Pane di vita sei, spezzato per tutti noi – Gv 6, 1-15

da un’0melia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca, 27.07.2003

 

IL PANE EUCARISTICO

(Gv 6, 1-15)

  1. Il miracolo della moltiplicazione dei pani è il segno dell’Eucaristia

Oggi la Chiesa col vangelo di san Giovanni ci parla della moltiplicazione dei pani. Gesù ha sfamato cinquemila uomini, senza contare i bambini e le donne.

Questo miracolo Gesù lo ha operato però come segno di un altro pane, del pane eucaristico, come subito spiegherà, perché la folla era caduta in un equivoco. Vedendo che Gesù aveva fatto la moltiplicazione dei pani, ha pensato che quello era il re che ci voleva, ma dal punto di vista umano, sociale. Difatti si avvicinarono a Gesù per dichiararlo re della Palestina, ma Gesù se ne tornò sulla montagna da dove era partito. La folla però continuando nell’equivoco, si mise a cercarlo.

Gesù si fece trovare a Cafarnao, ma cambiò le carte in tavola. Nella sinagoga di Cafarnao invece di parlare del pane naturale di cui loro si erano nutriti, parlò di un altro pane, che doveva nutrire lo spirito. Difatti il discorso lo incominciò proprio così: “Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà” (Gv 6, 26-27).

Vi darò un altro pane, dice Gesù, il pane disceso dal cielo, e questo pane sarà il mio corpo. Chi mangerà di questo pane vivrà in eterno, perché il mio corpo è veramente cibo e il mio sangue è vera bevanda.

Dinanzi a questo discorso scandaloso la folla lo lasciò, dicendo:- Questo discorso è duro, com’è possibile che tu possa dare da mangiare a noi la tua carne e da bere il tuo sangue?

Con loro andarono via anche i suoi discepoli, per cui Gesù rimase solo, ma non ritrattò nemmeno una parola di quello che aveva detto. Se ci fosse stato l’equivoco Gesù l’avrebbe corretto chiarendo il suo pensiero, invece non ritrattò nemmeno una parola di quello che aveva detto; non solo, ma sfidò anche i suoi apostoli, pronto a rimanere completamente solo: Volete andare via anche voi?

Qui ci fu l’atto di fede di Pietro, e con lui di tutti gli apostoli. In altri termini nessuno si può avvicinare all’Eucaristia se non con la fede. “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6, 68).

Tu lo hai detto e io ci credo! Non so se voi lo dite, ma io ogni giorno, dopo aver consacrato dico: – Signore, tu lo hai detto e io lo credo, perché in mano pane avevo e pane mi rimane, vino avevo e vino mi rimane. Ma lui ha detto: “Questo è il mio corpo”, e io ci credo e lo adoro. “Questo è il mio sangue”, e io lo adoro.

 

  1. L’Eucaristia è il cibo dell’anima

Questo è il pensiero di Gesù, che poi è diventato il pensiero della Chiesa e quindi di ogni cristiano.

L’Eucaristia è cibo, come lo è anche la Parola di Dio. Infatti, quando Gesù è stato tentato nel deserto, dopo quaranta giorni di digiuno ebbe fame. Si presentò il demonio che gli disse: “«Se tu sei il Figlio di Dio, di’ che questi sassi diventino pane». Ma egli rispose: «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio»” (Mt 4, 3-4).

Quindi i cibi dell’anima nostra sono due: la Parola e il Pane Eucaristico. Se vogliamo vivere spiritualmente, ogni giorno dobbiamo mangiare questi due cibi: la parola di Dio e il pane di vita, l’Eucaristia. Gli apostoli, che hanno ereditato da Gesù la S. Messa, celebrata da Gesù il giovedì santo, l’hanno consegnata alla Chiesa, così come l’ha celebrata Gesù: divisa in due parti: la liturgia della parola e la liturgia eucaristica.

