Dolce Gesù, il Padre che tanto ti ha amato, oggi vive in Te, Grazia che zampilla per l’Eternità – Lc 15, 1-10

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca, 04.11.1971

 

IL MODO DI AGIRE DI DIO NEI RIGUARDI DEI PECCATORI

(Lc 15, 1-10)

“I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». Allora egli disse loro questa parabola: «Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione»” (Lc 15, 1-7).

Gesù fa anche un secondo paragone: “Quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduto. Così, vi dico, c’è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte” (Lc 15, 8-10).

In questa meditazione noi vedremo il modo di agire di Dio, e infine quale dovrebbe essere il nostro modo di agire.

 

I. il modo di agire di Dio

C’è un dato di fatto: l’umanità è peccatrice, gli uomini sono peccatori, si mettono contro Dio.

Quale atteggiamento Dio prende: l’atteggiamento di giustizia o l’atteggiamento di amore? L’atteggiamento di amore. I peccatori li amava prima che si allontanassero da lui e li ama anche ora che si sono allontanati da lui; anzi, li ama di più adesso.

Ecco, dice san Giovanni, a che punto è arrivato l’amore di Dio per gli uomini, che ha preso il suo Figlio unigenito e lo ha mandato sulla terra per cercare, trovare e salvare i peccatori. Non atteggiamento di giustizia quindi, ma atteggiamento di amore.

Se vogliamo fare il paragone tra coloro che sono vicini a Dio e coloro che si sono allontanati,
dobbiamo dire che Dio ama più coloro che si sono allontanati anziché coloro che sono rimasti, se mi permettete questa espressione che non è la più giusta.

Quando Gesù ha dovuto scusarsi dell’atteggiamento che aveva nei riguardi dei peccatori, ha portato il paragone del medico: non sono i sani che hanno bisogno del medico ma gli ammalati, e io sono venuto per gli ammalati.

Una mamma vuole bene a tutti i figli, ma vuole più bene ai figli ammalati, afflitti, a quei figli che sono più deboli.

L’azione di Dio la possiamo vedere sotto tre aspetti: iniziale, di perseveranza e finale.

  1. Inizialmente è un atteggiamento di amore, che si esprime nel cercare la pecorella smarrita, quindi nel cercare il peccatore. Questo atteggiamento di ricerca non è soltanto iniziale, non è soltanto di un giorno, ma dura fino a quando la pecorella non è nel suo ovile al sicuro.

  1. Dio non si ferma dinanzi alle difficoltà, ma persevera nella ricerca

 Ezechiele porta lo stesso paragone del pastore e della pecorella. Gesù dice che il pastore va dietro alla pecorella perduta finché non la trova; mentre Ezechiele dice che il pastore va per valli, per monti, trova tantissime difficoltà, non si ferma, continua di giorno e di notte, con la neve, col freddo, col caldo, va in cerca di questa pecorella. Ezechiele completa il pensiero di Gesù.

Quello di Dio è un atteggiamento di amore inizialmente, ma è un atteggiamento di amore anche nella stessa ricerca, che è continua.

 

  1. Quando Dio ha trovato il peccatore, il suo nemico, il suo cuore si riempie di gioia

 Il pastore non rimprovera la pecorella, non la minaccia, non la giudica, non la condanna, ma l’accarezza, la pulisce, sana le sue ferite, e poiché vede che da sola non ce la farà, anche con tutta la buona volontà, a superare tutte le difficoltà del cammino, arriva fino al punto di mettersi al suo posto e di fare tutta la strada al suo posto.

La pecorella sulle spalle del pastore fa la strada col pastore, senza mettere un piede a terra, ma la strada la fa.

L’atteggiamento più bello è questo di fare la strada con Gesù, di farsi prendere da Gesù.

 

II. Quale deve essere il nostro modo di agire

 

  1. Se siamo noi a peccare

 Per le anime consacrate, allontanarsi definitivamente da Dio col peccato mortale è più difficile; però nessuna meraviglia che anche noi pecchiamo. Il peccato potrebbe essere anche la nostra eredità.

Per grazia di Dio sono quello che sono, e la grazia di Dio in me non fu vana, dice san Paolo, però io sono uguale agli altri. Se gli altri uomini hanno peccato e peccano, nessuna meraviglia che anch’io possa essere un Giuda nel collegio apostolico, sono della stessa pasta. Non dovete pensare che siamo impeccabili. Ecco perché Gesù diceva: Senza di me non potete far nulla. Con Dio possiamo fare tutto, ma senza Dio non possiamo fare nulla. Nessuna meraviglia che anche in noi si realizzino quelle parole che diceva san Paolo, descrivendo questa lotta immane che è dentro di noi: tante volte io faccio il male che detesto ed evito il bene che vorrei fare. È una legge tremenda, è la legge delle passioni che ci trascinano verso il male e ci fanno compiere quelle cose che noi stessi vediamo che sono cattive. Non siamo diversi dagli altri!

Se noi pecchiamo, quale atteggiamento dobbiamo assumere nei riguardi di Dio, come lo dobbiamo pensare: giusto giudice o un Dio di amore infinito? Dio è la pienezza della misericordia, dice la S. Scrittura.

