Dalle sue piaghe siamo stati guariti… Grazie, Gesù! Gv 3, 13-17; Fil 2, 6-11

Gv 3,13-17 – Esaltazione della croce – 2011


 

 

da un’omelia di p. Francesco Chimienti O.M

Grottaglie, 16.09.1990

L’ESALTAZIONE DELLA CROCE DI CRISTO

(Fil 2, 5-11)

I. Dio esalta la sofferenza e la croce di Gesù

 “Gesù Cristo … apparso in forma umana umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio lo ha esaltato” (Fil 2, 7-9).

  1. La causa dell’esaltazione della croce di Cristo

Il Cristo sulla croce manifesta tre virtù in grado eroico: l’umiltà, l’obbedienza e la sofferenza fino al sacrificio supremo.

Dio ha esaltato il suo Figlio perché si umiliò, perché si fece obbediente per tutta la vita e perché ha accettato la sofferenza fino alle estreme conseguenze col sacrificio della croce.

Le tre virtù del Cristo: l’umiltà, l’obbedienza e la sofferenza fino alla croce non sono altro che sofferenza, sotto diversi aspetti. L’umiltà è essere considerati nulla; l’obbedienza è rinuncia alla propria volontà, al proprio giudizio, alla propria personalità; la sofferenza è fare ciò che non si vuole, ciò che ripugna.

Queste tre virtù sono aspetti diversi della stessa realtà, che noi chiamiamo sofferenza o croce. Quindi la causa dell’esaltazione della croce di Cristo è stata la sua umiliazione, la sua obbedienza, la sua sofferenza.

2. L’effetto della sofferenza e della croce è l’esaltazione che Dio concede al Cristo

  • Dio ha esaltato il nome di Gesù al di sopra di ogni altro nome nei cieli, sulla terra e sotto terra

“Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre” (Fil 2, 9-11).

Quindi non esiste parte dell’universo ove non regni sovrano il nome di Cristo.

  • Dio ha esaltato il Cristo facendolo Signore

Tutti gli uomini lo riconosceranno Signore e Padrone. Se il Cristo non avesse sofferto, non sarebbe stato il Signore.

 

II. Il Cristo esalta la sua croce con i benefici effetti che ne ha fatto derivare

Vi dirò solo due benefici effetti derivati dalla croce di Cristo:

  1. La vita eterna

Se non avessimo avuto il Cristo Crocifisso, non avremmo avuto la vita eterna.

Dice la S. Scrittura: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna” (Gv 3, 14-15).

“In Cristo abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia”            (Ef 1, 7).

Per mezzo di Cristo siamo stati salvati e liberati. Il Cristo è diventato salvezza, vita e risurrezione nostra.

         I benefici effetti che il Signore ci ha lasciato, per mezzo della sua croce sono:

         Ha distrutto il peccato dell’uomo, quindi ha placato l’ira di Dio.

         Ha liberato l’uomo dalla schiavitù del demonio e dalla schiavitù del peccato.

         Ha salvato l’uomo con la grazia mediante i sacramenti; gli ha aperto le porte del paradiso e lo ha salvato dalla morte del corpo, dandogli la risurrezione e la vita.

Se il Cristo non fosse morto in croce, noi non avremmo avuto questi benefici effetti. In altri termini, l’esaltazione della croce coincide con i benefici effetti derivati dalla croce, cioè dalla passione e morte di Gesù.

Per questi effetti noi dobbiamo dire: Salve, o croce, unica nostra
speranza! Meno male che il Cristo è morto in croce per noi; se non fosse morto in croce, non avremmo avuto questi effetti!

  1. La conversione e la salvezza

Il Cristo con la sua morte in croce ha attirato a sé tutti gli uomini ed ha cambiato la loro condotta.

“Quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me” (Gv 12, 32).

“Foste liberati dalla vostra vuota condotta … con il sangue prezioso di Cristo” (1 Pt 1, 18-19).

         Cristo ha fondato la Chiesa come strumento di salvezza eterna. Fino a quando ci sarà un uomo sulla terra, quest’uomo sarà salvato dal Cristo per mezzo della Chiesa.

Nella Chiesa il Cristo ha voluto gli Istituti di vita consacrata, che lo avrebbero aiutato a salvare gli uomini.

Sia la Chiesa che gli Istituti di vita consacrata sono istituzioni derivate dalla Croce.

         Il Cristo ci ha dato la santità. Ora la santità è estesa a tutti gli uomini, non escluso nessuno. Tutti i fedeli sono chiamati alla santità, che deriva dalla Croce.

