Vi sottolineo alcune frasi:

1“Diede a ciascuno secondo la sua capacità” (Mt 25, 15)

Le parole che mi hanno colpito sono queste: “Il padrone diede a ciascuno secondo la sua capacità”. Queste parole mi confortano, e penso con esse di confortare anche voi.

San Paolo ci aveva detto che i doni Dio li dà a chi vuole, come vuole e quando vuole.

Può sembrare che il Signore agisca in modo capriccioso o insindacabile, invece Gesù dice che Dio dà i doni a ciascuno, secondo la sua capacità. Quindi, se Dio mi avesse dato i vostri doni, io non li avrei saputi usare, perché non ne sarei stato capace! Così, se voi aveste avuto i miei doni, non li avresti saputi usare, li avresti sciupati; non per malizia però! In altri termini un litro di acqua non si può mettere in un bicchiere da un quarto. Duecentoquaranta grammi di acqua vanno bene, invece se si mette un litro, gran parte di acqua esce fuori perché supera la quantità del recipiente. Questo mi ha confortato!

Con i doni ricevuti io sono nella pienezza; non ho da chiedere niente di più al Signore! Quello di cui avevo bisogno e quello che potevo avere, il Signore me l’ha dato e ce l’ho. Adesso devo usarlo. 

2.   “Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto”  (Mt 25, 21)

Il secondo pensiero che mi ha colpito è che a Dio non interessa se l’uomo ha avuto dieci, nove o otto doni, gli interessa che li abbia fatti fruttificare. L’essenziale per l’uomo è rendere conto dei suoi doni. Se di dieci, di nove, di cinque, di quattro, di due, di uno, non importa; deve rendere conto! Questi tali della parabola hanno reso conto, uno di dieci talenti, l’altro di due. È chiaro che nella scala da dieci a due, c’è anche il nove, l’otto, il sette, ma la conclusione è la stessa. Le parole che il Signore dice a tutti sono sempre le stesse:- Bravo! Sei stato un servo buono e fedele. Poiché sei stato fedele nel poco, io ti darò autorità su molto!

a.     Siamo servi

Gesù aveva detto che quando il servo compie tutto il suo dovere, è un servo inutile.

Essere servi significa stare al servizio di Dio. E dobbiamo stare al servizio di Dio!

b.     Servi buoni

Quando osserviamo i suoi comandamenti, siamo buoni, cioè siamo pieni di bontà, siamo pieni di amore. Quando osserviamo i dieci comandamenti dimostriamo di amare Dio e dimostriamo di amare anche i nostri fratelli. Siamo buoni.

Chi osserva i miei comandamenti, ha detto Gesù, mi ama (cfr. 1 Gv 5, 2).

Chi osserva i comandamenti, ama i propri fratelli, perché chi ama Dio ama anche i fratelli.

Gesù ha compendiato i dieci comandamenti nei due comandamenti dell’amore.

Io ho dinanzi ai miei occhi la Madonna! La Vergine Santa era una ragazza di sedici o di diciassette anni, quando ha dato alla luce Gesù. Era sposa di Giuseppe e pensava solo a Giuseppe; era mamma di Gesù e pensava solo a Gesù! Il Signore le ha affidato la missione di essere sposa di Giuseppe e madre di Gesù, e la Madonna ha compiuto nel migliore dei modi la sua missione.

I grandi progetti, i grandi programmi lasciateli agli altri! Guardate che cosa Dio vi ha dato e che cosa Dio vuole da voi. Siete Missionarie della Parola di Dio; fate le Missionarie! Se siete insegnanti dovete fare le insegnanti! Se fate ogni cosa per amore, la farete certamente nel migliore dei modi e certamente alla presenza di Dio; così voi sarete servi buoni, servi però, in quanto avete messo in esecuzione ciò che Dio vi ha detto. E il Signore vi dirà: brava!

c.      Servi fedeli

Gesù dice:- Bravo, servo buono e fedele!

Il servo fedele è colui che ha messo in esecuzione, fedelmente, nella lettera e nello spirito, tutto quello che il Signore gli ha detto.

