Togli il cuore di pietra e metti in me un cuore che ama – Lc 6, 43-49

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

LA BOCCA PARLA DALLA PIENEZZA DEL CUORE

(Lc 6, 43-45)

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“In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: Non c’è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore” (Lc 6, 43-45).

  1. Le parole dell’uomo rivelano di che cosa è pieno il suo cuore, rivelano cioè la sua sicura bontà o cattiveria

Questo Vangelo mi ha sconvolto. Io avevo sempre riflettuto sul fatto che dalle azioni dell’uomo si conosce l’uomo, in quanto dai frutti si conosce l’albero, invece questa volta ho capito che dalle parole dell’uomo si conosce l’uomo. Vi consegno perciò questo pensiero: le parole dell’uomo rivelano di che cosa è pieno il suo cuore, cioè rivelano la sua sicura bontà o cattiveria.

Ho sempre cercato nella mia vita di sapere se sono buono o cattivo, ma non riuscivo a sapere qual era il segno col quale potevo sapere con certezza se lo ero o meno.

Come per me fu una rivelazione il leggere: Se osservate i miei comandamenti, mi amate (cfr. 1 Gv 2, 3-5), perché andavo in cerca di un segno che mi dicesse se amavo o meno il mio Dio, così questo pensiero che vi ho consegnato è stato per me una rivelazione.

Quando seppi che osservando i comandamenti si ama Dio, e non osservandoli non lo si ama, mi tranquillizzai, perché potevo sapere se amavo Dio o meno. Il Signore Gesù non diceva che per amarlo il mio cuore doveva battere forte, come io pensavo, ma che dovevo osservare i comandamenti.

Mi ponevo sempre anche questa domanda: Sono buono o sono cattivo? Il Signore con questo vangelo mi ha dato il segno esterno, che mi dice con certezza se sono buono o cattivo. Io ho fatto il mio esame di coscienza e ho concluso che sono cattivo.

Gesù ci tiene a dire che le parole che tu dici rivelano di che cosa è pieno il tuo cuore; rivelano la tua sicura bontà o cattiveria, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore. In altri termini la parola che esce dalla mia bocca esce soltanto quando il mio cuore, simile ad un bicchiere o a un recipiente, è strapieno di ciò che poi fuoriesce; così come il vulcano, quando è strapieno di lava la fa uscire fuori.

La lava uscita fuori ci ha fatto capire ciò che sta dentro l’Etna. Così la parola che esce dalla nostra bocca ci fa capire che cosa sta dentro il nostro cuore.

Tante volte noi inganniamo noi stessi, dicendo che nel nostro cuore tutto va bene, mentre dalle parole che diciamo ci accorgiamo che non è così.

La parola che è uscita dalla mia bocca è una parola che sta dentro il mio cuore e lo ha riempito, anzi strariempito, tanto che non è potuta più stare dentro ed è uscita fuori.

Gesù parla del cuore come di un tesoro nascosto, infatti dice: “L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore” (Lc 6, 45).

Gesù ha anche detto: “Ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adulteri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze” (Mt 15, 18-19).

Sappiate che non si ammazza per caso, così come non si fa un adulterio per caso. È pensato e ripensato. Anche la prostituzione è pensata, ripensata, acconsentita, e quando ha riempito il cuore esplode. I furti, le false testimonianze, le bestemmie non escono così, ma provengono dalla pienezza del cuore.

Sottolineo in maniera particolare, per me e per voi: i propositi malvagi, come: Gliela farò pagare!; le false testimonianze, la maldicenza, la calunnia, cioè dire una cosa per un’altra, la critica, la mormorazione, il giudizio, il parlare male. Quando hanno riempito il nostro cuore e lo hanno strariempito, allora escono fuori, ed escono dalla bocca.

Io tante volte dico a voi: Sei una scema! Sei una cretina! Non capisci niente! E poi dico a me stesso: L’ho detto tanto per dire, mi è uscito, ma non l’ho detto con sincerità.

Gesù adesso mi dice: Sai perché hai chiamato quella figlia scema? Perché nel tuo cuore per mesi e per anni hai pensato che lo era, hai acconsentito, hai constatato che era una scema, e quando l’hai detto, l’hai detto con tutto il cuore.

Io prima non mi confessavo di questo peccato, perché pensavo: Ho scherzato; un padre può dire alla figlia: Sei una scema, anche se non lo è. Gesù ha detto: Non dire al tuo fratello pazzo, non dire scemo, perché se dici questo, sei degno della Geenna (cfr. Mt 5, 22).

Se Gesù non avesse detto che le parole dell’uomo rivelano di che cosa è pieno il cuore, io non avrei mai pensato di sbagliare. Quando ho meditato le parole di Gesù, in un primo momento ho detto: Chissà che voleva dire il Signore con queste parole! Però il pensiero che queste parole non erano state dette da Aristotele, né da Platone, né da Tommaso d’Aquino, ma da Gesù, il quale non sbaglia mai, mi ha fatto riflettere e ho concluso: Se hai detto che la bocca parla dalla pienezza del cuore significa che è così, altrimenti avresti detto: dal cuore o dalla superficialità del cuore umano. Ho dovuto dire con tutta sincerità che mai è uscito un giudizio su una persona se prima nel mio cuore non l’avevo pensato almeno per tre mesi. Quando nel mio cuore l’ho pensato una sola volta, non mi è uscito dalla bocca, né quando l’ho pensato tre volte o sette volte o dieci volte…ma, quando l’ho pensato centocinquantamila volte, allora è uscito.

