Cercati e non abbandonati… solo Dio fa questo! – Lc 19, 1-10

da una meditazione di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca 21 novembre  2010

 

GESÙ CERCA E SALVA IL PECCATORE

Zaccheo: Lc 19,1-10

I. “Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”  

(Lc 19, 10))  

  1. Il Cristo è venuto a cercare il peccatore

Cristo è venuto per cercare il peccatore, perché il peccatore per Lui è degno del Suo amore infinito. È Lui che l’ha detto, non sono io a dirlo: “la mia gioia è stare in mezzo ai peccatori”. E se il peccatore è lontano, Lui non è nella gioia. Se invece il peccatore è vicino, Lui è nella gioia. Anche Lui vuole essere gioioso e poiché il peccatore è sempre lontano da Lui ha detto: Adesso scendo sulla terra e vado in cerca dei peccatori.

Gli uomini che esistono sulla terra sono tutti peccatori? No, ci sono i giusti e i peccatori. Ebbene il suo amore verso i peccatori arriva fino a questo punto che lascia i giusti dove stanno ─ li lascia perché stanno bene, raggiungono il fine della redenzione, si salvano ─ e va in cerca del peccatore che è lontano, non del peccatore che è vicino; e noi apparteniamo ai peccatori vicini. Allora che cosa fa? Lascia i 99 giusti nel chiuso per andare in cerca del peccatore, ma non con la mazza in mano per bastonarlo, per punirlo, per rimproverarlo. No, no! Si muove per amore, cammina per amore, raggiunge il peccatore per amore e lo tratta con amore. E per farcelo capire ha parlato in mille modi. Il Vangelo è pieno di questi atteggiamenti di Gesù. Leggete la parabola della pecorella smarrita e vedrete che la cerca, la trova, la pulisce, se la mette sulle spalle, non la fa nemmeno camminare, la porta nel chiuso, fa fare festa ai 99 giusti, ma fa fare festa a tutti gli angeli e i santi che stanno in cielo, fino ad arrivare a dire: “C’è più gioia in cielo per una pecorella smarrita che ritorna  che per novantanove giusti”. Questo l’ha detto perché ci vuole salvare. Ci cerca per farci felici, ci cerca perché un giorno dobbiamo dire: Grazie, Signore, perché mi hai amato. Più di una volta dei fedeli sono venuti a dirmi: Ma che bene ho fatto io, perché il Signore mi tratti così? Mentre io gli sto consegnando non la gratitudine, ma l’ingratitudine, Lui continua ad amarmi.

Se stamattina  farete un esame di coscienza   dovete convenire che c’è da commuoversi nel vedere questo Dio che insiste nell’amore nonostante una vita di ingratitudine. Una vita! Non è a dire abbiamo fatto un po’ e un po’, no! Una vita di ingratitudine e Lui continua ad amarci, continua a volerci bene, non ci minaccia. Se esiste la giustizia, ricordatelo, è dopo la nostra esistenza sulla terra. Dopo che abbiamo terminato questa nostra esistenza nell’amore, nella riconoscenza, nel ringraziamento, nel perdono o nella durezza di cuore, dopo renderemo conto per avere un premio o un castigo eterno, non adesso. Adesso più pecchi, più ti tratta bene. Io lo tratto male, ma lui mi tratta bene. Nella speranza che vi siate convinte che il Cristo è venuto sulla terra per cercare il peccatore, perché lo ama. Leggete la parabola della pecorella smarrita e vedrete che è così.

  1. Il Cristo è venuto a salvare il peccatore

  • L’iniziativa è del Cristo

La sua soddisfazione e la sua gioia è per il peccatore convertito.

“Zaccheo cercava di vedere chi era Gesù”  (Lc 19, 3). Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse…” (Lc 19, 5). Ognuno camminava per conto suo, però Gesù cercava Zaccheo. E come lo sappiamo? Perché appena giunse al sicomoro si fermò,  alzò lo sguardo   e disse: “Zaccheo, scendi subito perché oggi devo venire a casa tua”  (Lc 19, 5). Il più grande regalo ai tempi di Gesù, e mi dicono anche adesso, che si possa fare ad un amico, non ad un nemico, è quello di invitarlo a pranzo o a cena. È vero? Io ho ricevuti di questi inviti e li ho sempre rifiutati. Ma più di uno si è offeso. Dunque Gesù che dice queste parole: Zaccheo, scendi subito perché oggi devo fermarmi a casa tua, oggi devo mangiare a casa tua. Il più grande onore a chi lo da? Ad un peccatore, ad un pubblico peccatore. E lì ci sei tu. Io di tanto in tanto salto l’applicazione a noi, ma l’applicazione è a noi: Scendi, lascia Grottaglie, vieni qua. Ti voglio parlare? No, voglio cenare con te,  ti voglio dare il più grande segno del mio amore, il più grande segno di stima.

 

  • La soddisfazione e la gioia di Gesù per il peccatore convertito

“Oggi la salvezza è entrata in questa casa”. È venuto a salvare i peccatori. È questa la soddisfazione e la gioia del Cristo. Zaccheo dice:   Signore, adesso io riparo il mio passato. E Gesù: Oggi la salvezza è entrata in questa casa. Perché? Perché anch’egli è figlio di Dio, figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto. Questo è Gesù, questo è Dio, questo è il Figlio di Dio. Possiamo mai pensare alla giustizia? Possiamo solo pensare alla misericordia.