         Se Gesù non fosse morto in croce, non avremmo avuto l’eliminazione del peccato e il grande dono della grazia sia santificante sia attuale, che dà la santità. Da questa santità è derivato l’eroismo dei martiri, delle vergini, dei confessori, lo zelo degli apostoli, e soprattutto la conversione delle genti.

         Il Cristo ha favorito il bene individuale e quello sociale. Dalla croce deriva tutto il bene che si è operato, che si opera e si opererà secondo i comandamenti e secondo il vangelo, come pure la pace, la concordia, la giustizia sociale, l’amore.

         Dio ha esaltato la croce di Cristo, la sofferenza di Cristo, dandogli un nome che è al di sopra di tutti i nomi e permettendo che tutti gli uomini proclamino lui come Dio e Signore. Il Cristo stesso con la croce ci ha dato la salvezza, ci ha liberato dal peccato, ha salvato l’uomo, ha fondato la Chiesa, ha dato la santità, ha favorito il bene individuale e sociale. Se non ci fosse stata la Croce non avremmo avuto questi benefici.

L’Angelo, mandato nel Getsemani dal Padre per consolare Gesù, gli ha fatto vedere tutti i benefici che sarebbero scaturiti dalla sua passione e morte, dalla sua croce, per cui Gesù, dopo essere stato consolato, si è alzato e ha detto: Il nemico sta per avvicinarsi, alzatevi e andiamo! (Cfr. Mt 26, 46). E da quel momento in poi non ha avuto più né angoscia né tristezza. Ha accettato la Croce, ha accettato l’umiliazione e non ha permesso a Pietro di difenderlo, né ha fatto uso della sua onnipotenza per annientare i suoi nemici e non andare incontro alla sofferenza. Ha dimostrato che accettava la sofferenza perché lo voleva lui. E a san Pietro che voleva difenderlo dice:- Se io volessi, pregherei il Padre e mi manderebbe dodici legioni di angeli, cioè ventimila angeli, per distruggere le cento o duecento persone che sono venute qui a prendermi (cfr. Mt 26, 53).

         L’angelo ha consolato il Cristo facendogli vedere i benefici che sarebbero derivati dalla sua passione e morte in croce. Gli ha fatto vedere che avrebbe cancellato il peccato dell’uomo placando l’ira di Dio, che avrebbe salvato l’uomo, che lo avrebbe liberato dal peccato, che avrebbe fondato la Chiesa, che avrebbe fondato i vari Istituti di vita consacrata. Gli ha fatto vedere anche voi, che sareste diventate sante, che sareste diventate eroiche e che avreste fatto del bene, che avreste salvato le anime. Vedendo tutto questo bene, il Cristo si è alzato e ha detto: Vale la pena di andare incontro alla croce, perché tra un bicchiere di fiele amaro e tutto questo bene, io, chiudendo gli occhi per una giornata, ingoio questo fiele, ma poi godrò io e godranno tutti per sempre. Infatti il nome del Cristo è al di sopra di ogni altro nome e tutti lo proclamano Signore, Figlio di Dio.

         conclusione

  1. Il mio vanto è nella croce di Cristo

“Quanto a me, diceva san Paolo, non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo” (Gal 6, 14). Sia anche questo il vostro vanto, perché nessuno è esente dalla sofferenza.

         Se ora non soffri, ricorda le parole di Simeone a Maria Santissima: “Anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Lc 2, 35).

         Se ora soffri, ricordati quello che dice Giovanni di Maria: “Stava presso la croce di Gesù, sua Madre” (Gv 19, 25).

Se per la croce di Cristo è venuto tutto quel bene che è venuto, significa che dalla mia croce accettata verrà fuori un bene immenso per me e per gli altri.

Dite le stesse parole di Paolo: “Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa”        (Col 1,24).

Con la mia sofferenza devo aiutare il Cristo, che ha salvato le anime ieri, a salvare le anime di oggi. Soffrirò stando ai piedi della croce, come fece la Vergine Santa, unendo le mie sofferenze a quelle di Cristo.

         Vi consegno una croce senza Crocifisso, perché i crocifissi sarete voi; una croce circondata da una corona di spine, perché sia messa sulla vostra testa. Se Dio vi ha chiamate ad essere delle anime penitenti, la penitenza che si aspetta da voi, che desidera ardentemente da voi, non è la prima, quella di convertirvi, di lasciare il peccato perché questa è di tutti, né è la seconda, quella di custodirvi dal peccato, cioè la mortificazione, che è di tutti; se il Signore ha fondato un Istituto penitenziale, l’ha fondato perché si aspetta la riparazione. Dovete diventare tutte anime riparatrici.

