Lo Spirito Santo è l’unico fuoco che dal cielo deve scendere e consumarci – Lc 9, 54

da una meditazione su “l’Inno alla Carità di San Paolo”

tenuta da P. Francesco Chimienti O.M.

«Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?».
Ma Gesù si voltò e li rimproverò (Lc 9, 54-55)

 

Risultati immagini per scenda un fuoco dal cielo

 

 

L’ira

 

I. Le manifestazioni dell’ira

 

Secondo S.Tommaso l’ira può essere nel cuore, nella bocca e nelle azioni.

1. L’ira che è nel cuore si manifesta con l’indignazione e l’esaltazione della mente

Dall’ira che è nel cuore nascono due vizi: l’indignazione e l’esaltazione della mente.

 

  • L’indignazione è quel sentimento che prova chi riceve una critica ingiusta o subisce un torto, in quanto lo considera indegno di quanto egli ha fatto o detto.

Una maestra che ha compiuto sempre il suo dovere s’indigna dentro di sè, quando sente un genitore parlare male di lei.

Bisogna combattere l’indignazione all’origine, ossia nel cuore, per evitare che esploda in atti d’ira.

L’indignazione infatti si cova nel cuore, e chi la manifesta all’esterno, dimostra di non avere nel cuore la bontà, ma il veleno.

Quando le critiche ci sono fatte direttamente, la reazione può essere immediata, e quindi incontrollata; ma se invece ci viene riferita dagli altri, abbiamo tutto il tempo di controllare e di dire:  Questo è un male, però è una cosa che il Signore ha permesso, quindi non devo indignarmi.

Non è detto però che dinanzi ad una critica ingiusta si debba stare sempre zitti, si può intervenire per dire la parola giusta a chi ci ha offeso, ma al momento giusto e nel modo giusto, per correggere, non per offendere.

Io sono stato criticato dalla mamma di un bambino che ho preparato alla Prima Comunione, e mi sono stato sempre zitto. L’ho incontrata per la strada e non le ho detto niente, perché sono riuscito a controllarmi. Ieri sera però, mentre distribuivo i ricordini ai bambini, ad un certo momento è arrivata una bambina che mi ha detto: grazie! Allora mi sono ricordato che dovevo dare la lezione a chi si era comportata male nei miei riguardi, senza offenderla, e ho detto: Meno male che ci sono dei bambini che apprezzano il bene fatto, e che mi dicono grazie! Però, fino a questo momento non tutti i genitori mi hanno detto grazie, e non so se hanno apprezzato il lavoro che è stato fatto.

La persona che mi aveva criticato era in chiesa ed è venuta a ringraziarmi, perché ha capito che aveva fatto male, senza però sentirsi offesa, perché ha pensato che anche altri genitori non mi avevano ringraziato. Lei ha avuto la lezione, ma nel medesimo tempo non è stata offesa.

 

  • L’esaltazione della mente è il vizio di chi si lascia turbare dalla collera tanto da pensare a diverse possibilità di vendetta. Chi si adira, infatti, con l’esaltazione della mente si riempie l’anima di vendetta e può escogitare i mezzi per vendicarsi, anche parecchio tempo dopo aver ricevuto l’offesa. L’esaltazione della mente sta nel cuore e fa scattare l’ira, non per riprendere e far ravvedere l’avversario, ma per umiliarlo.

Dinanzi alla nostra ira possiamo avere un duplice atteggiamento: umano o divino.

L’atteggiamento umano è quello di giustificare lo scatto d’ira considerandolo un punto di rottura inevitabile, dopo tante offese ricevute. Ho accumulato, ho accumulato, ma ad un certo punto ho avuto la reazione e sono esploso!

L’atteggiamento divino è quello di soffocare l’ira, per vincere il male col bene.

Poiché la tempesta d’ira è ancora nel cuore, con la riflessione dobbiamo mettere da parte la soluzione umana e accettare quella divina.

L’esaltazione della mente, la tempesta d’ira può essere sempre controllata, perché è nel cuore. Infatti si arriva all’esplosione esterna sempre dopo aver riflettuto e deciso di ricambiare il male col male.

Chi invece decide di ripagare il male col bene modifica il suo atteggiamento esteriore, e sa trovare le parole adatte per far notare il male senza offendere.

é facile sentire l’indignazione e l’esaltazione della mente, bisogna però controllarle, perché se uno cova dentro di sè i sentimenti d’ira, non vede il male ricevuto nei giusti limiti, ma lo ingigantisce a tal punto che l’esaltazione della mente cresce, e quando esplode offende certamente la carità.

“Non quello che entra nella bocca rende impuro l’uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l’uomo! Perché ciò che esce dalla bocca proviene  dal cuore. Questa rende immondo l’uomo” (Mt 15, 11. 18).

