Grazie, Signore. Mi hai chiamata ad annunziare una Parola eterna – Mc 6, 1-6

da un’omelia di P.Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca, 06.07.2003

OGNI PROFETA DEVE PRENDERE ATTO CHE NON SARà CREDUTO

E SARà DISPREZZATO SOLO NELLA SUA PATRIA,

 TRA I SUOI GENITORI E IN CASA SUA

(Mc 6, 1-6)

  1. Il profeta non è accolto

Dopo aver letto e meditato questo passo evangelico, l’ho sintetizzato con queste parole: Ogni profeta deve prendere atto che non sarà creduto e sarà disprezzato solo nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua.

Io sono profeta e voi siete profeti. Il profeta è colui che ripete a coloro che lo circondano il pensiero di Dio; parla al posto di Dio, nel nome di Dio.

Il profeta però per essere vero profeta deve ripetere, non solo con chiarezza, ma soprattutto con precisione, con fedeltà, il pensiero di colui che lo ha mandato, deve essere fedele al messaggio che Dio gli ha consegnato e che lui deve trasmettere.

Il profeta è mandato da Dio a determinate anime e in determinati luoghi, anche se Gesù ha detto: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura” (Mc 16, 15).

Il mondo intero per noi è quel mondo che ci circonda, dove noi siamo soliti vivere la nostra vita. Il primo luogo dove andiamo è la nostra patria, il nostro paese d’origine, la nostra parentela, la nostra casa. Ebbene, dice Gesù, presentando la testimonianza della propria vita, non sarete accolti. Egli infatti, dopo aver vissuto quasi trent’anni a Nazaret, ritorna come profeta e non è accolto.

  1. Il profeta continua a fare il profeta

Anche noi, se vogliamo fare i profeti, non saremo creduti quando parleremo nel nostro paese, nella nostra parentela, nella nostra casa. Annunzieremo un messaggio di Dio e non saremo creduti. Il non essere creduti può avvenire anche in altri luoghi diversi dalla propria patria, dal proprio paese, dalla propria casa, dalla propria parentela.

Non essere creduto è la sorte del profeta, ma quello che più ci dispiace è essere disprezzati. Però il Signore vuole che si faccia il profeta anche nella propria patria, anche nella propria casa e nella nostra parentela. Si deve fare il profeta, però la sorte del profeta a casa propria sarà quella, prima di tutto di non essere creduto, e poi di essere disprezzato. Questo atteggiamento negativo dei nostri parenti e del nostro paese non ci deve però dispensare dall’essere profeti e dal continuare ad essere profeti.

Gesù è il modello per noi, perché il vero profeta è lui. Lo aveva detto Dio a Mosè: Vi manderò un profeta! Il profeta sarebbe Gesù ed è venuto davvero. Gesù, come profeta, continua ad insegnare sempre e dovunque. Mandato per comunicare il messaggio di Dio, anche se non è creduto, anche se è disprezzato, continua ad insegnare, a trasmettere il messaggio di Dio. Da quando ha aperto la sua vita pubblica fino a quando l’ha chiusa, non con la morte in croce ma con l’ascensione al cielo, sempre ha fatto il profeta e lo ha fatto dovunque. Nel suo paese guarisce pochi perché non l’hanno creduto, perché per avere i miracoli è necessaria la fede. Non hanno creduto alla sua parola e quindi non hanno avuto i miracoli.

Guarisce pochi in quanto il fallimento non è totale. Questo ci consola, perché anche nel nostro paese, a casa nostra c’è qualcuno che ci crede. Quei pochi che hanno creduto hanno ricevuto il miracolo.

Gesù si meravigliava però della loro incredulità, perché umanamente parlando, c’erano tutte le premesse per dire che era un vero profeta. Se ricordate, lui è andato nella sinagoga, ha preso il rotolo di Isaia e lo ha spiegato. Lui stesso si è presentato e si meravigliavano della sua sapienza.

  

  1. Il profeta che non è accolto va oltre

Io penso che anche voi vi meraviglierete dell’incredulità di coloro che vi circondano, che poi sono vostri parenti, che avrebbero in mano tutti gli elementi validi per accettarvi come profeta, e non vi accettano.

La conclusione di Gesù: va altrove ad insegnare.

Il profeta quindi, anche se in determinati luoghi e con determinate persone è un fallito, continua ad essere profeta e trasmettitore del pensiero di Dio e non se ne cura che ascoltino o non ascoltino.

Dio disse ad Ezechiele: Io ti ho chiamato ad essere profeta, va’ e annuncia; che ascoltino o non ascoltino a te non deve interessare. A me interessa che tu parli, perché se non ascoltano e non credono saranno responsabili della loro anima dinanzi a me.

Il profeta rimane sempre un trasmettitore del pensiero di Dio e non inventore del pensiero di Dio. Non ha niente da inventare, né da trasmettere qualcosa di suo, deve solo ripetere. Questa è la ragione perché il Signore vi ha volute Missionarie della Parola di Dio. Se qualcuno non capisce la Parola, voi la spiegherete, in modo che la capiscano, difatti il linguaggio del profeta cambia secolo dopo secolo. Il linguaggio di sant’Agostino non è il linguaggio di san Girolamo, il linguaggio di san Girolamo non è quello di san Tommaso, il linguaggio di san Tommaso non è quello di san Giovanni Bosco, e il linguaggio di san Giovanni Bosco non è quello di don Alberione.

Il linguaggio si adegua al tempo in cui si vive. Il vostro linguaggio e il mio linguaggio è diverso da quello dell’inizio del 1900. Io vedo anche la differenza di linguaggio tra il 1950, quando sono stato ordinato sacerdote e il linguaggio di oggi, 2003. Dobbiamo avere sempre la preoccupazione che l’uditorio ci capisca, perché parlare un linguaggio diverso, senza farsi capire, non vale la pena parlare. Noi siamo profeti, coloro che trasmettono il messaggio di Dio a delle anime che lo devono capire e praticare per salvarsi.

Gesù allora va altrove e continua ad insegnare altrove. Gesù, ai suoi apostoli e ai discepoli, quando li mandò a fare l’apostolato disse: Andate per i paesi, predicate, entrate nelle case, ecc., ma se non vi ascoltano, scuotete la polvere dai vostri calzari e andate altrove, continuate a predicare in mio nome. Così fece lui, lasciò Nazaret e andò altrove.

conclusione

Quando però si respinge il messaggio, c’è il pericolo che Dio non ritorni più.

Il Signore invece di un giorno o di un anno, aspetta quarant’anni, ma dopo lascia perdere, e allora avviene la nostra fine, la morte, l’incontro con Dio. Avremo la ricompensa o il castigo dall’atteggiamento che abbiamo avuto nei suoi riguardi.