Ti Amo… ti amo – Lc 9, 57-62

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

LE CONDIZIONI PER SEGUIRE IL CRISTO

(Lc 9, 57-62)

I.        la vocazione

“Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo»” (Lc 9, 57-58).

 

  1. Nella vocazione l’iniziativa non è dell’uomo

  “Nessuno può attribuirsi questo onore, dice l’autore della Lettera agli Ebrei, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne” (Eb 5, 4).

Nessuno può dire: Adesso mi faccio Sacerdote! Adesso mi faccio Missionaria della Parola di Dio!

Nessuno può arrogarsi questo diritto, se non è chiamato da Dio. Questo giovane del vangelo ha preso lui l’iniziativa. È andato da Gesù e gli ha detto: Io ti seguirò. Non poteva farlo. Nessuno può farlo. Se Gesù chiama lo seguirai, se Gesù non ti chiama fermati, non è la tua strada. La vocazione non è frutto dell’iniziativa dell’uomo.

  1. La vocazione non dà la sicurezza sociale

  “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Lc 9, 58).

Nessuno può pensare di seguire il Cristo per avere la sicurezza sociale, la sicurezza economica, per vivere tranquillo, sicuro dell’avvenire, felice e senza problemi. Il Cristo non ha mai promesso la sicurezza sociale e la felicità terrena ai suoi seguaci, ha invece detto: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc 9, 23).

  1. La vocazione non risolve i problemi umani, risolve i problemi dell’anima e dell’eternità

 Dice l’autore della lettera agli Ebrei: “Deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci intralcia, corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede” (Eb 12, 1-2).

Il discepolo di Cristo lavora sulla terra con lo sguardo fisso al cielo.

Dice san Paolo: “Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra” (Col 3, 1-2).

“Non affannatevi di quello che mangerete o berrete, dice Gesù. Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6, 25. 32-33).

Quando quel giovane disse: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Gesù rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?» (Lc 12, 13-14).

Non sono questi i problemi del Cristo. I problemi del Cristo sono i problemi dell’eternità, i problemi dell’anima.

II. la vocazione è di Dio

 “A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, concedimi di andare prima a seppellire mio padre». Gesù replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va’ e annunzia il regno di Dio»” (Lc 9, 59-60).

  1. L’iniziativa della chiamata è di Gesù

L’iniziativa è del Cristo, e quando il Cristo chiama si deve seguirlo. Nel primo caso l’iniziativa era stata dell’uomo, e Gesù, conoscendo le sue intenzioni non rette, poiché cercava la sicurezza sociale, gli dice: Figlio mio, io parlo dell’eternità dell’anima, non ti do né casa, né terra, né soldi, né cibo.

In questo caso invece è il Cristo che entra di prepotenza nella vita di quest’uomo e gli dice:- Seguimi!

È il Cristo che irrompe nella nostra vita e ci dice:- Seguimi! L’iniziativa è sua.

Può il Cristo guardare un uomo o una donna e dire:- Seguimi? Sì, è il padrone, chi glielo può proibire? Si è innamorato della vostra bellezza e vi ha chiamato. Il Cristo però non guarda la bellezza esteriore, ma quella interiore.

La bellezza è fugace. È come un fiore che sboccia e appassisce. Oggi c’è e domani non c’è.

“Fallace è la grazia e vana è la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare” (Pr 31, 30).

“Ogni uomo è come l’erba e tutta la sua gloria è come un fiore del campo…Secca l’erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura sempre” (Is 40, 6. 8).

Cosa vuole il Cristo, quando s’innamora di un’anima?

  1. Gesù quando chiama chiede il taglio da tutte le creature

  “Il Signore è un Dio geloso” (Dt 4, 24).

È tremendo questo Dio. Volete un mio consiglio? Non seguitelo; ma se decidete di seguirlo, sappiate che troverete in lui un Dio geloso più di tutte le donne unite insieme. Non accetta tra voi e Lui nessuna creatura, anche la più cara.

Vedete, quest’uomo gli chiede di andare a seppellire prima il padre, ossia di aspettare prima la morte del padre, ma Gesù non glielo concede. Richiede la rottura con tutte le creature, anche le più care. Non accetta mezze misure. Non accetta il compromesso. Non accetta che si possano servire due padroni.

  1. Vuole l’esclusività dell’amore della creatura

 Il Cristo accetta l’amore della creatura, ma vuole essere amato solo lui, esclusivamente lui. Tutto il resto non gli interessa. Lascia che i morti seppelliscano i loro morti, tu seguimi!

  1. Affida sempre una missione

  “Va’ e annunzia il regno di Dio” (Lc 9, 60).

