San Benedetto, uomo libero che insegna a volare – Mt 19, 27-29

Mt 19, 27-29 – Cosa promette il Cristo a chi lo segue

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.   e21.08.1984

LA RINUNZIA ALLE COSE DELLA TERRA

(Mt 19, 25-30)

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Il giovane ricco sospirava di diventare santo, ma non avendo accettato le condizioni di Gesù va via. Allora Gesù dà un insegnamento:

  1. I ricchi non entrano nel regno dei cieli

[…]

Chi è colui che è ricco? Colui che ha qualche cosa; non colui che ha tutto, che ha molto, che ha moltissimo.

Quest’esperienza ce l’avete anche voi: chi tiene centomila lire, dice che è povero; chi tiene un milione, dice che è povero; chi tiene cento milioni, dice che è povero; chi tiene un miliardo, dice che è povero. Tutti sono poveri! Invece secondo Gesù chi ha qualche cosa è ricco, quindi tutti siamo ricchi.

Chi ha qualcosa di cui disporre, chi ha qualcosa alla quale è attaccato, anche soltanto col cuore, è ricco; quindi difficilmente entrerà nel regno dei cieli. Si può essere ricchi anche con gli affetti, pur non avendo beni di natura. È ricco anche chi dispone dell’affetto e dell’amore.

Chi ama il padre, la madre, i fratelli, le sorelle, i figli – dice Gesù – più di me non è degno di me. Chi ama queste persone, chi le preferisce, quando si troverà dinanzi al dilemma: Dio o le creature, preferirà le creature, anche se sono creature sante e oneste. Gesù dice: questo è ricco, possiede delle cose, per cui difficilmente entrerà nel regno dei cieli.

Dunque, quando Dio nell’Antico Testamento diceva: Abbattete, distruggete, allontanate da voi le altre divinità che non sono Dio, intendeva parlare di qualsiasi affetto disordinato, cioè non secondo l’ordine: prima Dio, poi l’anima mia, poi i fratelli.

Qualsiasi affetto disordinato, anche lecito, comporta da parte nostra possesso, quindi ricchezza, preferenza, per cui Dio dice: Tu nel regno dei cieli non entrerai, perché al primo posto ci sto io! “Io sono il Signore tuo Dio, non avrai altro dio fuori di me”. Il tuo Dio non è né tuo padre, né tua madre, né tuo fratello, né tua sorella, né i tuoi figli, né tua moglie, né tuo marito, anche se sono degli affetti santi. Prima io, poi tu, poi loro al terzo posto!

Avevano ragione gli apostoli di dire: e chi di noi è povero? Avevano ragione di dire: quindi nessuno si può salvare.

Forse che san Pietro non amava la moglie? Sì che l’amava, come amava i figli, la sua barca, la sua rete. Non si preoccupava forse di quelle cose? Sì che si preoccupava, per cui dice: Signore, allora è impossibile salvarsi! Gesù infatti aveva detto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago. Come fa un cammello ad entrare per la cruna di un ago? Non è quindi difficile, ma impossibile.

Gesù accettò questa interpretazione e disse: Sì, è vero; ma ciò che è impossibile all’uomo è possibile a Dio.

Questa è la prima condizione. Dunque, figlie mie carissime, se avete degli affetti disordinati, ossia degli affetti sia pure leciti, ma che stanno prima di Dio, sappiate che in cielo non si va. Questo è vero per tutti gli uomini. Io ricordo che mia madre due o tre mesi prima di morire si è distaccata dai figli. Allora ho detto ai miei fratelli: adesso il Signore la chiamerà. Ma son dovuti passare novantadue anni perché si distaccasse dai figli, perché non si entra nel regno dei cieli.

Ma sono i figli! Anche dai figli ci si deve distaccare, perché se non si mette Dio prima dei figli questo amore è disordinato; non si entra nel regno dei cieli.

Questa operazione facciamola adesso, non dobbiamo aspettare la morte. Mettiamo prima Dio, poi gli interessi dell’anima nostra al secondo posto, al terzo posto gli altri interessi, per cui quando dobbiamo fare una scelta, prima Dio e poi gli altri.

  1. Chi lascia tutto avrà il regno dei cieli

La prima è una condizione negativa, la seconda è una condizione positiva, perché dice Gesù: Chi lascia gli affetti e i beni avrà il regno dei cieli.

[…]

  1. Chi lascia tutto per amore di Gesù riceverà la vita eterna e il centuplo sulla terra

C’è gente che lascia e va? Sì, gli emigranti; ma lo fanno per amore di Dio? No, lo fanno per amore del guadagno.