Lo dobbiamo pensare come un Dio pieno di misericordia, infinito, che ci vuole bene.

Lo dobbiamo pensare come uno da rendere felice; e per renderlo felice e gioioso dobbiamo riconoscere la nostra colpa e ritornare a lui. Nessuna meraviglia se si pecca. Una volta che abbiamo peccato non bisogna stare lontano, ma dire: adesso voglio rendere felice il mio Dio e ritornare a lui, perché si fa più festa in cielo per un peccatore che ritorna e si converte, anziché per novantanove giusti.

La mia esperienza sacerdotale mi ha convinto che il pentimento più sincero è il pentimento delle anime che dovrebbero essere di Dio. Il riconoscere di aver avuto tante grazie da parte di Dio e di averlo abbandonato per un determinato momento, porta alla umiltà più sincera.

Rendiamo felice Gesù; non prendiamo l’atteggiamento di chi non vuole riconoscere la propria colpa e per anni interi fa sacrilegi su sacrilegi, perché vuol far vedere al proprio confessore di essere santo. Ma il confessore non è Gesù, che già sa la colpa, che già conosce la nostra anima?

Non vogliamo far vedere di essere peccatori, mentre dovremmo avere la gioia, scusatemi l’espressione, di essere peccatori e di dire: Gesù, ci sono anch’io! Anch’io voglio essere portato sulle tue spalle; anche per me hai versato tutto il tuo sangue; anche per me c’è stata la redenzione.

 

  1. Se peccano gli altri

 Se sono gli altri a peccare bisogna aiutarli e amarli, non fare gli scandalizzati, come hanno fatto i farisei e gli scribi, ma immedesimarsi, pensare che anche noi potevamo fare le stesse cose che hanno fatto loro. Comprenderli, capirli, amarli!

Il lamento che io sento da queste anime lontane da Dio è il lamento della poca comprensione, del poco amore che abbiamo verso di loro. Sono i reietti della società, allontanati da tutti e allontanati anche da noi.

No, sono i beniamini di Dio, i beniamini di Gesù. Avvicinandoli, noi siamo i medici che vanno a curare l’ammalato; avvicinandoli facciamo quello che avrebbe fatto Gesù. Vedendo la nostra comprensione, il nostro amore, potranno capire, attraverso questa piccola fiammella, il grande sole dell’amore di Dio.

Il nostro santo P. san Francesco ha trascorso una vita fatta di preghiera e di penitenza, ma orientata tutta verso la salvezza dei suoi fratelli. Anche lo stesso miracolo dell’agnello lo dovete vedere come intervento di san Francesco per far rinsavire questi uomini che avevano rubato e non avevano riconosciuto la loro colpa. Difatti chiedono perdono.

Di lui possiamo raccontare tanti miracoli, ve ne racconto solo due.

Uno è quello di quella donna di Corigliano che aveva ucciso i suoi figli, cioè aveva fatto tanti aborti, non solo, ma si era prestata a procurare aborti nelle altre mamme di famiglia. San Francesco l’aspetta nel convento e non si dà per vinto fino a quando quella donna non riconosce la sua colpa, chiede perdono e diventa come la Samaritana, l’apostola di tutto il paese. La cerca, la trova, la converte.

Il secondo episodio è quello di quel giovane seminarista che si era invaghito di una signorina e se ne era andato con lei. Un giorno si trova a Spezzano Albanese e per curiosità va al convento con lei. San Francesco, senza far sapere niente a nessuno, lo prende e lo chiude in una stanza del convento. Passano dieci, quindici, venti minuti, quello ha incominciato a bussare più forte, ma nessuno gli dà retta. San Francesco gli dice: “Uccidi quel serpe che tormenta il tuo cuore”.

Quella signorina si era stancata di aspettare e se ne era tornata a casa sua. San Francesco dice al giovane: Adesso ritorna a casa e metti in esecuzione il tuo proposito, perché veramente sei un chiamato da Dio. è diventato suo frate. La sua missione, quando andava nei conventi, era quella di salvare i peccatori.

 

conclusione

La nostra missione è identica a quella di Gesù: essere dei salvatori.

La preoccupazione del nostro apostolato deve essere: aiutare i nostri fratelli a salvarsi. Siamo tutti dei salvati; ma dobbiamo aiutare anche gli altri ad essere salvati.

Sapete quando si salvano? Quando diciamo loro che Gesù li ama. Non credono ancora all’amore di Dio, né riconoscono i loro torti, né sanno che se esiste una felicità per Iddio, per Gesù, è la felicità di riabbracciare il figliuol prodigo, di riabbracciare il peccatore.

Ve l’ho sempre raccontato l’episodio di san Girolamo. Gesù non voleva le sue opere, ma voleva i suoi peccati per distruggerli.

Anch’io pecco come voi, e quando pecco il pensiero che mi conforta e mi fa ritornare subito a Lui è quello di renderlo felice. Mi dico: adesso vado da Lui e lo faccio felice, perché gli vado a dire una cosa grossa.

Non vi posso dire: Fatele grosse! Ma se vi capita, rendetelo felice. Se incontrate delle anime che le hanno fatte grosse, diteglielo: adesso farai felicissimo Gesù, perché la sua redenzione per te non sarà vana.