Seguimi! – Mt 8, 18-22


da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca 02.07.1990

ALCUNE CONDIZIONI PER SEGUIRE GESù

(Mt 8, 18-22)

Tu sei la mia speranza

Il Vangelo di oggi presenta due casi di coloro che vogliono seguire Gesù:

         1° caso: “Maestro, io ti seguirò dovunque andrai” (Mt 8, 19).

L’espressione detta dallo scriba a Gesù è perfetta, però Gesù gli risponde: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Mt 8, 20).

Se Gesù ha dato allo scriba questa risposta, significa che le parole da lui pronunziate non corrispondevano alle sue intenzioni. Il giovane scriba pensava: Seguirò Gesù, perché così sulla terra sarò tranquillo. Aveva una doppia intenzione, faceva vedere di voler seguire Gesù, ma voleva la sicurezza sociale.

Gesù con questa risposta gli dice: Se mi vuoi seguire, devi avere la rettitudine di intenzione, senza pensare ad avere un vantaggio umano. È vero che Gesù ha anche detto: “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna” (Mt 19, 29), però questa è una sicurezza di fede, non una sicurezza sociale.

Io vi ho sempre detto: Entrando nell’Istituto delle Missionarie della Parola di Dio non vi do nessuna sicurezza sociale. Infatti non mi interesso della vostra vita sociale, economica, né della vostra vecchiaia o della vostra salute, ma vi do solo una formazione spirituale.

Se alla sequela del Cristo voi mettete queste condizioni umane e sociali, il Cristo vi dice: Il Figlio dell’uomo non ha neppure una pietra dove posare il capo.

Il Cristo ci dice: Se mi seguirai con lo spirito di fede, ti assicuro che, anche se rinuncerai alle ricchezze, io ti darò il necessario, l’utile e il superfluo. Anche se rinuncerai ad un uomo o ad una donna, cioè ad una famiglia, la compagnia non ti mancherà fino alla morte. Anche se rinunzierai alla tua volontà, per fare la mia volontà, io ti assicurerò il massimo nella vita terrena.

Praticamente Gesù dice: Tu devi fare tre rinunzie: devi rinunziare alle ricchezze, all’amore umano e alla tua volontà, perché devi fare ciò che ho fatto io. Infatti io ho rinunziato ai beni, ad una donna e alla mia volontà per fare quella del Padre mio.

Il Signore Gesù, rispondendo a questo giovane scriba, gli ha voluto dire: Io voglio la sincerità, non accetto la doppia intenzione.

         2° caso: “Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre” (Mt 8, 21).

Questo discepolo, al Cristo che gli chiede di seguirlo, mette delle condizioni. Infatti gli dice: Lascia che io vada prima a seppellire mio padre.

Con questa affermazione il discepolo non voleva dire che il padre era morto e che quindi doveva andarlo a seppellire, infatti Gesù non ha negato mai a nessuno di fare il funerale a un genitore, anzi ci ha dato il comandamento di onorare i genitori. Egli voleva dire: Signore, lascia che io stia a casa mia finché mio padre muore, per risolvere i miei problemi familiari.

Gesù rispondendogli: “Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti” (Mt 8, 22), gli dice: Nessuna scusa è valida dinanzi a Dio. Infatti i tuoi problemi li risolverò io! Chi rimane a casa risolverà i problemi di tuo padre; tu interessati dei miei problemi.

In altri termini, nessuna scusa è valida dinanzi a Dio, neppure le scuse che riguardano le cose più sacre, come quella di assistere i propri genitori, perché ai doveri più sacri ci penserà il Signore, per mezzo di altri uomini.

Io traduco questo pensiero di Gesù così: nessuna scusa è valida per rimandare la risposta affermativa al proprio Dio.

Bisogna fare il proprio esame di coscienza: Nel mio modo di agire c’è la seconda intenzione, che non faccio mai sapere agli altri? Se c’è, bisogna toglierla!

Ho rimandato i doveri verso Dio, con la scusa di compiere quelli verso il prossimo? Sono stato fedele alla mia vocazione?

Gesù ci dice: Tu bada a me ed io baderò a te! Ricordate l’episodio di santa Teresa d’Avila? Chiedeva a Dio nella preghiera di risolvere un suo problema familiare, poi chiamava i suoi parenti e dava loro le sue direttive. Alla fine il Signore le apparve e le disse:- Teresa, o ti preoccupi tu di questo problema o mi preoccupo io!

Teresa capì la lezione e pensò solo a pregare, così il Signore le risolse il problema.

CONCLUSIONE

Facendomi monaco io ho trascurato il quarto comandamento; infatti per essere fedele alla mia vocazione non mi sono preoccupato dell’assistenza a mia madre, che non era più in condizioni di stare sola. Dio ha risolto questo problema facendo in modo che mia cognata, che stava in America con mio fratello, lasciasse l’America, dove stava bene, per ritornare a Sannicandro e assistere così la suocera.

Diceva mia madre, quando l’andavo a trovare: Figlio mio, mi tratta come una regina! Mi fa stare non nella pulizia, ma nel profumo!