Dice Gesù: lo dovete fare per amore. Se lo fate per amore, io vi assicuro la vita eterna. Qui il discorso si allarga, perché ogni strappo, ogni taglio, ogni cosa che si lascia crea un vuoto nell’anima nostra, e questo vuoto – anche se voi dite il contrario, ve lo dice il Padre che le sente queste cose e dice la verità – crea sofferenza. Non dovete credere che uno lascia suo padre, lascia sua madre e se ne va allegramente. Lasciare crea sofferenza, ferita, ferite sanguinanti. Non sono passi che si possono fare di propria iniziativa, sono passi che si possono fare solo se si è chiamati, solo con la grazia di Dio. Ecco perché Gesù ci dice: all’uomo è impossibile, ma a Dio è possibile. Questi passi possono essere fatti solo per amore, perché al posto di quegli affetti entra un altro affetto. Guai se non fosse per amore! L’uomo ha un cuore che deve essere per forza pieno, o è pieno di Dio o è pieno delle creature. Se facciamo il taglio dalle creature ci dobbiamo mettere Dio. Più lo riempiamo di Dio, più le creature staranno lontane da noi; ma noi continueremo a essere creature, uomini nella pienezza. Non siamo uomini a metà, ma nella pienezza! Il taglio deve essere fatto per amore, allora entreremo nel regno dei cieli.

È chiaro che l’uomo si pone sempre l’altro problema: se mi stacco da papà, mamma, sorelle, fratelli, dai beni, di me che ne sarà sulla terra? Ebbene Gesù ci dà la certezza che se lo faremo per il suo amore la realtà temporale non sarà diminuita, ma realizzata al massimo. Lui dice: vi darò cento volte tanto. Non perderete niente, ma sarete integrate nella pienezza. Non abbiate paura, dovete avere solo fede. Dovete fare come la ragazza che si sposa, la casalinga che non ha un avvenire e dice al suo sposo: “Tu sarai tutto per me”. Quindi lui deve lavorare e lei deve mangiare e crescere i figli. E non mette in dubbio questa promessa del proprio sposo: Io sarò il tuo avvenire.

Così dovete fare voi e così dice a voi Gesù: lasciate, perché al resto ci penso io. Io penserò alla vostra vita temporale e io penserò alla vostra vita futura nell’altra vita. Bisogna credere, chi crede ha; o se volete: chi ha crede.

Bisogna credergli; però bisogna fare il taglio. Non abbiate paura, non toglierete niente ai vostri cari, darete il massimo, perché la vostra presenza sarà una benedizione per la vostra famiglia, una presenza da Missionarie della Parola di Dio, da consacrate, da spose autentiche, non da spose infedeli che la notte stanno con Gesù e il giorno con altri uomini. Noi con Gesù dobbiamo stare di giorno e di notte, quando è presente e quando è assente, quando è vicino e quando è lontano.

La fedeltà comporta sacrifici. La fedeltà all’amore comporta rinunce, comporta sofferenza. Nessuna di voi potrà farsi santa se non dirà: “Costi quel che costi”.

Gesù ha detto: Solo i violenti entreranno nel regno dei cieli. Ha detto inoltre che la strada è stretta, è irta. Chi riuscirà a farcela? Chi avrà fiducia in Dio; chi dirà: “Costi quel che costi”, perché Gesù ha detto: “Se vuoi”. Chi ha detto: “Costi quel che costi” e prega, perché all’uomo è impossibile, ma a Dio è possibile.

Dio a chi darà la grazia di intraprendere il cammino, continuarlo e portarlo a termine? A chi vuole e a chi prega, perché pregando vi mettete nella condizione di dire: Signore, per me è veramente impossibile, aiutami, perché io da sola non sono capace di raggiungere questa meta, dammi tu questa grazia.

A chi prega, Dio dà sempre; perché la forza dell’uomo diventa la forza di Dio, la forza di Dio diventa la forza dell’uomo; c’è lo scambio. Allora l’uomo con facilità raggiunge mete che per tutti gli uomini sono impossibili, ma le raggiunge non per la sua potenza e la sua forza, ma per la potenza e la forza di Dio.

CONCLUSIONE

Il Signore in questi giorni vi darà il dono di conoscere la vostra miseria.

È un dono conoscere la propria miseria e i propri peccati; ma non per dire: adesso lascio e me ne vado perché non ce la faccio – bel dono vi avrebbe dato lo Spirito Santo!, – ma per mettervi in ginocchio e dire: Signore, io non ce la faccio, dammi la grazia.

Diceva sant’Agostino: Se questi e quelli hanno potuto raggiungere il cielo, con la grazia di Dio, perché non lo posso raggiungere anch’io, non per la mia forza ma per la forza di Dio, non per le mie capacità ma per la misericordia infinita di Dio? Ecco perché vi ho sempre detto: in cielo non canteremo le nostre lodi, ma canteremo le lodi di Dio, al quale tutto è possibile in cielo e in terra. A lui ogni onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.