Diventa …veramente ricco – Lc 12, 13-21

Lc 12, 13-21 – Beni eterni

 

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca, 02.08.1998

 

I BENI TEMPORALI PASSANO;

I BENI SPIRITUALI RESTANO

(Lc 12, 13-21)

 

 

  1. La vita dell’uomo non dipende dai suoi beni

 Oggi, diciottesima domenica dell’anno C, sono stato colpito da queste parole di Gesù: “La vita dell’uomo non dipende dai suoi beni” (Lc 12, 15).

Mi piace molto questa espressione e ve la consegno come parola uscita dalla bocca sapientissima di Gesù. Vi voglio tranquillizzare per tutte le vostre preoccupazioni di carattere umano: soldi, sistemazione, vecchiaia.

Queste parole Gesù le ha dette proprio quando un uomo lo aveva provocato perché voleva che si interessasse delle preoccupazioni degli uomini. Si trattava di una lite fra due fratelli che non riuscivano a dividere la proprietà in parti uguali. Uno di essi chiede a Gesù, Figlio di Dio, di mettere pace tra lui e suo fratello. Gesù non ne volle proprio sapere, anzi prese spunto da questo incidente, chiamiamolo così, per parlare di questa grande verità: la vita dell’uomo non dipende dai suoi beni materiali, ma dai suoi beni spirituali.

 

  1. Non vale la pena affannarsi per i beni temporali, passano

 Questo pensiero consegno a voi, mie care figlie. Lo dico con sincerità, perché oramai sono arrivato agli ultimi anni della mia vita. Il Signore mi chiamerà e andrò a goderlo in cielo. Io vengo da una famiglia povera e ho visto attorno ad essa grandissime ingiustizie sociali. Il figlio della famiglia che stava dirimpetto a casa mia, famiglia benestante, durante l’estate andava in colonia. Ma io, che ero figlio di poveri e che non avevo di che mangiare, non potevo andare in colonia per sistemare il mio stomaco. È inutile che vi racconti la vita della mia famiglia. Sono cresciuto così e mi dicevo: Quando diventerò sacerdote farò il sociologo, mi interesserò della giustizia sociale, secondo la dottrina della Chiesa. Cosa che ho fatto, prima che il Signore mi chiamasse a compiere un’altra missione. È stato lui che ha deviato la mia vita, e mi ha fatto capire che la vita dell’uomo non dipende dai suoi beni. Io invece credevo che dipendesse dai suoi beni. A noi studenti, i professori dicevano: Quando sarete sacerdoti datevi da fare per i vostri parrocchiani, preoccupatevi del lavoro e delle pensioni. Io avevo dentro di me la rivendicazione sociale della mia famiglia e di tutti i poveri della società. Tutti dicevano che se i parrocchiani staranno bene economicamente serviranno il Signore, e le chiese si riempiranno. Li abbiamo fatti stare bene, ma le chiese si sono svuotate. Io ho visto il fallimento di questa teoria. Ecco perché Gesù dice:- Figlio mio, chi mi ha costituito sociologo o mediatore sopra di voi? Chi mi ha detto di interessarmi delle cose della terra e non di quelle del cielo?

Le cose della terra passano, le cose del cielo non passano. Questo è il vero e autentico pensiero di Gesù. Quel Gesù che ha fatto il miracolo della moltiplicazione dei pani per venire incontro alle necessità del momento dei suoi ascoltatori, quello stesso Gesù ha detto che la vita dell’uomo non dipende dai suoi beni.

Io ho conosciuto l’Abbè Pierre, un grande uomo che ha segnato la storia della Chiesa con un’opera meravigliosa a favore dei poveri. Io ero un suo grande ammiratore, però il Signore aveva già cambiato la mia vita e dalla sociologia mi aveva portato al catechismo ai piccoli per dare il pane della Parola di Dio a tutti i figli di Dio, perché i piccoli diventeranno giovani e i giovani diventeranno adulti e da adulti diventeranno grandi. Qui è l’avvenire della Chiesa e della società.

Quando mi diedero la possibilità di parlare con l’Abbè Pierre, una delle cose che gli domandai fu proprio questa: La tua opera nei riguardi dei poveri, quale frutto di conversione porta? Sorridendo mi rispose che non portava nessun frutto di conversione. Poi aggiunse: Padre, la mia opera serve a dimostrare che la carità del Cristo e la carità della Chiesa arriva a tutti gli uomini senza guardare in faccia se sono cristiani, maomettani, buddisti, pagani. Noi non obblighiamo nessuno ad aderire alla religione cattolica, né annunziamo il vangelo, perché gli uomini devono essere liberi di fare quello che vogliono, però nel corso della vita qualcuno si converte. Questo colloquio servì a farmi capire che nella Chiesa di Dio ci sono tanti strumenti, che suonano melodie meravigliose. Come voi pensate solo ai beni del cielo e alla conversione delle anime, ci sono quelli che lavorano alla lontana, ma anche essi fanno parte del regno di Dio. Io ricordo che nel viaggio di ritorno, a chi mi aveva accompagnato e fatto da interprete, dissi: Mi piace più la missione che Dio ha affidato a me, e che è prettamente spirituale, anziché quell’altra missione che è prettamente umana e che imita Gesù che moltiplica il pane per tutti e non guarda a quale religione o razza appartengono.

