Maria…modello mirabile dei doni di Dio accolti! – Lc 19, 11-28

Lc 19, 11-28 – La parabola dei talenti

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

L’UOMO è L’AMMINISTRATORE DEI BENI

CHE DIO GLI HA DATO

(Lc 19, 11-28)

Gesù, con questa parabola ci dice tante cose:

  1. I doni sono di Dio

Noi siamo tutti nullatenenti, tutti poveracci. Tutto ciò che abbiamo ci è stato dato da Dio. I doni sono di Dio; a noi li ha dati per amministrarli. Il primo dono che ci ha dato è la vita – sì, anche la vita è un dono – poi tutti gli altri doni.

  1. I doni, Dio li dà in modo diverso, ineguale

Dio ad alcuni dà di più, ad altri di meno.

Qualcuno potrebbe trovare da ridire: Ecco l’ingiustizia di Dio, ad alcuni ha dato di più e ad altri di meno perché ad alcuni vuole più bene e ad altri non vuole bene.

Gesù ci dà la spiegazione, e voi che avete studiato la psicologia, la fisiologia, la psicopedagogia, sapete dare anche le ragioni umane!

Dice Gesù: “a ciascuno secondo la sua capacità”. Ed è vero. Oggi la scienza ha dato questa spiegazione: anche avendo tutti la stessa anima immortale, le capacità di quest’anima immortale dipendono dal recipiente in cui Dio la mette, sarebbe il nostro corpo. Ci sono dei corpi che sono perfetti e rendono di più, e dei corpi meno perfetti che rendono di meno; non perché Dio non ha la capacità o la possibilità di dare tutto all’uomo, ma perché il recipiente non ha la capacità di recepire i doni di Dio.

Santa Teresa spiegava questo con l’esempio dei bicchieri. Ci sono diversità di bicchieri, ma a tutti Dio ha dato tutto. Il bicchiere di cento grammi non potrà chiedere più acqua di cento grammi, perché anche se Dio gliela mettesse, uscirebbe fuori; il bicchiere di mezzo litro, non potrà esigere un litro, perché anche se Dio volesse mettere in quel bicchiere un litro di acqua, il resto uscirebbe fuori. Dio a tutti ha dato tutto, e ogni uomo a Dio non può chiedere di più di quello che ha.

La scienza è arrivata molto dopo di Gesù, ma lui ha detto: “a ciascuno secondo la sua capacità”. Iddio non commette mai nessuna ingiustizia. Non ve la dovete, quindi, prendere né con me, né con Dio se avete poco. Tu hai avuto poco, perché hai avuto poche capacità; tu hai avuto molto perché hai avuto la capacità di poter ricevere molto, ma con tutti Dio è stato buono e giusto.

  1. L’uomo è amministratore dei doni di Dio

I doni sono di Dio e sono stati dati a te. Tu li devi amministrare, non sei padrone; li devi amministrare secondo le tue capacità.

Di questa amministrazione renderai conto, ma Dio non ti chiederà di più di quello che puoi dare.

A colui che ha dato dieci talenti, il Signore non chiederà conto di undici talenti, ma di dieci; a colui che ha dato nove, otto, sette, sei cinque, quattro, tre, due, uno, chiederà conto a ciascuno di quei doni che gli ha dato, non chiederà di più.

Dio non è ingiusto; ma ci chiederà conto! A chi ha vissuto venti anni, chiederà conto della sua vita di venti anni; a chi ha vissuto ottant’otto anni, chiederà conto della vita di ottant’otto anni.

  1. La risposta degli uomini a Dio è varia

Si va dalla pienezza, pur nella diversità dei doni, fino al nulla. C’è una risposta nella pienezza: due mi hai dato e altri due ti do, cinque mi hai dato e altri cinque ti do, dieci mi hai dato e altri dieci ti do.

Qual è l’atteggiamento di Dio? Bravo! Se tu hai avuto due doni e dai a Dio alla fine dei tuoi giorni altri due doni, avrai la pienezza del dono, così come chi ha avuto dieci talenti e ha risposto per dieci talenti. Però se tu con due hai risposto nella pienezza, e l’altra che ha avuto dieci ha risposto per nove talenti, tu avrai in paradiso un grado superiore al suo; tu sarai lodata e lei sarà biasimata, pur avendo restituito nove; perché tu hai risposto nella pienezza e lei non ha risposto nella pienezza.

 

  1. Le condizioni per rispondere nella pienezza sono la bontà e la fedeltà

Le condizioni per rispondere nella pienezza le rivela Gesù, quando dice: “Bravo, servo buono e fedele”; sono la bontà e la fedeltà.

La bontà è figlia dell’amore. Se ami, risponderai nella pienezza, perché chi ama non mette limiti al suo amore; difatti il limite vero dell’amore è l’essere senza limiti.

Perché voi date poco a Dio? Perché non avete l’amore. Ve lo devo dire in faccia, perché ve lo dirà Gesù poi, alla fine dei tempi. È meglio che ve lo dica adesso, così potete riparare.

Perché rendi poco? Perché ami poco.

Perché rendi molto? Perché ami molto.

Perché rendi moltissimo? Perché ami moltissimo.

