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Mt 7, 21-27 – 4 marzo 1984 – L’ascolto della Parola di Dio è un mezzo di conversione

Mt 7, 21-27 – 4 marzo 1984 – L’ascolto della Parola di Dio

Mt 7, 21-24 – Non chi dice Signore, Signore; ma chi fa la volontà di Dio entra nel cielo

Da un ritiro ai terziari di Bari tenuto da P. Francesco Chimienti O.M.

Cassano 04.03.1984 

L’ASCOLTO DELLA PAROLA DI DIO

“Chi ascolta queste mie parole”

Come dobbiamo accostarci alla bibbia?

È importante sapere questo, perché se ascoltiamo Dio come lo hanno ascoltato i farisei, gli scribi e i sommi sacerdoti, non ci salva. Gesù ha parlato anche a loro, ma da un orecchio entrava e dall’altro usciva. Invece la Parola di Dio deve fare quest’altro cammino: deve entrare da un orecchio, deve scendere nel cuore e deve risalire sulla bocca.

Sì, Dio parla, però è importantissimo il modo con cui si ascolta, perché se siamo strada, il seme della parola scende sulla strada asfaltata, ma non può gettare le radici, non può produrre; se scende sul terreno sassoso, voi capite, fa qualche cosa; sul terreno spinoso fa qualche cosa, ma se scende sul terreno buono produce. Il Signore si accontenta anche dell’1%, del 5%, del 40%, ma più date meglio è. Perché adesso vi ha dato di più? Perché ha visto che già avete e siete disponibili a ricevere. Vi ha dato perché sono sicuro che questo seme germoglierà.

Dunque con quale atteggiamento mi devo avvicinare al Cristo, se tutti si avvicinano e non tutti si salvano?

Il Cristo è morto per tutti, molti o pochi si salvano, ma non tutti si salvano, altrimenti non ci sarebbe stato l’inferno. Perché? Perché questa parola va accolta con umiltà e con fede. Questo è il terreno buono.

  1. Con umiltà

Ve lo dico subito, perché siete figli di san Francesco di Paola, che è stato un santo furbacchione, il più furbo dei santi, è andato subito al centro del bersaglio: l’umiltà. San Francesco ha costruito la santità sull’umiltà.

Volete ascoltare Dio? Dovete avvicinarlo come si avvicina un alunno ad un professore, ma se vi avvicinate per discutere: Maestro, con quale autorità ti permetti di cacciare i venditori dal tempio?, lo potete pure crocifiggere, ma non vi salverete. Sono queste le due grandi realtà: superbia da una parte e umiltà dall’altra.

Chi si avvicina per fare da professore al Signore, non si salva; chi si avvicina come alunno e dice: Signore, parlami, quello che mi dici io lo farò, perché Tu sei grande, Tu sei sapiente, Tu sei buono, Tu sei Dio, Tu sei misericordioso, si salva.

Umiltà ci vuole. Ve lo dico con tutto il cuore, perché questa è una virtù fondamentale, ossia se c’è ti salvi, perché dice la S. Scrittura: Dio rifiuta la grazia ai superbi, mentre la dà agli umili.

La preghiera dell’umile penetra le nubi, arriva fino al trono di Dio e cambia quella preghiera in benedizione su tutti gli uomini che stanno sulla faccia della terra. Il fariseo, nel tempio, diceva: Io ho fatto questo e ho fatto quello!, se n’è andato, ma non è stato giustificato, non si è salvato. Quell’altro invece ha detto: Signore, misericordia! Si è salvato.

Sapete cos’è l’umiltà? Stare al proprio posto. Chi sei tu? Una creatura, e fai la creatura non il Creatore!

– Signore, ti sembra giusto che hai fatto morire mio figlio?

– Devo venire a rendere conto a te?

– Ti sembra giusto che oggi hai dato la neve, è venuto l’alluvione? Queste cose non le dovevi fare.

– Dovevo chiedere il permesso a te?

