Il vero riposo … – Mc 3, 1-6

Mc 3, 1-6 – Con quale atteggiamento stai dinanzi al Cristo

da un articolo pubblicato su “Maestro che devo fare” di Elisa C.

…La domenica vissuta nella dimensione del divino è vero ristoro per l’uomo, per tutto l’uomo: sia corpo, sia spirito, sia anima. L’uomo diventa più uomo, si ritempra nella sua  umanità.

La domenica, come scrive S.Tommaso, è “un giorno ordinato non al gioco, ma a lodare e  pregare Dio” ad amare Dio e i fratelli.

Il riposo cristiano non è un fine, cioè riposarsi per riposarsi; ma è un mezzo “per godere di tempo libero CHe permetta, (come dice il Concilio Vaticano II, nella Gaudium et Spes) di curare la vita familiare, culturale, sociale e religiosa”.

Poiché il riposo non è fine ma un mezzo, non può però essere assolutizzato, come facevano gli Ebrei del  tempo di Gesù, che  avevano  fissato  delle  norme così rigide per la tutela del riposo del sabato, tanto che da giorno della liberazione dell’uomo lo avevano trasformato in giorno della più assoluta mancanza di libertà, giorno dell’oppressione dell’uomo. Gesù si ribellò a tutte le loro prescrizioni e riportò il sabato al suo vero significato di giorno di ringraziamento a Dio per il suo amore per l’uomo e per la liberazione dell’uomo dalla schiavitù d’Egitto e dalla schiavitù del peccato.

E per difendere i suoi discepoli, che erano stati accusati di aver frantumato delle spighe di sabato per mangiarne i chicchi perché avevano fame, disse: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!” (Mc 2,27).

Il riposo festivo ci vieta infatti il lavoro finalizzato al guadagno, ossia le comuni attività lavorative giornaliere e tutte quelle attività che ci impedirebbero di partecipare  alla Messa,  che ci impedirebbero di riposarci e di dedicarci alla famiglia; ma  certamente non impedisce  di fare il bene, , di compiere le opere di carità e di accudire alla famiglia.

Bellissimo è l’episodio del miracolo di Gesù, fatto di sabato nella sinagoga, a quell’uomo che aveva una mano paralizzata, inaridita. Gesù lo guarì proprio per dimostrare che il bene è lecito  farlo sempre. Ascoltiamo questo brano dal Vangelo:

            “Entrò di nuovo  nella sinagoga. C’era un uomo che aveva una mano inaridita, e lo osservavano per poi accusarlo. Egli disse all’uomo  che aveva la mano inaridita:- Mettiti nel mezzo!. Poi domandò loro:          – E’ lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?. Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell’uomo:- Stendi la mano! La stese e la sua mano fu risanata. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire” (Mc 3, 1-6).

Raramente nel Vangelo si dice che Gesù  era indignato! Gesù si era  indignato quando avevano scacciato  i bambini d’attorno a lui, e s’indigna ora dinanzi allo stravolgimento completo del significato del giorno del Signore.

             Dio ci ha creati liberi e vuole che rimaniamo liberi. Egli stesso rispetta la nostra libertà, per cui non ci salverà se noi non lo vorremo, e la difende contro ogni attacco.

Questo Comandamento, come del resto anche tutti gli altri, non sono un elenco di cose che non si devono fare, ma sono la difesa della vita e della libertà dell’uomo, anche a costo di passare per un profanatore del sabato, cosa che non era vera, perché la santificazione della festa la si ha proprio  con la manifestazione esterna del nostro amore a Dio e del nostro amore verso il prossimo. Il Cristo era andato di sabato nella sinagoga per rendere il culto pubblico e comunitario al Padre, ed intervenne con un miracolo verso quest’uomo, perché non sopportava di vederlo soffrire. Dove sta la colpa? Dove sta la profanazione del sabato?

Gesù invece verrà accusato proprio come profanatore del sabato, e verrà condannato come sovversivo. Pensate, il Venerdì Santo, quando processarono  Gesù, poiché cadeva la pasqua ebraica e quel giorno era sacro per gli Ebrei, condussero Gesù nel pretorio perché fosse condannato a morte da Pilato; ma il Vangelo dice che non vollero entrare per non contaminarsi – entrando nella casa di un pagano – e poter così mangiare la Pasqua. Che stessero condannando un innocente, nessuno scrupolo! Che calpestassero il pavimento del pretorio dei Romani, si facevano scrupolo! L’uccisione di un innocente non li contaminava; la non osservanza di  un cerimoniale li contaminava!

È terribile pensare come l’osservanza solo formale di una legge può svuotarla  completamente del suo significato originario. Come anche pensare di aver assolto i nostri obblighi verso Dio solo con la Messa la domenica, senza poi preoccuparci di osservare la giustizia e la carità nella settimana.

             Concludendo l’esame di questa prima parte dei dieci Comandamenti – quella che riguarda i nostri doveri verso Dio – vi ripeto, ciò che diceva un santo sacerdote ad una persona che non riusciva a mettere ordine nella sua vita: “metti Dio al suo posto, ed ogni cosa andrà al suo posto!”

  

Chiediamoci 

  • La domenica sospendo il mio abituale lavoro  e le attività feriali, per dedicare il mio tempo a Dio, alle necessità dell’anima mia e ai miei fratelli? O mi dedico invece ad un secondo lavoro?
  • Santifico la domenica con la preghiera, l’ascolto della Parola di Dio e con le opere di misericordia spirituale e corporale? O profano la domenica partecipando a spettacoli immorali  o a divertimenti che mi mettono nell’occasione prossima di peccare?
  • Do al mio corpo il giusto riposo, e all’anima il giusto nutrimento per ritemprare le mie forze fisiche e psichiche?
  • Coltivo le amicizie che mi conducono più facilmente a Dio? O mi svuoto completamente donandomi senza riserve ad amicizie futili e superficiali, se non addirittura pericolose?

            Diciamo anche noi con la liturgia della festa domenicale:

“O Giorno  primo ed ultimo, giorno radioso e splendido del trionfo di Cristo.

Il Signore risorto promulga per i secoli l’editto della pace,

pace fra cielo e terra, pace fra tutti i popoli, pace nei nostri cuori”.