Non è possibile amare il prossimo se non si ama Dio – Lc 11, 1-4

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

 27.07.1986

TRE NORME PER PREGARE BENE

Mi piace sottolineare questa frase del vangelo di Luca: “Signore, insegnaci a pregare” (Lc 11, 1).

Come l’uomo non può vivere senza l’ossigeno, così il cristiano non può vivere senza pregare.

La preghiera è il respiro dell’anima. Chi prega si salva, chi non prega si danna. È vero che è la fede che ci salva, però la preghiera è la condizione senza la quale non si può avere la salvezza.

Gli apostoli chiesero a Gesù un insegnamento sulla preghiera; oggi io vi do tre norme per pregare bene, perché anche voi dite a me: Padre, insegnateci a pregare!

  1. La preghiera deve essere un incontro amoroso e pieno di pace col Cristo

 Questa è la prima norma o regola d’oro per pregare bene.

Gesù dice: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi ed io vi ristorerò”  (Mt 11, 28).

Il Cristo vuole incontrarsi con l’uomo, ma perché l’incontro avvenga deve essere libero, in quanto il Signore non vuole dei forzati ma degli uomini liberi.

La preghiera deve essere un’esigenza di amore. Più amerete il Cristo, più a lungo starete con lui.

La misura dell’amore verso Dio è la preghiera; la misura della santità è la preghiera. Se il Cristo potesse stare sempre con noi, starebbe; non lo fa perché ci vuole la controparte. Dobbiamo essere noi ad andarlo a trovare liberamente e per amore.

La preghiera è un incontro pieno di pace con Dio e con i fratelli.

La prima pace che il Cristo chiede è la grazia di Dio, o se volete l’assenza del peccato, perché col peccato siamo nemici di Dio, e il nemico non lo si ascolta. Nella preghiera dovete essere liberi dal peccato; la preghiera è un incontro spinto dall’amore e vissuto nell’amore.

Per pregare devo andare da Gesù. È vero che si può pregare in qualsiasi luogo, ma ci sono momenti in cui la preghiera si fa nella casa del Signore, portando nel cuore la serenità e la pace. Se non c’è la pace non c’è l’amore.

  1. La preghiera deve essere un colloquio col Cristo presente e vivente

 La preghiera è un colloquio con il Cristo, che è veramente presente e vivente. Il colloquio presuppone due persone: io e il Cristo. Il Cristo è veramente presente, anche se non lo vediamo. Il fidanzato vede la fidanzata e può esprimerle i suoi sentimenti più profondi. Quando stiamo col Cristo dobbiamo partire dalla fede e non dai sensi per crederlo presente e vivente.

Quando andate in chiesa dovete ravvivare la fede. Gesù non lo vediamo, ma lo crediamo presente e vivente. È vivente, non è morto, quindi mi vede, mi sente, mi ama, scruta il mio cuore e conosce tutto di me: il mio passato, il mio presente e il mio futuro.

È questa fede che deve ravvivare la mia preghiera! Se nella preghiera ci sono continue distrazioni significa che si pensa a tutto, ma non a Gesù.

Se considero Gesù presente e vivente gli parlo con il cuore, gli dico quello che ho o che non ho, gli parlo dei suoi problemi, che sono: venga il regno di Dio, sia santificato il suo nome, sia fatta la sua volontà! Ma gli parlo anche di me, perché dia il necessario per me e per i miei fratelli. Gli chiedo di non indurci in tentazione e di liberarci dal peccato.

È Gesù stesso che ci dice: chiedete! Chiedete e vi sarà dato ciò che chiedete; perché è l’Onnipotente. Colui che vi ascolta ha ogni bene e può arrivare a darvi tutto, anche la terza persona della SS. Trinità. Chiedete al Cristo lo Spirito Santo e ve lo darà, con tutti i suoi doni!

Guardatelo, parlategli come ad un Presente, anche se non lo vedete, perché lo è, presente e vivente! Ravvivate la vostra fede, ascoltatelo attentamente e poi contemplatelo!

  1. La preghiera deve essere un ascolto docile del Cristo

 La preghiera è un colloquio, e il Cristo non vede l’ora di vederci e di parlarci. Dovete smettere di parlare sempre voi, dovete attendere che sia lui a parlarvi! Il Signore vuole parlare; trasformate la preghiera in un continuo ascolto di Dio. Solo lui sa ciò che sta nell’anima mia e ciò che è necessario per l’anima mia.

Quando Dio vuole bene ad un’anima, la mette nella condizione di non parlare, perché così le dà il tutto, il meglio. Chi arriva a vedere il Cristo senza parlare, è un’anima contemplativa.

La docilità comporta l’attenzione nell’ascolto e l’immediatezza nell’esecuzione.

Maria SS. era docile all’ascolto della parola di Dio. Ascoltava e conservava tutte queste cose e le meditava nel suo cuore. Questo si dice della Madonna!

La docilità comporta l’attenzione più completa nell’ascolto, perché comporta pure l’immediatezza nell’esecuzione.

Non potrò mai fare la volontà di Dio se non lo ascolto attentamente; altrimenti potrò fare qualche cosa sì e qualche cosa no. Noi diciamo: ero distratto! Chi è distratto non potrà eseguire.

La docilità comporta attenzione nell’ascolto e poi immediatezza nell’esecuzione: “Tu l’hai detto e io lo faccio!”.

“Ecco la serva del Signore, si faccia di me secondo quanto tu hai detto”.

“Eccomi, manda me!”, dirà il profeta Isaia.

Come ha ascoltato dal Padre, così l’anima fa, esegue; perché se nell’ascolto non c’è l’esecuzione, l’ascolto arriva all’intelletto e non passa alla volontà. Ma la fede senza le opere è morta.

Se nell’ascolto non c’è l’esecuzione, la fede è morta, non è viva. Gesù ha detto: Chi esegue quel che dico, mi ama.

Voi mi dite: Padre, insegnateci a pregare! Ebbene la preghiera deve essere un incontro amoroso e pieno di pace col Cristo; la preghiera deve essere un colloquio col Cristo presente e vivente; la preghiera deve essere un ascolto docile del Cristo, un ascolto che comporta l’attenzione nell’ascolto e la immediatezza nell’esecuzione.

conclusione

Chiudo con le stesse parole che ho detto all’inizio: La preghiera è l’elemento essenziale per la nostra salvezza e per la nostra santità. Chi si vuole salvare deve pregare. Chi prega si salva; chi prega diventa santo.

Pregate, pregate, pregate! Bisogna pregare; ma se vi posso dire una parola, vi dico quella di Gesù: Pregate continuamente, senza mai interrompere la preghiera!