Mi abbandono a Te, fa’ di me quello che ti piace – Mt 24, 42

Mt 24, 42-44 – La necessità di vivere la vita presente in attesa dell’incontro con il Signore

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca, 29.11.1992

I CONSIGLI CHE GESù CI Dà

PER SALVARCI

(Mt 24, 37-44)

Leggendo il vangelo, il Signore mi ha fatto capire che la salvezza eterna è l’impegno degli impegni dell’uomo. Tutti gli altri impegni vengono dopo, perché il primo è: pensare a salvarsi l’anima!

Gesù col vangelo di oggi ci dà tre consigli per conquistare il cielo. Egli solo sa come stanno le cose in cielo e come vanno le cose sulla terra, perciò, poiché ci vuole bene e vuole che ci salviamo, ci dice come ci dobbiamo comportare per salvarci. La S. Scrittura dice che il suo desiderio, la sua volontà è questa: salvare gli uomini.

   primo consiglio: vegliate!

 Gesù ci dice: “Vegliate!”, cioè state con gli occhi aperti, non dormite! Dobbiamo vegliare, perché adesso dobbiamo meritare, dopo non ci sarà più tempo per raccogliere i meriti. Il fondamento per meritare è vivere in grazia di Dio, eliminare il peccato mortale.

San Paolo ai Romani, commentando queste parole di Gesù, per farsi capire dai cristiani che non avevano conosciuto personalmente il Cristo sulla terra, dice: “Fratelli, è ormai tempo di svegliarvi dal sonno”.

Mentre Gesù dice: “Vegliate”, san Paolo dice: “è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti” (Rm 13, 11).

Se siamo diventati credenti nel 1927, dal 1927 ad oggi la salvezza è più vicina, perché stiamo per lasciare questa terra ed andare in cielo.

“La notte è avanzata, il giorno è vicino” (Rm 13, 12).

La notte è la vita del pellegrinaggio di quaggiù, che noi chiamiamo valle di lacrime. È detta notte, in quanto è soggetta al peccato; mentre il giorno è l’altra vita dove si vive per sempre nella luce.

Sia il profeta Isaia che san Giovanni nell’Apocalisse, dicono che Dio stesso sarà la nostra luce e perciò non avremo più bisogno né di luce di sole, né di luce di luna, né di lampada, in quanto avremo Dio, e poiché Dio è sempre vivente, è sempre luce, saremo sempre nella luce (cfr. Is 60,19;Ap 22, 5).

Per arrivare alla beatitudine, però, dobbiamo vegliare e stare con gli occhi aperti, non dormire. Ciò significa che dobbiamo lavorare, fare il bene e farlo in grazia di Dio, perché se lo facciamo in grazia di Dio meritiamo, se non lo facciamo in grazia di Dio non meritiamo.

Di conseguenza il nostro impegno consiste innanzitutto nell’evitare che ci siano le tenebre dentro di noi, perché “il giorno sta per arrivare”. Bisogna quindi eliminare prima di tutto il peccato, in particolare il peccato grave, altrimenti non meritiamo nulla. Tutti coloro che fanno il bene col peccato mortale non meritano niente, è come se non vivessero su questa terra, il loro lavoro è tutto perduto. Per farci capire questa verità Gesù raccontò la parabola delle dieci vergini. Le stolte si ricordarono che dovevano darsi da fare per entrare alle nozze e operare il bene in grazia di Dio al momento dell’incontro col Cristo. Ma allora non c’è stato più il tempo per farlo perché il Cristo è venuto, si è fatto vedere, ha aperto la porta e chi era pronta è entrata, chi non era pronta non è entrata. Poiché la porta era chiusa, quelle rimaste fuori, poiché non avevano vissuto facendo il bene, provarono a bussare, pensando che Gesù aprisse, invece da dentro, senza aprire la porta disse: “In verità vi dico: non vi conosco” (Mt 25, 12).

Bisogna pensare in tempo alla salvezza!

   secondo consiglio: state pronti!