  • La collaborazione del peccatore

 “Quel Dio che ha creato te senza di te, diceva S. Agostino, non può salvare te senza di te”. Ce la dobbiamo mettere tutta. Zaccheo collaborò con Gesù. Fu preso all’inizio da curiosità: corse avanti, salì sul sicomoro; però in fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Riconosce il suo peccato e ripara il suo peccato: “Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a  qualcuno, restituisco quattro volte tanto” (Lc 19, 8). Che altro volete? Cercava di vedere quale fosse Gesù; non gli riusciva a causa della folla  perché era piccolo di statura. Ma si dà da fare: corse avanti e per poterlo vedere salì su un sicomoro poiché doveva passare di là.

Quel Dio che creò te senza di te, non salverà te senza di te.

conclusione

 Questo è il mio ardente desiderio sacerdotale e religioso: aiutare il Cristo a salvare i miei fratelli, i peccatori, perché adesso ha stabilito così. Il Padre manda il Figlio per salvarmi, ma se io voglio salvarmi devo avere accanto a me, oltre al Cristo anche un fratello che mi aiuti a ritornare a Dio. Da quando ero ragazzo mi commuovevano le parole del Cuore di Gesù: Questo è quel Cuore che ha tanto amato il mondo, ma che in cambio non riceve che altri peccati. E io dicevo: Signore, io voglio stare con te, voglio riparare, ti voglio aiutare.

Mi dispiacevo e non sapevo come fare per riparare. Poi man mano che sono andato avanti l’ho capito. Vedete, San Francesco ha fatto tutta una vita di austera penitenza, certo per lavare il proprio peccato,  ma soprattutto per lavare il peccato dei fratelli. E si sottoponeva alle più dure sofferenze: vestiva quel saio, quella fune, quei sandali, quella nudità; pregava insistentemente per giornate e settimane intere. Non la preghiera che faccio io di mezz’ora, di un’ora, ma di giornate per commuovere il Cuore di Gesù a intervenire con una grazia efficace, speciale, specialissima per la conversione dei peccatori. I suoi miracoli erano tutti finalizzati alla conversione: o conversione dal male al bene, o conversione dal bene al meglio. I suoi contemporanei, quelli che hanno deposto nel processo cosentino e tourolense – i due processi fatti in Italia e in Francia – parlavano tutti delle sue penitenze. I motivi erano due: perché col peccato abbiamo messo in croce Gesù, lo abbiamo fatto soffrire e lo facciamo soffrire, e lui non sopportava di vedere il Cristo soffrire; e l’altro motivo perché i suoi fratelli invece di andare in paradiso andavano all’inferno, mentre sapeva per fede che lui poteva fermare la giustizia di Dio e fare in modo che il peccatore potesse salvarsi. Come? Con la preghiera, la sofferenza e l’apostolato. È vero che non faceva delle lunghe prediche, ma le faceva. Lunghe no, ma era l’uomo che trafiggeva il cuore del peccatore per mezzo di una frase. Quello che ho visto – così ho capito la vita di San Francesco ─ nella vita di P. Pio. Non ha mai fatto discorsi, però era uno che parlava sempre. Una frase, ma così azzeccata che per mezzo della potenza dello Spirito Santo operava la conversione, perché pagava con la preghiera, con la sofferenza: le sue stimmate.

A me piace la spiritualità che San Francesco ha vissuto e ha consegnato ai suoi figli: sono peccatore e tramite il peccato posso diventare santo. Ecco perché vi ho dato questa norma: “La vostra sofferenza di ogni giorno sia associato a quella del Cristo che ha bisogno di anime che soffrono” (C188). Ricordate la Madonna di Fatima cosa disse ai pastorelli? Volete accettare le sofferenze provvidenziali che al Signore piacerà porre sulle vostre spalle per la salvezza dei peccatori? Poi disse: Molte anime vanno all’inferno perché non c’è chi preghi e si sacrifichi per loro. Dio esige la collaborazione dell’uomo. Questo è il piano di Dio. Poteva pure fare a meno della collaborazione dell’uomo, ma Dio ha stabilito così: ha mandato il Figlio per salvare l’uomo, e agli uomini ha detto: salvatevi e aiutatevi a salvare. Dio esige la collaborazione dell’uomo, e come dono dà la pace, la gioia, il conforto. Mi piace perché questo mezzo ce l’ho a portata di mano. Quando cadete nel peccato non scoraggiatevi, perché chi si scoraggia è superbo, non riconosce il suo stato, di peccatore, di miserabile, che nonostante i propositi fatti al mattino, alla sera si ritrova con gli stessi peccati e qualche volta maggiori o più numerosi di quelli di prima. Non scoraggiatevi: offrite la vostra miseria a Dio. I nostri peccati sono pietre; offerte a Dio diventano perle. Dovete avere solo l’intelligenza, la furberia di accettare il vostro peccato e di offrirlo al Signore. Quando lo avete offerto avviene il cambiamento: pietra sì, ma pietra preziosa, diamante. Tutte le scorie vengono purificate dal Cristo con la sua passione e morte, ma la pietra la dobbiamo presentare noi. Ricordate l’episodio che vi ho raccontato tante volte di S. Girolamo: Girolamo, dammi qualcosa di tuo. E gli fece un elenco di cose sue che dovevano far gioire il Cuore di Gesù; ma Gesù disse: Nessuna di queste desidero da te, voglio qualcosa di tuo e che faccia felice me. Non lo sapeva, glielo suggerì il Crocifisso: dammi i tuoi peccati. Il peccato è propriamente nostro e può essere trasformato da letame in pietre preziose. E questo miracolo lo ha già fatto con voi e lo fa con voi. Ringraziatelo, ma soprattutto mantenete fede all’uso del sacramento della confessione che è il sacramento della penitenza.

Ecco ciò che vi ho consegnato: il Cristo è venuto a cercare e a  salvare ciò che era perduto. È venuto a cercare il peccatore ed è venuto a salvare il peccatore. Ha chiesto la nostra collaborazione, rispondiamo positivamente a quell’“almeno tu” con: “io sarò con te”.