Io ricordo sempre l’episodio di Giobbe. Gli amici gli dicevano:- Tu stai in queste condizioni, perché hai peccato. Questa era la teoria di allora, mentre Gesù ci ha rivelato: Non ha peccato né lui, né i suoi genitori, ma questo è avvenuto affinché si manifestassero i disegni di Dio, affinché Dio fosse glorificato (cfr. Gv 9, 3).

Gesù ha risolto tutti i problemi. Hai peccato? Chiedi perdono a Dio e ti salvi; ma la sofferenza non è una punizione, non è la punizione del peccato, è la manifestazione della gloria e dell’amore di Dio.

Giobbe, poiché gli amici gli avevano detto che lui era in quelle condizioni perché aveva peccato, incominciò a imprecare. Voleva giustizia: Non ho peccato! E poiché nessuno gli dava ragione, chiama il Signore e dice: Vieni giù sulla terra, fammi giustizia, dimostrami che ho peccato. Questa cosa che hai fatto è ingiusta!

Alla fine del libro, Iddio chiama Giobbe e gli dice: Dimmi dove eri tu, quando io ho creato il cielo e la terra? Rispondi. Chi dice ai venti di soffiare? Chi comanda alle acque? Alla pioggia? Chi ha messo i confini al mare, chi fa germogliare, chi ha dato un cammino alle stelle? È bellissimo. Sono tre capitoli stupendi. Da quando ho incominciato a leggere la S. Scrittura, non leggo più nessun libro. Guardare la creazione con l’occhio di Dio, è una cosa stupenda!

Giobbe si getta in ginocchio e dice: Signore, perdonami! Ho parlato troppo, ma adesso metterò un catenaccio alla mia bocca e non parlerò più. Tu sei giusto e ogni cosa tua è fatta con rettitudine. Nessun vivente dinanzi a te è senza colpa. Tu sei capace di trovare la luce nelle tenebre, ma di trovare anche le tenebre nella luce. Tutto è aperto e scoperto dinanzi ai tuoi occhi. Tu hai ragione e io ho torto, ho sbagliato, perdonami!

Ora andiamo d’accordo! Tu devi fare la creatura e io faccio il Creatore. Questo significa l’umiltà. Tu devi fare l’alunno e io il professore.

Spesso si sente dire: Questa cosa Dio non la doveva fare! E sì, adesso lo mandiamo all’università di Bari e gli facciamo completare gli studi, perché gli manca qualche laurea!

“Insensati”, ci ha chiamati sempre Dio. Stolti e insensati, sono parole della S. Scrittura. Tu sei come un mulo, privo d’intelligenza! Testa dura!

Dinanzi a Dio, ti devi mettere come peccatore, dinanzi al Santo. Non devi fare come Giobbe:- Io non ho peccato! Figlio mio! Ecco perché dobbiamo stare al nostro posto. L’umiltà significa: sono servo e tu Signore; io creatura, tu Creatore; io peccatore e tu Santo.

Santa Teresa, un giorno, nella sua preghiera disse:

– Signore, ti chiedo una grazia. Vorrei vedere come sono io dinanzi a te.

– Teresa, questa grazia non te la posso fare.

Dopo una decina di giorni santa Teresa tornò alla carica:

– Signore, fammi vedere come sono io dinanzi a te.

Alla fine il Signore l’accontentò. – Ecco come sei tu. Si sprigionò dalla sua anima un fetore così brutto e tremendo, che dopo alcuni secondi, disse santa Teresa:- Basta, basta! Altrimenti muoio! Ed era santa Teresa!

Santa Teresa chiese al Signore:- Come fai a stare vicino a me, se la mia anima emana un fetore così grande che nemmeno io che lo produco sono capace di sopportarlo?

– Perché ti amo! La mia delizia è stare in mezzo ai peccatori. Per questo sono venuto dal cielo sulla terra, per salvare chi era perduto, per stare in mezzo ai peccatori. I sani non hanno bisogno del medico, sono gli ammalati che hanno bisogno del medico. Sono i peccatori che hanno bisogno di me, non i giusti; quelli che si credono giusti si perdono, perché non sono giusti.

