Apri il nostro cuore e comprenderemo le parole del Figlio tuo!- Mt 13, 14-15

da un’omelia di P.Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca 10.07.1990

 

 

PERCHÉ GESU’ PARLA IN PARABOLE

(Mt 13, 14-15)

 

 

Vi spiego di questo passo, non la parabola del seminatore, ma la parentesi che Gesù fa, citando il profeta Isaia.

“Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani” (Mt 13, 14-15).

 

  1. Gesù parla in parabole per vagliare l’uditorio

Dio è autore della verità, è Verità infallibile, per cui quando parla si fa sempre capire; però adesso Gesù dice: Io parlo in un modo, ma voi dovete capire ciò che io voglio dirvi, perché parlo in parabole.

Il linguaggio delle parabole è difficile da capirsi, perché chi parla dice una cosa, ma intende dirne un’altra. Noi che ascoltiamo le parabole non possiamo capire ciò che colui che parla intende dire, se non ce lo spiega.

Noi potremmo porci questa domanda: Come mai il Cristo, che deve parlare per farci capire la verità in modo che la possiamo mettere in pratica, usa il linguaggio delle parabole?

Gesù ci dà questa risposta: Il linguaggio delle parabole è un linguaggio di misericordia, perché voi che mi ascoltate non siete tutti sinceri. Infatti alcuni vengono ad ascoltarmi per capire ciò che io dico e metterlo in pratica, altri fanno finta di essere miei discepoli, quindi vengono ad ascoltarmi, però non intendono mettere in pratica ciò che io dico loro.

Io uso questo linguaggio per vagliare i miei uditori. Se l’uditorio capisce e mette in pratica è sincero; se non capisce e viene a chiedermi spiegazione, e una volta ascoltata la spiegazione la mette in pratica, è sincero. Se invece l’uditorio capisce, ma non mette in pratica, significa che non è sincero; se l’uditorio non capisce ciò che io ho detto e non viene a chiedere spiegazioni, significa che non è sincero.

 

  1. Dinanzi all’ascolto della Parola di Dio bisogna mettersi con sincerità

Chi è sincero se capisce ciò che Dio dice lo mette in pratica, ma se non lo capisce, va a chiedere spiegazioni; se non va a chiederle, significa che non è sincero.

I discepoli, dopo aver ascoltato la parabola del seminatore, dicono a Gesù:- Signore, adesso spiegaci la parabola.

E Gesù:- A voi spiego la parabola, perché siete sinceri! Agli altri invece non la spiego, perché non sono sinceri!

In realtà il Cristo non la spiega a tutti, non perché non la vuole spiegare, ma perché gli uditori non vogliono che sia spiegata. In altri termini, il linguaggio delle parabole mette a crudo l’uditorio, facendo vedere se è sincero o meno.

Quando voi ascoltate una predica, o la spiegazione di un passo della Parola di Dio, e non capite qualcosa, se andate a chiedere spiegazioni significa che siete sincere, altrimenti non lo siete.

Quando leggete una frase della S. Scrittura e non la capite, se non andate a leggere i commenti significa che non siete sincere.

Dice Gesù: Forse si può parlare, quando uno non è sincero? Egli fa finta di essere mio discepolo, di ascoltarmi, ma in effetti non lo è.

Gesù, citando il profeta Isaia, ci dice: Io, attraverso il linguaggio delle parabole vi smaschero. Non vi faccio capire ciò che dico in quanto non siete sinceri, infatti non volete fare ciò che io dico e non volete neppure capire.

 

CONCLUSIONE

Gesù parla in parabole per dirci: Avvicinati a me con sincerità, per ascoltare la mia parola e metterla in pratica, perché se ti avvicini per ascoltarla e capirla, ma senza metterla in pratica, è meglio che non l’ascolti proprio; perché io parlo in quanto voglio che tu cambi vita.