Lasciate che il mio Cuore Immacolata trionfi nel vostro… – Lc 2, 41-52

da alcune riflessioni del quinto mistero gaudioso del S. Rosario

di P. Francesco Chimienti O.M.

Non sempre si ha la consapevolezza

di aver perduto il Cristo

 

“Trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero” (Lc 2,43)

1. Maria e Giuseppe non sanno di aver perduto il Cristo

 “Maria e Giuseppe si recavano tutti gli anni a Gerusalemme, per la festa di Pasqua. Quando Gesù ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo, secondo l’usanza. Trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero” (Lc 2, 41-43).

Dal racconto del Vangelo sappiamo che Gesù ogni anno va a Gerusalemme con i genitori per celebrare la Pasqua; che all’età di dodici anni prende da solo l’iniziativa di rimanere a Gerusalemme, senza avvisare i genitori e che Maria e Giuseppe non sanno, né direttamente da Gesù, né indirettamente dai loro parenti e conoscenti, della decisione del figlio di rimanere a Gerusalemme.

Tutto sembrava procedere come al solito, secondo quanto era stato stabilito in precedenza; invece su Maria e Giuseppe incombe la più grande tempesta della loro vita: la perdita del figlio prediletto.

 

2. il cristiano non sempre ha la consapevolezza di aver perduto il Cristo

Nella vita di ogni cristiano impegnato nella via della santità, c’è sempre un momento in cui, quel Dio che è stato la meta di tutti i suoi pensieri, parole ed azioni, si nasconde e tace. Non sempre il giusto ha la consapevolezza di questo stato di cose, anzi le sue certezze di ogni giorno non gli fanno nemmeno  sospettare ciò che è accaduto  o ciò che  sta per accadere, con suo sommo dolore.

L’iniziativa di questo momentaneo nascondersi è di Dio. Il cristiano non si accorge di niente, né da indizi avuti dal Cristo, né da consigli avuti dal confessore o dai superiori. Tutto dipende da Dio, il quale vuole provare la sua fede, speranza e carità; vuole vedere che cosa  sarà capace  di fare senza di Lui; vuole vedere quale atteggiamento o iniziativa prenderà quando si accorgerà con certezza che il Signore gli manca.

Per il cristiano questo è un momento di grande tempesta, ma non c’è altro da fare che esclamare con Giobbe: “Se abbiamo accettato il bene dalle mani di Dio, perché non dobbiamo accettare il male” (Gb 2,10).

“Il Signore ha dato, il Signore ha tolto. Come a lui è piaciuto, così è stato fatto. Sia benedetto il nome del Signore” (Gb 1,21).

 

          Per il cristiano la vita spirituale non è solluchero, non è godimento; non consiste solo bel bearsi di Dio e nel godere le dolcezze di Dio, ma è combattimento. La sua anima passa attraverso numerose prove: alcune intensissime, altre meno, le quali favoriscono il suo contatto con Dio. Alla luce del Signore, le prove si rivelano un arricchimento della vita umana e, non appena si trasformano in preghiera, diventano amore che si offre, generosità che si dilata.

L’atteggiamento del cristiano nelle prove è sempre passivo. Si lascia condurre da Dio.

 

 

Chi cerca il Cristo tra gli uomini non lo ritrova

 

“Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme” (Lc 2,44-45).

1.Maria e Giuseppe cercano il Cristo tra gli uomini, ma non lo trovano

Sulla via del ritorno, alla fine della prima giornata di viaggio, Maria e Giuseppe si accorgono della mancanza di Gesù nella carovana. Si mettono a cercarlo nei gruppi dei loro parenti e conoscenti, ma non lo trovano.

Non sono i parenti e i conoscenti a restituire al loro amore il Cristo, né  da loro ricevono alcuna informazione utile per trovarlo.

Dopo questa triste esperienza, Maria e Giuseppe decidono di tornare a Gerusalemme, per incominciare da soli quelle ricerche che poi li porteranno  al ritrovamento del Figlio.

2. il cristiano che cerca il Cristo tra gli uomini non  lo ritrova

 Avere il Cristo con sé o non averlo, non è la stessa cosa. Chi ha avuto la gioia di vivere con lui, sa quanta angoscia gli costa non poterlo più sentire e gustare. La prima condizione perché il Cristo perduto, sia ritrovato è quella di cercarlo. “Cercate e troverete” e “chi cerca trova” (Mt 7,7-8), ha detto Gesù. Chi invece non cerca, non trova niente! Cercare Gesù è la conseguenza logica a cui giunge chi lo apprezza e lo ama, in quanto non può vivere senza di lui. Purtroppo però, quando lo perdiamo, lo vogliamo ritrovare consultando soltanto gli uomini e non vogliamo capire che gli uomini spesso ci possono dare  se stessi e le proprie cose, ma non sempre Dio e le sue cose. Nessuna meraviglia, quindi, se i nostri parenti e conoscenti non ci capiscono, non ci aiutano, si disinteressano di noi e dei nostri problemi spirituali.