Io penso a questo Dio che sta vicino a me, e che sta dentro di me, nonostante il mio peccato. Vedete come ci ama? Ecco perché san Paolo messosi in ginocchio, nella lettera ai Romani, dice: Signore, come hai fatto? Io posso pensare che un amico possa salvare un altro amico, che un uomo possa mettere la sua vita per salvare la vita a un galantuomo, ma tu sei venuto a salvare me che ero tuo nemico. Hai messo la tua vita al posto della mia vita, mentre io ero il tuo acerrimo nemico (cfr. Rm 5, 6-8).

O grandezza della bontà infinita di Dio, come sono incommensurabili i tuoi misteri, come sono insondabili le tue ricchezze, il tuo amore (cfr. Rm 11, 33).

Umiltà! Ognuno al suo posto! Ascoltatelo! Io da quando non discuto più con Gesù, sono felice e contento.

“Questo è il mio corpo”. Ti credo e ti amo! Mi metto in ginocchio. Lo hai detto tu, è così.

“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, avrà la vita eterna”. Io vengo, mangio e bevo e ho questa speranza, che tu mi salverai, perché tu lo hai detto.

“Ti manderò la tentazione, però ricordati, non sarà mai superiore alle tue forze”. Tu lo hai detto e io ti credo!

“Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Io la prendo e ti seguo!

“Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e il mangiare e il bere e la vostra vita di ogni giorno l’avrete e sarà il Padre vostro che è nei cieli che ci penserà”. Tu lo hai detto e io ti credo e lo faccio.

Ma questa frase è stata presa da questo documento, da quell’altro! Non mi interessa. Signore, di chi è questa frase? È mia, basta!     

Questa frase è esagerata? No, tutto è misurato. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno, non potete togliere nemmeno una virgola, nemmeno un puntino, da quello che ho detto e ho fatto scrivere.

Umiltà e fede. Ti credo. Parlami, mi vuoi bene.

Padre, avete perduto il papà e siete sereno? Perché no? È stato un atto di bontà di Dio, mi ha tolto il papà perché mi vuole bene e perché gli voleva bene. Quello era il suo momento, il momento più giusto per salvarsi. Quello è morto a quarant’anni, mio padre a ottant’anni, perché se lo faceva morire a quarant’anni non si sarebbe salvato.

Io vivrò più di ottant’anni, vivrò come san Francesco di Paola, perché per salvarmi ho bisogno di novant’anni, invece gli innocenti mentre stavano tra le braccia della mamma sono stati presi e portati al cielo. Se fossero vissuti a lungo non si sarebbero salvati. È un atto di bontà per chi è preso, è un atto di amore per chi rimane.

Dice san Paolo: Figli miei carissimi, dovreste stare ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo a dire: Grazie, Signore!, perché in ogni istante c’è Dio che si dona.

San Paolo dice che la sussistenza, cioè il continuare ad esistere è una continua creazione. Adesso io parlo ed esisto, e vibro con tutto il mio cuore, e faccio vibrare il vostro cuore, ditemi se questo non è un dono di Dio e se adesso non gli dobbiamo dire: Grazie!

Da tutto vi posso dispensare, quando leggete la parola di Dio, ma da questi due atteggiamenti non vi posso dispensare: l’umiltà e la fede.

  1. Con fede

Prima di tutto mettersi come discepoli dinanzi al Maestro: Parlami Signore!; e secondo: Lo hai detto tu e ti credo.

Alcuni non credettero al ragionamento di Gesù e andarono via. E Gesù agli apostoli: Volete andarvene via anche voi?

Pietro rispose al posto mio e vostro, e disse:- Signore, dimmelo tu, dove andremo? Soltanto tu hai parole di vita eterna. Io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, che sei venuto in questo mondo per salvarmi. Grazie!

CONCLUSIONE

  1. Convertitevi e credete al Vangelo.
  2. Dio ha manifestato il suo disegno d’amore su di noi; sta nella Bibbia.
  3. Per trovare questo disegno dobbiamo leggere la Bibbia con umiltà e fede.

Ogni giorno dovreste fare questa penitenza: leggere almeno dieci minuti la parola di Dio.