San Giuseppe, lavoratore – Mt 13, 54-58

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

L’INCOMPRENSIONE è LA SOFFERENZA DEL PROFETA

“Nessun profeta è ben accetto in patria” (Mt 13, 57)

 

  1. Gesù è il modello del profeta

 Ciò che fa lui lo dobbiamo fare noi, oppure ciò che dice, noi lo dobbiamo fare.

Chi è Gesù? È il Salvatore del mondo. È colui che è venuto a togliere il peccato dall’umanità.

Ci può salvare? Ci può togliere il peccato? Sì, a una condizione: che gli crediamo. Se crediamo in lui ci salva, se non gli crediamo non ci salva.

Adesso chi salva il mondo? Il Cristo. Ma lui direttamente? No, per mezzo degli uomini; per mezzo nostro, e noi diventiamo profeti.

Mentre Gesù era il profeta di Dio, noi siamo i profeti di Cristo.

“Come il Padre ha mandato me, così io mando voi”, ha detto Gesù.

Poiché io sono stato mandato dal Cristo, io sono il profeta di Cristo. Voi siete i profeti di Cristo, mentre Cristo era il profeta di Dio; però sia Lui che noi, siamo mandati da Dio.

Per fare che cosa? Per salvare il mondo. Quindi aiutiamolo a salvare il mondo.

  1. Qual è la sorte del profeta?

 La sorte del profeta è quella di non essere capito, in modo particolare dai suoi parenti, dai suoi amici.

“Nessun profeta è ben accetto in patria”, ha detto Gesù dinanzi all’ostilità dei suoi paesani.

La sofferenza, l’opera di carità che oggi dobbiamo compiere, in isconto dei nostri peccati ed in isconto dei peccati dei nostri fratelli, è l’incomprensione.

Il profeta non è capito. È venuto per fare il bene, ma gli uomini non lo accettano, perché lo considerano un intruso nelle loro faccende.

Fatti i fatti tuoi, che io mi faccio i fatti miei!, ci dicono. Siamo degli intrusi e non ci accettano. Ed è una sofferenza grandissima! Chi l’ha provata la sa descrivere. È andare in una casa, andare da papà, dalla mamma, da un fratello, dalla sorella, dal figlio, dai parenti, andare a portare la salvezza, il bene, la luce, la gioia ed essere rifiutati.

Io non dico che ci tratteranno così come hanno trattato Gesù, che “si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio” (Lc 4, 29), ma qualche volta veramente si alzano e ci cacciano fuori, non dalla città ma dalla casa. Questo è capitato a Gesù e questo capiterà a noi.

  1. L’incomprensione non deve fermare il profeta

 L’incomprensione ci deve fermare nel fare il bene? No. Dobbiamo continuare a fare il bene.

“Gesù, passando in mezzo a loro, se ne andò” (Lc 4, 30).

Si lascia questa famiglia e si va dall’altra famiglia. L’incomprensione da parte dei nostri parenti non ci deve fermare dal continuare a compiere il bene.

Praticamente, Gesù oggi ci dice: se questo è capitato a me, che meraviglia che capiti pure a te? Tu non hai detto di essere il mio seguace? È capitato a me, deve capitare anche a te; però ricordati che cosa ho fatto io: ho continuato a salvare gli uomini.

Chi rifiuta la salvezza non avrà la salvezza; ma non per questo il profeta deve cessare di continuare a seminare la salvezza.

conclusione

 Ecco le due cose che io vi ho voluto dire: la prima è che Gesù è il profeta di Dio; l’altra è l’opera di penitenza da fare in quaresima. Se avremo oggi l’incomprensione l’accetteremo e l’offriremo a Dio, ma l’incomprensione non ci deve fermare dal compiere il bene.