Accresci la mia fede – At 14, 21-28 – Gv 14, 27-31

Gv 14, 27-31 – La pace della Vergine è frutto dell’amore 24-5-11

Gv 14, 27-31 – La Vergine è la Regina della pace

Gv 14, 27-37 – Cristo è la nostra pace



sa un ritiro tenuto da P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca, 17.05.1992

LA NECESSITA’ DELLE MOLTE TRIBOLAZIONI

NELLA VITA DEL CRISTIANO

(At  14, 21-28)

“Paolo e Barnaba ritornarono a Listra, Iconio e Antiochia, rianimando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede poiché, dicevano, è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio ” (At  14, 21-22).

Con le molte tribolazioni s’intende ogni specie di sofferenze, di pene, sia esteriori che interiori, ossia di ordine fisico o di ordine morale, provocate o dalla malizia degli uomini o dalla bontà degli uomini. Sì, gli uomini possono farci del male anche per amore: ci vogliono tanto bene e ci fanno del male. Oppure possono essere provocate dalla nostra natura umana: siamo nati con certe malattie; come possono essere provocate dal nostro comportamento spirituale. Basta essere dissipati per entrare nell’aridità: è una sofferenza interiore, ma provocata da noi. Come pure queste sofferenze possono essere provocate da Dio  per metterci alla prova, per farci constatare se veramente lo amiamo o per purificarci da qualche scoria spirituale oppure per farci esercitare nella virtù.

 

  1. Patire molte tribolazioni è la condizione principale per essere cristiani

 Se hai accettato di essere cristiano devi patire, devi soffrire, devi andare fino in fondo. L’ha detto Gesù: “Chi vuole venire dietro di me rinneghi se stesso (e rinnegare se stesso è tribolazione), prenda la sua croce (e prendere la croce è tribolazione) e mi segua” (Mt 16, 24).

Seguire il Cristo sulla via della povertà, della penitenza, della castità, dell’ubbidienza, di tutte le virtù è tribolazione, è soffrire.

Gesù ha detto: Beati gli afflitti, perché saranno consolati; beati coloro che soffrono, perché saranno consolati. Avendo accettato di essere cristiani sarete afflitti, però nell’afflizione avrete la consolazione, sarete felici.

Come pure: Beati voi quando vi perseguiteranno e diranno ogni male per il mio nome, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Inoltre Gesù ha detto per tre volte: Andiamo a Gerusalemme. Lì il Figlio dell’uomo sarà preso, flagellato, incoronato di spine, sarà rinnegato, sarà tradito, sarà crocifisso, ma dopo tre giorni risusciterà. Ai due figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, che desideravano un alto grado di gloria nel suo regno, Lui chiede:- Ma potete voi bere il calice che io berrò?

Dopo la risurrezione Gesù riprese questo discorso in modo pratico con i discepoli di Emmaus che si lamentavano perché il Figlio dell’uomo, il Messia, colui che doveva restaurare il regno di Dio  sulla terra, era stato preso, flagellato, tradito, incoronato di spine, ucciso, sepolto e di lui non se ne parlava più. Gesù disse: Perché vi lamentate? Cos’è questo scandalo? Di ciò non avevano parlato i profeti? Stolti e tardi di cuore, non sapevate che il Figlio dell’uomo doveva patire, soffrire, morire e poi entrare nella sua gloria? Se non volete soffrire dovete rinnegare il vostro cristianesimo. Ma se accettate il cristianesimo dovete soffrire. Non è la sofferenza per la sofferenza, ma è la sofferenza per la gloria. Questo ci ha detto il Signore! Questa è la strada che ha tracciato dinanzi a noi, è una strada stretta piena di spine, è una strada in salita, però beati coloro che la percorrono, certamente ci sarà la salvezza eterna.

  1. Le tribolazioni mettono a dura prova la fede

 Le tribolazioni della vita sono la difficoltà principale del cristiano per rimanere saldo nella fede, perché gli portano lo scoraggiamento e lo fermano nella via della perfezione.

Dio però ci ha parlato con chiarezza: la sofferenza è una condizione essenziale per essere cristiani. Vivere di fede è difficile, porta allo scoraggiamento, oppure ci ferma. Se nella tribolazione ci scoraggiamo o ci fermiamo nella via della perfezione, vuol dire che è venuta meno la fede.

