La Vergine ha preso su di sè le sofferenze del Cristo – Mt 11, 28-30

Mt 11, 28-30 – I misteri di Dio sono manifestati ai piccoli

Mt 11, 29 – Imparate da me

Mt 11, 28-30 – Una esortazione amorosa di Gesù: Prendete il mio giogo

Mt 11,28-30 – Maria è la consolatrice degli afflitti

Mt 11, 28-30 – Due inviti del Cuore di Gesù venite e imparate

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca 14.07.1994

 

BISOGNA ACCETTARE LA SOFFERENZA

(Mt 11, 28-30)

  1. Prendete il mio giogo sopra di voi (Mt 11, 29)

Gesù, dicendo: “Prendete il mio giogo sopra di voi”, ripete il concetto espresso con queste altre parole: “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16, 24).

Gesù dicendo: Prendete il mio giogo sopra di voi, in modo figurato ci dice: Accettate la croce sempre, qualsiasi essa sia, sia giusta che ingiusta.

Gesù, quando è stato accusato e condannato ingiustamente, si è messo al posto nostro e ha sofferto per noi per salvarci.

Accettate sempre la sofferenza sia giusta che ingiusta, perché, come dice il profeta Isaia, Dio vi sottopone alla prova (cfr. Is 26, 16).

Dio permette anche l’equivoco tra uomini giusti per provarli. Pensate a sant’Alfonso e a san Gerardo Maiella; erano entrambi santi, eppure l’uno è stato causa di sofferenza per l’altro.

Dio ci conosce e sa già se la nostra virtù è vera o falsa, ma con la prova lo fa vedere anche a noi.

Chi ha la virtù vera, nella prova accetta la sofferenza, la sopporta e si santifica; chi non l’accetta e non la sopporta, dimostra di avere una virtù apparente, per cui deve riconoscere di non possedere la virtù e deve incominciare da capo.

 

  1. Il mio giogo è dolce (Mt 11, 30)

Chi ama il Signore accetta volentieri la sofferenza, perché sa che così sconta i suoi peccati, si esercita nella virtù e aiuta Gesù a salvare le anime.

Dice Gesù: Io vi do la croce per farvi un dono.

  1. Il mio carico è leggero (Mt 11, 30)

Il peso della croce che il Signore ci dà è leggero, perché dietro di noi, a fianco a noi e avanti a noi c’è il Cristo, che porta con noi la nostra croce.

Il Cristo è il nostro Cireneo, egli porta la nostra croce e ce ne alleggerisce il peso in una maniera tale che noi possiamo portarla con gioia.

  1. Imparate da me, che sono mite e umile di cuore (Mt 11, 29)

La domanda che noi poniamo a Gesù è:- Signore, come si porta la croce?

Egli ci risponde: La dovete portare così come l’ho portata io! “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore”.

Gesù ci dice di prenderlo come modello e ci invita a portare la croce con umiltà e mitezza.

L’umiltà di Gesù è consistita nell’accettare la sofferenza in sconto dei peccati dei fratelli.

Noi dobbiamo accettare la sofferenza con umiltà, cioè con la consapevolezza che siamo veramente peccatori, quindi meritiamo la sofferenza, qualunque essa sia.

Io devo accettare la sofferenza, perché ho peccato e quindi la merito, la devo accettare con umiltà di cuore, cioè con un’umiltà interiore profonda e convinta.

Se dinanzi alla sofferenza mormoriamo, critichiamo, ci lamentiamo, significa che abbiamo una umiltà apparente, non vera.

Nella prova ci accorgiamo di avere una virtù vera o apparente dalle reazioni che abbiamo dinanzi alla sofferenza.

Gesù ci dice di accettare la sofferenza con mitezza.

L’umiltà si dimostra nell’accettazione della sofferenza, la mitezza, invece, si dimostra nel modo di soffrire.

È mite chi soffre con dolcezza, senza prendersela con nessuno, chi soffre pazientemente e con rassegnazione per poi arrivare a soffrire con gioia; ma la gioia nella sofferenza è l’ultimo gradino. Non vi spaventate se non soffrite con gioia, incominciate ad accettare la sofferenza!

Chi non accetta la sofferenza è superbo, non ha l’umiltà di cuore.

CONCLUSIONE

Accettate la sofferenza con umiltà, e soffrite con mitezza!

Ricordate che tutto ciò che si fa con amore produce gioia. Chi accetta la sofferenza con amore non si accorge neppure di portare la croce, infatti ha la sensazione di camminare su di una strada ricoperta di petali di rose.