 

  1. L’ira che è sulla bocca si manifesta col clamore, la bestemmia e la contumelia

Dall’ira che è sulla bocca derivano tre disordini: il clamore, la bestemmia e la contumelia

 

  • Il clamore

Il clamore è il modo disordinato e confuso di parlare. È fatto a voce alta. Puo’ essere controllato, parlando più piano, rispondendo con calma.

 

  • La bestemmia

La bestemmia consiste nel dire parole ingiuriose contro Dio. Anche questo disordine può essere controllato.

Se uno ha preso l’abitudine cattiva di bestemmiare, può arrivare ad eliminarla se riesce nel suo pensiero a dire sempre: Sia fatta la volontà di Dio!

Tante volte dirà questa invocazione, che dopo qualche mese riuscirà ad eliminare la bestemmia.

 

  • La contumelia

La contumelia consiste nel dire parole ingiuriose contro il prossimo. Questo disordine si può vincere, se si elimina l’indignazione e l’esaltazione della mente; poiché, come il Cristo ci ha rivelato, il male viene dal cuore dell’uomo. “Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adulteri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie” (Mt 15, 19).

 

  1. L’ira che è nelle azioni si manifesta nelle risse

Dall’ira che si traduce nelle azioni derivano le risse.

Quando si vogliono difendere i propri diritti, veri o presunti anche a scapito degli altri, ci si mette a gridare, si fanno le liti, non ci si guarda più in faccia.

Quante liti in famiglia per la divisione della proprietà! A voi capiterà di litigare in famiglia per difendere il diritto di disporre del vostro mensile, il diritto dell’indipendenza economica e personale. Non dovete mai permettere che gli altri decidano per voi o dispongano delle vostre cose. Né dovete permettere che i vostri fratelli vi affidino i figli per crescerli, perché questo è un dovere dei genitori.

Prima della carità viene la giustizia!

 

 

         II. gli effetti dell’ira

 

Gli effetti dell’ira si fanno sentire sia sulla propria salute, sia sulla vita di relazione, sia sulla vita di perfezione.

 

  1. Rispetto alla propria salute: la danneggia

Chi si adira danneggia innanzitutto se stesso, perché l’ira può portare gravi conseguenze fisiche, soprattutto al cuore e al fegato. La S.Scrittura dice: “Gelosia e ira accorciano i giorni” (Sir 30, 24).

Ecco il primo male che fa l’ira: accorcia la vita perché danneggia la salute. A S.Francesco di Sales furono trovate le pietre nel fegato quando morì. Tanto era stato lo sforzo per controllarsi e frenarsi, poiché era un collerico!

 

  1. Rispetto alla vita di relazione; produce conseguenze nefaste

Dice la S.Scrittura: “Controlla le tue parole” (Sir 1, 26), perché  “Chi frena le labbra è prudente” (Pr 10, 19). Infatti “una risposta gentile calma la collera, una parola pungente eccita l’ira” (Pr 15, 1).

Quando l’ira è eccitata produce conseguenze nefaste!

 

  • é fonte di numerose colpe

L’ira è fonte di numerose colpe, perché fa trasgredire la legge di Dio molta facilmente. Nessuno, infatti, riesce a controllare un iracondo, nessuno riesce a frenarlo!

L’ira produce il tradimento. L’iracondo si adira e promette di vendicarsi.

Produce l’omicidio. L’iracondo si adira e uccide il nemico. Quanti omicidi sono stati causati da un atto d’ira! Bisogna stare attenti.

Produce gli avvelenamenti. L’ira è fonte non solo dei mali manifesti, ma anche dei mali provocati nel segreto. L’avvelenamento è un male fatto in segreto.

Mentre l’omicida si fa vedere, e chi tradisce si fa vedere, chi avvelena l’avversario si nasconde.

Dice la S.Scrittura: “Non litigare con un irascibile e non attraversare con lui un luogo solitario perché ai suoi occhi il sangue è come nulla, dove non c’è possibilità di aiuto ti assalirà” (Sir 8, 16).

L’ira genera il peccato, perché è un vizio capitale come la lussuria e la superbia. Nell’ira viene a mancare il controllo dell’intelligenza e della volontà; la ragione è travolta da questa spinta violenta e compiamo ciò che non vorremmo compiere. Difatti passato il momento dell’ira, noi ci pentiamo di ciò che abbiamo detto e di ciò che abbiamo fatto, perché lo vediamo come incongruente e come aberrante.

 

  • Turba la pace delle famiglie

L’ira turba la pace. Un marito o un padre che è sempre adirato turba la pace della famiglia e porta la divisione. La moglie non lo vuole più sentire! I figli se ne vanno!

Porta l’odio. Chi è sotto l’effetto dell’ira dice e fa cose che distruggono la carità e generano l’odio.

Porta le liti. Infatti la persona offesa finisce col reagire e con l’offendere a sua volta, perché, come voi sapete, si subisce fino a un certo punto, ma poi c’è la reazione. “Occhio per occhio e dente per dente! L’ira porta alle divisioni, agli odi, alle liti.       “L’uomo collerico, dice la S.Scrittura, suscita litigi; il lento all’ira seda le contese” (Pr 15, 18), cioé porta la pace.