Anche san Francesco, parlando dei superiori, dice che devono essere servi buoni e fedeli. Buoni, perché devono fare ogni cosa per amore di Dio e del prossimo, e fedeli perché devono compiere quello che lui ha detto.

La fedeltà è nell’esecuzione. Io ho detto così e tu farai così! La fedeltà non è nell’intenzione, ma nell’esecuzione.

L’intenzione è compiere l’azione per amore, la fedeltà è nell’esecuzione, è eseguire quello che Dio dice con fedeltà, cioè a puntino, nella lettera e nello spirito. Con la fedeltà non si tradisce il pensiero di Dio né la sua Parola. Qualche volta, eseguendo alla lettera, si può tradire il pensiero.

Nella ricompensa, ricordatelo, Dio non guarda la bontà, ma guarda la fedeltà. Sei stato fedele nel poco, quindi hai eseguito quello che io ti ho detto e l’hai fatto come io ti ho detto, come io ho pensato, ti darò autorità su molto. La bontà serve per avere di più o di meno, non per avere. Se sei fedele hai; se quelle cose che fai le fai per amore, nel migliore dei modi e alla presenza di Dio, invece di poco avrai molto, invece di molto avrai moltissimo, invece di moltissimo avrai tutto. Dice Gesù: Sei stato fedele nel poco, io ti darò autorità su molto. Sappi che da parte mia io non sarò avaro, perché ti ho promesso, che se tu mi darai uno, ti darò cento. Quindi la ricompensa da parte di Dio sarà immensa, infinita, se tu ce la metterai tutta: se sarai buona e se sarai fedele.

Nella bontà e nella fedeltà l’uomo può mettere dieci, venti, trenta, quaranta …è graduale! 

3.   “Servo malvagio e infingardo!”

Colui che non fece niente perché, pur avendo avuto un talento, lo andò a mettere sotto terra, Dio lo chiama: Servo malvagio e infingardo!

Quest’uomo non ha detto: Io non ho voluto trafficare il talento! Ha detto: Non l’ho trafficato perché tu sei severo ed io ho avuto paura. Ha portato una scusa!

Ebbene, ricordatevi l’insegnamento di Gesù: Chi non fa una cosa, anche se apparentemente è scusato in quanto c’è una ragione, non è scusato dinanzi a Dio, perché per il Signore non esistono scuse.

Chi non fa, o senza scuse o con le scuse, dinanzi a Dio non ha fatto! Dunque chi non fa il bene è un malvagio. Chi non fa il bene, anche se porta delle scuse e dà la colpa al fratello, al padre, ai vicini di casa, ai lontani, è un malvagio. Le scuse dinanzi a Dio non hanno nessun valore. Egli è un malvagio, uno che ha fatto il male perché non ha fatto del bene; ed ha la stessa ricompensa dell’incredulo, dell’ateo, del malvagio al cento per cento. Infatti le parole che il padrone ha detto sono queste: “Gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti” (Mt 25, 30).

Quindi chi non fa il bene, fa il male ed è un malvagio. Chi non fa il bene, adducendo delle scuse, è un malvagio. Gesù lo chiama anche infingardo, cioè pigro. Non solo è malvagio, ma è anche pigro perché, pur potendo fare del bene, non l’ha fatto.

Dio ha dato a ciascun uomo i doni secondo le proprie capacità. Quel poco che poteva fare lo doveva fare, perché lo poteva fare. Se Dio ha dato a quel tale un talento, sapeva che poteva fare poco; però non ha fatto neppure quel poco che poteva fare! Allora il Signore, chiamandolo col suo nome e cognome dice:- Sei stato un infingardo, un fannullone, un uomo che non ha voluto lavorare, mentre nel mio regno tutti devono lavorare, perché io non darò mai la ricompensa a coloro che non fanno niente!

CONCLUSIONE

È vero che non fate il male, ma non fate nemmeno il bene! Ogni volta che non fate il bene, mi portate sempre delle scuse; ma sappiate che ogni scusa è un’accusa, e Dio non l’accetta, vi chiamerà malvagie e infingarde!

Se avete il coraggio di essere malvagie e infingarde, continuate a fare come state facendo!