Il Maestro è qui … ascolta e vivi – Lc 11, 29-32

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Il valore discriminante dei segni – Lc 11, 29-32

da un’0melia di P. Francesco Chimienti O.M.

LA PAROLA DI DIO DA’ LA FEDE E LA CONVERSIONE

(Lc 11, 29-32)

  1. L’ascolto della Parola di Dio è penitenza

 Metto sotto i vostri occhi un’altra opera di penitenza. La penitenza che il Signore ci dà oggi è il secondo aspetto della preghiera, che si chiama ascolto della parola di Dio. Voi sapete che la preghiera è un dialogo tra due persone, tra me uomo e Dio. Alcune volte sono io uomo che parlo a Dio – e quando io parlo a Dio dico che prego – quando invece Dio parla a me io devo ascoltare, però è preghiera anche l’ascolto, sebbene in italiano usiamo due termini diversi.

Secondo la concezione della Chiesa, l’ascolto è preghiera, ecco perché non si deve dire il rosario durante la Messa. Ora che abbiamo ascoltato il lettore che ha letto la parola di Dio, abbiamo pregato. Se prego con l’ascolto, come faccio a pregare col rosario? Si può pregare in un modo o nell’altro!

Adesso io sto predicando e vi sto spiegando la parola di Dio; voi mi ascoltate. Che cosa stiamo facendo io e voi? Stiamo pregando. La preghiera è dialogo. Quando io parlo a Dio, prego; quando Dio parla a me e io l’ascolto, prego.

La penitenza che oggi la Chiesa ci mette sotto gli occhi è la penitenza dell’ascolto della parola di Dio. Adesso voi state facendo penitenza perché state ascoltando la parola di Dio; io sto facendo penitenza perché sto predicando la parola di Dio.

Dice Gesù: Voi chiedete un segno a me, ma io non vi darò nessun segno se non quello di Giona.

Ogni predicatore è il segno della presenza di Dio in mezzo agli uomini. Adesso sono io, P. Chimienti, il segno di Dio in mezzo a voi. Adesso non è P. Chimienti che vi sta parlando, ma è Dio. Disse Gesù: La regina di Saba venne per ascoltare la sapienza di Salomone, “ed ecco, ben più di Salomone è qui” (Lc 11, 31).

Giona fu mandato da Dio a predicare a Ninive. Egli era il segno di Dio che parla, perché è la sapienza di Dio che parla.

Voi dovete solo ascoltare. Per fare penitenza bisogna ascoltare Dio che parla.

  1. Come deve essere fatto l’ascolto

 La parola di Dio deve essere ascoltata con sincerità, perché produca i suoi effetti.

La prima conseguenza dell’ascolto è credere alla parola di Dio.

Il libro del profeta Giona dice che i cittadini di Ninive credettero a Dio, non a Giona; perché Giona era il segno della presenza di Dio in mezzo a Ninive. Io adesso sto parlando, dovete credere a me o a Dio? A Dio.

La prima conseguenza dell’ascolto è credere in Dio che è venuto in mezzo a noi e sta parlando.

Se con l’ascolto della parola di Dio non arriviamo come primo atto alla fede, l’ascolto è l’ascolto del mercante che fa entrare le parole da un orecchio e le fa uscire dall’altro. Il vero ascolto produce la fede; l’ascolto che non produce la fede è un ascolto fatto di finzione. Sono presente col corpo, con le orecchie, con l’intelligenza, ma se dall’ascolto di questa parola di Dio non scaturisce la fede nel Dio che parla, non ci può essere cambiamento di vita, non c’è autentica preghiera.

La preghiera per essere tale mi deve portare a credere in Dio che parla, così come Dio crede in me che prego. Non dovete credere che Dio non ci crede, ci crede. Dio si ferma, si mette in ascolto della nostra preghiera e ci crede; ma lui nel dialogo fatto con noi chiede altrettanto: adesso sono io a parlarti e tu mi devi credere!

La seconda conseguenza dell’ascolto è la penitenza.

Quando i Niniviti accettarono la parola di Dio, detta da Giona, bandirono un digiuno, vestirono il sacco e fecero il digiuno penitenza.

Il digiuno penitenza è segno di un’altra penitenza, della vera penitenza, che è quella che il Signore vuole da noi tutte le volte che ci parla: il cambiamento di vita. Difatti dice la S. Scrittura che i Niniviti si convertirono dalla loro condotta malvagia. La conversione è il fine della parola di Dio.

Dio parla all’uomo per cambiarlo da cattivo in buono, da buono in santo; diversamente Dio non parla.

Ogni parola che noi ascoltiamo, se non ci cambia, non è parola di Dio e, soprattutto non è una parola che noi abbiamo ascoltata come detta da Dio. Quando Dio parla agli uomini, parla sempre per cambiarli dal male al bene, dal bene al meglio, così come fate voi con i vostri figli. Quando non avete da dire una parola per cambiare il vostro figlio, non parlate; ma se parlate, parlate sempre per cambiarlo, tante volte per portarlo da una via cattiva ad una via buona, ma tante altre volte per consolidarlo nel bene.

Il digiuno è il segno esterno del cambiamento interiore.

Il digiuno può essere mortificazione, per non perdere quella grazia che ho dentro l’anima. Ma soprattutto il digiuno, per voi e per me, deve avere un terzo significato, quello della riparazione.

Signore, io ho sbagliato e adesso pago! E si paga riparando.

Io nella mia vita ho fatto questo e questo! Dio mi ha perdonato; ma io riparo, perché non ho più il peccato, ma devo scontare la pena dovuta al peccato.

Il digiuno è un segno di conversione. Coloro che non si convertono o che non si sono convertiti vi prendono in giro se voi fate il digiuno, mentre voi che vi siete convertite fate il digiuno.

Abbiate il coraggio di dire: Oggi è venerdì ed io non mangio la carne! Oppure: In quaresima io faccio il digiuno, perché il digiuno è il segno esterno della mia conversione; è penitenza, ho peccato nella mia vita ed io digiuno per scontare i miei peccati, ed anche voi dovete scontare, siete cristiani, fate il digiuno con me!

Dovete parlare così, dovete essere orgogliosi di manifestarvi come cristiani, non dovete aver paura degli altri, che non sono animali feroci che ci mangiano.

conclusione

Ecco gli aspetti particolari dell’ascolto: ascoltare Dio per convertirsi; ascoltare e digiunare, e soprattutto ascoltare e credere, perché se si crede si digiuna e si cambia vita, ma se non si crede, né si digiuna né si cambia vita!

Fanno la penitenza soltanto i credenti, ma chi non è credente non fa penitenza.

La conclusione per i Niniviti fu che Dio si impietosì a riguardo del male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.

Dobbiamo avere il coraggio di dire: noi siamo cristiani e vi proclamiamo, cioè diciamo ad alta voce, la verità in cui noi crediamo. Quando Dio ci vede in queste condizioni ci abbraccia, ci bacia e ci riempie di tenerezza.