 

  • Produce tremende conseguenze nella società

Chi si adira produce i dissensi, le lotte civili, le guerre. Tante guerre sono state prodotte proprio da una reazione sproporzionata ad una offesa subita.

Dice la S.Scrittura: “Il rancore e l’ira sono un abominio, il peccatore li possiede” (Sir 27, 30).

L’abominio è una cosa da avere in orrore, è una cosa detestabile, perché porta delle conseguenze tremende, alle quali non si può porre più rimedio.

Questa è la ragione perché il Papa ha detto, in occasione della guerra del Golfo che niente c’è da perdere con la guerra e tutto c’è da guadagnare con la pace, perché a furia di ragionare si trova la soluzione. Invece chi è violento non trova mai la soluzione, distrugge, demolisce, fa fuggire da sè, non discute, non trova gli elementi di unione, trova sempre da ridire.

 

  1. Rispetto alla perfezione

Non la si raggiunge mai.

 

  • Non si diventa santi

L’ira è un grande ostacolo al progresso spirituale, alla santità, perché è un vizio capitale

L’ira è un ostacolo. Non si può diventare santi con l’ira. Anche se sono vizi che possono avere delle attenuanti nel temperamento, rimangono sempre vizi, che devono essere combattuti e vinti. Dobbiamo combattere l’ira perché ci fa perdere la ponderazione, la riflessione, la gentilezza, la giustizia. Voi capite, se uno riflette fa e fa bene. Chi è gentile, è caritatevole. Chi è giusto, raggiunge la santità; ma se l’ira distrugge queste cose, la carità e la santità non ci possono essere.

 

  • Non si compie ciò che è giusto

“Lo sapete, fratelli miei carissimi: sia ognuno pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all’ira. Perché l’ira dell’uomo non compie ciò che è giusto davanti a Dio” (Gc 1, 19-20)

Quando vi adirate vi dovete sempre pentire, perché certissimamente o non avete pensato o non avete fatto o non avete detto quello che è giusto dinanzi a Dio. Il minimo che si possa dire è che avete esagerato! Altrimenti avete offeso, avete strappato la legge di Dio. Quando uno si arrabbia e ha detto la verità, si deve almeno dire che l’ha detta in un modo scostumato! Nell’ira viene a mancare la gentilezza per questo l’iracondo invece di produrre affiatamento e carità produce divisione e allontanamento. L’ira dell’uomo non compie ciò che è giusto davanti a Dio, ma compie ciò che è ingiusto.

 

  1. L’ira distrugge il raccoglimento interiore

L’ira distrugge il raccoglimento che è necessario all’unione con Dio, alla pace dell’anima, alla docilità e alle ispirazioni della grazia. S. Paolo ci dice: “Fratelli miei carissimi, deponete anche voi tutte queste cose: ira, passione, malizia, maldicenze e parole oscene dalla vostra bocca”         (Col 3, 8). “Voglio che gli uomini preghino ovunque si trovino, alzando al cielo mani pure, senza ira e senza contese” (1 Tm 2, 8). Non si può pregare col cuore in tempesta, perché non si può essere giusti ed equilibrati e chiedere a Dio ciò che è giusto. Con un cuore in tempesta si può chiedere solo la vendetta. Ma la vendetta Dio non l’ha mai concessa.

 

          conclusione

  1. Amatevi e vogliatevi bene, anche se avete certi difetti che dovete riconoscere. A chi è secondaria dico di non avere i famosi temporali, perché distruggono in un’ora ciò che si è costruito in un anno intero. E questa distruzione è veramente disastrosa, perché pensata.

 

  1. Combattete l’esaltazione e l’indignazione della mente che sono la causa vera e autentica dell’ira.

Quando avrete combattuto questa causa, non vi adirerete più.

 

  1. Seguite i consigli che S.Paolo dà agli Efesini

 

  1. “Nell’ira non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira” (Ef 4, 26).

Se a volte l’ira è inevitabile, dice S.Paolo, non peccate, e soprattutto non rimanete nel peccato, cioé rappacificatevi subito. Non permettete che il rancore metta radici nel vostro cuore e distrugga la carità.

 

4. “Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca” (Ef 4, 29)

Le parole cattive sono sempre espressione di un sentimento non equilibrato. Quando siete adirate non fate uscire parole cattive dalla vostra bocca, perché esprimerebbero l’indignazione e l’esaltazione della vostra mente, cose che sono tutte fuori dell’ordine stabilito da Dio.

“Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca ma piuttosto parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano” (Ef 4, 29).

 

5. “Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità” (Ef 4, 31)

Scompaia proprio l’asprezza, lo sdegno, l’ira, il clamore che sono tutte manifestazioni dell’ira.

“Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo”              (Ef 4, 32).

Togliete il male e fate il bene, eliminando l’ira e fate fiorire la carità.