Pronti sempre alla gioia del cuore – Lc 12, 32-48

Lc 12, 39-48 – A Dio renderemo conto del nostro operato

Lc 12, 39-48 “Tenetevi pronti perché viene nell’ora che non immaginate”

 

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca, 09.08.1998

ESISTE UN’ALTRA VITA

AL DI Là DI QUESTA VITA

(Lc 12, 32-48)

  1. Esiste l’altra vita

 Oggi, diciannovesima domenica dell’anno C mi fermo sul vangelo di Luca che contiene un’idea rivoluzionaria del cristianesimo: esiste un’altra vita al di là di questa vita. L’uomo non sapeva che al di là di questa vita c’è un’altra vita, che al di là del paradiso terrestre c’è il paradiso celeste e che al di là della Gerusalemme della Palestina c’è un’altra Gerusalemme, la Gerusalemme celeste. Questa idea ha rivoluzionato il mondo e noi cristiani la dobbiamo testimoniare ogni giorno. Del resto Gesù, in ogni pagina del vangelo, non fa altro che ribadire questo concetto: Figli miei, al di là di questa vita c’è un’altra vita, che vi sarà data in premio a condizione che osserviate la legge di Dio. Se non farete così, voi non avrete il premio ma il castigo.

Su questo concetto si fondano oggi le parole di Gesù: “Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese” (Lc 12, 35), aspettando il Figlio dell’uomo che vi verrà a prendere, quando lui però lo crederà necessario. E allora, poiché non sappiamo né l’ora, né il mese, né il giorno, né l’anno in cui avverrà ciò, lui dice: “Tenetevi pronti, perché il Figlio dell’uomo verrà nell’ora che non pensate” (Lc 12, 40). Ci sarà un premio per coloro che avranno osservato la legge di Dio e ci sarà un castigo per coloro che non avranno osservato la legge di Dio e avranno sperperato i doni che Dio aveva dato loro.

In realtà noi non abbiamo la convinzione di fede che c’è l’altra vita, perché, se per noi esistesse l’altra vita, tutta la vita di quaggiù dovrebbe essere orientata a quella. Se non facciamo questo significa che non crediamo, non dico con fede intellettiva, ma con fede pratica.

  1. Gesù ci ha dato la prova che esiste l’altra vita

 Per darci la certezza dell’altra vita, è venuto Dio in persona sulla terra, e infatti il Figlio dell’uomo sapete chi è? È la seconda persona della SS. Trinità, il Verbo, che si è fatto uomo ed è sceso sulla terra ed è venuto a dirci: Vedete, io vengo dal cielo, non dal nulla; io vengo da quella patria a cui voi siete destinati, e vengo sulla terra ad insegnarvi come dovete vivere per raggiungere con certezza il cielo, dove c’è un Padre che vi aspetta, che vi vuole bene, anzi che vi ha amato dall’eternità. L’ostacolo numero uno per raggiungere l’eternità e godere il regno di Dio è il peccato; ebbene io qui sono venuto per distruggere il peccato, perché il Padre vi vuole tutti quanti attorno a sé in cielo a contemplarlo, a lodarlo, ad adorarlo e a goderlo per l’eternità. Non sono venuto per giudicarvi, sono venuto per salvarvi; ma voi fatevi salvare, perché esiste un’altra vita, c’è l’al di là. E a Nicodemo che gli faceva un’obiezione Gesù, rispondendo, disse: Che ne sai tu dell’altra vita? Non sapete giudicare le cose della terra, come fate a dare un giudizio sulle cose del cielo? Delle cose del cielo vi può parlare solo chi è venuto dal cielo. Voi non potete dare nessun giudizio, perché non ci siete stati; non potete dire che esiste, né potete dire che non esiste. Io posso dire che esiste e che siete destinati a quella eternità felice, perché io sono venuto dal cielo e sono testimone oculare di questa realtà       (cfr. Gv 3, 12-15).

Gli chiesero: Che segno ci dai perché noi possiamo crederti? E Gesù disse: Vi darò il segno dei segni. Voi mi ucciderete, mi innalzerete sulla croce e quando sarò innalzato vi attirerò tutti a me. Sappiate però che io morrò come morrete voi; ma dopo tre giorni risusciterò e vi dimostrerò nella mia persona che aldilà di questa vita c’è un’altra vita, che aldilà della morte c’è la vita e questa vita sarà piena di felicità, se avrete osservato la legge di Dio, o d’infelicità se non avrete osservato la legge di Dio (cfr. Gv 3, 16-17).

Ciò che Gesù ha detto, l’ha fatto. Quindi crediamo con la ragione a ciò che ha detto.

Tutta la S. Scrittura, d’altra parte, parla di questa realtà. In ogni sua pagina c’è il respiro dell’eternità. Non si può spiegare nessuna frase dell’Antico o del Nuovo Testamento se non si accetta questa verità. Anche nel Vangelo di oggi e nella lettera agli Ebrei c’è questo respiro dell’eternità.

