Accanto a me… per indirizzarmi al cielo! – Mt 18, 15-17

Mt 18, 15-20 – La correzione fraterna

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca  12.08.1998

 

LA CORREZIONE FRATERNA

(Mt 18, 15-17)

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“Se il tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all’assemblea; e se non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano” (Mt 18, 15-17).

Queste parole mi hanno colpito in modo particolare, perché voi non osservate questa norma; perciò ve ne voglio parlare.

  1. La correzione va fatta per colpe gravi

Gesù ha detto: “Se il tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo”. La parola “colpa” significa “colpa grave”, gravissima. Soltanto in questo caso avete il dovere di ammonire il fratello; ma se il fratello non commette una colpa grave, né gravissima, non potete intervenire, anzi non dovete intervenire, perché invece di compiere un atto di carità, come voi credete, compireste un atto di ingerenza indebita negli affari del fratello, nella sua impostazione di vita. Il fratello ha diritto a vivere liberamente e ad impostare la propria vita così come crede opportuno!

La parola “colpa” è stata interpretata come colpa grave anche da san Paolo nella lettera ai Corinzi, in cui parla delle loro colpe gravissime. Si trattava di sacrilegi commessi durante la Cena del Signore, quando alcuni mangiavano oltre misura e si ubriacavano, e gli altri morivano di fame.

Dice san Paolo: “Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere?” (1 Cor 11, 22).

L’altra colpa grave di cui egli parla era il peccato di quel cristiano che viveva incestuosamente nella propria Chiesa (cfr. 1 Cor 5, 1).

Queste sono colpe gravissime! La Chiesa ha interpretato la parola “colpa”, come colpa grave, e nel Codice di Diritto Canonico ha messo la norma di avvisare il Superiore, quando un confratello sbaglia. Questi, deve prima intervenire a tu per tu col suddito, e poi con i testimoni. Io una volta nella mia vita sono stato chiamato come testimone della correzione fatta ad un confratello che aveva sbagliato e che doveva correggersi o uscire dall’Ordine.

  1. Occorre rispettare la personalità altrui

Io vi ho dato questa norma che ho tratto dalla S. Scrittura, perché niente è mio: “Vedere tutto, far finta di non vedere molte cose, correggere poche cose”.

La vostra correzione nei riguardi del fratello deve riguardare una colpa grave, qualcosa che mette in pericolo la sua vocazione. In questi casi si fa la correzione; altrimenti non si fa!

Io non vi sopporto quando non rispettate la personalità altrui! Mi sembra di stare in un riformatorio, e tra gli uomini da riformare ci sono pure io! Una non si può alzare alle quattro o alle cinque perché viene rimproverata, non può andare a letto alle nove perché viene rimproverata, non può astenersi dal primo piatto perché viene rimproverata! Non vi dico se una deve cucinare! C’è subito l’altra che dice: Si fa così e non colà!

Siamo forse diventati tutti bambini? Siamo trattati, non come i fanciulli della scuola elementare, ma come i bambini dell’asilo infantile! Occorre il rispetto della personalità altrui. Non si tratta di una colpa grave, ma di qualcosa che voi non condividete, e allora fatevi i fatti vostri!

Dove sta scritto che quando non condividete il modo di fare del vostro fratello dovete ammonirlo, e se non vi dà retta dovete chiamare due o tre testimoni?

Voglio il rispetto della personalità altrui! Tra gli alberi di pino che qui sono piantati non ne esistono due uguali, pur essendo tutti e centocinquanta pini, vengono tutti dallo stesso vivaio e sono stati curati dallo stesso giardiniere! Non ce ne sono due uguali, ed è una fortuna perché la varietà dà l’armonia!

Se una sorella sa cucinare in un modo, lasciatela cucinare in quel modo! Se sa scrivere in un modo, lasciatela scrivere in quel modo! Se sa stampare, fatela stampare come vuole lei!

Non vi sopporto più, perché non osservate la carità. Le vostre ingerenze indebite nei fatti delle sorelle, sono tante lanciate al mio cuore!

Se non mettete in pratica questi insegnamenti di Gesù e della S. Scrittura, non vivrete mai nella carità.

La carità è il rispetto dell’altro, non è indurre l’altro a vivere come vivete voi.

  1. Non si riprende mai il fratello mentre commette la colpa!

Dopo che l’altro ha sbagliato deve passare un po’ di tempo. Poi lo si può ammonire nel segreto, nella carità.

Vi ho parlato abbastanza del rispetto della personalità altrui! Per grazia di Dio le mancanze che voi fate, prima di tutto non sono mancanze, ma sono modi di fare diversi, e noi dobbiamo sentirci liberi di fare come vogliamo, perché secondo il nostro modo di vedere, quello è il meglio. Perciò non dovete intervenire ogni momento nei riguardi della sorella. Dovete correggere il fratello solo quando ha commesso una gravissima colpa!

CONCLUSIONE

A me interessano le stesse cose che interessano al mio Gesù: salvare le anime, ma non entrare nella vita dell’altro per assoggettare l’altro al proprio modo di pensare!

2 Risposte a “Accanto a me… per indirizzarmi al cielo! – Mt 18, 15-17”

  1. É meraviglioso ciò che il Padre dice sulla correzione fraterna. Davvero alla base di tutto c’è il rispetto della personalità dell’altro.quando l’intervento é necessario malgrado non sia una colpa grave é importante usare tanta carità negli atteggiamenti e nelle parole affinché l’altro non si senta offeso e umiliato. Grazie Padre mio

  2. La chiarezza del Padre é sempre stata meravigliosa. Con queste linee guida non ci si può sbagliare…. anche se spesso si sbaglia ugualmente per un eccesso di zelo, di amore e di premura. Bellissima la sfumatura……. “Dopo che l’altro ha sbagliato deve passare un po’ di tempo. Poi lo si può ammonire nel segreto, nella carità.” grazie Padre mio, ti prego:Continua a guidarci dal cielo.

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