Trasformati dal di dentro… – Lc 9, 28-36

La trasfigurazione – Lc 9, 28-36

Lc 9, 28-36 – La Trasfigurazione – La preghiera cambia l’uomo

Lc 9, 28-36 – La trasfigurazione di Gesù è simbolo della trasfigurazione dell’uomo con la grazia

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca, 15.03.1992

 

GLI EFFETTI DELLA PREGHIERA

(Lc 9, 28-36)

Le parole che mi hanno colpito sono queste: “Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare” (Lc 9, 28).

La preghiera trasforma l’anima e le fa compiere il proprio dovere alla luce della parola di Dio e fa accettare le croci come premessa alla gloria futura.

 

I. la necessità della preghiera

 Dice la S. Scrittura che Gesù salì sul monte a pregare.

 

  1. Bisogna sentire la necessità di pregare

 Tra le varie vicende della vita io devo trovare del tempo per pregare; devo sentire la necessità di pregare. Bisogna lasciare tutto e tutti e andare a pregare.

Soltanto chi sente la necessità di mangiare mangia; soltanto chi sente la necessità di bere beve; soltanto chi sente la necessità di pregare prega. Fino a quando non sentirete la necessità dell’unione con Dio, di parlare con Dio, di ascoltare Dio, perché la preghiera è dialogare con Dio, parlare con Dio e ascoltare Dio, non pregherete.

Più pressante sarà questa necessità, più sentita sarà questa necessità e più facilmente troverete il tempo per pregare, non solo, ma più a lungo pregherete perché la meta da raggiungere è quella indicataci da Gesù: Pregate sempre senza interruzione.

Non fatevi imbrogliare da quei tali che non pregano e, per scusare se stessi, dicono che ogni cosa è preghiera. No, della preghiera propriamente detta parla Gesù e di questa parlo io, anche se esiste la trasformazione delle azioni in preghiera. Ma quella che Gesù vuole e quella che io voglio da voi, come spirito penitenziale, è la preghiera propriamente detta, il dialogo amoroso con Dio che consiste nel rivolgere la nostra preghiera a lui e nell’ascoltare la sua parola, la parola che lui rivolge a noi.

 

  1. Nella giornata bisogna stabilire il tempo di pregare

 Vi ho consigliato di stabilire in una maniera precisa la vostra levata, perché di là dipende il buon andamento di tutta la giornata vissuta secondo Dio.

Siate fedeli all’orario della levata, perché da essa dipende la fedeltà alla meditazione, alla Messa, alla lettura spirituale, al rosario, alla liturgia delle Ore, oltre alle vostre preghiere individuali. Bisogna stabilire il tempo.

Gesù salì sul monte a pregare.

Ho stabilito di pregare e salgo sul monte a pregare. Ho stabilito di pregare e mi ritiro nella mia stanza a pregare; ho stabilito di pregare e vado in chiesa a pregare; ho stabilito di pregare e vado a fare la visita a Gesù; ho stabilito di pregare e lascio te, persona cara, per andare a pregare.

Poiché state nel mondo e il tempo non lo trovate mai, non solo dovete stabilire il tempo, ma dovete trovare il tempo di pregare. E per trovare il tempo bisogna eliminare certe azioni.

Vi ho consigliato di eliminare la televisione, vi ho consigliato di eliminare il salotto. Non vi chiedo altro. Voi poi eliminerete altre azioni.

O si devono eliminare certe azioni inutili o abbreviare certe azioni utili. Ciò che si può fare in mezz’ora non lo farete in un’ora. Abbreviando queste azioni, e ottenendo lo stesso risultato, avrete del tempo per poter pregare.

 

  1. Bisogna pregare

 Non basta stabilire il tempo della preghiera, bisogna andare veramente a pregare, perché lungo la strada potete fermarvi e non andare a pregare.

Avete stabilito di pregare, ma l’orario non l’osservate. Avete stabilito di fare la meditazione, ma la meditazione non la fate. Bisogna andare veramente a pregare. Bisogna lasciare tutto e tutti e salire sul monte a pregare.