         Il primo modo per riparare è la preghiera, che è alla portata di tutti; ma la seconda forma di riparazione che il Signore si aspetta è la sofferenza, che non manca mai a nessuno. Dopo la sofferenza verrà l’amore; ma sappiate che l’amore è tale, quando si accetta la sofferenza.

“Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 13). Dare la vita, morire, significa sacrificarsi. Il sacrificio è la sofferenza, è la croce.

         In verità la sofferenza mi ha fatto sempre paura, e mi fa paura; ma guardando la mia vita passata mi rassereno, perché se la sofferenza atroce di ieri l’ho accettata, l’ho affrontata e l’ho superata, perché devo aver paura della sofferenza di domani? Quel Dio che mi ha aiutato ieri, mi aiuterà domani. È vero che mentre soffrivo dentro di me c’era l’angoscia, ma fuori c’era la serenità e la gioia. Adesso ho la certezza che niente, né presente, né passato, né futuro, né vita, né morte mi potranno toccare. Quello che ho fatto ieri con l’aiuto di Dio, lo farò oggi, e con l’aiuto di Dio lo farò domani.

Ieri mi spaventavano queste parole: “Una spada anche a te trafiggerà l’anima” (Lc 2, 35). ”Soffrirai molto, andrai a Gerusalemme e gli anziani, cioè i tuoi amici, i sacerdoti, quelli della tua stessa categoria, ti prenderanno, ti calunnieranno, ti condanneranno, ti flagelleranno, ti sputeranno, ti coroneranno di spine, diranno ogni male contro di te e alla fine ti condanneranno a morte” (cfr. Mt 16, 21); oggi, queste stesse parole non mi fanno più spavento. La sofferenza è un dono di Dio!

  1. I benefici effetti che derivano dalla croce e dalla sofferenza accettata sono la conversione e la salvezza.

La sofferenza converte e salva. Converte me e converte gli altri. Non illudetevi che potete convertire un peccatore, cominciando da papà e mamma, oppure dai ragazzi a cui date la parola di Dio, se non soffrite.

Non vi salverete se non con la sofferenza e la croce; non salverete gli altri, se non con la sofferenza e la croce.

         La sofferenza fa meritare il cielo, fa aumentare i meriti del cielo e fa scontare la pena del peccato.

San Paolo dice: “Io ritengo che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura, che sarà rivelata in noi” (Rm 8, 18).

Più sofferenze accettate ci sono, più gloria futura ci sarà.

In ogni peccato c’è una colpa e una pena. La colpa ci viene tolta dal Cristo, ma la pena deve essere scontata da noi. E si sconta accettando la sofferenza. Sapendo questo dovremmo essere contenti di soffrire.

         La sofferenza feconda l’apostolato.

Se c’è una cosa che noi desideriamo ardentemente è la fecondità dell’apostolato, perché non vale la pena predicare e non ottenere nessun effetto. Ebbene se volete ottenere con certezza la fecondità nell’apostolato, dovete accettare la sofferenza.

         Mi avete domandato giustamente:- Padre, come si fa a sapere se si è accettata o meno la sofferenza?

I segni sono quelli negativi. Se mi lamento, se giudico colui che mi fa soffrire, significa che non ho accettato la sofferenza; mentre se non mi lamento e se taccio dinanzi a colui che mi fa soffrire, significa che ho accettato la sofferenza. Se critico determinate situazioni o persone che mi vogliono male, o mormoro contro di loro, non ho accettato la sofferenza.

         Per sapere se accettate la sofferenza dovete vedere se avete o non avete i segni negativi: le lamentele, le critiche, le mormorazioni, i giudizi.

Se non ci sono questi segni negativi, se tacete, accettate la sofferenza e potete dire con Giobbe: “Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremo accettare il male?” (Gb 2, 10).

“Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, come a lui è piaciuto, così è stato fatto. Sia benedetto il nome del Signore” (Gb 1, 21).

Una risposta a “Dalle sue piaghe siamo stati guariti… Grazie, Gesù! Gv 3, 13-17; Fil 2, 6-11”

  1. Il pensiero di oggi sulla sofferenza come altri mi colpiscono molto e fanno comprendere che è un dono di Dio che dobbiamo portare nel nostro cammino, nel silenzio della nostra vita trovando il conforto nella preghiera umile

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