Non illudetevi che ci sarà una giornata senza sofferenza. Il Signore ci dà anche le giornate di consolazioni e ci può dare anche la consolazione nella stessa afflizione; ma non illudetevi che ci tolga la tribolazione. È inerente alla vita cristiana: essere cristiani significa essere sofferenti.

Il dolore è la più grande difficoltà che il cristiano incontra, tanto è vero che anche i primi cristiani, come leggiamo negli Atti degli Apostoli, si imbatterono in questa grande difficoltà. San Paolo e Barnaba, ritornando sui loro passi, dopo averli convertiti e istruiti vedevano che la tribolazione era l’unica difficoltà. Molti cristiani dicevano: Non ci fossimo convertiti; perché da quando ci siamo convertiti la sofferenza non ci lascia più. Paolo e Barnaba esortandoli dicevano: Figli carissimi, state saldi nella fede, non temete, perché quello che sta avvenendo è necessario per entrare nella gloria; qui si soffre ma lì saremo felici. Per essere felici nel regno di Dio  si deve soffrire in questo regno.

 

  1. Il rimedio per superare la difficoltà delle molte tribolazioni della vita

 

  • Il rimedio per noi è convincerci che è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio

Chi si convince l’accetta. L’accettazione porta alla felicità nella sofferenza. Chi non si convince e fa di tutto per allontanare da sé la tribolazione soffre di più, perché la tribolazione non si allontana e quella che era una tribolazione sopportabile diventa una sofferenza insopportabile, dovuto proprio al fatto di volersi scrollare di dosso quella sofferenza che il Signore ha dato.

 

  • Il rimedio per gli altri è l’incoraggiamento

Lo scoraggiato è fermo nella vita cristiana, è necessario rianimarlo ed esortarlo a restare saldo nella fede, cioè a continuare a fare ciò che faceva prima. Se andavi a Messa, se dicevi il rosario, se recitavi l’Ufficio delle Ore, se facevi la meditazione, se facevi l’apostolato devi continuare a farlo.

Dovete incoraggiare e dovete esortare a continuare ad essere fedeli in ciò che facevano prima, senza scoraggiarsi.

 

  • Il rimedio per tutti è la consolazione di Dio

Quando nella tribolazione, nella sofferenza c’è la giornata o il momento di respiro, sappiate coglierlo e usarlo. Potrà essere la giornata di famiglia, il ritiro, gli esercizi spirituali. Sono un’oasi nel deserto della sofferenza.

Alcuni santi, come san Francesco, sant’Ignazio, quando per molto tempo erano nella gioia, pregavano Dio  di non essere lontano da loro, ma di mandar loro subito la sofferenza segno della sua presenza.

conclusione

  1. A chi vuol essere discepolo del Cristo, san Paolo non consegna come modello da imitare il Cristo del Tabor, ma quello del Calvario, il Crocifisso. Egli annunziava Cristo e Cristo Crocifisso.

     

  1. A chi vuole diventare sua sposa, il Cristo non consegna una corona di rose, ma di spine. Gesù a santa Rosa da Lima si presentò con due corone in mano: una di rose e l’altra di spine e le disse:- Scegli! Rosa rispose:- Signore, se tu fossi apparso senza la corona di spine in testa, io avrei scelto quella di rose, ma poiché tieni quella di spine, posso scegliere quella di rose?

Il letto del Cristo si chiama croce e il letto della sposa è la croce. Se vi mettete sulla croce con Lui siete vere spose, se invece vi allontanate dalla croce e dite: Signore, come stai bene sulla croce, ma tieni lontana la croce da me!, non siete spose del Cristo. A chi vuol diventare sua sposa, Cristo non consegna una corona di rose, ma una corona di spine.

  1. Non si arriva al cielo se non per la via della croce

“Ad lucem per crucem”. Questa è la frase che ci ha consegnato con due parole sant’Agostino. Non si arriva alla gioia del paradiso, se non attraverso la croce.

Io vi dico: Scegliete! Io ho scelto. Ho scelto la croce, perché voglio essere felice per tutta l’eternità.

Quando sant’Andrea vide la croce le andò incontro, salutandola con gioia: “Salve, o croce, mia unica speranza”. Speranza di andare, attraverso la croce, alla gloria del paradiso.

Vi auguro di avere tante croci per poter stare in alto in alto in cielo.