Beate voi se sentirete la necessità di pregare. Se sentirete questa necessità lascerete ciò che vi attrae e vi incontrerete con Colui che non vi attrae, ma a furia di stare con Lui capirete che cosa viene fuori dalla preghiera: la trasformazione dell’anima.

            Gesù per avere la trasfigurazione ha dovuto salire sul monte a pregare. Nella preghiera è avvenuto il secondo fenomeno, mentre noi vorremmo la trasfigurazione senza la preghiera; questo non è possibile.

 

II. la preghiera trasforma l’anima

Dice la S. Scrittura che “mentre pregava, il suo volto cambiò di aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante” (Lc 9, 29).

Mentre pregava! La preghiera trasforma l’anima.

 

  1. Il suo volto cambiò di aspetto. La vita dell’uomo cambia

La vita dell’uomo non cambia fuori della preghiera, cambia soltanto nella preghiera. Chi prega capisce che non fa il bene, e si impegna a fare il bene. Chi prega capisce che sta facendo del male e si impegna a non fare il male.

Ai vostri parenti che sono lontani da Dio chiedete la Messa; che vadano a Messa la domenica. Andando a Messa pregano, e pregando il loro Dio, e voi pregando per loro ricevono questa prima grazia: la grazia della conversione, del cambiamento di vita. Chi va a Messa, anche se non è confessato e sta in peccato riceve la grazia del cambiamento, la grazia della conversione; ma ci vuole la preghiera.

Dio quando guarda l’anima vede se ha la grazia o se ha il peccato. Se ha la grazia gliela aumenta, perché è il sole, e il sole illumina, il sole riscalda. Se non ha la grazia gliela dà, perché si cambi. Quante conversioni sono avvenute nella preghiera!

L’uomo che si mette in preghiera sente la necessità di cambiarsi. “Il suo volto cambiò di aspetto”. La sua vita cambia. Cambia dal male al bene, dal bene al meglio, dal meglio all’ottimo, dall’ottimo al santo, dal santo al perfetto. Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli, ha detto Gesù.

 

  1. La sua veste divenne candida e sfolgorante. L’anima riceve la grazia, se non ce l’ha. Diventa più lucente, sfolgorante, più bella, se ce l’ha. La preghiera trasforma l’anima, cambia la vita dell’uomo, dà la grazia della conversione. Conversione dal male al bene, ma anche conversione dal bene al meglio.

Quando fate il bene, dovete farlo nel migliore dei modi, alla presenza di Dio e per amore. Queste tre grazie: avere sempre dinanzi ai propri occhi la presenza di Dio, fare ogni cosa nel migliore dei modi e farlo per amore, le si ricevono nella preghiera.

 

  • la preghiera fa compiere il proprio dovere alla luce della parola di dio e sull’esempio dei santi

Dice la S. Scrittura che “due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella loro gloria” (Lc 9, 30).

L’anima con la preghiera si mette in contatto col mondo dell’aldilà. Si mette in contatto e dialoga
con Dio che parla. Il nostro Dio è un Dio che non sta in silenzio. Dio non sta in silenzio, non tace ma parla, e vuol parlare con i suoi figli. Poiché la preghiera è un dialogo amoroso, noi da Dio con la preghiera riceviamo il meglio.

I due uomini che parlavano con Gesù erano Mosè ed Elia.

Mosè è il legislatore, Elia il profeta.

Nella preghiera l’anima percepisce e conosce la legge di Dio che deve osservare per salvarsi. Dio parla con noi, nella preghiera. Dio parla e ci presenta la legge, quella legge che dobbiamo osservare. Sono i dieci comandamenti, perché attraverso l’osservanza dei dieci comandamenti c’è la salvezza.

L’anima nella preghiera conosce tutto ciò che Dio ha detto attraverso i profeti.

Nella preghiera dialogo, noi abbiamo la conoscenza della legge, la conoscenza di tutto ciò che Dio ha detto e ciò che gli uomini di Dio hanno fatto. Elia è un profeta e nel profeta noi vediamo non soltanto ciò che dice, ma anche ciò che fa.

Nella preghiera noi conosciamo tutto ciò che Dio ha fatto e tutto ciò che il profeta ha fatto per la propria e altrui salvezza.