È come se Gesù avesse detto di stare a posto con i conti, di far quadrare le entrate e le uscite, di vincere il male e di saldare i debiti contratti col peccato.

Quale male? Quali debiti? La superbia, l’avarizia, la lussuria, la gola, l’ira, l’invidia, l’accidia. Quando ci presenteremo a Dio per il rendiconto finale dovremo potergli dire con verità:- Signore, questi vizi li ho eliminati, li ho vinti. E se il Signore ci dirà:- Però ricordati che c’è stato un periodo di tempo in cui tu hai seguito ora la superbia, ora l’avarizia, ora la lussuria, ora l’invidia. Non ci dovremo far trovare impreparati, ma dovremo essere nelle condizioni di chi ha già scontato un debito. In pratica su questa terra ci dobbiamo impegnare a lucrare l’indulgenza plenaria ogni giorno, ad andare a Messa ogni giorno, ad andare agli esercizi spirituali, ai ritiri, a fare la lettura spirituale e la meditazione ogni giorno. Dobbiamo fare uso della penitenza, considerata sotto l’aspetto di preghiera, sacrificio, sofferenza e amore per fare come suggerisce san Paolo: gettare via le opere delle tenebre, cioè vincere il male, ripararlo ed indossare le armi della luce, cioè fare il bene   (cfr. Rm 13, 12).

Il bene deve essere molto e ben fatto per essere realmente pronti all’incontro col Signore. Se non è molto, ci dobbiamo dare da fare per fare il bene, molto bene, moltissimo bene. Se il bene l’abbiamo fatto, dobbiamo vedere come l’abbiamo fatto, in quanto dobbiamo fare sempre meglio, perché bisogna andare dal bene al meglio, dal meglio all’ottimo, dall’ottimo al santo, dal santo al perfetto.

Dice san Paolo: “Comportiamoci onestamente”, onestà con Dio e con gli uomini; “come in pieno giorno”, in cielo opereremo solo il bene e soprattutto loderemo Dio, lo adoreremo; “non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non fra contese e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri” (Rm 13, 13-14).

       

terzo consiglio: non lasciatevi sorprendere perché non conoscete né il giorno, né l’ora

 Per chi sarà la sorpresa? Per chi non pensa che oggi o domani dovrà morire e dovrà rendere conto a Dio. Per chi non sta con gli occhi aperti per vivere la vita sempre in grazia di Dio e sempre lontano dal peccato grave. Per chi non è pronto, per chi non ha vinto e riparato il male, per chi non ha fatto il bene.

Gesù per farsi capire disse: “Mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito” (Mt 24, 38) e non si accorsero di nulla. Non si accorsero che stava per arrivare la fine di ciascuno di loro e che dovevano rendere conto a Dio!

Per chi sarà la sorpresa? Per chi continua a fare le cose che faceva prima: il male che faceva prima lo fa ancora, il bene non lo faceva e continua a non farlo, oppure lo faceva male e continua a farlo male. Per alcuni non c’è nessuna correzione e nessun giovamento, nessun progresso nella via della perfezione, invece Gesù ci dice che ciò che deve avvenire, avverrà. Come lui ha detto, così sarà: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Mt 24, 35).

Nell’Apocalisse san Giovanni dice: “Beati coloro che ascoltano questa parola, la conservano nel loro cuore, e la mettono in pratica” (cfr. Ap 1, 3).

            CONCLUSIONE

Beati coloro che si mettono dinanzi al problema della salvezza eterna e lo risolvono oggi, senza rimandarlo nemmeno di un minuto.

Il problema della salvezza eterna è il problema dei problemi, è l’impegno degli impegni di ciascun uomo.

Se ci salviamo, abbiamo risolto tutto; se non ci salviamo, non abbiamo risolto proprio niente.

Fate il vostro esame di coscienza oggi e per tutto il tempo della vostra vita, ricordando che non sappiamo né il giorno, né l’ora della nostra morte.

Vegliate, state pronti e non lasciatevi sorprendere!

Ascoltiamo questi tre consigli di Gesù e ci troveremo bene.