 

  1. Non porteremo nulla con noi nell’altra vita

 Dice il Qoelet: “Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo, dovrà lasciare i suoi beni ad un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e grande sventura” (Qo 2, 21).

È inutile che vi affannate ad accumulare, perché lascerete tutto agli altri e con voi non porterete niente. La vita eterna, ha detto Gesù, vale molto di più dei beni che avete accumulato sulla terra. Nessuno potrà comprarsi la vita ultraterrena, perché in paradiso non si entra pagando.

Dice ancora il Qoelet: “Quale profitto c’è per l’uomo in tutta la sua fatica e in tutto l’affanno del suo cuore con cui si affatica sotto il sole?” (Qo 2, 22).

Non c’è nessun profitto, se l’uomo non fatica dicendo: Signore, lo faccio per te, e l’offro a te per il bene dell’anima mia e il bene dei miei fratelli. Non c’è nessun profitto, se non dice al Signore: Io lavoro, fatico ma l’offro a te in isconto dei miei peccati, per i bisogni della Chiesa e per la conversione dei peccatori.

Ecco perché san Paolo giustamente traduce le parole di Gesù con queste altre parole: “Figlioli miei, cercate le cose di lassù; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra” (Col 3, 1-2).

Questo io vi consegno. Nel vostro apostolato avrete la grande tentazione, dinanzi alla miseria e la povertà dei vostri ragazzi, di lasciare il pane della parola di Dio per preoccuparvi di dare il pane materiale che serve per il loro sostentamento. Se lo fate, tradite la missione che il Signore vi ha affidato. Dio non vi ha scelti per dare il pane materiale ai bambini, ma vi ha scelti per dare il pane della sua Parola, perché per mezzo di questo Pane darete delle idee forti, profonde, con le quali potranno affrontare tutte le difficoltà della vita. Preoccuparsi del benessere sociale non è compito nostro, Dio l’ha affidato ad altri uomini. Non fatevi deviare da questa missione che il Signore vi ha affidato. La Chiesa vuole che voi lavoriate e siate indipendenti economicamente, per avere quell’utile e quel necessario che serve per vivere giorno per giorno, non per arricchirvi. Il di più lo metterete a disposizione dei vostri fratelli per il vostro apostolato, in modo che nessuno di quelli che vi avvicinano dovrà dire: Io non ho imparato il catechismo perché non avevo i soldi per comprarlo. Voi lo comprerete e glielo darete. Nessuno deve poter dire: Io non ho letto il vangelo perché non l’avevo. Prenderete l’iniziativa di comprare il Vangelo e lo regalerete, perché lo possano leggere ogni volta. Tutto al servizio della salvezza delle anime, al servizio della conversione delle anime. Se farete così, accontenterete il Cuore di Gesù. Egli chiama stolto colui che accumula tesori per sé, poi gli dice: “E quello che hai preparato di chi sarà?” (Lc 12, 20).

Vi racconto un episodio che è rimasto molto impresso nella mia vita. Ho conosciuto un padre e una mamma di famiglia che anche da vecchi hanno continuato a fare sacrifici per mettere da parte i soldi per i figli. Avevano quattro figli, tutti sistemati bene, e con i loro sacrifici avevano messo da parte venti milioni. Alla morte dei genitori i figli ebbero cinque milioni per ciascuno. Con questi soldi, costati sacrifici, decisero di fare una vacanza. Nessuno però si ricordò di far celebrare una messa in suffragio dei genitori.

 

conclusione

 

Sono contento di aver fatto l’omelia su queste parole di Gesù, perché con il vostro voto di povertà, se farete veramente i poveri, voi sarete i più ricchi di questa vita. San Francesco non ha mai toccato un soldo, ma era ricco di beni spirituali, infinitamente più grandi dei beni materiali. E mentre gli altri con i loro beni materiali alla fine della vita si sono trovati poveri, Francesco di Paola alla fine della vita con questi beni spirituali si è trovato ricco, tanto ricco che la Chiesa l’ha proclamato Santo e noi lo veneriamo come il Santo della Carità.