Con la preghiera noi otteniamo: la forza per osservare i comandamenti, la luce per conoscere la parola di Dio e la vita di unione con Dio, cioè il fuoco dell’amore.

Tutto questo è visto alla luce della realtà dell’altra vita, dove i Santi posseggono quella gloria che si sono meritati con la vita eterna.

La preghiera fa compiere il proprio dovere alla luce della parola di Dio. Nella preghiera conosciamo Dio e l’esempio del Cristo e dei santi. Che cosa hanno fatto loro lo faremo noi nella nostra vita di ogni giorno.

 

  • la preghiera fa accettare tutte le croci come premessa alla gloria

“Parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme” (Lc 9, 31).

Dalla S. Scrittura sappiamo che parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme, cioè della passione e morte di Gesù.

Nella preghiera Dio fa capire all’anima che la sofferenza, la passione e la morte in croce, con tutti gli annessi e connessi, sono la condizione essenziale: per salvarsi e per salvare, per santificarsi e per santificare, per ricevere quella gloria promessa ai sofferenti, ai perseguitati e ai calunniati per amore di Cristo.

Riceverete cento volte tanto insieme a persecuzioni e la vita eterna, ha detto Gesù.

Beati coloro che soffrono, beati i perseguitati e i calunniati per il mio nome e per il vangelo, perché grande è la ricompensa nei cieli.

Il momentaneo e leggero peso della sofferenza di oggi, dice san Paolo, prepara una incommensurabile gloria nell’altra vita. Questo lo si vede nella preghiera. È la preghiera che ci fa accettare la sofferenza, perché ascoltiamo Dio, il pensiero di Dio e che cosa ci dice Dio di questa sofferenza che stiamo accettando nel momento presente. La sofferenza ci fa accettare tutte le croci, che sono la premessa, il dono di Dio all’anima per la gloria futura.

La Minima accetta le sofferenze dell’oggi, del momento presente, con la gioia del povero che riceve immense ricchezze. Dobbiamo entrare in questa ottica, altrimenti la nostra vita è fasulla.

Io ieri ho avuto la gioia di parlare con un cristiano. Parlando della sofferenza io dicevo: la sofferenza di oggi passa, mentre ci rimane la gloria futura. E lui mi risponde: Padre, chissà se c’è l’altra vita?

Questo è il vero dramma dell’uomo di sempre, non di oggi: proprio coloro che vivono la vita cristiana, che sono cristiani come noi, che vengono in chiesa come noi, ad un certo momento dicono: Quello ruba e io non rubo; quello sta bene e io non sto bene; quello gode di tutti i piaceri e le ricchezze della vita, mentre io mi sacrifico per la ricompensa futura. Ma l’altra vita c’è?

Siete in queste condizioni anche voi? Vi devo dire le stesse parole che ho detto ieri sera a questo mio caro amico: Gesù non è risorto? Se è risorto, risorgeremo anche noi. Gesù ci ha dimostrato che esiste l’altra vita; è stato quaranta giorni con noi dopo la risurrezione. Egli era morto ed è stato seppellito, ma dopo lo hanno rivisto vivente. San Francesco, la Madonna, san Ciro sono in cielo e allora ci saremo anche noi. Essi non sono una eccezione.

 

Conclusione

C’è l’altra vita. La nostra patria è nei cieli. Siamo in cammino verso il cielo e tutto ciò che Dio ci dà ce lo dà per arricchirci nell’altra patria, che è quella dei cieli.

Questa non è la nostra patria, la patria nostra è l’altra. In cielo c’è il Padre che ci aspetta con ansia, perché ci vuole dare la sua eredità che ha preparato per tutti i suoi figli, e con la preghiera tutto questo ci è assicurato.

Sappiate che la preghiera è un segno di predestinazione. Chi prega si salva, chi non prega si danna. La preghiera è un segno di predestinazione. I Santi ci hanno detto che chi ogni giorno dirà tre Ave Maria si salverà; chi dirà il rosario ogni giorno si salverà.

Dio anche a noi darà la grazia della salvezza se ogni giorno pregheremo e pregheremo molto. E allora: avanti con questo grande mezzo che si chiama preghiera.