Il cristianesimo non sarebbe stato tanto rivoluzionario, se avesse soltanto insegnato che esiste l’aldilà come dottrina. Sarebbe stata una teoria uguale alle altre proclamate da questo o quel filosofo. Chi conosce la filosofia sa che un filosofo ha affermato che l’anima è mortale, un altro che l’anima è immortale, ma in queste dispute non si sa chi ha ragione.

Gesù, Figlio di Dio, invece, ciò che ha detto lo ha fatto anche vedere; ci ha mostrato che esiste l’altra vita. È stato crocifisso, è stato posto nel sepolcro, tutti aspettavano questa notizia, e Gesù il terzo giorno è risuscitato. Forse all’inizio si poteva dubitare per l’annuncio dato dall’angelo. Ma poi i testimoni hanno sentito il terremoto, hanno visto il sudario piegato, le bende gettate per terra e la pietra rovesciata e lui si è fatto vedere moltissime volte, si è fatto toccare, ha mangiato con loro, ha parlato con loro, è stato per quaranta giorni con loro e ci ha dimostrato che al di là di questa vita c’è un’altra vita, che al di là della morte c’è la vita, quella che san Pietro chiama una terra nuova e un cielo nuovo. Quella nube che ostacolò la visione degli apostoli di Gesù il giorno dell’Ascensione, sta proprio ad indicare che al di là di questa terra c’è un’altra terra, che al di là di questo cielo c’è un altro cielo, dove è Gesù e dove andremo anche noi. Dobbiamo soltanto morire per andare a vedere.

La S. Scrittura ci ha anche rivelato come sarà, ma noi non possiamo comprendere, perché anche san Paolo che lo ha visto, pur rimanendo vivo l’ha dovuto spiegare così: Occhio non vide, orecchio non udì e cuore non amò (cfr. 1 Cor 2, 9), descrisse cioè questa realtà ultraterrena con termini che non esistono nel linguaggio umano, con termini negativi, perché non esiste altro modo per farlo.

  1. La nostra patria è il cielo

 Nell’Antico Testamento leggiamo che Abramo è stato chiamato ad andare in una terra non sua, ma è rimasto sotto la tenda, perché la terra non era sua, perché aspettava una città dalle salde fondamenta, cioè un’altra città il cui architetto e costruttore è Dio stesso.

Chi ha preparato il paradiso, chi l’ha progettato è Dio, e chi lo costruisce giorno per giorno, attraverso le anime che muoiono e che vanno in paradiso, è Lui stesso.

San Paolo e san Pietro parlano di una città dalle salde fondamenta e dichiarano di essere stranieri e pellegrini sopra la terra, perché la nostra patria è in cielo.

E allora, come dobbiamo vivere sulla terra? Con gli occhi fissi all’eternità, da stranieri, perché la terra non è la nostra patria. Dobbiamo vivere da pellegrini in viaggio, e su questo concetto Gesù costruisce la parabola di oggi, che ci esorta a stare pronti con la cintura ai fianchi, cioè in cammino.

Ai tempi di Gesù si portavano vesti lunghe, e poiché potevano far inciampare venivano alzate, come faccio anch’io quando indossando i paramenti sacerdotali, alzo la veste bianca usando il cingolo.

Allo stesso modo, i pellegrini senza l’impedimento della veste e col bastone, affrontavano il viaggio.

Gesù, dunque, ci esorta a stare pronti, in cammino verso una nuova residenza. Ma poiché il Figlio dell’uomo verrà nell’ora che non pensiamo (cfr. Lc 12, 40), ci invita a tenere la lampada accesa, simbolo della fede e della carità, in particolare delle opere della carità che la Chiesa ha riassunto nelle sette opere di misericordia corporale e nelle sette opere di misericordia spirituale.

L’anima che cammina con la lucerna accesa va verso l’eternità e negli anni che trascorre sulla terra compie il bene, sia spirituale che materiale. Così facendo, quando Gesù verrà la troverà pronta e le aprirà la porta, facendola entrare in paradiso. Al contrario, se non la troverà pronta, quando essa busserà, si sentirà dire da Gesù: Non ti conosco.

Ecco perché si dice nella lettera agli Ebrei che il cristiano deve credere a due cose: che Dio esiste e che egli è il rimuneratore, colui che darà a ciascuno il suo, il premio ai buoni e il castigo ai cattivi.

conclusione

Esiste un’altra vita in cui godremo, se abbiamo fatto il bene sulla terra, e in cui non godremo se abbiamo vissuto per l’intera vita lontani da Dio.

Questo è il pensiero che vi consegno, esortandovi anche a parlare più spesso dell’eternità, perché gli uomini hanno abbassato gli occhi e guardano soltanto alle cose della terra, usandole e abusando di esse anche contro il disegno di Dio. Invece è necessario alzare gli occhi verso il cielo e comunicare con gli occhi fissi sul Cristo che ci ha preceduti in cielo e che ci aspetta lì per darci il premio delle nostre fatiche e dei nostri dolori.