Ha ragione il Signore di dire che la parola rivela quello che si ha nel cuore! Se tu parli di moda, sei strapiena di moda; se parli di politica, sei strapiena di politica; se parli di te stessa, sei strapiena di te stessa; se parli male del prossimo, sei strapiena di malignità; se tu giudichi il tuo fratello, sei strapiena di interessamento dell’altro, per cui invece di farti i fatti tuoi, giudichi l’altro, facendo una cosa che non ti è dovuta. Quando io parlo di televisione, significa che sono strapieno di televisione; se parlo di soldi, significa che sono strapieno di soldi. Non illudetevi di essere buone, fate l’esame di coscienza, come l’ho fatto io, e vedrete di che cosa siete piene.

Se avevate pensato che il Signore ha sbagliato, ricredetevi, e vedete per quanto tempo avete pensato nel cuore quella parola che poi avete pronunziato con sincerità e semplicità, come se vi fosse uscita senza volerlo. Allora vi accorgerete che Gesù aveva ragione nel dire che dalla pienezza del cuore la bocca parla.

Vi dovete chiedere: Io, durante la giornata, di che cosa parlo? Di Dio quante volte al giorno parlo? Se non parli mai di Dio, significa che non sei piena, né strapiena di Dio.

  1. L’uomo buono trae dal suo cuore, come da un tesoro, il bene e lo esprime con le parole

Poiché la parola esprime quello che ho nel cuore, se sono buono nel cuore ho un tesoro di bene, per cui estraggo il bene e lo porto fuori. Quindi se parlo bene degli altri, sono buono.

Dice san Giacomo: “Se uno non manca nel parlare, è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo” (Gc 3, 2).

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  1. L’uomo cattivo trae dal suo cuore, come da un tesoro, il male e lo esprime con le parole

Poiché l’uomo cattivo ha come tesoro il male, egli estrae dal suo cuore il male e lo manda fuori.

Il cuore dell’uomo è un mistero, chi lo conosce? Gesù ci dice: per conoscerlo, esaminatevi sulle parole. Se le tue parole sono buone, significa che tu hai un tesoro buono; dunque sei buono. Se le
tue parole sono cattive, significa che hai un tesoro cattivo e sei cattivo.

Dice san Giacomo: “Se qualcuno pensa di essere religioso, ma non frena la lingua e inganna così il suo cuore, la sua religione è vana” (Gc 1, 26).

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“Ti rimprovero: ti pongo innanzi i tuoi peccati” (Sal 49, 21).

Se non sarai tu a fare l’esame di coscienza oggi, e a decidere di cambiare vita, dice il Signore, ricordati che io ti porrò innanzi i tuoi peccati. San Paolo diceva: Anche se io credo di non aver peccato, devo aspettare il giudizio di Dio, perché solo lui conosce la recondità del cuore umano e solo lui potrà dirmi se ho fatto il bene o se ho fatto il male (cfr. 1 Cor 4, 3-5).

conclusione

 

Esaminatevi non sui peccati della lingua, ma esaminatevi su che cosa avete detto da stamattina fino a questo momento, e saprete chi siete e quali sono i rimedi che dovete porre.

Vi ricordo che il Signore non ha permesso che nel deserto il popolo di Israele mormorasse contro Mosè; non l’ha permesso neppure a Maria, sorella di Mosè , né ad Aronne, fratello di Mosè.

Quando hanno mormorato contro Mosè, il Signore è intervenuto anche con miracoli; ha mandato i serpenti, ha fatto aprire una voragine nella terra, ha mandato la lebbra, per far capire che chi parlava contro Mosè, parlava contro Dio. Quando parlate male dei vostri superiori sappiate che non arrecate male a loro, ma a voi stesse.

Ricordatevi le parole di Dio: Non avete parlato contro Mosè, ma avete parlato contro di me!

Quando tessete inganni, cioè quando dite una cosa per un’altra e parlate male di una sorella, sappiate che è come se sputaste in cielo, per cui in faccia vi viene, perché quella parola cattiva il Signore non l’accetta e al momento opportuno vi pone innanzi i vostri peccati, vi rimprovera e vi condanna.

Il Signore non è contento di questo e non vi benedice. Quello che mi dispiace è che in voi non benedice l’Istituto, e voi non avete il compito di danneggiare l’Istituto.

Fatevi un buon esame di coscienza e vedrete che usciranno fuori cose insospettate, così come è accaduto a me.

Una risposta a “Togli il cuore di pietra e metti in me un cuore che ama – Lc 6, 43-49”

  1. Che grande verità oggi il Padre ci rivela. Veramente la bocca parla della pienezza del cuore.

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