Perché rendi tutto? Perché non ami poco, molto o moltissimo, ma ami senza mettere limiti.

“Bravo, servo buono e fedele”, significa mi hai amato.

Il servo che ha avuto due talenti non poteva dare tre, non poteva dare quattro, la sua pienezza è il doppio, cento su cento.

L’altra condizione è la fedeltà. La fedeltà è la figlia dell’ubbidienza. Chi ubbidisce è fedele, chi non ubbidisce non è fedele. Ecco i due capisaldi della vita cristiana: l’amore e l’ubbidienza.

Hai detto che devo amministrare questi doni? Li amministrerò nella pienezza e li amministrerò nella fedeltà; farò come tu hai detto e lo farò con tutto il cuore.

La fedeltà tiene presente la persona alla quale devo rendere conto; l’amore riguarda la persona che agisce.

Io che agisco, devo agire nell’amore per agire nella pienezza; ma la persona per la quale devo agire, esige la fedeltà. In paradiso andrete voi che avete avuto tanti doni, e io che ho avuto un solo dono, se sarò fedele e buono, se amerò e ubbidirò.

Dell’altro servo non vi voglio parlare, perché voi siete tutte brave, tutte impegnate, però ricordatevi che l’ha chiamato fannullone.

Se Gesù ha avuto delle parole dure, le ha avute solo per i fannulloni, per quelli che non fanno niente e non fanno far fare niente, per coloro che non si impegnano nella via della santità.

Dio non li accetta, li punisce e aggiunge un altro aggettivo: malvagio. Chi non lavora è cattivo. Malvagità significa: è cattivo fino alle radici; è cattivo dalle unghie dei piedi fino ai capelli. È cattivo perché ha in mano i doni di Dio, tra cui la vita, l’intelligenza, la volontà, il cuore – non interessa la capacità di recepire o la diversità dei doni, interessa averli – e non li ha messi a profitto.

Gesù non parla del servo cattivo. Parla in un’altra parabola del servo che bastona, si ubriaca; anche quello sarà condannato, però la luce che dà in questa parabola, non l’ha data nell’altra parabola. Tutti sapevamo che coloro che sono cattivi non saranno premiati; ma questa volta Gesù ci dice che anche coloro che non lavorano sono cattivi, anche coloro che non fanno il bene sono malvagi. Quindi i fannulloni non raggiungeranno il regno dei cieli.

Se san Paolo ha avuto parole di fuoco, le ha avute per i cattivi, come ha fatto Gesù; ma le ha avute anche per gli infingardi. È arrivato a dire: se non lavorano neppure mangino. Non dovete lavorare voi per loro, gettateli fuori della Chiesa, andassero a lavorare. Se non lavorano non preoccupatevi se muoiono di fame, perché hanno i doni di Dio che devono trafficare, hanno la salute e devono andare a lavorare, devono guadagnarsi il pane col sudore della fronte, non devono mangiare alle spalle degli altri, perché sono infingardi. Anche quelli sono cattivi.

  1. Agli infingardi è riservata la stessa punizione dei cattivi

Sia coloro che fanno il male saranno cacciati fuori, nelle tenebre dove sarà pianto e stridore di denti, sia gli infingardi, coloro che non fanno il bene. La stessa punizione!

– Ma io non ho fatto niente di male! Lo so, ma il Signore ti chiederà: Che cosa hai fatto di bene? Niente! No, non va bene!

Io credevo che per andare all’inferno bisognava fare solo il male, quindi non facendo niente di male si poteva andare in paradiso; adesso il Signore mi ha detto che anche se non faccio niente di male, andrò all’inferno! Grazie, Signore che me lo hai detto, apro gli occhi e da oggi incomincio a fare il bene. È chiaro, un talento mi hai dato e un altro talento ti porterò, ma guadagnerò tutto il tempo perduto.

  1. Gesù vuole l’impegno totale

Siate perfetti, ha detto Gesù, come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli.

Il bicchiere di un quarto deve impegnarsi a riempire di acqua il suo quarto nella totalità, così il bicchiere da mezzo litro e da un litro nella totalità.

La strada è lunga, perché Gesù ha detto: Siate perfetti com’è perfetto il Padre vostro che è nei cieli! Consumerete tutta la vita e la perfezione del Padre vostro che è nei cieli non la raggiungerete. Allora la raggiungeremo col desiderio: protesi verso il bene, protesi verso la santità, protesi verso il paradiso; e quello che avremo e che abbiamo avuto da Dio, lo daremo tutto e con tutto il cuore.

CONCLUSIONE

Date tutto a Dio per due ragioni. Una è ragione d’interesse perché a chi dà di più Dio dà di più; l’altra è ragione di riconoscenza: amore con amor si paga.

Come non si può dare tutto a un Dio che mi ha dato tutto se stesso nell’Eucaristia; che per salvarmi ha mandato il suo Figlio, la Seconda Persona della SS. Trinità, uguale al Padre: “Chi vede me, vede il Padre”; che per santificarmi mi ha dato lo Spirito Santo, la Terza Persona della SS. Trinità, quindi tutto se stesso?

Come posso dirgli: Accontentati di queste quattro gocce che ti posso dare, il resto lo tengo per me?