Signore vengo a te, perchè Tu sei il mio Signore – Mc 3, 7-12

Il valore infinito della preghiera

da una meditazione di P. Francesco Chimienti O.M.

 

“Una gran folla si recò da lui” (Mc 3, 7)

 IL VALORE DELLA PREGHIERA

É LEGATO ANCHE A DETERMINATE CONDIZIONI DELLA PREGHIERA DELL’UOMO

La preghiera, abbiamo detto, ha un valore potenziale infinito presso Dio, questo significa che, se è vero che tutto dipende da Dio, c’è anche una parte che dipende dall’uomo. La possibilità che la preghiera raggiunga un valore infinito dipende anche dall’uomo. La nostra preghiera ha più o meno valore dal modo con cui preghiamo, ossia dalla nostra rispettosa attenzione, dalla confidenza, dall’umiltà e dal puro amore con cui ci rivolgiamo a Dio.

La misura di queste condizioni segnano la misura del valore della nostra preghiera. Esamineremo brevemente queste condizioni:

 

1. La rispettosa attenzione

Il valore della preghiera dipende dalla  rispettosa attenzione con cui dialoghiamo con Dio. Nella preghiera ci vuole prima di tutto rispetto e attenzione.

               a) Rispetto

Quando preghiamo, ci presentiamo a Dio che è il Creatore, il Signore, il Santo, il Tutto, il Terribile; non possiamo mancargli di rispetto.

Il rispetto verso Dio comporta educazione nel modo di vestire, di stare, di parlare. In chiesa non si può entrare vestiti indecentemente, o sedersi con le gambe a cavalcioni e chiacchierare a destra e a sinistra.

Il modo di vestire, di comportarsi e di pregare deve essere rispettoso. Dovete sapere che vi trovate dinanzi a Dio.

Una cosa è parlare con un fratello, una cosa è parlare col Cristo!

É vero che Dio ci ha elevati alla condizione di figli, ma non dobbiamo mai dimenticare la nostra condizione naturale, che è quella di creature dinanzi al Creatore, di peccatori dinanzi al Santo dei Santi!

L’uomo di fede, Francesco di Paola, in chiesa è stato sempre con il dovuto rispetto. Tutti i santi hanno trattato Dio sempre col dovuto rispetto, anche se alcune espressioni a noi possono sembrare audaci o irriverenti.

Il nostro Venerabile Bernardo Clausi credeva che Gesù, il Signore, stava nell’Eucaristia, e, pensando agli oltraggi. e alle offese che aveva ricevuto nel pretorio dai soldati romani che si erano divertiti a trattarlo da Re da burla, riparava quelle offese facendo centinaia di genuflessioni al giorno dinanzi all’altare del Santissimo. Ogni volta che passava dinanzi a Gesù Sacramentato faceva la genuflessione. Durante la giornata moltiplicava le occasioni di entrare in chiesa per moltiplicare gli atti di adorazione e di riparazione.

Il Signore, un giorno, gli fece sentire la sua voce e gli disse:

— Bernardo, sei proprio matto!

E Bernardo di rimando: — Io sono matto! Sei più matto tu, che giorno e notte stai nel tabernacolo aspettando che qualcuno venga a visitarti!

Potrebbe sembrare una frase irriverente, ma non lo è, perchò è altamente piena di fede e di amore. Bernardo ha ripreso la frase di Gesù che intendeva chiamarlo pazzo di amore, anche se ha sottinteso la parola “amore”!

Il vostro modo di parlare con Gesù deve essere rispettoso. Insegnate ai ragazzi del catechismo a stare in chiesa con rispetto. Ricordate la parabola del fariseo e del pubblicano,

Il fariseo stando in piedi, pregava con alterigia e superbia. Teneva gli occchi aperti e si guardava a destra e a sinistra per giudicare gli altri e non se stesso.

“Il pubblicano, invece, ferinatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto… “(Lc 18, 13).

 

L’atteggiamento del pubblicano era di grande rispetto. Sapeva di presentarsi, lui peccatore, dinanzi al Santo dei Santi, e non osava farsi avanti, non osava neppure alzare lo sguardo da terra e si batteva il petto.

             b) Attenzione

La preghiera è dialogo con Dio. Non si può dialogare con Dio senza prestargli attenzione. Se non siete attente, non potete ascoltare ciò che Dio vi dice e vi chiede nella preghiera; ma non potete neppure essere coscienti di ciò che dite e chiedete nella preghiera.

Quando leggete o ascoltate la Parola di Dio, dovete fare attenzione alle ispirazioni dello Spirito Santo, e modificare la vostra condotta. Tramite la sua Parola, Dio vi parla, vi interpella, ed attende da voi una risposta di fede e di amore. Attraverso l’episodio scritturistico della vocazione di Samuele, si può vedere che Dio veramente parla, e che l’uomo veramente deve rispondergli.

Venne il Signore, stette di nuovo accanto a lui e lo chiamò ancora come le altre volte: — Samuele, Samuele! Samuele rispose subito: — Parla, perché il tuo servo ti ascolta” (1 Sam 3, 10). Chi non è attento nella preghiera non può ascoltare Dio, e quindi non può neppure rispondergli. La maggior parte degli uomini non ascolta Dio, perché è distratta.