Prima Gesù fece il discorso preparatorio alla mensa, il discorso sublime che ci ha tramandato san Giovanni, il discorso per mezzo del quale dovevano credere. Disse Gesù: Abbiate fede in Dio e anche in me; poi parlò della grazia e dello Spirito Santo.

Le cose più sublimi sono state dette da Gesù nell’ultima cena con questo discorso prima della consacrazione, prima di prendere il pane e poi il calice del vino e dire: Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue, prendete e mangiate, prendete e bevete.

Questa è la S. Messa: prima il discorso e poi l’Eucaristia. Il discorso portò via molto tempo, mentre la consacrazione del pane e del vino e la comunione portò via pochissimo tempo. Gli apostoli hanno ripetuto quello che ha fatto Gesù, perché Gesù alla fine della consacrazione ha detto: Fate questo in memoria di me. Quello che ho fatto io fatelo voi in memoria di me. Così noi traduciamo in Italiano, ma sarebbe “memoriale”, cioè attuazione di quello che Gesù ha fatto quella sera. Poi è venuta la passione e morte. Quindi la Messa è la rinnovazione del sacrificio della croce per la salvezza delle anime.

Gli apostoli, quando si riunivano con i cristiani nelle case private, celebravano la S. Messa, celebravano l’Eucaristia. Prima annunciavano per due o tre ore la parola di Dio, poi cenavano come cenò Gesù. Alla fine prendevano il pane e lo consacravano dicendo: “Questo è il mio corpo”. Prendevano il vino: “Questo è il mio sangue versato per voi”, e lo davano come sacrificio di comunione ai fedeli. Seguiva un breve ringraziamento, poi, con la forza ricevuta dall’Eucaristia, si avviavano a vivere la vita cristiana, nella quotidianità di ogni giorno, secondo la professione di ciascuno di loro e secondo la missione che ognuno doveva compiere.

Dunque questi sono i due cibi che Gesù ci ha consegnato, questi sono i due cibi di cui ogni giorno ci dobbiamo nutrire.

 

  1. La Parola di Dio precede l’Eucaristia

Vi ho sottolineato quello che ha fatto Gesù e quello che hanno fatto gli apostoli, perché dobbiamo correggere certe idee. L’annuncio della Parola deve essere lungo, perché dobbiamo convincerci delle verità di fede. Più conosceremo il Cristo, più lo ameremo; più conosceremo quello che lui vuole da noi, più lo faremo con intelligenza, con volontà, con trasporto, con amore. Ma se viene a mancare la conoscenza, a che serve la comunione che ci dà la forza di vivere secondo Dio? A che mi serve, se non so cosa devo fare?

Gli apostoli ci tenevano alla formazione, ci tenevano all’annuncio, ci tenevano alla fede, perché senza la parola di Dio non ci sarà mai la fede.

Appena nato, mia madre mi ha battezzato e sono diventato cristiano. Ma come si vive il cristianesimo? Questo non me lo ha detto il battesimo, questo me l’ha detto la catechesi. Ecco il grande compito che voi avete nella Chiesa: annunziare, aprire gli occhi, far conoscere per sapere!

Come sacerdote ve lo posso dire: se c’è una mediocrità dal punto di vista spirituale è perché è venuta a mancare la conoscenza, e con la conoscenza è venuta a mancare la fede.

Gesù cosa diceva di tutto il suo insegnamento di tre anni? “Convertitevi e credete al vangelo” (Mc 1, 15).

Come avviene questa conversione? “Andate e predicate che il regno dei cieli è vicino” (Mt 10, 7).

La conversione, la fede, la santità, l’elevatezza spirituale non avverrà mai se non c’è la predicazione, la predicazione vera, cioè l’annuncio del vangelo. “Andate in tutto il mondo, ha detto Gesù, e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” (Mc 16, 15-16).

 

conclusione

 

Dunque la salvezza dipende dalla predicazione.

Comunemente i cristiani, oggi, ricevono la formazione nella S. Messa. Ma voi avete fretta, e la fretta non ha mai fatto i santi!