Sembra proprio che il Cristo stia parlando alle Missionarie della Parola di Dio: non preoccuparti dei problemi familiari, tu va’ ad annunziare la mia Parola. Questa è la vostra missione.

III. la vocazione non ammette compromessi

 “Un altro disse: «Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio»” (Lc 9, 61-62).

  1. è Gesù che mette le condizioni a chi lo vuole seguire

  “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri…poi vieni e seguimi”          (Mt 19, 21).

“Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16, 24).

È il Cristo che ti mette le condizioni per seguirlo. A te tocca solo accettarle.

  1. Gesù non accetta condizioni da chi lo vuole seguire

 Nessuno può mettere delle condizioni a Dio. Nessuno può dire: Signore, ti seguirò, ma permetti prima che sistemi mia madre, che sistemi mio fratello.

La sua risposta è: No. Non ti do nessun permesso. Ti ho chiamato; vieni appresso a me. Tuo fratello camminerà per conto suo e tu per conto tuo. Ognuno deve vivere la sua vita. Il Cristo non accetta condizionamenti; chiede la sequela senza condizioni: Vieni e seguimi! Non preoccuparti di altro.

  1. Gesù non accetta che chi lo segue si volga indietro

 Chi è chiamato deve guardare avanti a ciò che lo aspetta e a ciò che deve fare; non deve guardare indietro alle creature che lascia.

Dice giustamente san Paolo: “Cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra” (Col 3, 1-2).

Bisogna avere “fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede” (Eb 12, 2). Bisogna guardare le cose del cielo, assaporare le cose del cielo. Non bisogna guardare né a terra, né dietro, ma avanti e in alto.

Quando Eliseo fu chiamato da Elia, stava arando con i buoi. Allora gli strumenti di lavoro erano i buoi e l’aratro; ebbene Eliseo i buoi li uccide e li offre in sacrificio a Dio, l’aratro lo spezza e lo accende per bruciare le vittime.

Gli strumenti del suo lavoro li fa strumenti del sacrificio da offrire a Dio. Rompe definitivamente col suo passato, non conserva nulla. Non dice: mettiamo da parte i buoi, mettiamo da parte l’aratro, in modo che se mi troverò male potrò tornare indietro. No, devi rompere col passato e guardare avanti. Questo chiede il Signore agli uomini che egli chiama.

Ad Abramo Dio disse: “Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò” (Gn 12, 1).

A Paolo caduto da cavallo, il Cristo dice: “Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare” (At 9, 6). Non gli dice niente subito. Non lo dice mai!

Il Signore ti chiama, ma non ti dice cosa devi fare. Te lo dirà mentre lo segui; te lo dirà giorno per giorno. Ecco perché io non faccio più programmi, lo seguo e basta. Faccio giorno per giorno quello che mi dice e vado avanti.

Non siamo noi che scriviamo la nostra storia, è Dio che scrive la nostra storia.

Con la vocazione ci ha chiamati a vivere un’avventura, una bellissima avventura, perché abbiamo la certezza di stare con Dio, col Re dei re.

Non è un’avventura umana, dove c’è sempre da temere; è un’avventura divina, dove non c’è nulla da temere, perché Dio certamente ci porterà per le vie più sicure, e ci farà felici. È un’avventura divina, ma è un’avventura. Quando incominci a camminare e vedi che ti porta per un viottolo stretto e oscuro, ti verrebbe voglia di tornare indietro, ma il Cristo ti dice: “Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio” (Lc 9, 62).

Si deve andare sempre avanti e non si deve temere, perché Dio è con noi.

Gedeone con trecento uomini sconfisse un esercito sterminato, perché Dio era con lui. All’inizio non erano trecento, erano trentaduemila, ma il Signore gli disse: “La gente che è con te è troppo numerosa perché io metta Madian nelle sue mani; Israele potrebbe vantarsi dinanzi a me e dire: la mia mano mi ha salvato” (Gdc 7, 2).

Fece mandar via tutti coloro che avevano paura. Ne rimasero diecimila, ma erano ancora troppi; e così fece mandar via tutti coloro che, arrivati al fiume, lambirono l’acqua con la lingua, mentre fece rimanere coloro che per bere presero l’acqua nel cavo della mano. Erano trecento.

Trecento uomini con Dio possono sconfiggere qualsiasi nemico, perché “a Dio, come dice la S. Scrittura, nulla è impossibile” (Lc 1, 37).

Guardate avanti, guardate a ciò che vi aspetta ed a ciò che dovete fare. Non guardate indietro, perché chi guarda indietro torna indietro.

            conclusione

 Non c’è condizione migliore per seguire il Cristo che quella della Vergine, la quale, alle parole dell’Angelo che le rivelava il disegno di Dio su di lei, rispose: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1, 38).

Che queste stesse parole possiate dirle ogni giorno anche voi.