Io non vorrei che le mie figlie fossero distratte nella preghiera, perché ogni parola che esce dalla bocca di Dio è una parola che salva.

L’attenzione a Dio esclude la distrazione volontaria, esclude cioè l’attenzione alle creature.

Se, mentre state pregando con Dio, interrompete questo dialogo non appena arriva una creatura, e le date la precedenza, non trattate Dio da Dio, da Signore, ma lo trattate da inferiore, da servo.

Se date la precedenza alla creatura la mettete al primo posto, voi vi mettete al secondo, e Dio diventa il terzo incomodo Gli dite infatti: — Aspetta un momento!

Così facendo, trattate Dio da servo, non da Signore. Potrà allora la vostra preghiera avere un valore infinito? Potrà Dio prestare la sua onnipotenza a colui che lo tratta da servo? Se Dio è ritenuto servo, fa il servo! Se è ritenuto nulla, fa il nulla! Se è ritenuto il terzo, fa il terzo!

Perché la preghiera possa avere un valore infinito, deve essere fatta innanzitutto con rispettosa attenzione.

 

2. La confidenza

 Un esempio nobilissimo di preghiera confidente è quella che le sorelle di Lazzaro, Marta e Maria, fecero a Gesù in occasione della malattia del fratello.

“Le sorelle mandarono a dire a Gesù: Signore, il tuo amico è malato! (Gv Il, 3).

Queste parole rivelano fede, ma anche un rapporto di amicizia, di confidenza filiale e di rispetto.

La stessa fede rispettosa e filiale troviamo nelle parole di Marta dopo la morte del fratello: “ se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, egli te la concederà (Gv 11, 21—22).

Vedete quanta fede c’è in queste parole piene di confidenza? La preghiera confidente contiene la certezza nel credere e la fermezza nell’agire

Marta e Maria hanno la certezza che Gesù è il Figlio di Dio, che Gesù è la risurrezione e la vita, e che chi crede in Lui vivrà. Ma sono anche ferme nell’agire: mandano un servo ad avvisare Gesù quando il fratello si è ammalato perché credono che può guarirlo; e dopo la sua morte, Marta gli chiede di richiamano in vita, perché crede che può risuscitanlo.

Dinanzi a questa fede, Gesù dice: “Togliete la pietra!” (Gv 11, 39), e fa il miracolo.

La preghiera di queste donne ha avuto un valore infinito presso Dio.

 

3. L’umiltà

Il valore della nostra preghiera dipende soprattutto dall’umiltà con cui è fatta.

La preghiera umile fa violenza a Dio, ottiene tutto quello che chiede, ha un valore infinito.

 

4. L’amore

Il valore della nostra preghiera dipende anche dalla misura di puro amore che essa contiene.

Dio vuole essere amato con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente. Dio vuole stare in cima ai nostri pensieri, ai nostri affetti, alla nostra intelligenza, al nostro cuore, alle nostre azioni.

L’amore, però, non è il cuore che batte a cento all’ora, ma la donazione, il sacrificio, la generosità, l’altruismo, il volere le stesse cose della persona amata; perciò Gesù ha detto: “ Se mi amate, osserverete i miei comandamenti (6v 14, 15).

Il valore della nostra preghiera dipende quindi dal nostro stato di amicizia con Dio o dal nostro essere in grazia di Dio.

Ama Dio con amore puro chi lo ama per se stesso, chi purifica se stesso per entrare in amicizia con lui.

Un esempio di puro amore è quello della peccatrice che entrò nella casa del fariseo dove si trovava Gesù “ e stando dietro, presso i suoi piedi, piangendo cominciò a bagnarli di lacrime e poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato (Lc 7, 38). Sono tutti gesti di amore; ma che rivelano anche un sentimento profondo di pentimento e un grande desiderio di rjscatto.

Gesù ascolta questa preghiera silenziosa, così carica di amore e il fariseo che lo sta giudicando dice: “ sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato” Mentre alla donna dice: “ti sono perdonati tuoi peccati” (Le 7, 47, 48).

La preghiera di questa donna, fatta con fede, con umiltà, con puro amore ha avuto un valore infinito, le ha ottenuto il perdono di una vita di peccato.

Una risposta a “Signore vengo a te, perchè Tu sei il mio Signore – Mc 3, 7-12”

  1. Il commento di oggi per me è molto importante in quanto ho imparato a “Pregare” da grande ed ho appreso l’importanza e la forza della preghiera con il tempo, grazie al Padre. Vero è la preghiera fatta con umiltà, stando assorti, isolati dal mondo, in ogni dove purchè in collegamento “intimo” con Dio, rispettandolo. Personalmente vedo la preghiera, e spero di non offendere nessuno e non sbagliare, come una dedica a Dio e una dedica a se stessi, un particolare momento di i9ntimità personale e di amore a Lui e a se stessi, sperimentando di fatto la forza della Preghiera stessa

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