È tremendo constatare, spesso, nella vita, che coloro che dovrebbero essere  i nostri sostenitori nel conseguire il bene e nel custodire  la grazia di Dio, vengono  meno. Come pure, è tremendo constatare  che coloro che dovrebbero restituirci il Cristo perduto, o non lo hanno, o non ce lo danno, o non ce lo possono dare.

 

Per la Minima le prove più dure e scabrose sono quelle di fede, ma sono anche le più sublimi, perché determinano la maturità della fede. Svuotano, annullano, aumentano la fede, portando l’anima all’identificazione e all’intima unione con lo sposo, Cristo Gesù.

La Minima accetta con umiltà e ubbidienza queste prove del Signore, perché per lei sono tappe di crescita nella fede.

 

Chi cerca il Cristo nel tempio sempre lo ritrova

 

“Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava” (Lc 2,46).

 

1 . Maria e  Giuseppe dopo tre giorni trovano Gesù nel tempio di Gerusalemme

 Venuto meno l’aiuto dei parenti e dei conoscenti, Maria e Giuseppe fanno ritorno a Gerusalemme. Cercano Gesù nei luoghi che il figlio è solito frequentare, ma soprattutto lo cercano nel tempio e nelle sue vicinanze, perché sono convinti che il Cristo lo troveranno, o in comunione di preghiera col Padre, o in mezzo agli uomini a parlare del Padre.

Seguono la prima ipotesi: trovare Gesù in preghiera! Girano tre giorni, ma non lo trovano.

Rimaneva la seconda ipotesi: trovare Gesù in mezzo agli uomini a parlare del Padre. Vanno sotto i porticati del Tempio e lo trovano in atteggiamento di maestro: ascoltava i dottori della Legge e li interrogava.

Con questo suo primo intervento pubblico, Gesù, non solo meraviglia per la sua sapienza straordinaria, ma prepara gli uomini al grandissimo ed unico evento della loro salvezza: la venuta del Messia.

 

2. il cristiano che cerca il Cristo nel tempio sempre lo ritrova

           Il primo impegno del cristiano, che vuole ritrovare il Cristo, è senza dubbio, quello di cercarlo, ma bisogna cercarlo per ritrovarlo.

“Mi cercherete — dice il Signore — e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il cuore; mi lascerò trovare da voi e cambierò in meglio la vostra sorte” (Ger 29, 13-14).

Il secondo impegno del cristiano è cercare il Cristo dove si fa trovare. Ebbene, il Cristo si fa trovare nel Tempio, mentre parla agli uomini di Dio e della loro salvezza.

Il cristiano ripete col salmista: “Riflettevo per comprendere: ma fu arduo ai miei occhi, finchè non entrai nel santuario di Dio e compresi” (Sal 72, 16-17). “Così nel santuario ti ho cercato” (Sal 2,3).

È nella Chiesa che si proclama e si ascolta il pensiero di Dio, la Parola di Dio. È nella Chiesa che si trova il Cristo, Verbo di Dio, Parola di Dio. È nella Chiesa che il Cristo rivela agli uomini  i misteri  nascosti di Dio, il suo modo di pensare e di operare. È nella Chiesa che il Cristo, Parola di Dio, manifesta agli uomini ciò che deve fare per salvarsi.

La sua Parola è luce al cammino dell’uomo, è forza nelle difficoltà della vita, è rifugio nelle calamità, è sostegno quando vacilla, è incoraggiamento quando è sfiduciato. È per mezzo di questa Parola che Dio salva.

L’uomo non ritroverà mai il suo Dio, perduto o nascosto, se non si accosterà alla sua Parola vivente, che è il Cristo. “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14, 6).

“Io sono la luce della vita” (Gv 8, 12). È questa fede nella Parola di Dio che fa ritrovare Dio.

 Il cristiano sa che quando Dio si nasconde nella notte delle aridità e delle privazioni, lo fa per farsi desiderare di più, per farle meglio sentire il pregio del suo possesso, e per insegnarle a conservarlo con più vigilanza.

Quando il cristiano ha la fortuna di possederlo, non teme; si lascia guidare dalla luce soprannaturale che riceve dalla Parola di Dio, e il suo cammino diventa un cammino di fede.